I Soldi Non Fanno La Felicità, Ma Le Tasse Si! #CONTEST
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Secondo Noam Chomsky la giornata in cui compiliamo il modello per il pagamento delle tasse da versare alle casse governative dovrebbe essere la giornata più felice per un cittadino.
Ho voluto esordire con questa provocazione per portarvi nel cuore della mia ricetta economica per risollevare il paese: pagare le tasse felicemente per redistribuire la ricchezza secondo principi di equità e solidarietà e per investire su infrastrutture, tecnologie e startup.
A questo concetto va affiancata una totale revisione del mercato del lavoro, riforma esiziale che richiederebbe anni, forse decenni ma che pare ormai inevitabile.
Terza e ultima milestone, ma non ultima per ordine di importanza anzi, è una valorizzazione del tempo libero delle persone e una drastica riduzione degli orari lavorativi. Siamo nell'epoca in cui l'uomo ha toccato il livello di benessere più alto della storia. Perchè non accontentarci? Perchè non smetterla con il mito della produttività e concedere all'individuo una pausa, una possibilità di lavorare per potersi permettere hobby, viaggi, cura degli affetti più cari e soddisfacimento personale oltre i propri tavoli di lavoro?
Tasse che passione
Perchè le tasse sono necessarie? Perchè le paghiamo?
A noi tutti sembrano un'estorsione, un qualcosa di imposto dall'alto per soddisfare l'avidità dei potenti. Nessun dubbio che la percezione sia questa, pochi dubbi anche sul fatto che spesso i "nostri" soldi siano finiti nelle tasche di approfittatori, corrotti e potenti.
Ma la ratio dietro l'imposizione di tasse, più o meno alte, è tutt'altra.
Tutti noi, in base alle nostre possibilità o meglio al nostro reddito, versiamo una percentuale dei nostri soldi, guadagnati con il sudore della nostra fronte e le nostre abilità, per contribuire alla crescita dei singoli individui che compongono lo stato in cui viviamo e in generale alla crescita della collettività intesa come aggregazione di tutti gli individui, gruppi e società che compongono lo stato.
In quest'ottica pagare le tasse è non solo giusto e necessario ma dovrebbe essere, appunto, un atto di giubilo da parte di tutti noi. Eh si, perchè in linea di principio, pagando le tasse sto consentendo ad un orfano senza casa e possibilità di frequentare una scuola pubblica, sto permettendo ad un senzatetto di ricevere assistenza, sto contribuendo al pagamento di un dispositivo medico salvavita per un anziano signore che non ha un soldo bucato. Sono atti di solidarietà che sto compiendo attraverso lo stato, sto letteralmente salvando vite o quantomeno sto migliorando la qualità della vita di chi è meno fortunato.
E non finisce qui. Con i soldi che verso nelle casse dello stato mi faccio carico dei miglioramenti di servizi e infrastrutture, motivo per cui l'autobus che porta al lavoro centinaia di persone in un distretto periferico è un autobus che metaforicamente prendo anche io, e cosi per tram, treni e qualsiasi mezzo di locomozione lo stato metta al servizio delle persone gratuitamente o a prezzi accessibili. Con i miei soldi devo essere conscio che verranno costruiti gli acquedotti, gestite le infrastrutture che porteranno energia elettrica o la rete internet nelle nostre case, fino ad arrivare alla costruzione di imponenti misure necessarie a soddisfare i fabbisogni primari di tutti i cittadini.
Ecco perchè in quanto cittadino la mia realizzazione totale avviene quando pago le tasse. Esse mi permettono di partecipare alla cosa pubblica senza dover essere nelle istituzioni, perchè IO sono le istituzioni.
Allo stesso modo è il ribaltamento di questa prospettiva che in Italia ci fa percepire le tasse come il nemico. Ed ecco perchè siamo disposti a vendere la nostra anima pur di non pagarle, evadendo le tasse, costruendo abusivamente, preferendo di pagare in nero per risparmiare sull'iva e cosi via.
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La nostra percezione è tale perchè avvertiamo che chi governa non sappia redistribuire la ricchezza da noi accumulata nelle casse statali, che non sappia investire, che non sappia fornirci servizi e assistenza all'altezza.
Il primo passo per avviare un'opera di risanamento e garantire un miglioramento delle nostre vite e della nostra economia passa da qui. Pagare le tasse sempre e comunque, restituire la fiducia ai cittadini dimostrando di saperle gestire, redistribuire e investire.
