DELLA QUALITÀ: Criteri, definizioni e …indefinizioni

in #ita6 years ago (edited)

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”Bene, mi sembra che siamo arrivati ad un buon punto. Andiamo a casa dai, che è quasi ora di cena. Finiamo il lavoro domani. Ciao.”

E’ buio da un pezzo e pioviccica. Ma le strade del centro sono incredibilmente libere e il traffico scorre. Le luci rosse delle auto che mi precedono si riflettono sul vetro della mia macchina e le gocce le esplodono in mille scintille luminose. Ogni tanto qualche lampo bianco da destra e sinistra. Agli incroci. Anche per terra è bagnato. Grandi scie luminose sull’asfalto scuro e lucente…

Accendo distrattamente la radio e, distrattamente, la ascolto.
Non so quale emittente stia trasmettendo, né quale trasmissione sia. Ma c’è un bel pezzo rock, interessante,… mi cattura. E mi soffermo ad ascoltarlo.

Al termine del brano, il conduttore, bella voce calda e pacata, commenta dicendo che si tratta di un pezzo di Jimi Hendrix, riarrangiato e suonato da Bob Dylan, che ci ha aggiunto anche le parole. Alcuni versi, ogni tanto. Rochi. Che, così dice il conduttore, suonano stravaganti e incomprensibili. Forse dei passi dell’Antico Testamento… Forse fanno riferimento a Babilonia… Ne parla come di un capolavoro!

C’è un’ospite: una musicista che non sono riuscito ad identificare. Ha una voce sgranata, l’accento francese ed una bella verve. Sembra simpatica e viene chiamata in causa per dire cosa ne pensa.

”Si, conosco questo pezzo. L’ho sentito suonare da …non ricordo più chi… ma, non valeva niente! L’avevano riadattato… Niente a che vedere con quanto abbiamo appena ascoltato! Dovrebbero vietare le cover!!”

Il conduttore non sa come smarcarsi… ”Beh, si… anche se… pure questa di Dylan è una cover…” Sta cercando come proporle una via d’uscita. Ma la musicista è in modalità oca giuliva e non raccoglie. ”Si,… no… che c’entra… le cover non andrebbero fatte… io per esempio…” E, per sua fortuna, la butta in caciara e la cosa finisce lì. Con buona pace del conduttore che aveva tentato un paio di volte di raddrizzare la rotta intervenendo tra una sparata e l’altra senza riuscirci. E di cui immaginavo perfettamente, pur senza vederlo, il volto imbarazzato e gli occhi rivolti al cielo in cerca di aiuto!

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Accadeva ieri sera.

Ero sul Lungotevere, all’altezza di San Pietro. Ancora un bel pezzo di strada da fare. Ancora un po’ di tempo per pensare. Questo episodio mi aveva offerto uno spunto per riflettere e, soprattutto, per argomentare su Steemit in merito al tema della qualità. E già,… ormai siamo steemians a tempo pieno!

Oggi mi accingo a scrivere e scopro di essere stato preceduto da @miti che ha scritto un post a mio parere molto solido e molto lucido, associando i concetti di “qualità” e quello di “gruppo”. Un’ottimo contributo alla riflessione che si sta facendo in questi ultimi giorni all’interno della nostra comunità.

Consiglio di andarvelo a vedere, prima di procedere con la lettura del mio. E’ molto esaustivo e, se vi riterrete soddisfatti, potrete pure chiuderla qui. Se, invece, amate la provocazione, vi piace lasciarvi scuotere e mettere in crisi le vostre certezze, beh… allora proseguite. Avrete pane per i vostri denti…

Torniamo alla trasmissione radiofonica…

Cosa ci dice, pur senza rendersene conto, la nostra musicista? Dice che che le cover che fanno cagare sono da buttare al cesso. Prodotti senza alcun valore. Anzi, se possibile, anche peggio. Mentre le cover ben fatte, …beh, quelle possono essere anche dei capolavori. Vogliamo esagerare? Possono essere anche meglio dell’originale, tiè!

Ecco.
Ecco introdotta un’ulteriore riflessione sulla qualità. Una riflessione che si aggiunge a quelle di @miti ed allarga il tema a quello del plagio!

Agli inizi del Novecento. Pablo Picasso, inventa il collage. Prende foto più o meno famose, ma sempre scattate da altri, pezzi di giornale,... assembla il tutto, ci dipinge sopra qualcosa qua e là e ne fa un quadro. Molto spesso, delle opere d’arte.

