Enciclopsicologia Cap. 1 Daniel Goleman Parte 7 // Encyclopsychology Chap. 1 Daniel Goleman Part 7 [ITA - ENG]

in #ita6 years ago (edited)

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Ciao caro amico di Steemit!
Stasera sento che mi cala la palpebra (la cosa sembra stia diventando ricorrente!) ma ce la farò comunque a mettere su la continuazione del nostro viaggio nei meandri del pensiero di Daniel Goleman!
Senza indugi proseguiamo lungo il cammino della nostra Enciclopsicologia!

Daniel Goleman ritorna, nella sua trattazione, sulla questione dell'attendibilità del QI e , insieme, dei punteggi SAT richiesti dalle università statunitensi per selezionare gli studenti che aspirano all'ammissione.
Il punto è quanto la possibilità di successo nella vita scolastica, accademica e professionale sia prevedibile grazie a tali strumenti; pur tenendo conto del fatto che sovente le persone con QI molto bassi svolgono lavori di scarsa importanza e quelli con QI alto hanno invece mansioni di rilevo e ben remunerate, Goleman afferma che il quoziente intellettivo è determinante solo per il venti per cento, tra i fattori che assicurano una buona riuscita nell'esistenza; il restante ottanta per cento attiene ad altre caratteristiche della persona, tra cui una delle più influenti è la classe sociale di provenienza, ma anche alla capacità di motivarsi, alla costanza di perseguire gli obiettivi, cl controllo degli impulsi ed all'empatia.
Sono qualità peculiari dell'intelligenza emotiva; se ben esercitate possono arrivare anche ad innalzare il QI, sostiene Goleman, benché diversi studiosi ritengano che esso non possa essere modificato sostanzialmente dall'esperienza e dall'istruzione; per questo dovrebbero essere insegnate ai bambini, in modo da offrire la possibilità di uno sviluppo completo.
Diversi studi sono stati compiuti sulla relazione tra il quoziente intellettivo e la riuscita personale e professionale; i risultati riportati da Goleman confermano la sua tesi: sia nel caso di persone privilegiate per nascita sia in quello di individui formatisi in contesti svantaggiati, appare evidente che il solo QI non è un fattore determinante per il conseguimento di un'esistenza soddisfacente nel campo del lavoro e delle relazioni con gli amici, la famiglia, il partner; è la modalità di reazione agli avvenimenti della vita, ai problemi ed alle opportunità che via via si presentano, quella che conta di più: si tratta, in definitiva, dell'attitudine emozionale, che Goleman definisce una "meta-abilità" in quanto stabilisce come ci serviamo delle nostre capacità, comprese quelle intellettuali.
Saper controllare i propri impulsi, comprendere i sentimenti degli altri e stabilire con loro rapporti positivi è un grosso vantaggio nella vita professionale, dove la competenza tecnica può dimostrarsi vincente, ma da sola rischi di non bastare; la padronanza della propria vita emotiva e la maggiore serenità che ne consegue aumentano l'efficacia sul piano lavorativo: chi ne è carente perde in concentrazione e lucidità; in particolare, sono le abilità sul piano sociale, come la comprensione dei sentimenti altrui, che favoriscono carriere di vario tipo, nel campo delle vendite come in quello del management ed anche della diplomazia.
Negli Stati uniti la Eliot-Pearson Children's School, una scuola-laboratorio affiliata alla Tufts, un'università privata del Massachusetts, alla fine degli anni Novanta ha avviato un progetto su bambini in età prescolare o iscritti alle prime classi per coltivare le loro abilità naturali ed i loro talenti, andando così ben oltre i tradizionali programmi di insegnamento; questa ed altre iniziative rivelano che la consapevolezza della capitale importanza dell'intelligenza emotiva si è fatta strada in alcune menti illuminate; come per esempio Howard Gardner, psicologo della Harvard School of Education e promotore del progetto della Tufts University.
Gardner sostiene che il più importante compito dell'azione pedagogica sia quello di guidare il bambino verso il campo più adeguato ai suoi talenti, quello che gli permetta quindi di sentirsi "soddisfatto e competente"; la valutazione, troppo diffusa, secondo gli standard prefissati lascia nell'ombra molte qualità del piccolo che andrebbero invece riconosciute e coltivate; sempre Gardner ricorda come il predominio della "mentalità del QI" abbia preso inizio negli Stati Uniti durante la prima guerra mondiale e come da allora si sia propagata la convinzione che le persone possano essere classificate come intelligenti e non intelligenti e che tale valutazione etichetti in via definitiva; nel suo libro Forma Mentis, pubblicato nel 1983, egli sostiene invece che non esiste un solo tipo di intelligenza e nel testo ne individua almeno sette (che in seguito con l'aiuto di altri ricercatori diventeranno circa una ventina), dalla capacità spaziale di un grande artista o architetto al genio musicale di Mozart, includendo anche l'abilità "intrapsichica che ha contraddistinto per esempio Freud e l'"intelligenza interpersonale" di sommi terapeuti e leader: questa consiste in particolare, come affermerà in seguito, nella capacità di comprendere gli altri nei loro stati d'animo, inclinazioni, desideri e di scoprire come poter interagire con loro in un'azione comune.