Oltre la teoria
Fin qui ho voluto illustrare un principio fondante, ma ovviamente questo non basta. Bisognerebbe smarcare 4 punti complementari all'attuazione di questo principio:
- Come incentivare il pagamento delle tasse
- Come redistribuire la ricchezza equamente
- Come e in quali settori investire
- Una rivoluzione culturale
Sono tutti punti essenziali. Basterebbero degli errori su anche solo uno dei 4 punti, delle leggerezze e dei passi falsi per inficiare tutto il processo che propongo.
Come incentivare il pagamento delle tasse
Ad oggi abbiamo 2 problemi principali legati alle tasse:
- Tasse inique o percepite come tali
- Evasione Fiscale
Il primo punto vede 2 concetti separati che convergono. Le tasse spesso sono non eque e quando lo sono sono viste come delle imposizioni. Come recuperare il rapporto Stato-Cittadino allora?
La ricetta non è banale ma passa da una revisione degli scaglioni Irpef, all'eliminazione o abbassamento delle tasse percepite come inutili e un allegerimento della burocrazia.
Analizzando la tabella relativa agli scaglioni irpef dell'anno vigente personalmente noto 2 forzature.
La prima è relativa agli scaglioni più bassi. Trovo necessario ridurre pesantemente il 23% che viene applicato ai redditi tra 0 e 15000, magari introducendo uno scaglione iniziale che vada da 0-8000 euro e che veda un aliquota dimezzata. La troverei un'operazione di buon senso per non vessare chi è molto più sfortunato.
La seconda è invece relativa allo scaglione più alto. Non trovate che ci sia differenza fra chi guadagna 75000 euro e chi ne guadagna 500000? Inoltre, se volessimo fare un discorso liberale non è forse vero che chi guadagna di più ipoteticamente ha guadagnato quella ricchezza per doti e competenze che ha ben saputo mettere in atto? Quindi perchè vessare con tasse abnormi i ceti medio alti allo stesso modo dei super ricchi?
Quello scaglione al 43% lo abbasserei a 38-40 per redditi da 50.000 fino ai 100.000 euro, alzando però al 45% le tasse ai cosiddetti superricchi. Contestualmente rivedrei anche al ribasso altre 2 fasce dagli 8000 ai 50000 euro. Sarebbe un'operazione di buon senso, nell'epoca in cui la ricchezza è sempre più concentrata. Ma convinciamoci che il ricco non è il medico di base che percepisce 4000, 5000 al mese. Il super ricco da cui attingere è lo speculatore, il colletto bianco, il superdirigente. Sarebbero queste figure a dover contribuire maggiormente.
Con queste 2 misure avremmo un gettito inalterato ma una revisione delle aliquote basate su principi di equità, con tutti molto più incentivati a pagare le tasse, vedendosi ridotte le aliquote, seppur di poco.
Andrebbero poi eliminate tasse ormai obsolete. Pensate al canone Rai? Vi sembra normale pagare 100 euro l'anno per una tv pubblica che tale non è e che ormai non vede più nessuno? Tale tv è ormai una tv commerciale. Piena di pubblicità e di stipendi da favola per ospitate e conduttori vari. Il tutto senza mostrare un briciolo di innovazione sull'intrattenimento, ne un briciolo di investimento su programmi a scopo didattico e culturale. E' solo una delle tasse che incidono molto sulle fasce medio - basse, senza che se ne senta il bisogno. Pensate anche alle accise sulla benzina. Esse incidono per 0,5 euro al litro. Ogni mille euro di benzina ne risparmiereste 500 senza le accise! Non si tratta di pagare meno tasse, ma di pagare le tasse giuste al posto giusto. Mi piacerebbe anche vedere uno stato più presente sulla questioni affitti, ma questa è un'altra storia.
La lotta all'evasione fiscale è uno degli oggetti di dibattito più frequenti, ma mai risolta.
Come prevenirla allora?
L'evasione fiscale a volte sembra essere necessaria proprio per far fronte ad una mancata presenza dello stato che si manifesta in mancanza di servizi o alternative, ecco perchè il cittadino si rifugia in sotterfugi più o meno leciti. Si stima che in Italia si evada per 270 miliardi di euro l'anno, ovvero soldi che potrebbero essere reinvestiti in mille modi. Oltre ad una rivisitazione degli scaglioni irpef vedo dunque 2 strade per combatterla:
- Deducibilità di tutti i pagamenti dimostrabili
- Legalizzazione droghe leggere, sesso a pagamento e gioco d'azzardo
Il primo punto è banale. Io stato ti detraggo l'IVA da tutto ciò che comporta pagamento di essa, anche dalla spesa che fai al supermercato. Cosi facendo ti sprono a far emettere fattura e sprono gli esercenti ad emetterla. Perchè dovrei ricorrere al mercato nero se quel surplus che pago posso dedurlo?