3 - picasso.jpg

Inventa un linguaggio nuovo che da lì in poi, ripercorreranno tutti. Vogliamo parlare di Andy Wharol e del suo dipinto Campbell's Soup Cans del 1968?

Dunque fisserei un primo punto: usare le foto, i video, i discorsi, gli scritti, i testi …e chi più ne ha più ne metta! di altri, di per se, non è plagio. Non inficia la qualità di un lavoro. Se ti limiti a copiare, è un plagio. Se reinterpreti assemblando e aggiungendo del tuo, no.

Ma, attenzione! Se reinterpreti, può essere che ne venga fuori un capolavoro o una cagata. O una via di mezzo tra le due. E questo dipende dalle tue capacità.

E chi decide se il tuo è un buon lavoro o non vale niente?

Massimizzando, ci sono due metri di giudizio: il successo di pubblico e il riscontro della critica. Ma, anche qui… c’è da dire qualcos’altro…

Come si misura il successo di pubblico? Beh, …dai consensi. Un buon prodotto buca lo schermo, si nota, piace, riceve consensi, se ne parla,…

Ma il successo di pubblico è uno strumento univoco e insindacabile per stabilire che un prodotto è buono?

In una risposta ad un commento al suo post @miti (eh, lo so, m’è piaciuto, m’ha convinto… Mi sono andato a leggere anche commenti e risposte…) fa notare come sia più facile che riscuota successo un film panettone di Vanzina piuttosto che un film di Woody Allen. Ma questo non vuol dire affatto che il film di Vanzina sia migliore… Che sia di qualità…

Anche se, a questo riguardo, si potrebbe provocatoriamente ribattere domandandoci se non possa essere considerata una qualità quella caratteristica in virtù della quale si staccano un mare di biglietti e si incassano un sacco di soldi… Un prodotto di qualità in ragione del fatto che è stata fatta a monte una analisi di qualità (strumenti per capire cosa vuole il pubblico), una definizione azzeccata (un lavoro di qualità) delle caratteristiche che avrebbe dovuto avere il prodotto per rispondere alle aspettative del pubblico, una realizzazione coerente del prodotto (qualità nella realizzazione),…

Un tourbillon senza fine…!!

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E chi non ha successo di pubblico? Vuol dire che il suo prodotto non è buono? E che ne facciamo di Amedeo Modigliani, tanto per dirne una, di cui si è dovuto attendere la morte per decretarne il successo?

E il successo, è arrivato (è stato decretato) dal pubblico o dalla critica che lo ha ripescato dall’oblio?

E la critica? Chi è? Chi sono? Perchè…?!

In suo bel libro di molti anni fa il critico d’arte Achille Bonito Oliva decretava che il successo di un quadro è dato dalla magica sinergia che si genera dal più o meno contemporaneo effetto di 5 concause, fatto di continui rimbalzi dall’una all’altra: il pubblico, la critica, i mercanti, il momento storico, l’artista. L’artista, con buona pace dei benpensanti buon ultimo anello della catena.

Una conclusione che ancora non ha trovato qualcuno capace di confutare con pertinenza.

Dunque, se già il buon @miti, senza spingersi fin qui, aveva avanzato alcune considerazioni molto pertinenti in merito alla sindacabilità del giudizio critico, figuriamoci a valle di queste mie considerazioni…!!

E la potrei finire qui. Anzi, …mi sono pure allargato! Ma ormai ho preso il via e una paio di altre cosette voglio ancora dirle.

Sento dire: ”Quel testo è troppo corto per meritare un premio.”
Ecco, bravo, butta Ungaretti nel cesso, già che ci sei!

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie

Giuseppe Ungaretti, Soldati

Un testo può essere breve ma intenso. E stringerti le budella fino a farti piangere. Che ca@@o vuoi che me ne freghi, a quel punto, se è lungo o breve?

Il punto, torno a ripetere, è se quel testo, lungo o corto che sia, è capace di emozionare, smuovere le coscienze, solleticare la fantasia,… oppure no. Tutto lì.

Sento dire: ”Ma… solo una foto? Noo… non può meritare il premio!”
Dunque voi la foto di Alberto Korda del Che Guevara che ha fatto la storia o le foto di Helmut Newton o della Annie Leibovitz, se fossero pubblicate, non le premiereste?! ”No, mi dispiace, niente testo, non vale niente.” Ma daii…!!

