Cervelli In Fuga: Scelta o Necessità?

in #ita6 years ago (edited)

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Nei giorni scorsi si è tornato a parlare insistentemente di cervelli in fuga, ovvero di quella fetta di cittadini italiani che hanno deciso di migrare verso paesi esteri, di portare le loro competenze ed abilità al servizio di aziende e progetti situati aldifuori dei confini nazionali.

La nuova attenzione verso i nostri concittadini in fuga è stata dettata da alcuni dati relativi alla dichiarazione dei redditi di coloro i quali hanno scelto di rientrare in Italia e pagare le tasse nel belpaese, avvalendosi di alcuni sgravi introdotti recentemente per persuadere chi è scappato a rientrare.

Il bonus promosso dallo stato a partire dal giugno 2017 è indirizzato a lavoratori dipendenti e autonomi che nel periodo 2016-2020 decideranno di convertire la loro residenza da un paese estero verso l'Italia per un periodo di almeno 2 anni. Una manovra che aveva come obiettivo quello di riportare nelle casse dello stato denaro "italiano" guadagnato all'estero, e riportare in Italia le esperienze di alcune menti brillanti dirottate all'estero.

Manovra inutile a mio avviso. Ennesima manovra che mira a recuperare qualcosa senza chiedersi il perchè cosi tanti italiani decidano di partire e lasciare il proprio paese. Non una riforma strutturale che tanto ci servirebbe ma una manovretta contenitiva senza arte ne parte. 

Non bisogna persuadere gli italiani a tornare, bisognerebbe persuaderli a non partire.

Le cifre

Dal 2006 al 2016 si stima che abbiano deciso di spostare la residenza dall'Italia all'estero circa 2 milioni di italiani. Un aumento del 54% rispetto alla decade precedente.

Non sono emersi particolari pattern relativi al sesso, alla fascia d'età in quanto la distribuzione è stata pressochè uguale tra uomini e donne e tra le 4 fasce d'età considerate come riferimento.

Il dato più interessante è relativo al titolo di studio dichiarato dai 2 milioni di italiani in fuga. Il 90% di loro infatti possiede almeno una laurea. Da qui il motivo per cui, da anni, la definizione di "emigrato" è stata traslata in quella comunemente conosciuta come "cervelli in fuga".

Ma andare all'estero conviene davvero?

Sembrerebbe di si, e non di poco dal punto di vista economico.

Pochi giorni fa sono state rese pubbliche alcune cifre relative alla dichiarazione dei redditi dello scorso anno. Dalle statistiche emergeva che il reddito medio dei cittadini italiani è di circa 21000 euro lordi annui, si decretava finalmente e ufficialmente il fallimento della "manovra" Renzi sugli 80 euro e si effettuava un focus su un campione di redditi dichiarati da parte dei nostri compatrioti emigrati che hanno deciso di ritornare in Italia l'anno scorso ed usufruire delle agevolazione succitate.

Su un campione dichiarato di 1.500 persone sembrerebbe che il reddito medio sia di circa 85.000 euro pro capite. Parliamo di 4 volte il reddito medio di un cittadino italiano assunto su suolo italico.

Un dato allarmante per noi e per il nostro paese ed incredibile in linea generale . Una notizia che ha catturato immediatamente la mia attenzione.

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Aldilà delle implicazioni sociali quello che è preoccupante è l'eventuale indotto derivato dalla permanenza delle nostre menti brillanti. Persone preparate e competenti che guadagnano, spendono e pagano le tasse altrove, alimentando l'economia di altri paesi e sottraendo energie e slancio alla nostra economia. Che la politica non abbia, negli anni, intercettato questo fenomeno è gravissimo, è miopia pura.

Fuggire conviene

I numeri sono quasi sempre freddi se non accompagnati da un'adeguata lettura ma in questo caso c'è veramente poco da interpretare, pochissimo da approfondire. Andare all'estero conviene tantissimo economicamente. 

Analizzando i dati non si può che concludere serenamente che all'estero le competenze dei nostri amici, colleghi, parenti scappati dall'Italia vengano retribuite in maniera più che dignitosa. Quadruplicare la nostra rendita a parità di titolo di studio e ruolo è una prospettiva reale, che non può non far riflettere.

Regno Unito e  Germania le mete più ambite. Roma, Napoli, Milano, Palermo e Bologna le città più svuotate. Emilia Romagna e Lombardia le regioni più colpite dalla fuga. Ai giovani laureati si sono aggiunte negli anni sempre più nuclei familiari e pensionati che scelgono di andare via dall'Italia.

I dati, come sempre, non raccontano tutto. Non ci dicono quale sia il grado di soddisfazione che i cervelli in fuga abbiano a livello professionale e di ambiente di lavoro, quale sia lo stile di vita che riescono a portare avanti, quali siano le difficoltà sociali tipiche di chi viene ospitato in un altro paese. Ma qualcosa, le statistiche ce lo raccontano. Ci parlano di un paese che non offre garanzie ed opportunità alle proprie eccellenze. Un paese poco lungimirante e attento, un paese alla deriva che grazie al contest recente di @deusjudo abbiamo provato ad analizzare con qualche ricetta (qui trovate le mie riflessioni https://steemit.com/ita/@serialfiller/i-soldi-non-fanno-la-felicita-ma-le-tasse-si-contest in caso voleste approfondire il mio pensiero al riguardo). In un paese come questo non c'è da stupirsi che la scelta ricada verso un abbandono delle speranze professionali e di crescita da parte della gente. Meno ancora c'è da stupirsi se chi parte decide di restare. Un fenomeno migratorio permanente dunque e non transitorio.

Una Scelta Necessaria

Rifacendomi al titolo di questo articolo, dunque, fuggire nasce dalla necessità di riscattarsi, dalla necessità di vedere ripagati i propri sacrifici laddove nel nostro paese, purtroppo, ciò non avviene. Paghe basse, lavoro spesso precario, possibilità di crescita nulle spingono in molti a provare la strada estera. Alla luce di questa necessità, dunque, diventare un cervello in fuga non resta che la scelta più saggia per ognuno di noi.

Come diceva Giorgo Gaber: Io non mi sento Italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Oggi, per fortuna, possiamo sentirci italiani in fuga e scegliere una strada diversa, sentendo necessaria la nostra scelta di abbandonare affetti, abitudini e tradizioni alla volta di un futuro migliore.


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Bel post, complimenti!
Ormai vedo sempre più amici della mia età laureati che se ne vanno. Chi a Londra, chi in Francia, Belgio oppure in America.
Questa cosa dispiace molto perché veramente noi italiani abbiamo grandi potenzialità ma, come al solito, non abbiamo uno Stato che ci supporta.
Si rende conto di quello che perde ma non fa nulla per evitarlo, prova a farli tornare ma non cerca di non farli partire.
Bella riflessione.

Grazie aquarius!
Lo stato oltre a non supportarci ha dimostrato di non essersi neppure posto il problema.

Complimenti per il tuo articolo. Una piccola testimonianza, del gruppetto di amici più stretti dell'università, 2 sono in Germania, uno in Svezia e 1 negli USA. Speriamo ci siano interventi politici per invertire questa tendenza

Grazie mille per l'apprezzamento.
Purtroppo ho provato ad analizzare una sempre più consolidata realtà.

Si, triste realtà

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