Arrocco!

in #ita6 years ago (edited)


Villa R, 1919, Paul Klee [immagine di pubblico dominio]


Le buone mosse, a scacchi, in genere hanno sempre una duplice funzione: quella di difendere e attaccare allo stesso tempo. A meno che la partita non abbia già preso una determinata piega, e non credo sia questo il caso, giusto @anedo?

Anche l'arrocco, ad esempio, pur avendo il primario compito di porre il Re al sicuro ha anche lo scopo di portare una Torre nelle colonne centrali e di metterla in gioco per futuri sviluppi bellicosi.
Non dimentichiamoci però di certe gerarchie; prima la difesa! Una funzione, quella dell'arrocco, ribadita anche dalle regole del gioco: quando l'intenzione è questa bisogna prendere prima il Re e poggiarlo nella casa di approdo, solo successivamente la Torre.

Quindi in questo nuovo post, che si è fatto attendere parecchio, cercherò di mimare un arrocco, in risposta a quell'indisponente spinta di Pedone".


Non penso vi sia nessuna contraddizione nel precedente post, dirò ora una cosa quasi banale che ha l'intento di portare la discussione su un livello più "pratico". Pur essendo, questo, un confronto di visioni, dove nessuno sente l'obbligo di dover primeggiare sulla controparte, è impossibile non partire da se stessi, dalle proprie convinzioni e da quello che si sa (o soltanto si crede di sapere). Ovvero pur essendo consapevole di non avere la Verità in tasca non posso fare a meno di partire dalle mie convinzioni, dai miei pregiudizi e le mie storture.
Dunque sì, quel "mi limito al mio" significava "mi limito al mio sapere", per quanto poco o sbagliato possa essere. E' necessariamente da questo punto che devo partire per costruire una visione.

Quindi, cosa farne di questo sapere? Non lo so, forse è proprio questo il dramma dell'uomo moderno. Il non sapere che fare, l'immobilismo. Di fronte a questo dramma si possono avere infinite posizioni che però spaziano fra due approcci ben precisi. Da un lato l'amnesia: Facciamo finta che tutto ciò che è stato, che tutta la Storia, sia un passato molto lontano, niente di ché, qualcosa che è talmente evidente da poter essere dimenticato. Un feticcio! Dall'altro l'approccio più sincero, quello che preferisco: E' stato! E non possiamo voltarci dall'altra parte ogni volta che questa Storia sminuisce le nostre ambizioni o si frappone alla "conquista della verità".

Questo secondo approccio ha un "piccolo" difetto, che è appunto quello che dicevo, che porta dritto dritto ad ammettere la propria impotenza. Penso che sia questo il campo in cui siamo costretti a muoverci, la nostra scacchiera se preferisci; che ha le sue regole e di sicuro dei bordi e una fine, possiamo anche definirle le sue Verità, siano esse più o meno abbracciabili dal nostro intelletto.

Ma parliamo ora del difetto più grande di un arrocco, quello più ovvio, che è legato alla "presa di posizione", al fornire in maniera chiara e inequivocabile un bersaglio.
Sarà un caso che proprio nell'ultimo decennio si fanno sempre più pesanti e pressanti le domande poste da varie frange di "revisionismo storico", in tanti ambiti? Io non credo. Penso a Biglino, per citarne una, alla lettura che fa della Bibbia, alle implicazioni rivoluzionarie che questo avrebbe sulla riscrittura della Storia (e alla presa che ha sulla gente; non stiamo parlando di un "pazzo" isolato). Dice fesserie? Dice verità? Un po' l'uno un po' l'altro? Non lo so, quello che mi interessa è il gesto: è come se quelle posizioni agli antipodi di cui dicevo prima abbiano incamerato così tanta forza e tensione che da qualche parte deve anche essere liberata. Questa è la mia impressione, e questo è un assist che ti fornisco @anedo, un gol che non posso evitare, o meglio, uno scacco (solo scacco?) che non posso evitare.

La domanda ora è una: su quale piano bisogna muoversi? Su quello del noto o su quello dell'ignoto? Su quello del senso o su quello del non-senso? Nel caso si scegliesse il non-senso sarebbe comunque un ritorno al dadaismo e forse niente di troppo diverso da un cane che si morde la coda. Una Verità esiste! Anche se noi non saremo mai in grado di afferrarla. Hugo Ball docet. Forse è solo questo l'arte? Una guerra persa in partenza, inafferrabile come la Verità stessa? Come la Realtà stessa?

Sul passaggio che hai citato certamente sono d'accordo, la Storia è un fluire e non vi possono essere nuovi inizi se non attraverso un meteorite che si schianta in questo momento proprio sulla mia testa cancellando tutto e tutti (e forse a dirla tutta neanche questo sarebbe un nuovo inizio). Ma ci sono salti, ci sono cambiamenti e tentativi di distruzione più o meno eclatanti, più o meno importanti (questo è che registravo nel mio precedente post, a proposito di Freud e del Surrealismo).

Ora che sono alla fine mi fermo un attimo a pensare, forse sono stato impreciso, forse peggio, forse dovrei argomentare meglio di qua o di là, ma lascio perdere, lascio che corra; non proprio a briglia sciolta ma quasi visto che non ho nessuna fretta.

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Thanks for your time!


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E in questa indecisione, quando si ricerca la verità, non dimentichiamoci che la scelta è triplice più che duplice; non solo bisogna decidere su quale lato conviene arroccare, ma talvolta anche se la scelta più conveniente sia quella di non arroccare.

