Di quando ho conosciuto la traduzione e l'ermeneutica

in #life7 years ago
Durante le due settimane di vacanza appena finite, ho trascorso molto tempo a casa, dopo tanto.

Complici le giornate di pioggia e la pigrizia diffusa, ho risistemato le mie (troppe) cose e ho ritrovato vecchi amici, i miei appunti universitari, i miei libri, i miei diari segreti.

Ho rivissuto un pezzo del mio percorso, quello che per un po’ mi ha fatto entrare nel mondo dei libri dall’interno, nei meccanismi della traduzione letteraria di un testo, un romanzo, una storia.

Quel periodo è durato intensamente per qualche anno. Dura ancora oggi, ma in misura diversa ed è più un esercizio del pensiero e della mente che un’attività lavorativa vera e propria.

Ciò che mi ha affascinato della teoria della traduzione, oltre a quel miraggio di vita ideale in cui avrei trascorso le mie giornate leggendo e scrivendo romanzi e ricevendo un compenso per farlo (tutt’oggi il mio sogno nel cassetto), è la filosofia che è alla sua base.

Come accennato in un post di qualche giorno fa in cui si inaugura questa strana serie di post che sta prendendo forma, ho avuto una folgorazione e vorrei condividere qui, in questo spazio virtuale di transito tra me e gli altri, tra me e voi, la “storia”, l’argomento, il racconto di un altro punto di vista che mi ha spinta ad addentrarmi sempre più in questa scienza affascinante che affonda le radici nel mito e nella storia.

DSC_0440.JPG

Innanzitutto, è fondamentale tracciare i confini pratici che l’attività della traduzione deve rispettare:

  1. La traduzione è un campo di attività in cui la tradizione è la condizione stessa del suo esercizio e della sua riuscita.
    In letteratura non ci sono ovvietà. Nella traduzione invece certe ovvietà fanno la legge.

  2. Una traduzione deve funzionare nella lingua di arrivo del testo, senza alcun ricorso o rimando alla lingua e cultura di partenza.

  3. L’obiettivo di un testo tradotto è la correttezza.

  4. Il traduttore cerca la naturalezza della lingua di arrivo.

  5. La lingua di partenza e la lingua di arrivo sono due mondi non sovrapponibili: esiste una misteriosa associazione tra forma e senso dell’originale, e di questa dualità in traduzione bisogna conservare solo il senso, modificando la forma e dandole una nuova vita.

Come detto, la base della teoria della traduzione è l’ermeneutica.

È una parola polisemica, ha cioè molti significati; deriva dal greco ἑρμηνευτική e significa: esprimere, chiosare, tradurre, palesare I moti dello spirito tramite una voce (parlare), svelare un senso profondo, traslare significati da idiomi diversi.

Se prestiamo attenzione e attingiamo all’intuizione del nostro bagaglio di memoria, la radice di questa parola ha qualcosa in comune con quella di un personaggio mitologico fondamentale nell’immaginario occidentale, Hermes.

È un caso? Forse no.

Per risalire alla storia culturale, storica e filosofica di una parola e di una disciplina, può non essere necessario attingere a ricostruzioni storiche e scientifiche ma semplicemente ripercorrere le tappe del cammino di un personaggio mitico e inventato dalla tradizione come quello di Hermes/Mercurio.

Dietro tutte le parole della cultura greca si nasconde un significato profondo e misterioso, che va al di là dell’uso comune di un termine. All’interno di una parola può nascondersi un mondo filosofico e mitico-mitologico di riferimento che sta all’uomo che riesce a penetrarne il “mistero” svelare.

Il mondo greco, infatti, possiede un forte senso del Mistero, dello svelamento di cose nascoste, che spesso non avviene attraverso la voce, ma attraverso le immagini, attraverso l’arte.
Il mistero nascosto non viene verbalizzato ma bisogna interpretarlo.

L’origine della parola ermeneutica ha a che fare con il linguaggio, l’espressione e l’interpretazione.

Chiudo gli occhi e ripenso al senso di tutto. Nelle cuffie musica classica italiana contemporanea che in metro regala un angolo di bellezza sopra qualsiasi pensiero.

Penso alla parola ermeneutica e all’interpretazione costante di ogni cosa che la nostra mente elabora, come ora sto cercando un senso da far corrispondere alle note dei violini e dei pianoforti della melodia che, essa stessa, racconta una storia. Ma interpretarla seguendo i moti della mia anima sta a me e a me soltanto.

E questo è anche ciò che il mito greco vedeva in Hermes, l’Interprete degli Dei. Un interprete tra cielo e terra, tra divino e terreno, perché interpretare è elevarsi dal sé per capire L’altrui.

È così che mi sono innamorata della scienza della traduzione, che ho fatto mia per provare a donarla ad altri.

È così che ho conosciuto Hermes è tutto il mondo di significati che porta con sé.

(To be continued)

[Tutte le immagini sono di mia proprietà]

Sort:  

Interessante il tuo post. Soprattutto per me che sto cominciando a dedicarmi alle traduzioni di libri

è una scienza affascinante e ricchissima! Richiede uno studio attento e ponderato! In bocca al lupo :)

wao che argomento interessante! Mi piace leggere un po 'di tutto, qualche tempo fa ho sentito la parola hermeneutica, e mi piacerebbe capire di più sul suo significato

Coin Marketplace

STEEM 0.16
TRX 0.15
JST 0.028
BTC 54016.63
ETH 2289.57
USDT 1.00
SBD 2.29