JJ Abrams e Stephen King firmano Castle Rock: e già si parla di nuova Lost

C'era una volta, non tanto tempo fa, un palinsesto televisivo che terminava a maggio e riprendeva a Settembre, lasciando per ben 4 mesi gli appassionati seriali orfani dei prodotti a loro più congeniali: le serie tv.
Sembra passato un secolo da quando questa era considerata come la prassi e invece sono passati più o meno 5 anni da quando questa regola mai toccata o ritoccata nella storia della tv è stata via via rimossa grazie, manco a dirlo, all'avvento delle piattaforme di streaming seguite a stretto giro da un riassestamento da parte delle cable tv più attente come HBO ed FX.
Siamo oramai abituati ad assistere a 12 mesi ininterrotti di offerta seriale con dei picchi qua e la durante l'anno ma senza mai avere buchi veri e propri.
Quest'anno addirittura la tendenza sembra essersi invertita con le novità più importanti ed interessanti collocate proprio nella stagione estiva. dove prima veniva dato spazio alle cosiddette repliche dei programmi invernali o alla riesumazione dei tanto cari magnum P.I., Hazzard, Happy Days e via discorrendo.
Volendo fare un gioco potremmo dire che fra le 4-5 serie più attese dell'anno, oltre a quella dei fratelli Cohen (di cui parlerò nei prossimi giorni) e quella di Cary Fukunaga, vi erano sicuramente Sharp Objects di Jean Marc Valleè e con protagonista Amy Adams e l'ennesimo riadattamento di un romanzo di Stephen King che vedeva in Castle Rock la perfetta sintesi della poetica Kinghiana.
Del primo progetto ho già parlato qui e al momento tutto lascia pensare che Sharp Objects sarà una delle serie indimenticabili del 2018, oggi mi soffermerò brevemente su Castle Rock che ha da poco debuttato negli Stati Uniti con un triplo episodio.

Dall'ormai lontano 2010 pare che lo sport preferito nelle produzioni di tutta America sia stato quello di cercare l'erede di quella pietra miliare della televisione che è stata Lost.
Ci hanno provato con The River, Falling Skyes, Revolution, Terranova e tanti ancora con risultati nefasti. Non solo nessuno si è mai avvicinato al livello della serie di JJ Abrams e Damon Lindelof ma nessuno sembra averne mai davvero capito il senso e l'importanza di quella serie, tanto da rincorrere qualcosa di completamente diverso da quello che Lost è stata.
Con Castle Rock una delle cose che salta all'occhio immediatamente è che si torna a respirare quelle atmosfere misteriose ed ineluttabili che di Lost erano divenute un marchio di fabbrica. La presenza nel cast di Terry O'Quinn (il John Locke di Lost) di certo aiuta, cosi come la sensazione che a scrivere il destino della cittadina di Castle Rock sia un'entità nascosta, che nell'ombra si fa beffe della cittadinanza giocando con le vite degli abitanti della cittadina del Maine fino a farla addirittura sparire, ufficialmente, dalle mappe degli Stati Uniti d'America.
Nei primi episodi ci vengono presentati il contesto e i personaggi.
La storia è ambientata, appunto, a Castle Rock, con la narrazione che si ramifica a partire dalle vicende avvenute all'interno della struttura correttiva del paese in seguito al suicidio del direttore della prigione e al ritrovamento di un ragazzo (interpretato da Bill Skarsgaard, già protagonista di IT) in una gabbia presente in un'ala dimenticata della struttura.
Da questo evento parte la storia che si dipana poi tra i mille misteri che avvolgono il passato della cittadina, fino ad intersecarsi con la vita e la storia di Henry Deaver, interpretato da Tom Holland (The Knick), anch'egli pezzo del puzzle intricatissimo che costituisce la storie di Castle Rock e che a sua volta si interseca con la storyline del misterioso ex sceriffo della città.
Una serie di intrecci e composizioni che rimandano appunto a Lost nella struttura narrativa. Ad aggiungersi a questo vi è anche una distintiva coralità nel racconto con un cast ricco dove faticano ad emergere veri e propri protagonisti, a beneficio di una composizione molto variegata e approfondita dei personaggi principali.
Siamo solo alle prime battute ma Castle Rock è divenuto già un piccolo cult. Il successo è frutto della sapienza nel proiettare su piccolo schermo le tematiche e ambientazioni alla Stephen King (cosa tutt'altro che banale) abbinando a questo punto un forte richiamo dello stile distintivo della filmografia di JJ Abrams, con un cast ben amalgamato e tante domande a cui rispondere. It's summertime, ma la serialità non va in vacanza anzi si dimostra più produttiva che mai.
E questo ormai non è più un mistero.

Follow Me
_{Perso tra le montagne di Twin Peaks mi ritrovai ad Albuquerque dove un furgone mi trasportò a Westeros e a Westworld successivamente dove ritrovai una cabina telefonica inglese con un Dottore pronto a giocare a Basket o a Calcio con me e a parlare di sociale, politica, futuro, persi come fossimo sull'isola di Lost.}