Il libro di Gardner ha avuto largo seguito tra chi già all'epoca contestava il predominio del QI: la sua concezione di intelligenza multipla ha messo chiaramente in luce quanto sia limitato il campo di indagine di questo test e di tutti gli altri usati, soprattutto negli USA, per misurare le capacità intellettive e le attitudini individuali.
Esiste una vasta quantità di abilità e competenze di cui tali test non si occupano affatto e che si rivelano invece determinanti nel corso della vita
ispirato dal modello della mente umana tipico delle scienze cognitive, il volume non si diffonde sul ruolo delle emozioni,che va oltre il campo della cognizione; è un limite legato ai tempi in cui le idee di Gardner si formarono, quando la psicologia era dominata dai comportamenti della scuola di Burrhus skinner, i quali ritenevano che la scienza non potesse avere accesso alla sfera della vita interiore; l'attenzione al campo emotivo non si ampliò con il successivo predominio della psicologia cognitiva, rivolta soprattutto ad indagare la natura dell'intelligenza e a studiare i processi cognitivi come memoria e ragionamento.
Seguace di Howard Gardner, Peter Salovey è l'autore con John D. Mayer dell'articolo che ha aperto nel 1990 il dibattito sull'intelligenza emotiva
Nella sua concezione dell'intelligenza, più ampia rispetto a quella tradizionale e condivisa anche con altri psicologi oltre che con Mayer, Salovey la identifica con ciò che bisogna possedere per riuscire nella vita.
sono cinque gli ambiti principali in cui la individua, come Goleman riporta:

  • Conoscenza delle proprie emozioni, qualità principale dell'intelligenza emotiva; è di capitale importanza essere costantemente consapevoli dei propri sentimenti e saperli riconoscere.
    Chi ne è capace gestisce meglio la propria esistenza e compie scelte migliori; chi non è in grado di farlo resta in balia delle proprie emozioni, con risultati spesso deludenti.
  • Controllo delle emozioni, basato sull'autoconsapevolezza; saper placare la propria ansia, alleviare la tristezza o temperare l'aggressività è fondamentale per riprendersi più velocemente ed efficacemente dalle batoste inflitte dalla vita.
  • Motivazione di se stessi, che arriva attraverso il dominio delle emozioni; sapersi concentrare su un obiettivo superando le eventuali delusioni rende produttivi e stimola la creatività.
  • Riconoscimento delle emozioni altrui, originato dall'empatia che rende più sensibili ai segnali inviati dagli altri riguardo alle loro necessità e ai loro desideri; l'empatia genera altruismo, ma quando è carente impone elevati costi sociali.
  • Gestione delle relazioni, che si basa soprattutto sull'abilità di governare le emozioni altrui e produce popolarità a capacità di leadership.

Bene amico caro, anche per oggi siamo arrivati alla fine....si lo ammetto ho ancora molto da scrivere e avrei continuato ancora stasera perché l'argomento mi affascina e mi prende parecchio....però non riesco davvero a tenere gli occhi aperti, proseguiremo domani il nostro viaggio!
Nel frattempo fammi sapere nei commenti se questa parte della storia di Goleman ti è piaciuta, come sempre grazie mille per essere passato di qua e scusami se troverai eventuali errori di battitura.
Ci si legge presto!

