IL MONDO DELLE API – ACARO VARROA

in #ita6 years ago (edited)

IL MONDO DELLE API – ACARO VARROA

Salve ragazzi quest'oggi affrontiamo l'argomento forse più vasto e temuto nella vita apistica di cui ogni apicoltore è costretto a dover far fronte cercando di tamponare questo male. Acaro e parassita delle api si alimenta tramite la parassotosi principalemnte delle covata e delle api adulte, i primi cenni in Italia risalgono al 1981 nelle zone di confine con la Jugoslavia(Slovenia). Anthonie Cornelis Oudemand direttore del Giardino zoologico-botanico reale di La Haia gli attribui per primo il nome di Varroa Jacobsoni nel 1904.
Gli studi portati avanti da Anthonie Cornelis Oudemand però facevano riferimento all'osservazione e all'analisi della Varroa presente nelle zone della Malesia e dei territori limitrofi, nel susseguirsi della vita apistica però si è notato come la Varroa Jacobsoni era ben differente dalla sua sorella dell nord Asia, più aggressiva e infestante nei confronti dell'ape mellifera. Fu cosi che dopo analisi sul DNA mitocondriale di vari esemplari di varroa presi nelle due zone si arrivò alla conclusione di dividerle in due specie differenti, più a nord nella zona della Cina, Corea e dintorni prese il nome di Varroa destructor, nelle zona della Malesia, Vietnam e Filippine mantenette il suo nome di Varroa Jacobsoni. Quest'ultima più evoluta sotto il punto di vista genetico, è quindi risultata più aggressiva nei confronti dell'ape mellifera e allo stesso tempo in grado di adattarsi ai diversi climi in cui venne successivamente diffusa per mezzo delle rotte commerciali. Soltanto in vista di queste scoperte nel 2004 è stato possibile classificare con precisione le varie infestazioni a livello globale. Ebbene si la Varroa nativa nell'Asia è riuscita a colonizzare in non più di quarant'anni quasi l'intera totalità della terra, fatta eccezione per l'Australia e i poli artici. In questo momento prende il primo posto come nemico numero uno delle api, neanche la tanto temuta vespa Velutina o il virus della peste americana è lontanamente equiparabile al flagello che è per le api e per noi apicoltori la Varroa. Ci concentremo in questo articolo sulla Varroa destructor in quanto essere presente su tutta la tolità dell'Europa e in specifico anche dell'Italia.

Analizziamo più nello specifico quest'acaro così temuto.
Iniziamo dalla femmina dell'acaro varroa che presenta una forma ovale che propende in larghezza, le sue dimensioni medie sono 1,6mm di larghezza e 1mm di lunghezza, la femmina presenta una colorazione rossastra/maroncina con riflessi che toccano le tonalità del dorato. Il suo apparato boccale si presenta totalmente diverso da quello che abbiamo visto nelle nostre amiche api, ovvero un apparato pungente e succhiante, la cuticola presenta un leggero rivestimento di setole sottili. Per quanto riguarda il maschio della Varroa destructor la sua forma è emisferica le sue dimensioni sono ridotte quasi delle metà rispetto alla femmina: 0,7mm per quanto riguarda la larghezza e 0,8mm di lunghezza, il suo colore appare di tonalità bianco giallastro, anche il suo esoscheletro differisce di molto da quello del genere femminile, in quanto non presenta peluria nella parte superiore, risulta molle e poco cheratinizzato.



Un aspetto molto interessante si osserva nel fatto che il maschio della varroa non è in grado ne di nutrirsi autonomamente ne quindi di parassitare le api, in quanto i cheliceri sono sostituiti dall'organo riproduttore. Analogamente a quello che è il mondo delle api a qui vediamo come il maschio una volta aver fecondato la femmina vine lasciato morire in quanto dipendente dall'alimentazione della stessa che cessa una volta inseminata.

I cheliceri sono parti dell'apparato boccale di diversi organismi tra cui ragni, scorpioni, acari,limuli, euripteridi e i picnogonidi.

Il ciclo biologico di questo acaro inizia con la parassitosi o foresia dell'ape adulta per mezzo di contatto tra ape ed ape, si è notato come lo stadio di svernamento avvenga con la presenza di sole femmine feconde in stato di parassitosi sulle api adulte, con l'arrivo della primavera e il forte aumento di covata presente all'interno dell'alveare, le femmine di varroa approfittano per introdursi all'interno delle cellette di covata nascondendosi al di sotto della larva, in questo modo aspettano che la cella venga opercolata per poi iniziare la parassitosi sulla larva fino al compimento dell'intero ciclo dell'ape. Si è appunto notato come la varroa aspetti prima di iniziare il suo lavoro forense e ovodepositore, in quanto le api nutrici che prendono parte all'ispezione delle giovani larve in procinto di opercolo, possono estrarre la larva e portarla al di fuori dell'alveare in caso di imperfezioni o come per questo caso attacchi di acari o malattie.

