LE STORIE DI GERARDO: Presepe vivente

in #ita6 years ago

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Ancora una storia di Gerardo. Una storia e una poesia. Il ritratto di un vecchio del paese. Il ritratto del paese. Del suo paese, alla fine degli anni cinquanta.

Sto raccogliendo i suoi racconti, le poesie, il vocabolario dei termini dialettali, i disegni, le foto,… per farne una pubblicazione.

I suoi ricordi, sono la nostra storia. La nostra memoria.

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Franco Rosci de Nunziatella, detto Franco Baffone.
Lo scatto lo ha immortalato mentre attraversa lo specchio dell'archetto (vico Archetto), in prossimità della piazzetta centrale. Dove gli uomini si incontravano, da Quintino, per bere un bicchiere, per chiacchierare, per farsi una partita a carte…

Probabilmente era domenica o, comunque, un giorno di festa.
A quel tempo, alla fine degli anni '50, nei giorni di festa ci si vestiva bene e Franco ha un abbigliamento dignitoso e a suo modo elegante. Con il cappello nuovo.

Spicca, nel chiarore dello sfondo, quella caratteristica pipa, che si acquistava dai venditori ambulanti che, di tanto in tanto, venivano, dalle zone di Sora, con prodotti vari di terracotta: pentole, pignatte, fischietti, piatti. E anche pipe, appunto.

Il bocchino veniva realizzato ed applicato dall'interessato, secondo le sue esigenze. Normalmente si utilizzava un rametto di legno di nocciolo, che veniva perforato per tutta la sua lunghezza, per mezzo di un filo di ferro arroventato.

Il tabacco utilizzato era, quasi sempre, quello del sigaro toscano, debitamente triturato nel palmo della callosa mano.

Franco aveva un asino di piccola taglia, intero. Ovvero non castrato e adatto alla monta. E lo rivedo ancora mentre tornava dal lavoro dei campi a cavallo del suo somaro.

Veniva verso la piazza, davanti a Scrocchino, annunciato da qualche raglio di quell'asino, che, essendo intero, appunto, appena sentiva in giro odore di asina, declamava verso il cielo il suo repertorio.

Franco era piuttosto robusto di statura e, quand’era a cavalcioni, i suoi piedi non erano molto distanti da terra.

Era uno dei tantissimi personaggi che rendeva vivo il paese. E qui è immortalato in una foto dalla sensibilità e genialità di Nando. Ma nei miei ricordi non è l’unico… Restano sempre vive quelle figure e quelle situazioni… Come in un…

Presepe vivente

Spegnete per un attimo i motori,
ché voglio riascoltar la valle mia
e ritrovare ancor gli antichi odori
e la gente che passa per la via,

e ricordar gli amori in mezzo al fieno
e risentire bisbigliare il vento
vecchie canzoni, che ho serbate in seno,
di un tempo che è volato in un momento.

Questa valle, adagiata tra due monti
come rete intessuta di colori,
era un tripudio di ruscelli e fonti
e boschi e prati e grano ed erbe e fiori.

L’allodola cantava verso il cielo,
d’estate, al tempo della mietitura,
e squittiva la quaglia e, sopra il melo,
la cicala esaltava la calura.

Se chiudo gli occhi io rivedo i tetti
antichi e belli, ancora con i coppi,
le grondaie di legno coi travetti,
che ahimè, di oltraggi ne han subiti troppi.

Rivedo il fumo e sento quell’odore
salire dalle canne dei camini,
che portava con se anche il sapore
della frugale cena dei vicini.

Sento ancora venire su dal forno
odor di pane caldo e ciambelloni,
che si spande nell’aria tutt’intorno,
a stimolare dolci tentazioni.

In questo guazzabuglio della mente,
vedo bambini correre felici;
sento ancora il vociare della gente;
rivedo tanti cari vecchi amici.

E questa gente calma e senza boria,
con il sorriso semplice e cordiale,
si ingigantisce nella mia memoria
che esalta il bene ed attutisce il male:

gente nobilitata dal lavoro,
uomini fieri, dal saluto amico,
volti pacati; io rivedo in loro
statue solenni di un presepe antico.

Io li rivedo in altra dimensione,
operosi nei campi o nella strada,
in casa o in chiesa, assorti in orazione,
come per un Natale senza data.