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Il secondo punto invece va in una direzione invisa a molti ma che anche qui trova una corrispondenza diretta con l'evasione. Quanti miliardi oggi vengono bruciati dalla criminalità organizzata sottoforma di spaccio di droga, prostituzione e bische clandestine? Aprire dei coffee shop e legalizzare la droga porterebbe vagonate di soldi al paese e contrasterebbe molto le mafie. Idem per la prostituzione. L'apertura di casinò controllati poi porterebbe la gente a vivere il gioco in delle nostrane Las Vegas o Montecarlo. Per questo tipo di attività si potrebbero prevedere tasse alte, per disincentivare l'uso di droga, sesso libero e gioco d'azzardo ma al tempo stesso contrastare mafie ed evasione fiscale.
Come redistribuire la ricchezza equamente
Una volta accumulata la ricchezza va redistribuita. Come?
Su questo punto devono essere sovrani i principi di uguaglianza ed equità. Tutti devono poter vivere. Tutta la popolazione deve potersi sostenere autonomamente anche qualora non riuscisse ad ottenere un lavoro stabile o fosse in condizioni di disabilità fisica o mentale o appartenesse a categorie particolarmente emarginate.
A livello sociale dunque punterei fortemente sull'ormai famoso reddito di cittadinanza. Uno "stipendio" fisso destinato a chi non ha lavoro. A tale strumento andrebbero però affiancati dei sistemi di formazione e inserimento nel mondo del lavoro, nonchè dei limiti temporali definiti. Io stato ti sostengo durante il tuo periodo di inoccupazione ma al contempo ti offro degli strumenti per migliorare le tue competenze e dei canali privilegiati che possano consentirti di reimmetterti in tempi celeri nel mondo del lavoro. Per scoraggiare l'abuso di questo strumento esso dovrà avere una durata temporale limitata, al massimo 2 anni e la stessa persona vedrà dimezzarsi la durata ogni qualvolta dovrebbe reutilizzarla causa perdita del lavoro ad esempio. Inoltre, per prendere 2 piccioni con una fava renderei obbligatorio l'impiego di un numero esiguo di ore nell'ambito dei lavori socialmente utili, da parte degli aventi diritto al reddito di cittadinanza.
Parte degli introiti derivanti dalle imposte dovranno essere riservate all'abbattimento su tutto il territorio delle barriere architettoniche, un paese civile non può permettersi di ostacolare il cammino di persone con problemi di disabilità.
Sempre su questo punto bisognerà fornire servizi di assistenza adeguati a persone disabili ed anziani abbandonati. Una famiglia che abbia un bambino affetto da SLA o da sindrome di Down non PUO' essere lasciata sola, mai! Idem un anziano che arrivi ai suoi ultimi anni senza una famiglia o qualcuno ad occuparsi di lui, gli anziani spesso sono persone indifese e inermi che hanno il diritto di essere tutelati al tramonto delle loro vite.
Infine andrebbero costituiti dei centri di accoglienza strutturati per senzatetto e migranti, a loro va assicurato un tetto, un pasto caldo e cure mediche. Argomento imprescindibile per uno Stato equo e solidale, temi non trattabili con leggerezza e demagogia.
Come e in quali settori investire
Vi faccio una domanda: quali sono i punti forti dell'Italia?
La mia risposta è la seguente:
- Patrimonio artistico - culturale
- Bellezze naturali e paesaggistiche
- Varietà e qualità del settore agroalimentare
- Cervelli (da non far fuggire)
Bisognerebbe dunque puntare su tutto questo. Investimenti nel settore terziario, in particolare turismo, ristorazione e accoglienza, virata fortissima sui beni culturali e fortissimi investimenti sui giovani, sulle innovazioni tecnologiche e sulla new e smart economy.