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Hi dear friend of Steemit!
Tonight I feel that the eyelid drops (the thing seems to be becoming recurrent!) But I'll make it anyway to put on the continuation of our journey in the maze of the thought of Daniel Goleman!
Without delay we continue along the path of our Encyclopsychology!

Daniel Goleman returns, in his discussion, on the question of the reliability of IQ and, together, the SAT scores requested by the US universities to select the students who aspire to admission.
The point is how the possibility of success in school, academic and professional life is predictable thanks to these tools; while taking into account the fact that often people with very low IQ perform unimportant work and those with QI have rather well-paid and well-paid jobs, Goleman says that the IQ is decisive only for twenty percent, among the factors that ensure a good result in existence; the remaining eighty percent pertains to other characteristics of the person, among which one of the most influential is the social class of origin, but also the ability to motivate oneself, to consistently pursue goals, control of impulses and empathy.
They are peculiar qualities of emotional intelligence; if well practiced they can also raise the IQ, says Goleman, although several scholars believe that it can not be substantially modified by experience and education; for this they should be taught to children, in order to offer the possibility of a complete development.
Several studies have been carried out on the relationship between the IQ and personal and professional success; the results reported by Goleman confirm his thesis: both in the case of people privileged by birth and in that of individuals trained in disadvantaged contexts, it is evident that the only IQ is not a determining factor for the attainment of an existence satisfactory in the field of work and relationships with friends, family, partner; it is the modality of reaction to the events of life, to the problems and opportunities that gradually arise, the one that matters most: it is ultimately the emotional attitude, which Goleman defines a "meta-ability" in that it establishes how we use our capabilities, including intellectual ones.
Knowing how to control one's own impulses, understanding the feelings of others and establishing positive relationships with them is a major advantage in professional life, where technical competence can prove to be a winner, but risks alone are not enough; the mastery of one's emotional life and the greater serenity that results in it increase the effectiveness on the working level: those who are lacking lose in concentration and lucidity; in particular, it is social skills, such as the understanding of the feelings of others, that favor careers of various kinds, in the field of sales as well as that of management and also of diplomacy.
In the United States, Eliot-Pearson Children's School, a school-laboratory affiliated to the Tufts, a private university in Massachusetts, started a project in the late 1990s on preschoolers or first classes to cultivate their natural skills and talents, thus going far beyond traditional teaching programs; this and other initiatives reveal that the awareness of the importance of emotional intelligence has made its way into some enlightened minds; for example Howard Gardner, psychologist at the Harvard School of Education and promoter of the Tufts University project.
Gardner argues that the most important task of the pedagogical action is to guide the child to the field most suited to his talents, what allows him to feel "satisfied and competent"; the evaluation, too widespread, according to the established standards leaves in the shadows many qualities of the child that should instead be recognized and cultivated; Gardner always remembers how the predominance of the "IQ mentality" began in the United States during the First World War and how the belief that people can be classed as intelligent and not intelligent has been propagated since then and that this evaluation ultimately; in his book Forma Mentis, published in 1983, he argues instead that there is no single type of intelligence and in the text he identifies at least seven (which later with the help of other researchers will become about twenty), from spatial ability of a great artist or architect to the musical genius of Mozart, also including the "intrapsychic" ability that has distinguished for example Freud and the "interpersonal intelligence" of great therapists and leaders: this consists in particular, as he later affirms, in the ability to understand others in their moods, inclinations, desires and to discover how to interact with them in a common action.

Gardner's book had a large following among those who at the time contested the dominance of IQ: his concept of multiple intelligence has clearly highlighted how limited the field of investigation of this test and all the others used, especially in the USA, to measure intellectual abilities and individual attitudes.
There is a vast amount of skills and competencies that these tests do not deal with at all and that prove to be decisive in the course of life
inspired by the model of the human mind typical of cognitive sciences, the volume does not spread on the role of emotions, which goes beyond the field of cognition; it is a limitation linked to the times when Gardner's ideas were formed, when psychology was dominated by the behavior of the school of Burrhus skinner, who believed that science could not have access to the sphere of inner life; the attention to the emotional field did not expand with the subsequent dominance of cognitive psychology, aimed above all to investigate the nature of intelligence and to study cognitive processes as memory and reasoning.
Follower of Howard Gardner, Peter Salovey is the author with John D. Mayer of the article that opened the debate on emotional intelligence in 1990
In his conception of intelligence, broader than the traditional one and shared with other psychologists as well as with Mayer, Salovey identifies it with what one must possess in order to succeed in life.
there are five main areas in which it is identified, as Goleman reports:

