IL CAMMINO DI SANTIAGO – GIORNO 6 – DA LIRES A FINISTERRA

stella87s (62)in #travel • 7 years ago

Questo ultimo resoconto dei due giorni conclusivi del cammino è interamente tratto dal diario di viaggio compilato con Silvana e Dario durante questi magnifici 7 giorni insieme.

GIORNO 6 – Venerdì 22 luglio 2016

DA LIRES A FINISTERRE

19,53 KM

Partenza da casa Raul con tutta calma, ore 9, dopo una ricca colazione preparata da Teresa, moglie di Raul: pane tostato nella mantequilla, marmellate fatte in casa, ma soprattutto biscocho. D’altronde “non si può camminare con una gamba sola”, ci ammonisce Teresa.

Il primo tratto di cammino, tra salite e discese, è stato costellato da una malinconia penetrante: lasciare tutto quel verde e quella quiete, la natura e l’oceano. Per cosa? Per tornare nella bolgia infernale delle nostre vite quotidiane?
Sentire il rumore delle onde del Mar Rostro, però, ci ha consolati e spinti ancora verso la meta finale.

C’è qualcosa di magico nel sentire, camminando in un sentiero di un bosco, il fragore dell’oceano che si infrange sulla costa da Morte, sorvegliato a vista da innumerevoli horreo, in piedi e vigili come sentinelle nei campi di grano.
E rimbomba il rumore dell’onda, anche dentro di me.

L’ultimo giorno è un po’ un saluto complessivo all’esperienza del Cammino e lungo il percorso incontriamo gli amici avventori di Casa Pepa.

Ci accompagna un gruppo di silenziose polacche, fino al paese di San Martiño del Duyo, ultima tappa prima di Finisterre. E’ proprio qui che acquistiamo le nostre CONCHAS da un gruppo di scaltre bambini venditrici di strada con cassa elettronica.

Gli ultimi km sono i più difficili: la fatica accumulata, i segnali scarseggianti, la malinconia dell’arrivo ci rallentano ulteriormente, ma alla fine ce la facciamo: ecco FINISTERRE.

Troppa confusione ci stordisce, dopo il nulla di Lires e dintorni il nugolo di turisti e pellegrini ci spaventa e andiamo a rifugiarci in una pensione ai margini del paese: PENSIòN FINISTELLAE.

Dopo un lauto pranzo a base di pesce (chipirones, pulbo, langostine e vino) ci spiaggiamo sulla sabbia di Finisterre. Inizia a piovere, c’è vento, la marea sale, ma noi ci ripariamo sotto un pareo e dormiamo fino a che l’acqua gelida dell’oceano non arriva a congelarci i piedi.

E’ il momento di ritirare il nostro certificato del termine del Cammino. Dopo quello di Muxìa non possiamo rinunciare all’attestato finale delle nostre fatiche. Dotati di una sola credenziale per tre, all’albergue municipal ci sottopongono ad un duro test per capire se avevamo effettivamente compiuto i mistici 100 km, il minimo sindacale per poter pretendere il certificato del cammino...

Il nostro compagno di cammino, Andrea, ci attende per compiere lo sforzo finale, la visita al faro e l’arrivo al km 0.

Un’emozionante puesta del sol ci ricompensa per tutte le fatiche vissute e ci lascia incantati, mentre sgranocchiamo oleose empanadas e beviamo una poco romantica birra in lattina. E’ il momento perfetto per tirare le somme di un’esperienza unica.

Al calar del sole si alza un vento gelido che ci sospinge verso casa.La discesa è ancora più faticosa e alla nostra destra c’è un orrido burrone. Ma Finisterre ci attende per l’ultima Schweppes per digerire le empanadas, con sottofondo di cornamuse celtiche. Accompagniamo Andrea a casa, raggiungendo gli ormai consueti 20 km giornalieri e, stanchi ma soddisfatti, ci accasciamo sui nostri lettini umidi, in fila uno dietro l’altro.

GIORNO 8 – Sabato 23 luglio 2016

DA FINISTERRE A SANTIAGO A ROMA

3,7 KM

Sveglia molto tardi. La prima sveglia non l’abbiamo minimamente calcolata e quando ci alziamo il sole è già alto nel cielo. Il malumore è palpabile, la tristezza per il lunedì che incombe ci spinge quasi a saltare la colazione pur di prendere il bus diretto per Santiago delle 9:45.

Tutti i km percorsi in 6 giorni buttando sangue, il bus li copre in una misera ora e mezza. Ma la meta non conta, conta il cammino. Questo lo abbiamo imparato.

Arrivati a Santiago la città pullula di vita e si prepara ai festeggiamenti del 25 luglio, giorno di Santiago.

Prendiamo il pullman per arrivare all’aeroporto e cominciamo a studiare i miti e le leggende della Galizia. Questa terra ci ha decisamente affascinato e ora, dall’aereo, mentre sorvoliamo l’Europa cristiana, ci ripromettiamo che torneremo, probabilmente per combattere il cristianesimo e ridare i giusti riti pagani ai galiziani, eredi di una cultura celtica che non va cancellata.

VIVERE È STARE SVEGLI
E CONCEDERSI AGLI ALTRI,
DARE DI SÉ SEMPRE IL MEGLIO,
E NON ESSERE SCALTRI.
VIVERE È AMARE LA VITA
CON I SUOI FUNERALI E I SUOI BALLI,
TROVARE FAVOLE E MITI
NELLE VICENDE PIÙ SQUALLIDE.
VIVERE È ATTENDERE IL SOLE
NEI GIORNI DI NERA TEMPESTA,
SCHIVARE LE GONFIE PAROLE,
VESTITE CON FRANGE DI FESTA.
VIVERE È SCEGLIERE LE UMILI
MELODIE SENZA STREPITI E SPARI,
SCENDERE VERSO L’AUTUNNO
E NON STANCARSI D’AMARE.