Certo @scriptamanent, sono d'accordo, ma nella ricerca di verità bisogna anche metter in dubbio (cioè a confronto con la verità) il significato di "convenienza", certo negli scacchi normali la convenienza si riferisce alla vittoria finale, mentre in questa variante degli scacchi non è così, ma il bello è che non abbiamo ancora sostituito la vittoria con un altro "obiettivo". Ma forse, non è che sia proprio l'obiettivo a definire il senso di una pratica e quindi la sua verità?

Caro @voiceoff, questo post per me è ossigeno dopo gli ultimi "dibattiti".

Ora che sono alla fine mi fermo un attimo a pensare, forse sono stato impreciso, forse peggio, forse dovrei argomentare meglio di qua o di là, ma lascio perdere, lascio che corra; non proprio a briglia sciolta ma quasi visto che non ho nessuna fretta.

No, non mi sembra che sei stato impreciso, anzi... normalmente si pensa che l'arrocco sia solo di due tipi (lato di re e lato di regina) ma sono molti di più e il tuo arrocco è uno dei più belli che abbia visto.

Due approcci dici? L'amnesia! E' stato!, io dico che c'è un terzo approccio ma hai colto nel segno, questo terzo approccio (ma forse ce ne saranno altri) è una variante del tuo E' stato!... sarà probabilmente la mia prossima mossa.

Impotenza? Immobilismo? Io direi "nichilismo", ti ricordi i giochi rubati dall'onda del mare? Cosa possono fare dei bambini privati dei loro giochi in modo così brusco, se non rimanere un attimo sospesi (cosa sta accadendo?) e poi subito dopo piangenti (la morte dell'arte, ma anche il discorso di Artaud nella mia Lezione a Platone, ma bisogna anche saper piangere... ecco il valore di Artaud).

La domanda ora è una: su quale piano bisogna muoversi? Su quello del noto o su quello dell'ignoto? Su quello del senso o su quello del non-senso?

Su quello del noto naturalmente (l'ignoto per parlarne deve diventare necessariamente noto).

Su quello del senso naturalmente, fosse anche il senso comunicato dal non-senso, se pensiamo al dadaismo.

Ma cosa vuol dire ritornare al dadaismo? Di solito col termine ritornare ci si riferisce ad un muoversi nello spazio o nel tempo: mi muovo verso quel luogo in cui già sono stato e mi muovo in quel tempo che è già passato (ma in questo movimento io rimango lo stesso?). Ricordati della citazione di Carlo Sini: il muoversi è ora, in questo momento e da questo luogo (unico e indeclinabile), cioè è un evento, cioè è ciò che stiamo vivendo... ma qui non voglio anticipare troppo la mia mossa...

Eh certo, sarebbe solo un ritorno, non un inizio... e se parliamo del noto, se scegliamo il noto non è poi vero che tutto finisce per ridursi a retorica? a forma? a narrazione?

Ecco il dilemma.

No, non è così... ogni movimento è un inizio. "Ritorno" a Sini: "Si sa che ogni ripetizione è un nuovo inizio. Il che significa che ha in sé l'inizio, il quale è, come tale, uno e indeclinabile".

Carmelo Bene amava dire: "Non si può essere d'accordo con Baudelaire... si è Baudelaire... ma non si può essere d'accordo con...".
In modo simile io dico: "Non si può ritornare al dadaismo... si è il dadaismo... ma non si può ritornare a...".

Inoltre sul noto e l'ignoto abbiamo posizioni diverse, del resto io sono il bianco e tu il nero, tu sei seduto su una sedia e io in un'altra. Per me la conoscenza (ciò che tu chiami "noto") determina il noto e l'ignoto ed entrambi fanno parte della pratica di conoscenza e perciò sono entrambi necessari alla conoscenza (intesa come evento e non come significato). Allo stesso modo le opposizioni forma e contenuto, vuoto e pieno, soggettività e oggettività, verità e falsità.

Ogni narrazione comprende in sé il conosciuto e il non conosciuto. E allora, dove sono i nostri giochi? Abbiamo di fronte un pianoforte, se tutto il mondo fosse questo pianoforte e la nostra pratica fosse il suonare, cosa potremmo fare se non premere i tasti oppure no? Premerli in una certa sequenza o in un'altra? In un certo tempo o in un altro? E nella pratica del suonare cosa significherebbe il fatto che c'è un gatto (a noi ignoto) tra le gambe del pianoforte? Questo gatto, per la pratica del suonare, semplicemente non avrebbe nessuna influenza (non esisterebbe) fino a che non salisse sui tasti del pianoforte e cominciasse a camminarci sopra producendo un suono. Ora il gatto fa parte della pratica del suonare, a tutti gli effetti. Ecco quello che tu chiami ignoto che si palesa imprevedibilmente in una vera e propria epifania.

Stai estrapolando frasi (bari di nuovo?)...

Immagino che CB dicesse quello parlando da artista, ovvero intendendo dire che non si può scimmiottare Baudelaire o chi per lui. Si può essere solo se stessi.

In questa sede sono solo un osservatore alla ricerca di qualche appiglio, qualche legge. E' un'astrazione, espediente necessario per illudermi di avere in mano almeno qualcosa. Ad esempio questo: ogni movimento può essere considerato un inizio in senso relativo ma in senso assoluto potrebbe essere considerato anche parte di un grande flusso che non ha mai avuto un inizio e non avrà mai una fine.

Comunque ci stiamo dilungando troppo sotto questo post :)

Certo, colpa mia, attendi il mio post... ma CB intendeva alla lettera... non c'è Baudelaire fuori dalla tua lettura se sei tu a parlare questo significa che Baudelaire è la tua lettura... :)

Ps: tu giochi a poker mi pare, alcuni giocatori professionisti parlano con gli altri giocatori per avere informazioni sul loro gioco (un piccolo espediente, che in questo caso a me aiuta moltissimo)

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