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Da tutto il mondo ci vengono invidiati i nostri monumenti, il nostro mare, le nostre alpi e le nostre bellezze. Basta vedere un qualsiasi programma di Piero o Alberto Angela per accorgerci che siamo un paese unico da questo punto di vista. L'Italia è il paese al mondo con il maggior numero di siti patrimonio dell'UNESCO. Puntare su quello è segno di intelligenza. Come farlo? Incentivando la creazione di strutture ricettive adeguate, costruendo infrastrutture a livello di trasporti che facilitino l'approdo nei siti di rilievo, sensibilizzando le persone a vivere di bellezza e non di nefandezza e qui va fatto un lavoro sulla mente delle persone, sulla loro anima a partire dagli anni vissuti tra i banchi di scuola. Un professore universitario, un ricercatore, uno studente delle belle arti deve avere pari dignità di un qualsiasi altro lavoratore, deve poter guadagnare molto e trovare occupazione in fretta. Tutto ciò è possibile solo se incentiviamo la gente a seguire quella strada e se aumenteremo i posti di lavoro in quell'ambito. Tutto l'indotto, fatto di ristorazione, centri benessere e centri di accoglienza ne beneficerebbe come diretta conseguenza. Sarebbero introiti extra, derivanti dalle tasche di turisti soprattutto stranieri che farebbero girare l'economia.
Un'altra grossa risorsa per noi sono i giovani. Come convincere i giovani a restare in Italia? Come convincerli che un futuro qui è possibile?
Agevolandoli nelle loro attività, promuovendo le loro idee, ridando loro dignità.
In questo senso vanno assolutamente fatti degli sforzi per agevolare la formazione delle startup nella penisola. Pensate che in Italia sono stati investiti 100 milioni di euro nel 2017 per startup tecnologiche a fronte di ben 19 miliardi di euro spesi in tutta l'UE! In pratica ogni 190 startup create in Europa solo una è italiana. E' inaccettabile. In questo modo per i giovani è difficile mettersi in gioco, difficile realizzarsi e per l'Italia tutta è difficile innovarsi. Se nessuno ha la possibilità di mettere in pratica le proprie idee, magari a volte geniali, allora in Italia moriremo poveri nelle tasche e nei contenuti.
Bisogna convincersi che l'economia non è più lineare ma circolare. Bisogna investire per guadagnare. Un'azienda fertile genera guadagni ai suoi dipendenti, i suoi dipendenti di conseguenza investiranno e spenderanno soprattutto nei beni e servizi del paese ospitante. Più arricchisco i miei cittadini, più i cittadini arricchiranno lo stato. Ci saranno più introiti derivanti dalle tasse, ergo ci saranno più servizi, ergo più opportunità e investimenti. E' un circolo virtuoso che si innesca. Oggi in Italia purtroppo siamo in un circolo vizioso.
Una rivoluzione culturale
Ma tutto ciò è possibile con dei meri numeri e regole da portare avanti?
Assolutamente no. La pietra fondante del cambiamento deve essere una rivoluzione culturale e sociale.
Siamo noi cittadini a dover cambiare atteggiamento, sono le Istituzioni però a doverci dare l'esempio. In questo trovo essenziale che ci siano finalmente dei tagli ai privilegi dei politici e dei dipendenti statali. Non si tratterebbe di una questione esiziale a livello economico (rientrerebbero centinaia di milioni ma non miliardi) ma una questione morale, oggigiorno centrale. La classe politica e dirigente dovrà dare l'esempio per sperare che i cittadini accettino riforme di lungo termine e un non abbassamento delle tasse, la rivoluzione deve essere radicale. Via condannati, imputati, tagli ai vitalizi, stop agli sprechi e i privilegi inutili. Il cittadino delinque di più se a governarlo è un imputato o peggio ancora un condannato. Un cittadino costruirà abusivamente se sa che nel programma elettorale di una forza politica è previsto un condono, e tenderà ad evadere se saprà di restare impunito o che ogni 10 anni arriverà un indulto e cosi via. Esempio prima di tutto quindi.
A quel punto sarà necessario cambiare le prospettive degli italiani, abituarli a ragionare a lungo termine, insegnare loro a guardare oltre il proprio naso, inculcare l'idea di dover lasciare ai propri nipoti un mondo migliore rispetto a quello che avevano trovato, istruirli alla legalità, abituarli a concepire il lavoro in un modo diverso, concedere loro le opportunità che meritano.
