Il mito della Caverna

in #ita6 years ago

Qualche settimana fa ho pubblicato un articolo sull'effetto nocebo, un parente stretto del nobilissimo effetto placebo che tutti conosciamo. In quell'occasione fu una delle primissime puntate della seconda stagione di Legion ad ispirarmi.

La carissima @nawamy, anch'ella fan di Legion mi disse che sicuramente avrei trovato altri spunti che mi avrebbero ispirato per articoli extra seriali guardando la serie di Noah Hawley.

Ebbene aveva ragione, ed eccomi qui a parlarvi di filosofia!

Nell'ottava puntata della seconda stagione della serie la voce di John Hamm ci porta dentro una rivisitazione del mito della caverna di Platone.

Come sempre Noah Hawley va fuori binari, si dirige verso labirinti mentali e filosofici da far impallidire chiunque ma lo fa partendo da questo longevo e famosissimo mito che ho provato ad approfondire e a fare mio.

Il mito della caverna è raccontato all'interno del settimo libro de La Repubblica.

L'uomo può solo limitarsi ad interpretare la realtà che gli si para davanti agli occhi, giungendo a conclusioni parziali, spesso fuorvianti. E' questa una delle massime che possiamo desumere dall'allegoria presentata da Platone, che con questo racconto ci pone davanti a pensieri e domande che risultano essere attuali ancora oggi, anzi forse oggi più che mai.

Ma andiamo con ordine.

Immaginate di incatenare un certo numero di prigionieri all'interno di una grotta e di farlo sin dalla loro nascita.

I prigionieri resteranno all'interno della grotta per anni e da li non usciranno mai e anzi saranno eternamente costretti a guardare la parete della grotta da un solo lato, quello opposto all'uscita della caverna stessa.

Nella loro esistenza vedranno la parete e i giochi di luci ed ombre che verranno proiettati su di essa. Quelle luci, quelle ombre, quella parete saranno l'unica cosa ad essi conosciuta, l'unica realtà accettata ed accettabile.

Poniamo che ad un certo punto uno dei prigionieri venga liberato e portato in superficie.

L'uomo ad un certo punto riuscirà a risalire in superfice e vedere la luce del sole, fermo sulla caverna e in bilico fra luce ed ombra.

La luminosità della luce del nuovo giorno risulterà accecante, dolorosa per l'uomo che aveva vissuto fin li all'ombra e tra le ombre della caverna. L'uomo istintivamente proverà paura per la nuova condizione al punto dal voler ritornare all'interno della caverna e ristabilire la sua vecchia condizione, troppo abituato a vivere nell'oscurità e in una realtà diversa, opposta a quella appena palesatasi davanti agli occhi.

L'uomo successivamente verrà inoltrato nel mondo oltre la caverna e anche in quel caso non riuscirà a godere della bellezza della luce, del mondo ma anzi si rifugerà nelle ombre e nei riflessi che risulteranno più familiari e confortevoli.

Ci vorrà del tempo prima di abituarsi alla nuova condizione, prima di ammirare con stupore e curiosità il nuovo mondo appena scoperto.

Immagine priva di diritti di copyright

Solo allora metterà in discussione la sua vecchia condizione e inizierà a dissipare i dubbi sulla nuova.

A poco a poco gli occhi si adatteranno alla nuova luce, alle nuove condizioni e l'uomo potrà finalmente vedere il mondo nella sua interezza, nella sua essenza.

Ed è il disvelamento della realtà nuda e cruda che si rivelerà insorpottabile mettendo a rischio e mettendo in dubbio tutte le conoscenze, le false e distorte conoscenze acquisite durante la permanenza nella caverna.

Una miopia sensoriale che non consente all'uomo di discernere la realtà del mondo da quella a lui conosciuta nella caverna.

L'uomo tenderà a mettere in discussione il mondo per quello che è prediligendo la verità a lui nota, quella imparata e acquisita all'interno della caverna fino a quando non avvertirà una certa sicurezza e confidenza verso la nuova realtà.

Solo allora sentirà l'esigenza di condividere con i suoi ex compagni quella nuova realtà e renderli partecipi della nuova condizione.

Il racconto di Platone si concluderà con l'uomo che ridiscenderà nella caverna al fine di liberare i suoi compagni di prigionia dalle catene e far conoscere loro il mondo in tutta la sua nuda realtà, mettendo in discussione tutto quello che fino a quel momento aveva costituito una verità inscalfibile per loro.

I prigionieri si rifiuteranno di credere alle parole dell'uomo libero e lo uccideranno, spaventati da quello che egli ha raccontato e restii a dover sopportare dolore e accecamento al solo fine di scoprire qualcosa di diverso da quanto a loro noto.

L'uomo comune farebbe qualsiasi cosa pur di non mettere in discussione i capisaldi culturali e sociali sui quali ha fondato ogni certezza, si rifiutera' di credere che l'idea di realta' che ha guidato la sua vita, le sue scelte sia una menzogna, parziale, fuorviante.

L'uomo dovrebbe prendere atto di essere ignorante e questo lo devasterebbe, o annichilirebbe.

Un'allegoria senza tempo insomma e non è un caso che Noah Hawley abbia voluto riprenderla, rileggerla e ribaltarla.

Se nel mito di Platone avevamo soggetti reali che riflettevano una realtà irreale e provavano spavento per una realtà reale nell'episodio di Legion si fa uno step successivo anzi un doppio step successivo.

