HERMES E THOTH: MITI GRECI ED EGIZI A CONFRONTO

in #translation7 years ago (edited)

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Come raccontato nelle puntate precedenti, qui e qui, tanti anni fa ho conosciuto più da vicino un personaggio mitico dai molteplici nomi, a seconda dei paesi in cui è stato di casa nell’immaginario delle persone: Hermes, Ermete, Mercurio.

Una figura astratta e immaginaria che racconta e spiega tanto di noi: di noi persone, di noi umani, di noi esseri pensanti che si interrogano sul mondo e sui perché anziché vivere la vita senza troppe domande e preoccupazioni.

In ogni storia scritta e raccontata, l’autore mette un po’ di se stesso e della propria esperienza, racconta cose che conosce, cose che immagina e cose che sente.

Sentire non solo nel senso di ascoltare e incamerare ciò che la vita altrui offre a chi sa tendere l’orecchio, ma anche nel senso di sentire intimamente un emozione, un sentimento.

I racconti sono la grande narrazione delle emozioni umane e della percezione ed esperienza che hanno del mondo, Verbalizzati e scritti per cercare di trovare una risposta a quelle domande che si accavallano nella mente.

Un mito è un racconto collettivo frutto di voci, pensieri, racconti di una comunità che chiamiamo civiltà, cultura, immaginario collettivo.

Hermes è uno dei personaggi di questo immaginario collettivo che chiamiamo Occidente.

Ma che succede se i confini si fanno labili e si spostano poco più a est?

Cosa succede se un mito attraversa culture vicine e permeabili?

Hermes è un dio con una posizione subordinata, subalterna rispetto agli altri dei perché esegue, media, porta messaggi in giro, come un commerciante che non produce ma media tra produttore e consumatore.
Allo stesso modo il traduttore non produce, ma media con il testo.

Da alcune fonti Hermes è trattato più da Semidio che da Dio in senso stretto, e questo forse lo rende più incline ad avere un rapporto di prossimità con i mortali, soprattutto con coloro dediti alla poesia, che meglio di altri riescono a entrare in sintonia con la divinità e le sue non infrequenti epifanie.

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Il dio Egizio Thoth - fonte Wikipedia

Lo stesso tipo di funzione secondaria di Hermes si ritrova nel dio egizio Thoth, meglio conosciuto nell’antichità come Theut e il cui luogo di culto era la località di Komonou (Medio Egitto) che fu ribattezzata da Alessandro Magno con il nome di “Hermopolis”, città di Hermes.
Questa è la conferma che già gli antichi greci si resero conto dell’analogia che intercorreva tra le due figure mitiche.
Come Hermes, Thoth è un inventore, molto più prolifico del suo omologo greco, avendo scoperto i numeri, l’aritmetica, la geometria, l’astronomia, e la scrittura.

Nel Fedro di Platone si narra di un colloquio tra Theuth e il Faraone Thamus. Theuth presenta al faraone una serie di invenzioni utili alla vita, tra cui la scrittura, elogiata perché “permette di potenziare le facoltà mnemoniche”.
Il faraone si rifiuta di accettare una simile innovazione, i geroglifici, poiché teme che la memoria verrebbe così depotenziata.
Alla reticenza di Thamus, Theuth oppone le ragioni dell’importanza della scrittura e nonostante la radicalità del punto di vista del faraone riesce a non prendere mai le parti della possibilità di mantenere una memoria esclusivamente orale.

Anche nella rappresentazione grafica le due divinità sono simili: Thoth è metà uomo e metà uccello, è un volatile come Hermes che vola grazie ai suoi sandali alati. Entrambi sono raffigurati con un oggetto tra le mani; Thoth ha uno stilo, lo strumento della scrittura, Hermes invece ha il Caduceo. In entrambi è sottolineata l’importanza della trasmissione, della mediazione, entrambe le divinità sono i princìpi profondi del linguaggio e della comunicazione. Entrambi i personaggi sentono fortemente il problema di come rendere la comunicazione di un contenuto importante per l’umanità.

Il significato simbolico di una parola o di un fatto non è meno vero del significato oggettivo e storico che le parole portano dentro di sé.

Dalla commistione di queste due figure mitologiche della culla del mediterraneo nasce una terza figura altrettanto mitica e venerata: quella del personaggio greco-egiziano di Hermes Trismegistus.
Vuol dire “Hermes tre volte grandissimo”, ed è depositario della parola e della sapienza divina, portatore della parola di Dio, e a lui sono stati attribuiti gli scritti che presero il nome di “ermetici”. Ma questa è un’altra storia.

L’analogia tra la parola ermeneutica e la figura di Hermes era quindi stata percepita già dagli antichi.

A dispetto di quanto fino ad ora scritto e raccontato, non è detto che vi sia una vera relazione. Ciò che conta è la tradizione, la cultura presente nella storia della parola e del personaggio.

È una storia che narra di un indissolubile legame tra il fenomeno della scrittura e quello complementare della tradizione, luogo di fusione di orizzonti e crocevia di innumerevoli svolte sul cammino della memoria storica, e perciò è culturalmente vera e sancisce un legame indissolubile tra la dizione e la scrittura.

La scrittura e la traduzione costruiscono la tradizione.

Questo porta all’appellativo accertato di

Hermes come Dio della Trasmissione: un nome che si coniuga sia con la potenza dell’inganno del furto sia con l’elargizione disinteressata del dono; è considerato anche il dio dell’augurio dei viaggi che riescono e dei commerci felici.

L’erma bifronte, infatti, si trova a ogni crocicchio, ad ogni angolo: è una colonna con una testa da una parte e dall’altra, che rappresenta la doppia direzione: è Hermes messo agli incroci delle strade per augurare buon viaggio.

Ora che lo so, ogni volta che ne vedo uno lo saluto con la mente e lo ringrazio, per la sua presenza costante e silenziosa in ogni ambito della mia, della nostra, vita.

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Platone e le sue contraddizioni, da una parte condanna la scrittura e dall’altra la usa (per fortuna), da una parte condanna i miti e dall’altra ne crea.
Bel post, omonima :)

Le contraddizioni più grandi spiegate nel modo più semplice. Concetti inconcepibili affidati a una figura semplice come un dio alato. La potenza del racconto che insegna sempre qualcosa di concreto. E' davvero affascinante la cultura classica :) Grazie per averlo letto

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