Per fare questo servono fatti. Sono un convinto fautore della teoria pavovliana del premio/punizione. Ognuno di noi sarà più avvezzo a compiere determinate azioni se ad esse corrisponderà un rinforzo positivo, ovvero una ricompensa. Viceversa saremo scoraggiati a compierne altre se ad esse corrisponderanno delle punizioni. La legalità e la lungimiranza vanno premiate, oltrechè insegnate e promosse. Alzare le pene per i reati finanziari e reati di evasione è determinante. Solo cosi ci sarà un ulteriore scoraggiamento a delinquere. Un lavoratore sarà più felice di lavorare in un'azienda che crede in lui piuttosto che in una che non lo fa, anche a parità di stipendio. Un uomo che sa di poter essere accompagnato nel suo percorso da piccoli premi come potrebbero essere corsi professionalizzanti, riduzioni orari lavorativo, bonus, flessibilità, tempo libero, coinvolgimento nel processo decisionale, sarà un uomo più lungimirante, più felice di lavorare per quell'azienda piuttosto che all'altra. Ci vogliono investimenti ingenti per rendere le persone felici di lavorare, felici di non delinquere.
La rivoluzione culturale coinvolge tutti, nessuno escluso. Ognuno di noi è artefice del proprio destino e di quello di tutta la comunità. Per far si che essa avvenga è necessario smetterla con la logica del "cosi fan tutti" o del meno peggio. Dobbiamo provare ad essere una comunità ambiziosa, eticamente e socialmente solida e impeccabile se vogliamo raggiungere traguardi importanti a livello economico e sociale.
Riformare il mercato del lavoro
L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Considerando che la nostra repubblica è in crisi, e che siamo appena entrati nella cosiddetta terza repubblica, forse sarebbe il caso di rivedere l'articolo 1 della nostra Costituzione o almeno provare a rispettarne pienamente i principi.
Ma quale dovrebbe essere il principio fondativo del nuovo mercato del lavoro?
Più lavoro per tutti, meno ore per tutti. Questa è la mia ricetta.
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Il mio obiettivo, la mia utopia se fossi un legislatore sarebbe quella di provare a rendere tutti i cittadini in grado di soddisfare i propri bisogni primari e di poter avere il tempo e le risorse per sfruttare al massimo il proprio tempo libero.
Dico questo perchè oggi il bene più prezioso non è più il denaro, l'oro, il petrolio ma è diventato il tempo.
Il principio distopico di lavoratore totale è sempre più vicino alla sua realizzazione. Sono il mio lavoro. Il lavoro nobilita l'uomo? No, lo rende prigioniero. Pensateci, pensate a quanto tempo avete per voi stessi. La risposta sarà deprimente e aberrante. Ora pensate a quanto guadagnate in rapporto a quante ore dedicate al lavoro. Risposta altrettante aberrante. Quindi perchè continuare su questa strada? Perchè continuare ad accettare che il mondo vada in questa direzione. Bisogna fermarsi a riflettere seriamente e ripensare ai fondamenti che guidano il mercato del lavoro.
Il governo tedesco ha appena stretto un accordo con il sindacato dei metalmeccanici, voce di quasi 5 milioni di lavoratori, per ridurre l'orario lavorativo a 28 ore. Non so voi mai accumulo quelle ore in 2 giorni e mezzo al massimo di lavoro. Si tratta di una questione di civiltà.
Oggi siamo la società col grado di benessere maggiore ma produciamo miseria e infelicità intorno a noi. La malattia del nuovo millennio sembra essere la depressione, psicologi e psichiatri mai cosi indaffarati. Tutto in nome di una fantomatica produttività e del dio Denaro. La mia ricetta è utopica ed è rappresentata da questa equazione:
- Ore di Lavoro x Stipendi invariati= - Disoccupati + Dignità
Poniamo di dover coprire 20 ore in una giornata. Oggi l'azienda X assume 2 dipendenti a 1500 euro lorde al mese per coprire le 20 ore con 2 turni da 10 ore spalmati sui 2 lavoratori. Vorrei un mondo dove quelle 20 ore siano coperte da 3 dipendenti a 1500 euro lorde al mese. Avremmo circa 7 ore di lavoro a testa, 2 persone con 3 ore di tempo libero al giorno in più, una persona che prima era inoccupata che lavora con dignità e stipendio fisso. E le coperture? Le coperture le prendi dalle tassazioni accennate sopra, dai tagli agli sprechi, da una seria lotta all'evasione. Inoltre questi temi, queste rivoluzioni sono rivoluzioni a cui serve tempo, iniziare adesso per constatarne i frutti fra 10 anni. Serve questo ad un paese indebitato e recesso come il nostro. L'unico modo per rinascere è rifondare, non si può continuare a galleggiare, a sopravvivere.