La femmina di varroa una volta giunta all'interno della cella inizia a nutrirti dell'emolinfa della larva, si è notato come la varroa prediliga la covata maschile in quanto come anche riportato in questo precedente articolo la covata maschile ha un ciclo di sviluppo più lungo di circa 24 giorni, in questo modo la femmina della varroa ha il tempo di nutrirsi, accoppiarsi e di deporre. Altro aspetto importante è la temperatura della covata in relazione alla temperatura di sopportazione delle varroa, infatti come notiamo nella foto
la covata maschile è situata nelle zone esterne del telaio, per questo motivo la temperatura interna alla cella risulterà più bassa rispetto a celle situate nel centro del telaio stesso. Dal frutto i queste osservazioni negli ultimi grazie allo studio di ricercatori tedeschi si è sviluppato un nuovo metto per combattere la varroa proprio tramite il controllo della temperatura dei telaini, inserendo al loro intero resistenze attivabili nel momento del bisogno, approfindiremo più avanti questo metodo grazie all'aiuto di alcuni apicoltori italiani della beeethic che hanno brevettato un metodo del tutto rivoluzionario sul controllo della varroa e dell'alveare stesso.
Un altro aspetto importante che determina come questo acaro possa infestare le colonie d'api viene messo alla luce dalla resistenza ai geni recessivi in quanto l'accoppiamento tra “consanguinei” non va ad incidere come nel caso dell'uomo(e per quasi la totalità del regno animale), dove il rischio che un carattere recessivo possa presentarsi aumenta dallo 0 al 50% in quanto entrambi i genitori avrebbero una copia allelica recessiva.
Giunti a conclusione dell'inseminazione il maschio della varroa viene come detto prima vengono abbandonati ed essendo incapaci di nutrirsi in maniera autonoma il loro destino e presto segnato.
Cosa ben diversa accade per la femmina il cui ciclo continuerà per tutta la stagione fino all'inverno successivo (si possono trovare più varroe sulla una singola ape).

Per darvi un'idea di che problema si tratti per un ape convivere con la varroa, vi basti pensare che in proporzione una varroa su un'ape e come se fosse una zecca di dimensioni di un pallone da calcio sul nostro corpo...
Ma non finisce qui, oltre che da parassita il danno apportato alle api è anche a carattere patogeno, l'acaro della varroa si sviluppa nella cella, all'interno della stessa possiamo trovare anche fino a 6/7 varroe sulla stessa ape, questo comporta, sempre che l'ape riesca a vivere post sfarfallamento ad emergere con varie anomalie del corpo, dovute appunto all'azione di parassitosi dell'acaro, portando la colonia all'indebolimento, dove all'insorgere del virus delle ali deformate e il virus della parlasi acuta, sono sintomo di uno stato della varroatosi ormai avanzato. Questi ultimi vengono trasmessi per mezzo dell'apparato boccale durante la fase di sviluppo dell'ape direttamente nell'emolinfa.
Molto importante da come avrete capito è il monitoraggio e la diagnosi dell'infestazione
negli ultimi anni sono stati inventati da parti degli apicoltori vari stratagemmi per monitorare la situazione varroa, all'interno dell'alveare. Uno tra questi è il metodo dello zucchero a velo( ma si può utilizzare anche della farina), cospargendo le api le si stimolano al reciproco grooming azione che usano le api per pulirsi reciprocamente come accade nel mondo dei primati, per mezzo di questa azione le varroe verranno staccate dal corpo dell'ape e cadranno nel vassoio antivarroa sottostante(posizionato nella parte inferiore dell'arnia). In questo modo sarà facile per l'apicoltore controllare lo stadio d'infestazione delle varroa.

Come monitoro e combatto la varroa?
Lo scopriremo nel prossimo appuntamento dedicato al mondo delle api!

Fonti:

Istituto zooprofilattico sperimentale
Biologia e patogenicità
Glossario
[Apicoltura, Il Castello]

Foto:

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[Foto5] di mia proprietà
Foto6


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Sono molto curioso di leggere nel prossimo post come tu stesso monitori la cordiali: spruzzata di zucchero a velo o farina?
Alla prossima!

Dopo aver letto questo, passerò la notte a grattarmi...grazie eh...!

Eehehheeh :)



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