Le "crisi" nella Storia dell'Arte (#11): Fra '800 e '900

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Tutto ciò che la filosofia può fare è distruggere idoli. E questo significa non crearne di nuovi.

L. Wittgenstein

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La crisi dell'oggettività fra '800 e '900.

E' il momento della seconda rivoluzione industriale. Grandi cambiamenti dal punto di vista economico e sociale che consolidano il predominio europeo (ma anche statunitense) nell'ambito dei mercati mondiali.
Nonostante la prima rivoluzione industriale avesse già indirizzato verso le nuove tecnologie il mondo rimaneva ancorato al millenario pilastro agricolo-artigianale-commerciale che, in questo periodo, viene definitivamente sradicato dalle fondamenta; l'industria diventa il motore trainante.

Le città più importanti saturano nelle periferie e il malessere sociale derivato da questo si unisce all'impossibilità di mettere a mercato le sovrapproduzioni; siamo di fronte a un processo di messa in crisi analogo, dal punto di vista economico, a quello che successe il secolo precedente ove si cercò di ovviare nella ricerca di uno standard europeo capace di assorbire tutto (con Napoleone, si veda la parte 9). A quei tempi il tentativo fallì per il crescente sentimento nazionalistico-romantico; in questo caso, invece, si cercò di prendere il problema di petto, per così dire, mettendo in discussione il concetto di "standard", di omologazione, di oggettività.

Fu un periodo di grandi idee, di nuovi pensieri, di nuovi intellettuali.

Immagine CC0 creative commons O. Wagner, Chiesa di San Leopoldo, Vienna, 1904-1907.

In campo artistico assistiamo agli ultimi atti romantici che culminano da un lato nell'Art Nouveau, dall'altro nell'Espressionismo (cuscinetto e giuntura che condurrà alle prime Avanguardie (quelle storiche) di inizio secolo.

L'Art Nouveau nasce dalle idee dell'Arts and Crafts inglese, che contrapponeva ai malesseri derivati dall'industrializzazione una visione di mondo più "sana", legata ai principi dell'artigianato e della natura; una sorta di smart city ante-litteram per capirci, che trova in Gustav Klimt per la pittura, Wagner e Gaudì per l'architettura, degli esponenti di spicco.

Immagine CC0 creative commons G. Klimt, L'albero della vita, 1909.

Con l'Espressionismo invece si ha un approccio più polemico e se l'Art Nouveau si potrebbe considerare come l'ultima propaggine del movimento romantico, quest'ultimo, può essere considerato come il primo vero momento di stacco da esso, la prima Avanguardia novecentesca.

Contrappone all'oggettività impressionistica (seppure l'oggettività sia di movimento) una sua propria soggettività e se, nel primo, si assiste a un movimento dall'esterno verso l'interno, nel secondo assistiamo all'esatto contrario. Ovvero se il risultato impressionistico è la sovrapposizione dell'oggetto sull'io artistico, l'espressionismo è la sovrapposizione dell'io sull'oggetto rappresentato.

Immagine CC0 creative commons E. Munch, L'urlo, 1910.

E spesso e volentieri, in momenti di forti conflittualità e di cambiamenti, sovrapporre l'io all'oggetto da rappresentare significa darne un giudizio critico. Fortemente polemico ad esempio quello di George Grosz, sulla moralità ormai dubbia della Repubblica di Weimar e delle sue città preda di qualsiasi piacere borghese.

Immagine CC0 creative commons G. Grosz, Metropolis, 1917.

Nel 1911, a Monaco, Vasilij Kandinskij e Franz Marc fondano Der Blaue Reiter (il cavaliere azzurro); una breve esperienza che si esaurisce allo scoppio della Prima Guerra Mondiale (durante la quale lo stesso Marc perse la vita). Ancora all'interno dei recinti espressionistici che però apriva gli orizzonti verso altro; sarà la culla del futuro Astrattismo.

Immagine CC0 creative commons F. Marc, I grandi cavalli blu, 1911.