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E vogliamo parlare della stele di Mies Van der Rohe? Del suo grattacielo a Manhattan? “No, troppo liscio. Un po’ di fronzoli per favore. Qualche capitello, qualche colonna,… Faccia un po’ lei… Poi ritorni. Per ora niente da fare!”

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E mi fermo qui. Evito di parlarvi dei tagli di Lucio Fontana perché …già molti me li sono persi per strada e i pochi che mi stanno ancora leggendo cadrebbero a terra sfiniti!

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Ma, per concludere, racconterò due ultimi brevi storie. Com’è nel mio stile.
Spero che vi divertano e stimolino i più resistenti al cambiamento di punto di vista ad uscire dal loro guscio.

Eduardo de Filippo
La quantità non è detto che sia un valore aggiunto

Da ragazzo ero entrato in fissa: volevo fare l’attore!
Andavo a teatro ogni sera e ho avuto la fortuna di veder recitare i più grandi. Tra questi, Eduardo.

Andavo alle anteprime, agli spettacoli ordinari e anche alle prove. Il personale dei teatri, ormai, mi conosceva. Mi riconosceva. ”Ancora qua? Ma non sei venuto ieri? Non cercare di imbucarti un’altra volta, che ti tengo d’occhio!”

Questo all’inizio. Poi, dopo un po’… ”Aho… daje, viè qua. Mettiti lì e quando ti faccio segno passa. Vai su nel loggione. C’è posto. …ma nun te fa vedè, chettepossino! Che me metti in mezzo ai guai!”

Con questa tecnica ho avuto la fortuna di sedere nelle prime file e avere Gassmann che, sceso dal palco, ha recitato una poesia dedicata da un padre a un figlio guardandomi negli occhi, come fossi io il figlio a cui parlava. Tanto vicino, da bagnarmi con il suo sudore e lasciarmi paralizzato con lo sguardo vivido dei suoi occhi nei quali mi sentivo sprofondare…

E di entrare nei camerini a parlare con loro, farmi firmare manifesti, locandine, libri,… ascoltare quello che mi dicevano e dire la mia. Si, mi chiedevano, scambiavamo pareri… Chissà… forse gli facevo tenerezza… così giovane, così assiduo… Gassmann, appunto, Eduardo, Proietti, Mastroianni, Dario Fo,…

Un giorno, al Teatro Quirino, Eduardo stava provando Uno spettacolo di Pirandello, “Il berretto a sonagli”. Era seduto in platea e osservava la scena. Una donna entra disperata, urlando, stracciandosi le vesti,…

Eduardo la interruppe: “No, non così… se esageri, diventi poco credibile! Tu sei disperata… la gente lo deve capire dai tuoi silenzi, dai tuoi sguardi,… li devi ammutolire con i tuoi silenzi. Togli, togli, togli…”

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Ernst Gombrich
Il tempo non è detto che sia un valore aggiunto

Nel suo splendido libro “La storia dell’arte”, lo storico dell’arte Ernst Gombrich racconta un episodio molto singolare.

Gli impressionisti, nati in Francia, a Parigi, realizzarono la loro prima mostra in Inghilterra e un pubblico stupefatto guardava quei quadri e li commentava con un misto di ilarità e indignazione. Ne nacque un battibecco tra un gentiluomo e un pittore e la cosa finì in tribunale.

Si era in epoca Vittoriana e il giudice, scandalizzato, fini per interrogare il pittore invece che il gentiluomo, che lo aveva insultato.

Fino ad allora i pittori dipingevano in studio e lavoravano mesi per produrre le loro opere. Gli impressionisti, invece, dipingevano en plein air, all’aria aperta (noi non ce ne rendiamo conto, ma, prima di allora, di artisti in erba nei parchi e nei luoghi archeologici,… quelli che oggi incontriamo qui e là girellando naso all’aria in luoghi ameni, non ce n’era l’ombra. Impensabile!).

Si, forse già i Realisti italiani avevano adottato questa modalità… Anzi, sicuramente. Ma loro ci mettevano giorni a finire un quadro. Gli impressionisti, invece (loro si proponevano di fissare un’impressione), lo terminavano in un giorno!

”Ma davvero lei ha avuto l’ardire di chiedere l’irragionevole somma di 100 sterline per un quadro che ha messo poche ore a dipingere?”