Vedo animali bere su alle fonti,
scorgo figure di pastori veri
che salgono ogni giorno verso i monti,
seguendo il gregge su per i sentieri;

poi alla sera, al suon di campanelle,
con a tracolla ombrelli e tascapani,
in mezzo a capre, pecore ed agnelle,
riscendono in paese insieme ai cani.

Vedo tornar le donne coi panieri
e i contadini con la vanga in spalla;
vengono e vanno muli e mulattieri,
chi verso i prati, chi verso la stalla.

Io sento risuonare, alla mattina,
il tintinnar del maglio sull’acciaio
dell’incudine e, dentro la fucina,
vedo sudato il viso del ferraio.

Laggiù alla fonte vedo delle donne
a risciacquare i panni e a raccontarsi
le novità del luogo, e quelle gonne
che s’alzano di dietro nel chinarsi;

mentre i ragazzi fingon di giocare
e ammiccano, spiando divertiti,
quelle strisce di cosce grasse e chiare
tra il bordo delle calze e dei vestiti.

Presso un camino acceso si riposa
un uomo; è stanco e c’è con lui una donna
stanca anche lei, ma è calma e premurosa;
sembrano un San Giuseppe e una Madonna.

E intorno tanti figli, sani e belli,
nati e cresciuti tutti un po’ alla svelta,
dentro i vestiti ch’eran dei fratelli;
la moda, allora, non offriva scelta.

Io queste scene le conservo ancora
gelosamente , chiuse nel pensiero,
per riscoprirle, vive come allora,
quasi in un sogno che mi sembra vero.

Solo ricordi, ingenua illusione,
ma è dolce immaginare, oltre una siepe,
un paesino pieno di persone,
quasi come se fosse un bel presepe.

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I racconti precedenti:

I miei primi sci
Polenta e panuntella. Due pietanze, due ceti
Il nostro Natale
Primo amore, prima bugia…
Due cari compagni di giochi
Uno scippo d’altri tempi
Serate di vita intorno al camino
In ricordo di due bravi ragazzi

Il racconto, la poesia, la foto di copertina e l’autoritratto sono pubblicati con il consenso della moglie.

Sort:  

Ho letto alcuni di questi racconti, e posso dire che da essi, si percepisce la validità di Gerardo, e come uomo e come memoria di ciò che è stato. Ho trenta anni, ma ho avuto la " fortuna" di nascere in un paesino Campano, di provincia, e posso dire di aver vissuto in parte, a stralci, ancora alla fine degli anni 80 e inizio dei 90 alcuni dei momenti, o delle vite raccontate da questa raccolta.
Veramente bella.
Buona serata.

Sempre apprezzabili e di alto livello i tuoi post @marcodobrovich , complimenti

Bell'articolo complimenti! quella poesia è veramente bellissima e ben fatta, mi ha trasmesso molte emozioni, Grazie che condividi queste storie con noi.

Non sai quanto mi faccia piacere questo tuo commento sulla poesia... Grazie!

Ancora tante emozioni nelle parole di Gerardo.. che hai trasmesso a me. Anche mio zio, fratello di mio padre classe 1937, mi raccontava che girava Bari in sella ad un asinello, in cerca di cartoni e ferro da rivendere ai primi centri che lo acquistavano, parliamo del dopoguerra.
Ecco la storia di Baffone, mi ha ricordato lui, che è venuto a mancare 7 anni fa, ma che ricordo sempre con tanto affetto.

E beh.. si, è così... ciascuno di noi, in quelle storie, ritrova i suoi ricordi...

E' un grande dispiacere non aver avuto l'occasione di poter vivere in quel periodo. Noi giovani di oggi abbiamo perso molti valori caratteristici di quel tempo.

Era una vita dura... noi siamo fortunati... Ma, certo, quelle atmosfere e quei rapporti sono magici!

Franco Baffone...mi sembra proprio di vederlo con la sua pipa. Bella descrizione!

Ogni volta si riapre il cassetto della mia memoria. E' doloroso e bello al tempo stesso.

Great.. Enjoyed again

Great again. Misaing of original native of childhood is always matter of concerns to everyone. I miss my native too. Poem perectly describes that we lost our native's originality which we are in love with though we love our native.

Greatest narration. Living with Gerardo.

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