PostIT - n.156

Immaginiamo di osservare il fotogramma di una stanza piena di sole, animata solo da oggetti e piante. Una “natura morta” di un ambiente in cui intuiamo un divano, un tavolo, delle sedie, la porta finestra che si apre su di un balcone. La stanza è vuota, immobile. Eppure, a ben vedere e ad aguzzare la vista, non è poi così immobile: un bocciolo di fiore sta sbocciando dal piccolo cactus posato sul piano del mobile; la sansevieria sta mettendo fuori nuove foglie, i fiori dei gerani sbocciano rigogliosi. Lungo il davanzale, una fila di piccole infaticabili formiche fa la spola tra una pianta e l’altra, ordinate, precise, ritmate. Quella stanza vuota è piena di vita. Ci sono cose che l’occhio umano, se non conosce, non percepisce. La mente bypassa i particolari che solitamente ignora e continua a non vederli. Eppure abituare la mente a vedere in profondità e con attenzione può regalare grandi sorprese. Come meravigliarsi a osservare l’intermezzo di vita verde in un angolo della strada. Alzare lo sguardo e osservare un nido di rondine; osservare i più piccoli movimenti delle persone e intuire cose che prima non c’erano perché non si sapevano vedere. Abituare la mente a cambiare punti di vista è l’esercizio di oggi.

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