Altre coperture le troverei abolendo quella mancetta che sono stati gli 80 euro di Renzi. Che beneficio hanno portato a lunga gittata? Nessuno. Un'uscita al ristorante in più? Una camicia in più da indossare? Nessun segno di ripresa grazie a quella manovra, perchè non è stato un investimento ma un contentino, una manovra tampone per farci stare più tranquilli. Non è stata una manovra strutturale.
La flessibilità non è sinonimo di precarietà, questo deve essere chiaro. Non sono contro un lavoro flessibile, ma sono contro la precarietà. Flessibilità dovrebbe essere sinonimo di opportunità, di scelta. Da noi viene usato come pretesto per renderci schiavi del lavoro e delle multinazionali. Offrire incentivi alle aziende per assumere a tempo indeterminato o con dei tempi determinati che siano almeno della durata di 2-3 anni sarebbe un buon compromesso. Ridare dignità all'articolo 18 è una garanzia necessaria per la tutela dei lavoratori.
Non dimentichiamoci dell'ambiente. Viviamo sull'unico pianeta conosciuto che ospiti forme di vita, non distruggiamolo. Per farlo abbandoniamo il fossile e lanciamo un piano ventennale che possa permetterci di produrre autonomamente l'energia che consumiamo investendo sulle fonti di energia rinnovabili. Farlo vuol dire creare nuovi posti di lavoro e potrebbe voler dire creare nuove eccellenze nel settore, siamo pur sempre un paese che può far leva su abbondante energia eolica e solare, sfruttiamola. Lottiamo per il nostro pianeta e nel farlo creiamo lavoro, investiamo sul settore automobilistico alla ricerca di progetti mirati all'alimentazione alternativa a quella diesel e benzina. Diamoci dei tempi lunghi ma lottiamo per rispettarli e aprire nuove strade.
Investiamo sulla ricerca e sull'università, rivoluzioniamo anche quest'area perchè è da li che nasceranno dirigenti, professori, scienziati e amministratori del futuro. Apriamo le nostre università a tutti e aboliamo i numeri chiusi elevando però la selezione naturale all'interno dei vari corsi. Integriamo le aziende nel mondo accademico, i nostri ragazzi devono toccare con mano quello che studiano, deve esserci una sinergia reale e totale che agevoli l'apprendimento e l'inserimento successivo nel mondo del lavoro. Diamo dignità a chi sceglie la strada della ricerca, gli stipendi devono essere raddoppiati almeno e anche qui serve il miglioramento dell'infrastruttura, dei laboratori. Siamo delle eccellenze riconosciute in tutto il mondo, mettiamo in condizione i nostri cervelli di lavorare e non di fuggire.
Creare una filiera produttiva a livello agricolo che possa mantenere standard elevati, migliorare i servizi legati ad essa e abbattere costi inutili legati ad inutili intermediari e faticose vie di ricerca della vendita dei prodotti made in Italy. Non servono dazi per noi, abbiamo bisogno di esportare e di regalare al mondo le nostre perle ma per mantenre certi standard dobbiamo necessariamente preservarne la qualità con serietà, implementando controlli rigorosi e mantenendo target igienico - sanitari inattaccabili.
Ecco la sanità, non si può accettare un livello cosi basso in certe aree del paese. Abbiamo un sistema sanitario invidiabile e solidale ma poco efficiente. Creare un polo biomedicale dove progettare nuovi dispositivi, cercare innovazioni nel settore e portarle dentro gli ospedali. Non possiamo dipendere dagli altri paesi su questo punto visto che abbiamo dimostrato di primeggiare nel campo della ricerca e dello sviluppo ma non abbiamo i fondi, le strutture e meccanismi oliati di collaborazione fra R&D e aziende ospedaliere.
Il mercato del lavoro non deve essere basato sul guadagno, non deve essere basato sulla produzione cieca ma deve essere basato su un mercato equo, solidale, efficiente e libero che consenta a tutti di sentirsi parte della propria realtà e artefice del proprio destino.
Valorizzare il tempo libero
Ultimo ma non ultimo ecco il mio pallino, la mia utopia.
Ho già ampiamente parlato di quanto sia importante valorizzarci come individui e di quanto sia fondamentale definirci come tali alla ricerca di qualcosa che non sia solo il nostro lavoro.
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Il lavoro nobilita l'uomo si dice, il tempo libero lo nobilita ancora di più dico io.