  • Knowledge of one's emotions, main quality of emotional intelligence; It is of paramount importance to be constantly aware of our feelings and to know how to recognize them.
    Those who are capable of it manage their existence better and make better choices; those who are unable to do so remain at the mercy of their emotions, with often disappointing results.
  • Emotion control, based on self-awareness; knowing how to appease one's anxiety, relieve sadness or temper aggression is essential to recover more quickly and effectively from the beating inflicted by life.
  • Motivation of oneself, that comes through the domain of emotions; knowing how to concentrate on a goal overcoming any disappointments makes it productive and stimulates creativity.
  • Recognition of the emotions of others, originated by empathy that makes more sensitive to the signals sent by others regarding their needs and their desires; empathy generates altruism, but when it is deficient it imposes high social costs.
  • Relationship management, which is mainly based on the ability to govern the emotions of others and produces popularity and leadership skills.

Well dear friend, even today we have come to an end .... yes I still have much to write and I would have continued again tonight because the topic fascinates me and takes me a lot .... but I can not really keep my eyes open, we will continue our journey tomorrow!
In the meantime let me know in the comments if this part of Goleman's story you liked, as always thank you so much for being here and I'm sorry if you find any typos.
Read it soon!

.....Del mio meglio! Pikkio82

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Immagine CC0 Creative Commons, si ringrazia @mrazura per il logo ITASTEM.
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Bibliografia:

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Fantastico, pikkio! Mi rendo conto che si tratta di argomenti vasti e complessi, che rischiano di diventare anche noiosi se trattati in modo strettamente accademico! Tu invece stai riuscendo a farci appassionare per davvero, già non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo. Sarà che sono di parte, ma leggendo quel libro di Goleman mi sento di capirlo meglio con una guida più ampia che mi aiuta a comprendere la storia ed il pensiero globale dell'autore, ovvero la tua enciclopsicologia! Grazie mille!

Ciao Fra!!! Grazie mille a te per il sostegno ed i complimenti!!!!Sono felice che gli articoli ti piacciano e ti appassionino, con Goleman siamo quasi giunti alla fine, tutto oggi e domani e terminiamo....ovviamente l'Enciclopsicologia continua!!! A presto e grazie ancora!!!!

Molto interessante. Chi di noi non ha conosciuto veri e propri geni totalmente privi di intelligenza emotiva? Certi ambienti accademici sono veri e propri terreni di coltura della specie 😉

Ma ciauuu!!! Sono felice che ti sia piaciuto; si concordo con te; in generale comunque in certi ambienti più che in altri l'intelligenza emotiva è quasi totalmente assente, ma chi ne è munito e la sa sfruttare, se poi ci si fa caso, fa sempre parte delle persone che si distinguono! Grazie mille per esser passata di qua e per aver condiviso il tuo pensiero, a presto!

Un articolo completo e ben fatto, molto interessante. Per fortuna il QI inizia ormai ad essere abbandonato, giudicando l'intelligenza in senso lato e soprattutto, come mi è già capitato di dire nei commenti di QUESTO POST, le capacità adattive e la componente emotivo-empatica.

Ciao, grazie mille!! Sono felice che sia piaciuto. Scusami per la risposta un pò in ritardo ma in questi giorni è stata davvero un'impresa non sono riuscito nemmeno a scrivere l'ultimo capitolo del post! Ho dato un occhio al post ed al tuo commento, voglio però rileggere tutto con calma ;-) Un abbraccio e a presto!!

Questo l'ho seguito decisamente meglio di quello precedente, probabilmente l'argomento era un po' più leggero ed intuibile, comunque rimane sempre un gran bel trattato, @pikkio82, avanti tutta!!!

Eh eh diciamo che questa parte è più discorsi e più facilmente fruibile, io stesso mi sono dovuto forzare di smettere di scrivere perchè è davvero interessante e prende (ti confesso che non vedo l'ora di riprendere l'argomento domani!); ora scapperò davvero a dormire!
Grazie mille per il tempo dedicatomi e per la tua gentilessa, grande Marco!
Ti abbraccio, ci si legge presto!

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