Non siamo forse noi stessi soggetti del mito della caverna?

Non abbiamo caverne davanti ai nostri occhi ma schermi che riflettono ombre irreali, distorte e ridisegnate a piacimento.

Non sono forse le immagini e le notizie che leggiamo attraverso i nostri smartphone, tablet e tv a renderci schiavi di una realtà costruita?

E andando oltre questo concetto non siamo forse noi stessi soggetti irreali quando ci nascondiamo dietro un avatar o un nickname?

E se dall'altro capo del nostro dispositivo c'è un altro soggetto irreale che si nasconde dietro un nick ed un avatar?

Insomma se il Mito della Caverna è stato un caposaldo della filosofia occidentale quello di Hawley è un labirinto mentale e filosofico di nicchia ma altrettanto potente.

Siamo dunque soggetti irreali che dialogano con soggetti irreali in un mondo irreale attraverso un gioco di ombre, specchi e riflessi?

Teoria estrema e provocatoria ma che lascia attoniti e solleva qualche domanda che intimamente tutti dobbiamo porci.

Quale è la nostra realtà? 

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Ciao @serialfiller.

Due cose:

  1. il mito della caverna non è stato ma è il caposaldo della cultura occidentale di oggi;
  2. il mito della caverna è la più grande bugia (falsità, fandonia) della filosofia di Platone. Ma una bugia ben detta, se ancora oggi la si crede.

Per fortuna, quando guardo un film di genere, come la fantascienza o i film storici, e so che dietro c'è solo l'intenzione di farmi attaccare alla narrazione (penso che l'hai letto, ma se non lo hai ancora fatto leggilo subito: Il cinema secondo Hitchcock, di truffaut), mi dimentico delle teorie scientifiche e filosofiche presentate come elemento narrativo, perché nel migliore dei casi si tratta di semplificazione della semplificazione della semplificazione e nel peggiore dei casi mistificazione pura.

Mistificazione, naturalmente, non della realtà nuda e cruda (la grande bugia del mito della caverna), né della realtà "soggettiva" dei nostri schermi che non cambia di una virgola il mito della caverna.

Che Noah Hawley sia riuscito a riprendere, rileggere e ribaltare il mito della caverna è un'ingenuità così grande che posso capirla solo se fa gioco alla narrazione (marketing) di una serie tv, non se stiamo parlando di filosofia.

Ma forse qui io sono fuori luogo, perché cerco di parlare di filosofia dove si parla di serie tv (ma il tag philosophy è stato messo).

Grazie @anedo.
Il tag credo sia corretto e anzi doveroso trattandosi di un tema filosofico a tutti gli effetti.
Tu ne saprai sicuramente un milione più di me sul tema, io qui mi sono limitato umilmente a raccontare il mito, rileggerlo con voi e inserire questa piccola chicca seriale.
Ogni prodotto di intrattenimento è influenzato da quello che tu chiami "marketing", detto ciò è anche bello vedere che si cerchi di andare oltre la riproposizione di una storia ma si provi a farla propria come Hawley prova spesso a fare.
Lo apprezzo molto questo in autore.
Detto ciò non abbiamo scoperto un nuovo filosofo ma semplicmente un'artista che prova a scrivere qualcosa di originale e magari anche furbo.

👍

Tu ne saprai sicuramente un milione più di me sul tema, io qui mi sono limitato umilmente a...

non è questione di chi sa più e di chi sa meno (di essere umili o presuntuosi), ma di decidere di cosa vogliamo parlare, di cosa ci interessa approfondire.

Per cui se io parlo di filosofia quando l'interesse è su una serie tv io sarei fuori luogo. Come il contrario se tu parli di serie tv quando l'interesse è la filosofia.

Non ho fatto un gioco di parole: sposto l'orizzonte dal confronto di competenze al confronto di interessi.

Ben scritto! Sapevo che quella serie avrebbe creato inevitabilmente nuovi spunti di riflessione, è solleticante!

Condivido, ho sempre tenuto bene a mente questo mito della caverna, mi ha colpito sin dalla prima volta che ne ho sentito parlare, soprattutto perché la paura è una cosa intima che ognuno prova, quando si è di fronte al nuovo. Ogni volta che ho paura di qualcosa di ignoto, mi viene in mente questo mito e scopro che sono dentro la caverna a guardare le ombre, una realtà vera per me ma solo proiezione di quello che potrei scoprire se non avessi paura. E mi rendo conto anche che è vero che chi esce dalla caverna e poi torna, ha la stessa accoglienza che nel medioevo era riservata agli eretici: la novità è destabilizzante, spaventa; la conoscenza rende il gruppo più coraggioso, meno manipolabile. Quindi potremmo discutere per giornate intere sulle implicazioni politiche, sociali e psicologiche di questo racconto, apparentemente semplice ma in realtà estremamente complesso.
Capita, a volte, che la caverna sia auto-imposta: noi siamo i nostri stessi aguzzini e diamo la colpa agli altri, proprio come quando si addossa la responsabilità alla "società" o a qualcosa che è altro da noi.

Sui labirinti proposti da Legion...diciamo che il discorso prende una piega che è particolare e legata al tema della serie e, soprattutto, non si esaurisce in quella puntata ma è costantemente riproposto.

"I am real. Cause when I hit people they fall down"

Non potevi che chiudere con una citazione della puntata successiva...ti tengo d'occhio @nawamy, ti tengo d'occhio ah ah.

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