Si va in una direzione pericolosa. Una direzione dove in molti iniziano a ricorrere a farmaci, o nei casi peggiori a droghe, per mantenere certi ritmi. Il lavoro occupa ogni minuto della nostra vita ormai, anche quando siamo a casa tendiamo a pensare al lavoro e quando non lo facciamo lavoriamo inconsciamente perchè abbiamo sviluppato una mente produttiva e senza pause.
Pensateci un attimo a quante volte conducete dei task casalinghi come se fossero un lavoro, pensate a quante volte avete impiegato il vostro tempo libero nell'ansia di voler fare diverse cose senza riuscire a farne nessuna o solo pochissime, quante volte vi siete detti di volervi concedere quella pausa ma non ne avete avuto il tempo, quante volte tornati a casa dopo una lunga giornata di lavoro vi siete sentiti in colpa per non aver terminato quel task che avete lasciato in ufficio a metà.
I task non finiranno mai, il lavoro non cesserà mai quindi mettiamoci l'anima in pace e concentriamoci (anche) su altro, su noi stessi, le nostre passioni e i nostri cari.
Ma come possiamo farlo se il tempo libero a nostra disposizione è risicatissimo? Ecco perchè bisogna ridurre le ore di lavoro senza abbassare gli stipendi. E come posso coltivare i miei hobby senza tempo e con stipendi bassi a scapito di un costo della vita che sale sempre più? Ecco perchè devo ridurre le ore lavorative, non abbassare gli stipendi e offrire opportunità di mettersi in gioco a chi vuole esplorare alternative e dare modo a se stesso di crescere anche professionalmente anche fuori dall'orario di lavoro.
Un giorno rimpiangeremo del tempo libero che non abbiamo avuto ma non rimpiangeremmo mai quell'ora di lavoro che non abbiamo fatto. Si lavora troppo e male.
Studi scientifici hanno dimostrato che l'80% di quello che produciamo in una giornata lo produciamo in poco più di 2 ore. Perchè lavorarne 10 allora?
Altri studi han dimostrato che il massimo della produttività la si raggiunge concentrandosi per poche ore su un singolo task e senza troppe distrazioni. Quindi perchè lavorare multitasking e sottopagati per 10 ore magari perdendo ore ed ore tra pause caffè forzate, riunioni inutili, mail diplomatiche e chiacchierate più o meno lavorative? Lavorare meno ore non vuol dire lavorare peggio.
Se fossi un datore di lavoro darei un premio, un bonus a chi completa i task nel minor tempo possibile e non a chi resta al lavoro fino a tardi. Vorrei un mondo del lavoro dove la frase fatta "Oggi mezza giornata?!" sia vista come un complimento e non come un'offesa/minaccia, perchè foriera di obiettivo raggiunto entro tempi brevi e non annacquati.
Prendiamoci una pausa e pensiamo a quali sono le cose che ci rendono felici, che ci incuriosiscono, che ci fanno crescere. Raramente inseriremmo il lavoro tra queste cose. Il lavoro è essenziale non fraintendetemi ma va superato il concetto di lavoro come unica esperienza fondante della nostra esistenza. Il lavoro deve essere il mezzo per raggiungere i nostri sogni, realizzare i nostri progetti, consentirci di viaggiare, imparare, metter su famiglia, fare sport, fare corsi, informarsi, stare tra la gente. Il lavoro deve darci uno scopo nell'ambito lavorativo per farci sentire parte di qualcosa in cui crediamo e al tempo stesso deve essere la sorgente alla quale abbeverarci ogni qualvolta vogliamo realizzare qualcosa al di fuori di esso.
Vorrei un'Italia fondata sul lavoro e il tempo libero.
Un personaggio che qualcosina più di me ne sapeva diceva:
Lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero.
Quell'uomo era Aristotele.
Questa è la mia utopia.
Conclusioni
Se siete arrivati a leggere fin qui avete vinto il contest nel contest, complimenti!
So di non essere entrato molto sul tecnico a volte, ma questo dovrebbe essere compito di chi ci guida e ci governa, noi dovremmo indicare loro la via ma non siamo burocrati, non abbiamo questo onere ma abbiamo il dovere di impegnarci a fondo come cittadini ed esseri umani per migliorare il nostro paese, noi stessi e il nostro mondo.
La mia ricetta è composta da tanti ingredienti come avrete avuto modo di leggere eppure sono sicuro di essermene dimenticato qualcuno. La riuscita di questa ricetta dipende da noi, iniziamo a responsabilizzarci come persone, come singoli individui se vogliamo far crescere la nostra economia e la nostra società.
