Legion è Tornata, in Equilibrio sopra la Follia

L'anno scorso tra le tantissime offerte televisive che sono state proposte ce ne è stata forse una che ha spiccato su tutte e che in un certo senso è stata rivoluzionaria. Una serie che ha sicuramente ridefinito il concetto di fumetti/supereroi in tv, dando il là a quella che, in un altro post. avevo indicato come una sorta di fase 3 per il genere dopo un avvio legato all'approdo di Arrow e MARVEL Agents of S.H.I.E.L.D. sulle tv generaliste e dopo l'innalzamento della qualità con la collaborazione MARVEL-Netflix, in particolare con il primo Daredevil a fare da spartiacque. Il prodotto di cui sto parlando è tratto dall'universo degli X-MEN, ancora una volta a firma MARVEL e il suo nome, appuntatevelo è Legion.

Proverò a limitare o omettere SPOILER anche perchè data la complessità della narrazione e della messa in scena la serie si presta pochissimo a riassunti che ne permettano la vera comprensione. E' una serie da vedere, difficile da raccontare. Ci proverò, o almeno proverò a trasmettervi la follia visionaria della serie e a coinvolgervi quanto me nell'approccio alla visione.

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Il motivo per cui attendevo moltissimo Legion e la sua prima stagione era legato al nome della mente dietro la serie: Noah Hawley.

Non a tutti dirà molto questo nome ma all'attento serialminder drizzeranno i capelli all'accostamento di Hawley a qualsiasi prodotto seriale. Lo sceneggiatore, regista, produttore è infatti l'artefice di quel capolavoro televisivo chiamato Fargo, che riprendendo temi cari al film dei fratelli Cohen ha realizzato 3 stagioni della serie antologica riscuotendo un successo assoluto di critica e pubblico.

Conoscendo il modo di lavorare e di pensare di Hawley c'era enorme curiosità nel vedere come si sarebbe approcciato ad una serie tv tratta da un fumetto.

Per sua stessa volontà e ammissione la serie è stata solo ispirata ai fumetti, lasciando campo aperto alla creatività del genio newyorkese. Basteranno poche scene di Legion per innamorarvene e per capire di quanto essa sia rivoluzionaria. Una serie visionaria, orginale, onirica, stratificata, una serie i cui aggettivi si sprecano. Una serie contorta e complicata per cui dimenticate di poterla vedere mentre cucinate o fate le faccende di casa, qui serve concentrazione assoluta.

Sono bastati 8 episodi mandati in onda nel 2017 su FX per capire che si trattasse di un capolavoro destinato a durare nel tempo. L'hype per la seconda stagione è divenuto, cosi, inconmensurabile.

Dopo aver visto la prima puntata del secondo ciclo di episodi si può tranquillamente decretare che non solo Legion non ha perso lo smalto della prima stagione ma ha addirittura provato ad alzare l'asticella. Un'asticella posizionata già alla tacchetta più alta dell'immaginaria asta che scandisce i livelli della qualità televisiva.

Guardare Legion è come un labirinto o per usare le parole di una voce (John Hamm!) fuori campo ad inizio episodio:

Immaginate un labirinto in un deserto, scavato nella sabbia e nella roccia. Un vasto labirinto di sentieri e corridoi, lungo centinaia di chilometri. Pieno di curve e vicoli ciechi. 

Cammini...e alla fine di questo labirinto c'è un premio che aspetta solo di essere scoperto. Tutto ciò che devi fare è trovare una strada.

Riesci a vedere il labirinto adesso?

I suoi muri, il suo pavimento, i tornanti?

Ottimo.

Perchè il labirinto che hai creato nella tua testa è esso stesso un labirinto.

Non c'è nessun deserto, nessuna sabbia,  nessuna roccia. Esiste solo un'idea di tutto questo. Ma è un'idea che dominerà ogni tuo momento di sonno e veglia. Sei all'interno del labirinto adesso.

Non puoi scappare.

Benvenuto nella pazzia.

Di monologhi, dialoghi o racconti per immagini di questo tipo, di questo livello ce ne sono molti, moltissimi in tutta Legion. Un racconto multistratificato che può ricordare l'Inception di Nolan. Una capacità di raccontare una storia attraverso l'uso sapiente e sbalorditivo delle immagini come richiamo della perdizione Lynchiana con cui Legion condivide non solo atmosfere alla Twin Peaks ma anche quella voglia di attraversare la mente umana e giocare con essa, con le sue paure e il suo scarso autocontrollo. La serie di Hawley riesce ad essere avvolgente e straniante allo stesso tempo, ci coccola per poi farci capire di esserci smarriti nella testa del protagonista. Lo spettatore avverte un'inquietudine di fondo spazzata via dalla genialità e dalla circolarità di un racconto che riesce nel tentativo di strafare e andare fuori binari continuamente per poi convergere sempre su una coerenza narrativa disarmante. 

Lo spettatore e i protagonisti del racconto sono un po come l'uomo che sogno una farfalla una notte ma al risveglio dal sogno non riuscì più a capire se egli fosse un uomo che aveva appena sognato di essere una farfalla o una farfalla che stesse sognando di essere un uomo. Caos, spaesamento, incertezza, incomprensibilità nell'immaginarsi la realtà e nel realizzare l'immaginazione.

Il reparto tecnico è da applausi con l'ideazione di scenografie surreali, costumi abbaglianti e contorti, fotografia di livello cinematografico e musiche tra lo psichedelico e il classico. Il reparto attoriale sembra essere nato per recitare in quelle parti, con interpretazioni mai urlate e mai eccessive ma sempre dai toni perfetti.

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C'è del Kubrick in questa serie, si avverte l'attenzione nei dettagli di ogni singola e minuscola scena e la voglia di viaggiare verso l'ignoto. Un racconto principalmente psicologico che chiede molto allo spettatore ma che sa offrire ancora di più.

Nella prima puntata della seconda stagione ci sono almeno 6-7 scene che in altre serie sarebbero state il picco massimo all time e sulle quali forse avrebbero costruito stagioni intere. Qui invece assistiamo a scene e personaggi surreali e assurdi ma convincenti, a sfide di ballo oniriche, ad allucinazioni che proiettano in altri piani astrali, a virus che non sono virus, ad annidamenti di immagini che sembrano matrioske, ad incontri in piani astrali dove si comunica per vie diverse rispetto alla comunicazione verbale o a scene di sesso fra 2 amanti che non possono toccarsi mai o si autodistruggeranno.

Legion è una vera e propria orgia di idee, visioni, allucinazioni e come ogni orgia che si rispetti essa genera un piacere multiplo, stratificato proprio come il suo racconto. Un piacere quasi psicotico, che tocca la mente e gli occhi dello spettatore.

Approcciarsi a Legion non è facile, bisogna lasciarsi andare, perdersi in quel labirinto e provare ad addentrarsi follemente dentro una piacevole follia.