Le "crisi" nella Storia dell'Arte (#4): Bisanzio

in #art6 years ago

Parti precedenti:
1, 2, 3.

E durante questi stravolgimenti del precostituito cosa sta avvenendo nel vicino Oriente? A Bisanzio?

La crisi serve come una sorta di ariete per abbattere le porte della fortezza in cui ci troviamo murati.

C. Singer


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Bisanzio e il simbolo come via maestra.

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La chiave della resistenza dell'Impero Romano d'Oriente, a fronte delle invasioni barbariche, risiede in gran parte in un forte sodalizio stretto fra imperatore e proprietari terrieri. Si stabilisce che i contadini possono possedere la terra soltanto se dimostrano di essere in grado di difenderla militarmente.

Altra fatto di notevole importanza è la creazione di una rete di funzionari amministrativi preposti alla conservazione dei saperi; è grazie a questo apparato che va costruendosi una cultura bizantina che trae origine dagli antichi fasti di quella greca.

Questa cultura nascente si mescola con l'ormai dominante Cristianesimo ed è da questo connubio che ha origine la patristica di Bisanzio; la teologia non appartiene agli evangelisti ma ai padri della Chiesa che curano i rapporti tra Cristianesimo e filosofia classica greca. Una cultura che è comunque periferica e dà adito ad alcuni contrasti, derivanti anche dall'esosità delle tasse che il governo centrale imponeva con maggior vigore presso i centri più lontani dalla capitale.

Una contestazione che passando per la Chiesa si insinua nel popolo creando una società in notevole fermento culturale che ama la dialettica in campo filosofico; una forma mentis volta verso l'astrattizzante (discussione su ciò che non si vede), che non può non accogliere i linguaggi destrutturanti delle catacombe (si veda il post precedente) con un certo entusiasmo.

Siamo quindi di fronte a uno sfaldamento del visibile ma non dell'organicità del contenuto e della visione globale.
Ciò che la mente costruisce come ipotesi del visibile è fondamentale, ed è distante dalla mimesis greco-romana. Il simbolo diventa protagonista e diventa la via maestra della rappresentazione bizantina.

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Immagine di libero utilizzo >>>>> - Mosaico all'interno della Basilica di Santa Sofia, Istanbul - Giovanni II e sua moglie.

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Il centro di questa cultura è la visione di Plotino fondatore del Neoplatonismo. Il fulcro del suo pensiero sono le contrapposizioni fra spirito e materia, luce e tenebra; lo spirito è la luce che guida l'assemblarsi della materia nella forma.

Il simbolo bizantino è dunque legato alla dialettica della luce, ed è un continuo gioco di negazione della materia. In questo senso l'importanza data al mosaico (al tempo dei Romani solo pavimentale) è significativa nell'utilizzo di materiali rifrangenti che riflettono la luce.

Le tessere del mosaico sono la materia che si ramifica dalla luce: l'uno-tutto plotiniano. Si mettono in opera con orientamenti vari e diversificati in modo che la luce possa essere riflessa verso molte direzioni. E' la negazione della pesantezza della parete che si vuole rendere trasparente; ovvero l'arte bizantina (siamo nel V sec. d.C.) non ha bisogno di ricercare una terza dimensione. Si può dire che il bizantino nella forma dei suoi linguaggi costituisce il primo grande episodio anticlassico ravvisabile nelle contrapposizioni fra organico e simbolico, tridimensionale e bidimensionale, concreto e astratto.

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Immagine di libero utilizzo >>>>> - Basilica San Vitale, vista interna.

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Bisogna aggiungere come invece in Architettura venga conservata l'impronta classica, pur con qualche variazione al tema come la pianta a croce quadrata. Ma è soprattutto dal punto di vista ingegneristico che si possono notare delle innovazioni, con l'utilizzo di archi e sistemi di archi che trattano il peso in maniera dinamica, lo fanno rimbalzare, gli danno poca importanza. Si pensi alla straordinaria Basilica di San Vitale a Ravenna.


Iniziamo ad avvicinarci al Medioevo, ma per oggi basta così.

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