Riassumendo dunque:
- Revisione scaglioni Irpef
- Maggiore Equità e solidarietà
- Lotta all'evasione
- Abolizione canone RAI
- Legalizzazione droghe leggere, sesso a pagamento e gioco d'azzardo
- Attenzione a diseredati, persone in difficoltà, anziani e malati
- Reddito di cittadinanza
- Investimenti sul terziario
- Deducibilità trasversale dell'IVA
- Riduzione orari lavorativi
- Valorizzazione del tempo libero
- Attenzione maggiore alle startup
- Virata forte sulle energie rinnovabili
- Puntare sul benessere e la libertà di scelta e puntare meno sul guadagno, sul capitale, sulla produttività cieca
Anche qui perdo qualche pezzo ma penso che un'idea ve la siate fatta di quel che penso. Pensiamo di più al nostro benessere psico-fisico e meno ai soldi, sperando che nessuno abbia più problemi in tal senso e che tutti abbiano pari dignità di fronte alla vita.
I soldi come è noto non fanno la felicità, ma le tasse se ben gestite e redistribuite, quelle si che potrebbero regalare un po di gioia!
Ciao, prima cosa complimenti per il post e per il tempo che ci hai messo, su molti punti sono d'accordo con te su altri un po' meno (ciò non inciderà sulla valutazione della qualità del post) e visto mi piace dibattere ti risponderò sui punti che non sono d'accordo (alcuni come IVA, investimenti sul terziario etc etc sono MOLTO d'accordo)
Grazie @deusjudo, davvero grazie per aver letto tutto e da quel che vedo assimilato i concetti. Sono ancora più soddisfatto di vedere un dibattito, soprattutto sulle cose che non ti sono piaciute molto nei miei contenuti: questa è la vera democrazia!
Provo a controrisponderti punto per punto:
1.Vero, verissimo ma sarebbe bello avere uno scaglione dove chiaramente i più poveri vengono sempre esentati dalle tasse.
3.Sulle accise non sono daccordo con te per il semplice fatto che all'interno delle accise c'è di tutto, dal finanziamento per la guerra in etiopia (?) a quello per la crisi di Suez, fino ai vari terremoti e alluvioni degli ultimi 50 anni. Sommando le varie cifre abbiamo 50 centesimi al litro di aggravio. Lo trovo inaccettabile. Dovremmo ritornare ad avere la decenza almeno di chiamare le cose con il proprio nome, per quel che sono.
Grazie ancora del tuo intervento, il dibattito è stimolante!
Post articolato e lungo. Condivido la tua idea del "lavorare tutti, lavorare meno". Distribuendo meglio i lavori e a più persone si riuscirebbe ad avere più tempo libero e anche a godersi i (pochi) soldi che si guadagnano.
Sul reddito di cittadinanza ho i miei dubbi, con la situazione attuale dove prenderebbero i soldi per distribuirlo? Già si è visto come sono stati gestiti i fondi (per lo più europei) per Garanzia Giovani e altri progetti per l'inserimento o il reinserimento nel mondo del lavoro, è stato un fallimento quasi prima di iniziare e non se ne parla più.
Prima di applicare i punti da te elencati ci sarebbe da cambiare la mentalità delle persone e far capire l'importanza di questi concetti.
Grazie per aver letto il post innanzitutto, credo sia stato molto sfidante.
" Prima di applicare i punti da te elencati ci sarebbe da cambiare la mentalità delle persone e far capire l'importanza di questi concetti. "
Sono daccordo con te, infatti tra i miei tanti punti ho incluso quello di una rivoluzione culturale necessaria e doverosa per poter approcciare in modo diverso il mercato del lavoro e la nostra situazione economica e sociale.
Sul reddito di cittadinanza io sono sempre stato favorevolissimo, sono comunque dubbioso sul fatto che in Italia possa essere visto come un strumento per raggiungere gli obiettivi. Temo purtroppo che potrebbe essere visto come mero assistenzialismo e in quest'ottica non servirebbe a molto.
Spesso mi pongo la domanda di quanto si possa cambiare la mentalità e quanto si possa migliorare il mercato del lavoro. Purtroppo spesso trovo a rispondermi in ambo i casi "poco". Ecco perchè sono molto propenso ad un miglioramento, quantomeno, della qualità della vita e del nostro tempo libero, punto sul quale ho insistito tantissimo.