Mossa d'Alfiere: su un bordo

in #ita6 years ago (edited)

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[immagine di pubblico dominio]



Il buon @anedo mi costringe a dar fondo a tutte le mie risorse; credo non siano così poche ma non sono neppure infinite. Forse è proprio ora che viene il bello: quando bisogna iniziare a sforzarsi davvero!

E continuiamola quindi questa metaforica partita a scacchi, anche se in realtà mi verrebbe da fare qualche considerazione in proposito. Gli scacchi sono crudeli, violenti, questa discussione non lo è; è solo un confronto dove non ci saranno né vincitori né vinti. Inizio a intravedere qualcos'altro, oltre alle teorie, alle "sapienze" ostentate (bontà mia!), ai passaggi più o meno logici di ogni nostro intervento. E' una conversazione dove al di là delle convinzioni personali e dei pregiudizi vedo il confrontarsi di due modi diversi di interpretare il mondo e la vita; due caratteri di due persone diverse, con una storia diversa, vissute in luoghi diversi, di diversa età...

Non è un caso che lui abbia deciso di prendere fra le dita un cavallo nel suo ultimo intervento; come non è un caso che in questa occasione il pezzo che ha attratto la mia attenzione è stato, per contro, un alfiere. Chi conosce gli scacchi saprà sicuramente dell'imprevedibilità del cavallo, della difficoltà nel calcolare i suoi spostamenti, delle infinite possibilità che potrebbe offrire (detto in altri termini a volte faccio molta fatica a starti dietro); ma sa anche di quanto possa essere determinante un alfiere, nella capacità potenziale che ha di presidiare più case rispetto al cavallo, di tagliare la scacchiera in due, di ergersi a ultimo baluardo difensivo e punta di diamante del proprio attacco allo stesso tempo!

Così mi appresto a prenderlo in mano questo alfiere e, nelle prossime parole, proverò a piazzarlo nella casa migliore possibile.


Vorrei incentrare questo discorso su un punto fondamentale che parte dalle seguenti parole di @anedo:

Quando Freud inventa l'inconscio (c'è qualcuno che pensa che lo ha scoperto?) ecco che nasce un nuovo mondo e l'arte racconta questa nuovo mondo, ecco l'arte nuova.


Questo non è del tutto vero, intendo della nascita della nuova arte; tant'è che il Surrealismo (la corrente che più di ogni altra ha attinto da Freud) è considerato solo una delle varie parentesi all'interno del grande movimento avanguardista novecentesco. Non stiamo parlando di una nuova "spaccatura", ma soltanto di un rivolo, una nuova crepa che ha origine da quella che è stata LA spaccatura a cavallo fra 800 e 900!

Se preferisci, possiamo definire questo nuovo rivolo come "retorico", proprio perché, nel contenuto, finisce per agire su ciò che già era stato detto, magari integrandolo, ma il succo non cambia. Se pensiamo in questo senso all'Avanguardia non credo sia per nulla azzardato definirne nascita e morte in 5 anni; fra il 1916 e il 1920. Sono gli anni in cui è racchiuso il nucleo di tutta l'esperienza dadaista che già da sola ingloba, a livello contenutistico (termine che di primo acchito potrebbe apparire ossimorico), una cospicua fetta di ciò che è stata l'Avanguardia.

La cultura in generale è una cosa (e tu di questo stai parlando), l'arte, che può essere considerata un pezzetto di tutta la cultura, è un'altra cosa (e io di questo sto parlando) con regole molto diverse.
Non so fino a che punto io possa essere in grado di trattare questo argomento, più ristretto, figuriamoci se dovessi mettermi a parlare di cultura in toto! Mi limito al mio.

Se la retorica, nelle accezioni che ne dai tu, @anedo, può essere considerata un qualcosa di dannoso in seno al vivere quotidiano, alla cultura in genere (?) (nel senso che "si dice ma non si fa") non lo è per nulla nell'arte: l'arte è retorica perché essa non deve "fare" in quel senso, e proverò a dimostrartelo.