”No, Vostro Onore. Io ho chiesto 100 sterline per i trent’anni di lavoro che mi ci sono voluti per imparare a dipingere un quadro in poche ore!”

9 - impressionisti.jpg

La foto di copertina e la foto del grattacielo di Mies van der Rohe sono di mia proprietà. Tutte le altre sono tratte dal web e sono libere da Copyright.

Sort:  

Se avessi ragione tu, e può essere pure una soluzione, ci sarebbero due conseguenze.

  1. Bisognerebbe fare sezioni nettamente separate di premi. Non si può far competere una foto di Helmut Newton con una lirica di Rebora.
  2. Occorrerebbe creare comitati di esperti per valutare ogni sezione e decretarne il vincitore odierno. Come potrebbe Rebora distinguere tra una foto ritoccata con Photoshop e una scattata con un’Hasselblad?

Perché, se tu tiri in ballo gli artisti, bisogna scomodare la giuria dello Strega, no?

Quindi visto che su PODIUM di artisti onestamente con tutto il rispetto non c'è ne sono perché @silviu83 non è Ungaretti né Rebora e @alinakot non è Newton e onestamente - anche se forse lei lo crede - nemmeno @sardart lo è, e poiché ahimè nemmeno o io sono Carver allora basta la giuria di pippe che siamo. E mutatis mutandi (aiuto @pataxis che comunque nemmeno tu sei Cicerone) la nostra piccola qualità può essere valutata da una koine (ti sto sfidando @pataxis :)) di lingue e sensibilità diverse che crea, in modo non matematico ma di buon senso, una specie di rappresentanza a campione dell'universo di steempostitalia. Non è perfetto anzi ora comincia proprio a scricchiolare. Si lavora per migliorare al momento. Almeno così speriamo

Marta, brava in greco (magari l’accento acuto...), ma ti do il corso di recupero in latino, perché l’ablativo assoluto ti si è un po’ offuscato 🤣
Non aspiro certo a essere Cicerone, anche perché scriveva bene ma aveva pure un ego smisurato, degno della più perfetta ferita narcisistica insanata. Ce n’ho tante ma questa me manca 😉

Lo sai che non distinguo acuto e grave? A me piaceva Tacito ma facevo una fatica del diavolo a tradurlo. Traducevo bene solo Giulio Cesare e Tito Livio che sembra fossero i più inutili sul piano linguistico.

Tacito è talmente enorme che qualcuno dice che non lo capivano nemmeno loro. Però è meraviglioso e anche il mio preferito in assoluto. Cesare lo schifo, Livio invece può essere insidioso assai.

L’accento acuto è il 90% del greco: κοινή e perché. Ogni tanto in greco diventa grave per motivi che tralasciamo e pure in italiano è più raro, ma più facile perché segnala l’apertura della vocale: è.

Vogliamo dire ...Giulio Cesare sta a Tacito come Giuseppe Verdi sta a Bach?... 🤓

Marta... Non ti arrampicare sugli specchi come al tuo solito...

Studia, Marta. Ora basta! 😂

In questi giorni ho seguito il dipanarsi della discussione su Podium e, in generale, sul nostro gruppo tramite i vari post pubblicati da @stea90 a @charlesx, passando da @miti e @marcodobrovich (ne ho perso qualcuno?).
Non riesco a partecipare come vorrei, perché ormai il concorsone è alle porte e tocca macinare più carta stampata e meno internet, ma siccome sono tendenzialmente d’accordo con quanto detto da @pataxis, provo ad elaborare il suo punto.

Non credo che per “giuria di esperti” pataxis intendesse utenti che possano vantare un pulpito da cui valutare con oggettiva competenza le opere degli altri. Forse, semplicemente, intendeva suggerire che pur non essendo noi Ungaretti, Newton, Carver o Cicerone abbiamo ciascuno delle competenze e degli interessi particolari e che magari sarebbe più proficuo suddividere il Podium per categorie omogenee e far lavorare i curatori all’interno della o delle categorie a loro più affini.
La valutazione sarà pur sempre soggettiva, ovviamente, ma almeno i post artistici saranno in competizione tra loro e non con le ricette o con le criptovalute.
Che poi le due questioni sono anche scorporabili: si può anche prendere in considerazione la divisione per categorie senza dividere necessariamente anche i curatori per competenze.

