6. Giustizia (parte seconda)

Il lord fece un gesto rassegnato ai suoi uomini, che liberarono Castagna.
Lo guardò mentre fingeva di rassettarsi la giubba: «Ebbene, dì la tua», borbottò spazientito, «ma bada di non offendere più uno solo dei presenti, se non vuoi che il tuo primo processo sia anche l'ultimo.»
«Cosa sai degli Herumold, mio signore?», domandò il giovane a bruciapelo.
Il vecchio non rispose, ma non riuscì a nascondere del tutto la preoccupazione; diede una scrollata di spalle, poi lo esortò a proseguire.
«Sai di certo che erano gli Herumold a governare questa terra, prima del tuo arrivo. Nessuno mette in dubbio i tuoi diritti di signore, dal momento che il ramo principale del casato è ormai estinto. Tuttavia, alcuni loro discendenti sono ancora in vita.»

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Avvicinatosi alla cugina, la aiutò a rimettersi in piedi.
Con un braccio attorno alle spalle di lei, riferì con voce gelida: «Ursula ha ancora qualche goccia di sangue nobile - oltre a godere di una reputazione invidiabile - mentre Bréma è un ricco popolano, ma pur sempre popolano.»
«E con ciò?!», sbottò Bréma. «Nulla vieta a una persona comune di possedere ricchezze.»
«Nulla lo vieta, ma di certo quella persona diventerebbe meno comune dopo un prestigioso matrimonio», insinuò Castagna.

«Da quando il padre di mia cugina è passato a miglior vita, Bréma non ha smesso di provarci. Lo sanno tutti», spiegò; «Ursula non ha voluto concedersi, cosa che lo ha fatto infuriare. Ama il potere, vuole essere considerato da tutti il capovillaggio, e vuole dare un chiaro segnale di cosa potrebbe succedere a chi intendesse contrastarlo. Ci sono almeno una dozzina di ragioni per cui Ursula avrebbe potuto trovarsi accanto a un uomo morto, ma nessuna prova che la versione dell'accusa sia quella esatta. Lo assecondano perché lo temono, e di questo passo, prima o poi, riuscirà anche a farsi dare in sposa una ragazza di buon nome da qualche padre troppo titubante, o troppo attento al suo tornaconto.»
Castagna riprese fiato, infine soggiunse: «Allora la sua posizione sarà abbastanza forte da provare a soffiarti il titolo, mio Lord.»

"Ben detto!", esclamò qualcuno dalle retrovie. "Bréma è un prepotente, la povera Ursula è innocente!", gli fece eco qualcun altro.

Le lamentele si spensero, non appena il signore dell'Altopiano scoccò un'occhiata al pubblico fremente.
«Come intendi controbattere, Bréma?»
L'accusatore si rifece avanti, il volto tirato: «Che un uomo e una donna siedano alla stessa tavola, o si scambino un saluto nell'incrociarsi per le strade del loro villaggio, è la più banale delle consuetudini. Che io ambisca a occupare il tuo seggio, mio signore, è semplicemente la più sciocca e ardita delle fantasie di questo ragazzo, comprensibilmente preoccupato per le sorti della congiunta, al punto da tentare di trarla d'impaccio con ogni mezzo, lecito e non.»
«Mi avrà chiesto di sposarlo almeno quindici volte», mormorò Ursula, la voce ormai flebile e roca.
«L'assassino potrebbe essere chiunque», rincarò Castagna, «potrebbe essere ancora tra noi, come anche essersi già dileguato. Potrebbe trattarsi perfino di Bréma, per quanto ne sappiamo.»
«Ogni volta che credo tu abbia pronunciato la più ignobile delle menzogne, ragazzo, riesci sempre ad alzare quella dannata asticella», protestò Bréma, ostentando sconcerto; «esiste ancora un limite alla tua indecenza?»

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A quelle parole il lord si rimise seduto, scuotendo il capo con disappunto.

«Ho sentito abbastanza», proclamò, dopo qualche secondo trascorso a rimuginare.
«Sembrerebbe quindi che tutto si riduca sempre alla concupiscenza maschile, ogni qual volta una donna viene colta in fallo. Non sbagliano mai, a sentir loro, ma più si insiste su questa strada e meno la faccenda mi convince.»
I due cugini si strinsero l'uno all'altra, in attesa di un verdetto che sembrava ormai imminente.

«D'altra parte, anche le prove contro questa Ursula sono alquanto deboli. E non sempre la Legge degli Uomini ci viene in soccorso, dacché essa non è stata redatta che pochi decenni or sono, in via del tutto sperimentale. Una bozza non esente da imperfezioni, e che non può prescindere dal discernimento di ciascuno e da un'attenta interpretazione del singolo caso, in relazione alle regole generali.»
«Allora che si faccia alla vecchia maniera!», suggerì Castagna; «datele una spada e lasciate che siano gli Dei a decidere.»
Bréma si irrigidì: «Costui non vuole riconoscere nemmeno la Legge!»

