PostIT - n.243

Viviamo due vite, ed una interseca continuamente l'altra: siamo qui ma siamo sempre anche altrove. La quasi totalità dei lavori d'ufficio si svolge perennemente di fronte a un pc. Parecchie ore del proprio tempo libero si trascorrono connessi, con uno smartphone, un tablet o un pc. Viviamo una vita collettiva pur quando siamo da soli e abbiamo la sensazione di poter essere ovunque ma sempre raggiungibili. Questa dimensione ha permesso la creazione di una nuova attitudine lavorativa, lo smartworking: lavorare grazie a una connessione internet e a un pc portatile, virtualmente ovunque nel mondo. Moltissime aziende stanno iniziando ad adottare questo metodo di lavoro part-time. I dipendenti, infatti, affiancano il normale lavoro d'ufficio (utile per le relazioni interpersonali e il team-building) a giornate lavorative in remoto, quindi virtualmente ovunque si voglia. Altre aziende ancora privilegiano questa modalità di lavoro e assumono o collaborano solo con persone in smartworking: sono i nomadi digitali, lavoratori freelance, full time o part time che gestiscono il loro tempo e le proprie attività lavorative senza vincoli di “spazio”. Una modalità di lavoro innovativa, a misura d’uomo che, però, in Italia tarda ancora ad essere accettata. Se passiamo il nostro orario d’ufficio lavorando in simulata solitudine (con cuffie e musica per isolarsi dal chiacchiericcio circostante, ad esempio) e utilizzando programmi presenti in qualunque pc, qual è la difficoltà a cambiare attitudine lavorativa? Riflettiamoci, sperando di andare verso una dimensione lavorativa sempre più worker-friendly.

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