Chiaramente si è pur sempre nell’ambito delle ipotesi e delle suggestioni. Abbiamo ben capito che per pensare o ripensare Podium c’è chi si sta spremendo assai le meningi. Noialtri collaboriamo con spicchi di punti di vista.
Ma tanto a me @marcodobrovich ha praticamente già promesso la rubrica di consigli sessuali-non sessuali, quindi sto a posto 😜

Ecco, questa mi sembra una giusta risposta. ...Qualsiasi sia la domanda Paolè... perché ...ti ho riletto ma non l’ho capita manco stamattina che so’ più sveglio!
Grazie del soccorso @martaorabasta.
...ma tu conosci Rebora...!!?
(”Chi è Tatiana...?! Chi è Tatiana...??!!)
Ma chi è? Mi devo vergognare per non saperlo o è come vi parlassi di Peter Zumthor, che un architetto molto bravo ma che conosciamo giusto noi addetti ai lavori e non la massa delle persone...

Rebora fa parte del panorama meraviglioso dell'inizio del secolo. Lo conosco come posso conoscere la fisica quantistica, Picasso o Segantini...li vedo nel mio panorama mentale e li distinguo ma non posso dire di conoscerli.

Ah... dunque è proprio Rebora.
Io continuavo a chiedermi ”Debora, Debora... Ma chi è ‘sta Debora...?!” 🙄

Grazie, ché nun je la posso fa’, certe corte co’ ‘sto Dobrovich 🤣

@martaorabasta Non scrivo da tempo su ita e trovo quindi davvero fuori luogo (nel modo e nella sostanza) il riferimento alla mia persona. Un curatore può anche essere una “pippa” ma dovrebbe comunque evitare di esprimere giudizi sugli utenti in quanto è chiamato a giudicare un post, non una persona.

mi spiace @sardart non volevo assolutamente essere offensiva. E' che sono una curatrice pippa e pure stupida. Cerca di essere clemente

😮 ...non ti seguo...
Volevo dire che ...è un gran casino: critica, pubblico, qualità, giudizio, premi, plagio, corposità, sintesi, Hassemblad, Photoshop (si, ci stanno bene anche loro!)... un tourbillon senza fine, come ho scritto...
Davvero, non ti capisco...
E, soprattutto, ... chi diavolo è Rebora...??! 😜

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...ma forse volevi scrivere Debora...
Diavolo di un correttore automatico!

Wow, un'ampiezza di temi, racconti, spunti, opinioni e frasi simpatiche che si legano alla perfezione. Molto scorrevole e di spessore. Grazie per questa nuova lezione!

Grazie @mcassani. Onoratissimo! 😉

Grazie a te 😉

Ho letto oggi questo post, con estremo ritardo (sono giustificato dall'essere su steemit da poco più di un mese però!)
È impossibile secondo me applicare un metro qualitativo o quantitativo ad un post, io quando vedo un buon contenuto valuto scorrevolezza e cosa mi provoca in termini di emozioni o riflessioni.
Ci sono post sia cortissimi che papiri di qualità indubbi!

Grazie per il tuo contributo @marcodobrovich!
Ps pensavo fossi di Trieste visto il cognome!✌️

Ciao, grazie del commento.
P.S. ...ci sei andato vicino: la famiglia di mio padre era di Pola... 😉

La qualità non è star sopra un albero, non è neanche un gesto o un'intenzione, la qualità non è uno spazio libero. Qualità è partecipazione. Cover di Giorgio Gaber :)

👏🏻👏🏻👏🏻

G R A N D E !!! @martaorabasta!
È un’ottimo monito che dovrebbe suggerire la pre-condizione necessaria prima di affrontare il tema della qualità nel nostro gruppo.
La sintesi della crasi tra il mio post è quello di @miti.

La foto di Lui con la chitarra in mano e quello sguardo è la Foto.
Non devo aggiungere altro.

