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RE: Cosa significa fare politica oggi?

in #ita6 years ago

Sbagliato generalizzare lo ammetto ma quando tra università, amici, colleghi tra i 20 e i 35 anni noti un pattern ben definito tendi a farti un'idea di quale sia la direzione che vogliano prendere le varie generazioni.
Oggi si prendo pochi rischi e come dare torto a chi si "accontenta". A fine mese bisogna pagare l'affitto ecc.
Ma quello che è preoccupante è il non allargare i propri orizzonti esistenziali.
Cosa potrebbe cambiare il mondo? Cosa lo renderebbe un posto migliore? Come potrei contribuire?
A pochi frega qualcosa in questo senso. Pochissimi quelli che sono disposti a farsi queste domande, figuriamoci quanti ne sono quelli disposti o capaci di trovare le risposte.
Oggi è sempre più un "mors tua vita mea". Oggi siamo felici di avere 10 euro in più del nostro collega a fine mese o di avere un rapporto leggermente meno schifoso col capo rispetto a chi ci è accanto. Siamo diventati socialmente autistici e indisponibili a rinunciare a quel poco che abbiamo. Abbiamo rinunciato ai nostri sogni e aspettiamo che siano gli altri a cambiare le cose per noi. Non abbiamo grinta, non abbiamo voglia, non abbiamo idea di cosa fare per dare un senso al nostro impegno civico.
Sappiamo che la colpa dello sfacelo è della generazione che ci ha preceduto e tanto ci basta per lamentarci e lasciarci andare ad una sorta di obiezione di coscienza sociale che non fa altro che peggiorare le cose.

Sort:  

Ho fatto l'insegnante per qualche hanno nella mia vita e un giorno mi sono trovato al bar con un alunno diciassettenne (pausa di metà mattinata), gli offrivo un caffè perché non aveva soldi. In quel momento, per la prima volta (non è più capitato) abbiamo avuto uno scambio di battute che io reputo "dirette e sincere":

Io avrò detto una delle mie idee, qualcosa che forse sta anche nel post che ho scritto sopra, sull'importanza di fare scelte personali genuine e di non lasciarsi condizionare dalla società.

Lui mi ha detto:

"io non ascolto gli adulti, perché gli adulti dicono solo cazzate, come te ad esempio, perché tu mi dici di credere nelle mie passioni e poi sei solo un poveretto che fa un lavoro del cazzo in questa scuola che non serve a niente e che si trova sotto ricatto, che non può rinunciare a farlo perché non arriverebbe a fine mese".

Gli ho risposto: "mi sa che hai ragione".
Mai una critica così feroce mi ha reso più contento.

Aveva tremendamente ragione quel ragazzo ahinoi.
Purtroppo siamo tutti collocati in posti dove non vorremmo essere, per mancanza di alternative o per mancanza di convinzione o per mancanza di curiosità.
Un prof universitario che stimavo molto un giorno ci disse: "Nell'università di oggi siete passati dall'essere studiosi, all'essere studenti".
Studiare per laurearsi e non per imparare ed imparare ad essere curiosi insomma.
Aveva ragione.

Caro @serialfiller, la prossima settimana penso di fare un post dove ti coinvolgo (ti invito) in un percorso da fare insieme.

Con estremo piacere @anedo.
Grazie per aver pensato a me.

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