Partiamo da tutta la materia che costituisce il mondo, essa non può aumentare o diminuire, può solo trasformarsi, ne consegue che la realtà può solo trasformarsi ma nella sua essenza più profonda è sempre lei, sempre la stessa, ieri, oggi e domani. A questo punto, se l'Arte è un modo per interpretare la realtà (dove con "interpretare" intendo tutto ciò che può venirti in mente), come può, la stessa, essere "nuova"? L'unica cosa che potrà esserci di nuovo è solo la forma!? Il modo in cui viene rappresentata questa realtà, il significante. Possiamo cambiare le aggettivazioni di un qualunque oggetto, dunque cambiarne interpretazione e rappresentazione, ma il tale oggetto sarà sempre lui, né più né meno. Ne convieni? Credo proprio di no, altrimenti si potrebbe arrivare a dire che sì, Freud non l'ha inventato l'inconscio, l'ha solo scoperto.

Eccolo quindi quel famoso alfiere, che dopo qualche piroetta va a poggiarsi in questa particolarissima casa dalla quale, io credo, molto difficilmente potrà essere scacciato... ma forse neanche tanto considerato che questa visione potrebbe essere presa per una scelta di campo, anti-moderna nella fattispecie, che potrebbe portarci di filato a negare sin dalla radice quella "funzione pratica" della quale abbiamo parlato.

Tutte le "cattive pratiche" alle quali fai riferimento sono sempre esistite, anche qui, niente di nuovo, l'unica differenza sta nel fatto che gli strumenti di oggi permettono di arrivare a molte più persone contemporaneamente nei propri sproloqui. Dunque non è un recupero di chissà quale nobiltà della "funzione pratica" a discapito di questa "vuota retorica" che a mio avviso serve; ciò che serve è il recupero del "gusto della retorica".

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Thanks for your time!


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Come ti ho detto in un commento era previsto il tuo utilizzo dell'Alfiere. 😉 Ti ho anche accennato ad un pedone "nascosto", più importante degli altri... diciamo di un pedone che secondo gli sviluppi (previsti da me, naturalmente, potrei trovarmi in tutt'altra situazione se mi sorprenderai con delle mosse) diventerà col tempo qualcosa di molto più di un pedone, ma questa promozione non potrà che essere possibile solo più in là nella nostra partita di scacchi.


Lo scopo della mia strategia è portarti sul mio terreno, non per vincere la partita, ma proprio per questo non è una partita di scacchi, né un confronto tra due teorie "scientifiche". Tu sembri vivere in un solo mondo (in una sola scacchiera), voglio portarti a vedere (o semplicemente considerare) che ci sono innumerevoli mondi (innumerevoli scacchiere).
Sapevo che con l'Alfiere avresti difeso dal mio cavallo e attaccato allo stesso tempo, ma sembra dalla tua mossa che tu abbia più fiducia del tuo attacco piuttosto che esigenza di difendere. Su questo preparerò la mia prossima mossa.

Possiamo cambiare le aggettivazioni di un qualunque oggetto, dunque cambiarne interpretazione e rappresentazione, ma il tale oggetto sarà sempre lui, né più né meno. Ne convieni? Credo proprio di no, altrimenti si potrebbe arrivare a dire che sì, Freud non l'ha inventato l'inconscio, l'ha solo scoperto.

Credi benissimo! Quella in cui il tale oggetto (fuori da intervento umano... pensiero... ragione...) possa essere sempre lui (né più né meno) è quell'unica scacchiera che normalmente si crede esistere, scacchiera inventata da Platone (non solo da lui, naturalmente, dalla cultura che ha espresso Platone)...

Il gioco si fa interessante. Proviamo a scacciare quell'alfiere... o a fare in modo che in quella casella diventi un pezzo debole nello sviluppo del gioco.
🙂

Caspita, a questa diagonale velenosa servirebbe una contromossa di artiglieria pesante degna di una torre! :)

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