Le "crisi" nella Storia dell'Arte (#7): Rinascimento e Prospettiva

in #ita6 years ago

Parti precedenti:
1, 2, 3, 4, 5, 6.

Ciò che la crisi insegna è che ora più che mai abbiamo necessità di tornare a pensare, progettare, sperimentare.

P. Crepet>


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La ricchezza del Rinascimento e dell'Umanesimo che "pensa se stesso".

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Immagine di libero utilizzo >>>>> - Anonimo, Città ideale, 1475 circa.

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Il Rinascimento dura circa un secolo; è il secolo che coincide con l'Umanesimo. Si tratta di una rivoluzione che avviene in modo improvviso, dettata da intellettuali che non vogliono assoggettarsi alla filosofia cristiana. E' la riscoperta del mondo classico soprattutto in termini scientifici (oscurato in periodo medievale perchè pagano e matrice di eresie).

Nasce la filologia. La riscrittura dei monaci amanuensi spesso recava errori anche di senso (capitava di scoprire testi molto diversi fra loro nonostante avessero lo stesso titolo). La filologia voleva trovare la versione originaria di questi testi anche con lo scopo di capire meglio il mondo antico.

Si ricercava un modello che funzionasse come via d'uscita dalla visione medievale; una humanitas che significasse vivere la vita e la "carne" senza sensi di colpa. Il periodo che più interessava gli umanisti era quello romano tardo-repubblicano, che è un periodo fortemente antropocentrico; guardavano al Senato e all'aristocrazia terriera. Questo mondo antico veniva visto però soltanto con i suoi pregi, senza tenere conto dei momenti più bui.

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Ma perchè queste necessità? Quali le ragioni storiche del diffondersi di questa nuova visione?

Alla rinascita delle città di quel periodo dà un forte impulso la nuova borghesia che instaura un'economia di tipo precapitalistico basata sulla forma mercantile. Questo crescente potere conduce inevitabilmente a scontri armati per il predominio su determinati mercati (si pensi alle vicende delle Repubbliche Marinare).

Questa borghesia è esplicitamente antifeudale perchè interessata a liberarsi da ogni vincolo (ovvero liberare il proprio business da ogni limitazione). L'individuo vuole essere protagonista e si autoriconosce nella classe borghese che gradatamente sostituirà l'aristocrazia feudale.

Tutto ciò si ripercuote nel sentire artistico comune: è in corso una destrutturazione dello spazio. Nasce un nuovo modo di vedere il mondo che nega la visione simbolica bizantina in luogo di una nuova visione, quella prospettica.

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Immagine di libero utilizzo >>>>> - Paolo Uccello, Vaso: studio della prospettiva.

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La terza dimensione era una costante del fare classico ma non per quanto riguardava la pittura; si trattava di una prospettiva ragionata per volumetrie che però nella riproduzione pittorica manca nella reciprocità fra volume e volume, a differenza di quello che invece succede nel '400.
In questo periodo la prospettiva esiste anche senza corpi o volumi; viene rappresentato lo spazio, che è esso stesso corpo - un contenitore spaziale che contiene altri contenitori.

La caratteristica principale di questa nuova visione è che questo spazio deve sempre esprimere il punto di vista del soggetto osservante; è quindi uno spazio che si compone a seconda di chi osserva, è subordinato a esso. Esattamente il contrario di quello che succedeva nella planarità bizantina.

Bisogna però dire che anche nel caso della prospettiva, essendo di fronte a uno sguardo ben preciso dell'artista, siamo lontani dall'oggettività ed è dunque essa stessa forma simbolica (si veda E. Panofsky, La prospettiva come "forma simbolica").

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Immagine di libero utilizzo >>>>> - Piero della Francesca, Flagellazione.

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In quell'epoca però non si riusciva a intuire il fatto che l'avvento della prospettiva fosse legato alla nuova condizione mentale dell'uomo; le arti figurative erano all'avanguardia rispetto ad altri saperi come la filosofia. Essa è ancora legata alle teorie adeguazionistiche dove l'intelletto appunto si adegua all'oggetto da conoscere. Da Platone sino alla Scolastica e a Tommaso d'Aquino l'intelletto viene sempre considerato come passivo verso l'oggetto osservato che invece è attivo.
Sarà Kant, nel '700, a staccarsi per primo da questa visione; sarà una rivoluzione, lo stesso ribaltamento fra soggetto e oggetto che compì Copernico fra Terra e Sole. Per l'adeguazionismo è l'oggetto il centro, mentre per Kant il centro diventa il soggetto.

Al primo stadio della conoscenza (percezione) c'è già una collocazione spazio-temporale di una cosa e spazio e tempo non sono proprietà dell'oggetto osservato ma riguardano soltanto il soggetto osservante.

Argan per spiegare la prospettiva quattrocentesca si rifà a Kant e al suo pensiero critico, anche se in realtà ancor prima abbiamo Cassirer e il suo allievo, già citato in precedenza, Panofski, che fanno lo stesso.

La realtà non significherebbe nulla in sé, se non fosse dotata di un senso: essa esiste solo nel momento in cui il cervello la chiama in presenza. Cassirer si occupò maggiormente di linguaggi verbali, mentre sul piano figurativo le stesse teorie vennero portate avanti da Panofski.

Ma per oggi mi sono spinto abbastanza avanti, domani continueremo con il Barocco.

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Che bel lavoro che stai portando avanti. Complimenti veramente! Attendiamo il barocco... Vado pazzo per la scultura di questo periodo.
Un saluto, nicola

Ti ringrazio molto! Viste le tematiche forse non così popolari ogni commento del genere vale molto di più ;)

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