La battaglia per la Super League, iniziata il mese scorso con l'annuncio della creazione del nuovo torneo elitario da parte delle dodici società fondatrici, e immediatamente osteggiato dall'UEFA, sembra essere giunta ad un punto di non ritorno. Il consiglio direttivo del massimo organo europeo del pallone ha infatto deciso l'apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di Real Madrid, Barcellona e Juventus, uniche tre realtà a non essersi piegate ai ricatti di Ceferin e soci.

Del resto, dal momento in cui tutte le società che sono rientrate sotto l'ala protettrice dell'UEFA dopo essersi cosparse il capo di cenere hanno accettato le sanzioni economiche a punizione del loro gesto, non era pensabile che da Nyon si decidesse di soprassedere al comportamento delle tre ribelli rimaste, che in questo caso difficilmente se la caveranno solo con una multa, sebbene un po' più sostanziosa, e con la gogna pubblica.

Dalla Spagna, ma non solo, sono giunte in queste ore diverse anticipazioni della sentenza e le stesse non sembrano per nulla favorevoli ai club che non se la sono sentita di imitare gli altri e di scappare con la coda tra le gambe di fronte al tentativo di affossare il progetto Super League: le due spagnole e la squadra bianconera starebbero rischiando seriamente l'esclusione dalle coppe europee per almeno due anni.

Tralasciando l'orrore che provocano le sentenze anticipate sui giornali, buttate lì quasi per testare la reazione dell'opinione pubblica, personalmente non ho dubbi sul fatto che Ceferin intenda usare la mano pesante contro i suoi nemici. A questo punto della storia tutte le parti in causa si trovano a metà del guado e sebbene siano consapevoli che continuare ad attraversare il fiume può diventare rischioso, non dispongono di altra scelta, onde evitare guai forse peggiori, che proseguire sulla strada intrapresa.

La squalifica arriverà dunque, ma insieme ad essa anche uno o più ricorsi nelle sedi opportune, che potrebbero potezialmente cambiare il calcio per sempre. Agnelli, Perez e Laporta posseggono dalla loro parte un recente pronunciamento del tribunale di Madrid, che riconosce il diritto delle società, intese come aziende, di poter organizzare una loro competizione in ossequio delle leggi europee sul libero mercato.

In altre parole, secondo quanto sostenuto dalle tre ribelli, l'UEFA non disporrebbe di alcun diritto nel sanzionare i club che decidessero di creare un'alternativa al monopolio da essa detenuto, tento più che la Super League si trova in questo momento ufficialmente ancora in uno stadio primordiale di studio e non riconosciuta, nemmeno dalle fondatrici, come competizione vera e propria. D'altra parte si potrebbe obiettare che non sembra molto coerente voler continuare ad intascare i soldi da un'associazione che si è deciso di lasciare.

La mia sensazione personale è che potremmo trovarci alla vigilia di una nuova sentenza Bosmann, quella che nel 1995 permise a tutte le squadre, anche in quel caso dopo una battaglia legale con l'UEFA, di schierare un numero illimitato di giocatori provenienti dall'Europa, secondo le vigenti leggi comunitarie sul lavoro. Juventus, Real Madrid e Barcellona si sono già affidate allo stesso studio legale, quello dell'avvocato Dupont, che all'epoca vinse la causa intentata da Jean-Marc Bosman e che, si narra, in tema di diritto sportivo non abbia mai perso nemmeno una battaglia.

In ogni caso ci sarà da interrogarsi sugli scenari futuri. Che cosa farebbero eventualmente le tre secessioniste una volta vinta la partita? Insisterebbero sulla via della Super League, dopo aver perso per strada tutte le altre fondatrici, o da quest'ultime (e magari da altre rimaste furbescamente nell'ombra), liberate dal giogo dell'oppressore e tornate ad annusare il profumo dei soldi della JP Morgan, ci sarà da aspettarsi una seconda giravolta?

_{Photo by tonixjesse, CC0 Pixabay}

E così, quando un po' tutti gli appassionati delle due ruote su strada pensavano di assistere ad un Giro d'Italia ormai deciso, con le ultime tappe buone solo da passerella per la maglia rosa, Egan Bernal, è arrivata la sorpresa che non ti aspetti, con il fortissimo scalatore colombiano, fin qui dominatore della corsa, in crisi nera sull'ultima salita e stacccato per la prima volta dall'inizio del Giro d'Italia.

Che il giorno di risposo venga spesso mal digerito da alcuni corridori non è soltanto un assioma buono a riempire le trasmissioni televisive, ma si è rivelato negli anni un teorema dimostrato dai dati di fatto: esistono particolari tipi di ciclisti che necessitano costantemente di tenere alto lo stress fisico ed emotivo per poter rendere al meglio, e Bernal è apparso oggi il classico corridore battuto più dalla spina staccata che dagli avversari.

Avversari ai quali va comunque riconosciuto di aver portato avanti una corsa straordinaria: in primis a meritare gli encomi sono stati gli uomini della Team BikeExchange, che ha più volte affiancato la Ineos in salita per fare la corsa, quasi come a voler avvisare minacciosamente la squadra della maglia rosa di una forma in crescendo del loro capitano, Simon Yates.

E proprio il britannico, è giunto al traguardo dopo aver rosicchiato un minuto sulla salita finale a Bernal, scattando dietro Joao Almeida, finalmente apparso anche lui sui livelli del Giro di ottobre. Una rondine che forse non farà primavera per Yates, ora terzo in classifica generale e ancora staccato di quasi tre minuti e mezzo da Bernal, ma con altri due arrivi in salita terribili nei prossimi giorni, oltre alla cronometro finale di Milano, tutto può ancora succedere.

L'applauso finale di giornata deve essere riconsociuto a Daniel Martin, vincitore sul traguardo di Sega di Ala dopo essere stato in fuga insieme ad altri corridori per quasi tutta la tappa. L'irlandese della Israel si è dimostrato abile e coraggioso ad avere ancora le energie fisiche e mentali per scattare e staccare tutti poco prima di essere raggiunto dal gruppo dei migliori sull'ultima salita.

Classifica Generale

1. Egan Bernal (Col) in 71:32:05
2. Damiano Caruso (Ita) a 02:24
3. Simon Yates (Gbr) a 03:23
4. Alexandr Vlasov (Rus) a 06:03
5. Hugh John Carty (Gbr) a 06:09
6. Romain Bardet (Fra) a 06:31
7. Daniel Martinez (Col) a 07:17
8. Joao Almeida (Por) a 08:45
9. Tobias Foss (Nor) a 09:18
10. Giulio Ciccone (Ita) a 11:26

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Photo by geralt (Pixabay), CC0

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