«Una legge che vieta di ricorrere ai duelli», confermò il lord, «e che pertanto non ci lascia altra soluzione, se non quella di considerare dettagli e circostanze specifiche: la reputazione delle parti in causa, un uomo stimato e abbiente contro una fanciulla non più adolescente, eppure mai maritata - quasi a suggerire col suo esempio l'estinzione della comunità, in favore dei capricci del singolo - nonché resasi protagonista di ripetute aggressioni ed escandescenze, proprio davanti al mio sguardo, il che indica anche un certo disprezzo nei confronti dell'autorità. Una persona che le genti del villaggio non sembrano intenzionate a difendere a spada tratta, ma che pare abbia riscosso le simpatie di un agitatore e bestemmiatore quale tu sei, Bietola, Castagna o come diamine ti chiami.»

Le mani dell'anziano dignitario si aggrapparono ai braccioli dello scranno, con una tale veemenza da fargli impallidire le nocche; le labbra si contrassero dallo sdegno.
«Come se non bastasse», aggiunse alzando la voce, «tutto questo avviene nel peggior momento possibile: il giorno della nostra festa, la data in cui siamo chiamati a riunirci e omaggiare gli Dei, non a dividerci dopo averli insultati con le nostre oscene malefatte. Ed è per questo che non posso comminare multe né esili, ma devo agire col pugno di ferro affinché un simile disastro non si verifichi mai più negli anni a venire! Il sangue di quell'uomo va lavato con altro sangue.»

Ursula sentì una corrente invisibile risalirle lungo la schiena; la vista si offuscò, il dolore delle bastonate andò sfumando, una forza insospettabile la pervase.
Quella della disperazione.
Al suo fianco, Castagna assunse un'espressione crudele, aprendo e richiudendo i pugni.
Erano pronti a battersi.

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D'un tratto, però, Bréma cadde in ginocchio tra lo stupore generale.

«Pietà, signore!», supplicò a gran voce; «abbiamo già mostrato agli Dei le aberrazioni di cui siamo capaci! Lasciaci mostrare loro anche la nostra misericordia. Permettici di provare che c'è ancora del buono in queste povere anime!»
Dagli armigeri ai popolani, tutti - compreso il lord - rimasero esterrefatti.
«Proprio tu, Bréma?», esclamò quest'ultimo; «dopo aver perorato la tua causa con tale convinzione, proprio tu ora mi chiedi di rimangiarmi la mia sentenza, anziché ringraziarmi per averti dato soddisfazione? Quale malattia alberga in voi tutti, io mi domando, per far sì che perdiate il senno uno dopo l'altro?!»

«Io non rinnego la tua sentenza, mio lord», rispose Bréma in tono accorato, levando lo sguardo in sua direzione, «né dubito della colpevolezza di colei che ho sottoposto al tuo giudizio. Ma non posso dimenticare quale irreprensibile condotta Ursula abbia tenuto fino a questo giorno scellerato, né l'affetto che questa gente nutre ancora per lei: tutto quello che ti chiedo è di darle una seconda possibilità.»

Ursula e il cugino si guardarono in silenzio, indecisi sul significato di quell'improvviso cambiamento.
Anche il pubblico tacque, mentre l'esasperato governante si massaggiava le tempie.
«Dunque che cosa suggerisci?», domandò controvoglia.

Allora Bréma si risollevò in piedi, fissandolo impettito e fiero: «Non intendo sposarla, ma è pur vero che sono un uomo solo e, come tu stesso hai giustamente affermato, questa condizione non può essere di giovamento alcuno alla nostra comunità. Ciò che voglio fare è cercare di riportare la ragazza sulla retta via: è rimasta sola anch'ella, e non posso non pensare che il suo comportamento sarebbe potuto essere diverso, con un uomo forte al suo fianco. Per questo ti chiedo di nominarmi suo tutore, cosicché io possa rispondere personalmente delle sue azioni. Permettimi di farle da padre.»

L'orrore fu tale da paralizzare i due cugini, lasciandoli senza fiato.
Il lord sembrò riflettere, infine annuì: «Ebbene, voglio concerdetelo.»

Ursula barcollò, roteò gli occhi all'indietro e svenne.

Bréma reagì prontamente, ordinando ai suoi di sollevarla.
Impaziente di portarla via, più che di rianimarla.
Al loro passaggio la folla si divise, e mormorii di gratitudine cominciarono a levarsi da ambo i lati, finendo ben presto col tramutarsi in applausi scroscianti.
"Bréma il Risolutore!" "Bréma il Misericordioso!"

Nell'udire quelle ovazioni, Castagna si riscosse e fronteggiò quell'incubo a occhi aperti.
«Siete gli individui più fasulli, perdenti e miserabili che abbiano mai camminato su questa terra», disse alle persone tra le quali era cresciuto.
La folla esultante non lo sentì nemmeno.
«Non finisce qui...», promise in un filo di voce.

«Su questo hai perfettamente ragione, giovanotto.»
La voce sgradevole del suo signore lo sorprese alle spalle, facendogli venire i brividi.
«Non è ancora finita. Sembra che ti stia proprio divertendo a dare spettacolo in questo luogo sacro, insultando il tuo Lord, il tuo popolo e perfino i tuoi stessi Dei, così ho intenzione di procurarti il pulpito più idoneo al tuo talento. Da lì potrai continuare a scagliare le tue invettive per un altro giorno o due», garantì, per poi richiamare l'attenzione di un gruppetto di armigeri.

«Preparate una gogna», ordinò.

(Continua...)