Esatto @robertomarinello volevo dire proprio esattamente la stessa cosa. Mi hai fregato il commento :)

Annie Leibovitz

Perfettamente in linea con il mio pensiero. molte volte anche le ricette non vengono apprezzate, sono troppo corte... ingredienti, procedimento e qualche foto. il lavoro che ci sta dietro però... qualcuno la deve preparare la ricetta, scattare le foto e correggerle con photoshop, formattare il testo. certo non siamo professionisti, ma il lavoro che ci sta dietro molto spesso viene sminuito! Scrivere non basta, le immagini parlano, come dici te! Nb. non è una polemica, io sono per il quieto vivere. Questa situazione però per voi che giudicate sta diventando pesante. peace and love

Un amico di mio figlio, l’altra sera a cena, fotografo per passione di grande qualità, mi diceva ”Io per pubblicare una foto ci metto 3 minuti, è vero. Niente in confronto a chi scrive. Ma quanto tempo ho impiegato per realizzare quello scatto, selezionarlo, lavorarlo in postproduzione,...”

Bella riflessione! Anche io, nel mio piccolo ultimo post, ho sentito il bisogno di dire la mia anche sulla 'qualità'... È una sensazione così, di pancia, che c'era, e probabilmente c'è tutt'ora, qualcosa di stonato nel parlare così alla leggera di qualità. Ora, non penso che saremo noi qui su steemit a trovare il metro ultimo di valutazione della qualità, per quanto geniali si possa essere! Forse ci conviene uscire da questo intoppo chiamando questo 'standard' in un altro modo? "Si consiglia vivamente di non postare cagate" direi io, il problema però è che c'è chi proprio non se ne rende conto, anzi!, ed è pieno di artisti che fanno cover brutte!! È complicato... ma grazie per condividere i tuoi pensieri!

Esatto: tutte considerazioni che condivido. Compresa l’ultima, in cui ti chiedi che fare di quelli che non si rendono conto...
Avevo perso il tuo post. Scusami, ma sono più di cento al giorno (!) è più di una ventina, oltre al resto del lavoro di redazione, non riesco a leggerne (quando ho dovuto sostituire un curatore e ne ho dovuto leggere 49 ...volevo morire!).
Mi è sfuggito, ma me lo vado a ripescare. Grazie!

Letto.
"è un po' come cercare il famoso ago nel pagliaio. Pochi tartufi ben nascosti in uno sterminato bosco!!"
Condivido pienamente la tua riflessione in merito alla qualità...

Per esempio, dal mio punto di vista di artista della domenica di steempost italia, e iniziamo ad essere tanti artisti nel gruppo ormai, se faccio un lavoro grafico ( disegno a matita, pennarello, arte digitale con tablet, ecc....) preferisco essere giudicato da qualcuno che abbia le competenze e l'esperienza in quel settore. per esempio i 2 contest che sta facendo @airmatti sono un buon passo avanti.

Dunque tu propendi più per il giudizio della critica piuttosto che per il giudizio del pubblico...
Come vedi, ognuno, giustamente, ha il suo modo di vedere le cose... C'è, invece, chi preferirebbe una giuria popolare...

Io credo che se una cosa davvero si avvicina all'Arte inevitabilmente finirà per allontanarsi dal popolo... E ci sarebbe dunque da aprire il solito dibattito su cosa sia l'Arte altrimenti non se ne esce. Cioè tutto questo discorso ruota attorno alla definizione di Arte se questo vuole essere il canone per definire quando qualcosa è di qualità o non lo è. Io non la so trovare in maniera precisa, ma credo che spesso vada a coincidere con una certa aura di "autenticità". E' un concetto molto difficile da spiegare ma è quella sensazione che ti invade quando fruisci di un'opera e senti l'ego e la personalità dell'artista invaderti senza che tu possa opporre resistenza, a tal punto che l'opera diventa un ponte fra te stesso e l'artista. Una via preferenziale che non ti dispiace affatto percorrere, e non fai neanche fatica. Empatia; questo ma non solo, credo che nei prossimi giorni scriverò qualcosa in proposito perchè la questione mi interessa e vorrei approfondire...

Bel tema quello di discutere attorno al concetto di arte...
Ho iniziato già un paio di volte a scrivere qualcosa, ma non riesco a trovare ...la formula giusta.
Certo è che prima o poi un post sull'arte lo pubblico! ;)

Grandissimo @marcodobrovich, post ricco di cultura e di respiro. Hai reso alla perfezione il concetto di arte. Le parole di Eduardo sono sempre emozionanti per me, tu le hai prese e le hai reinterpretate straordinariamente. In questo caso, la tua sì che è una bella cover! Altro che le cagate di cui parlava quella francese lì...

Grazie gil!
...e si, perché per me sei gil. Come @zaragast è zag e @thenightflier è then! 😎

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