RESTEEM: uno strumento preziosissimo

Dopo alcuni mesi di militanza su Steemit forse è eccessivo parlare di esperienza per me, soprattutto in riferimento ad una piattaforma che si evolve a ritmi velocissimi e che ogni giorno presenta novità ed innovazione.
Sono però consapevole che esistono elementi che rivestono un ruolo fondamentale nello sviluppo del social network: l’UPVOTE, il COMMENTO e il RESTEEM.
Dopo che alcuni giorni fa mi sono soffermato su cosa significhi per me il commento ed in che modo ne faccia uso (link), oggi vorrei concentrarmi sullo strumento di condivisione per eccellenza: il RESTEEM.

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Su altri social network viene spesso fatto un abuso della condivisione e spesso ne fuoriesce una confusione maggiore ed un conseguente caos di informazioni.
Ciò che accade invece su Steemit è molto diverso: escludendo canali strumentali, di servizio, che tendenzialmente non producono post, ma si avvalgono di un alto numero di follower per condividere contenuti di tematiche e/o lingue, gli utenti “privati” utilizzano il resteem con molta parsimonia.
Ho cercato quindi di dare una spiegazione a questo e soprattutto capire cosa non comporti un cambiamento di trand.
Partiamo dal presupposto che Steemit, come detto poco sopra, è una piattaforma molto frenetica, in cui il tempo di ”celebrità” per un articolo (mediamente) ha la durata di un battito d’ali. Questo perché i contributi che si riversano su questa piattaforma sono decine ogni ora. Per dimostrare questo è sufficiente controllare la schermata dei “nuovi post” pubblicati (senza tag) appena dopo aver pubblicato un articolo: passati pochissimi secondi siamo già i 3°-4° della lista.
In comunità importanti come quella di SPI, che si fonda su sistemi di diffusione del post ben strutturati (il canale Discord, il Post-IT (fino a qualche giorno fa, purtroppo), per esempio l’iniziativa di @road2horizon nella riproposizione degli articoli di ogni utente settimanalmente e il canale di @ita-directory che quotidianamente propone i post pubblicati il giorno prima) il ”tempo di vita” di un articolo si prolunga notevolmente, ma non poi a sufficienza per raggiungere molti lettori.
Da qui l’importanza del resteem che permette ad un articolo anche di alcuni ore o giorni di rinascere e di tornare su quel palco che lo ha visto protagonista per pochi attimi precedentemente. Una seconda vita per il post, che gode anche di una maggiore diffusione, dato che al momento del resteem viene riproposto ai follower del condivisore, non necessariamente gli stessi del post originale.

Ma allora per quale motivo il resteem è uno strumento così poco utilizzato?
Parto da un’analisi personale, che inizia dal considerare che tutti i post condivisi rimangono a tutti gli effetti sulla pagina anche del condivisore. Questo probabilmente è un motivo per cui il resteem viene usato con parsimonia: in un sistema basato sulla blockchain si fa tutto con la consapevolezza che anche un semplice resteem rimarrà sempre parte del nostro account.
Inoltre il termine condivisione rispecchia in pieno quello che è l’animo che spinge l’utente ad intervenire con il resteem su un post di un altro autore: avere un opinione affine a quanto esposto nell'articolo condiviso oppure nutrire ammirazione/apprezzamento nei confronti di quanto scritto.
Trovare queste caratteristiche risulta molto difficile, dato che molto spesso i gusti sono vari e soprattutto, come detto sopra, il tempo di vita di un post sul "palco delle celebrità" è molto breve e non è facile riuscirlo a "pescare" in tempo.

Il resteem è quindi uno strumento di vera importanza, illimitato in confronto all'upvote, ma che deve essere usato con molta parsimonia, senza così correre il rischio che diventi uno strumento da prendere sottogamba come succede in altri social network di scarsa qualità.