APIS MELLIFERA LIGUSTICA UNA SOTTOSPECIE AUTOCTONA #1

in #ita6 years ago (edited)


Tra le molte specie di api che abitano il nostro mondo, quest'oggi andremo a parlare dell'ape mellifera mellifera con un particolare focus sull'ape spinola, la nostra sottospecie italiana! Appartiene alla specie delle apis mellifera, originaria del centro Europa, precisamente in Italia, si distingue dalle sue sorelle per la sua grande laboriosità, che la vede una tra le api più produttive al mondo.

Più grande della piccola carnica, ma allo stesso tempo più piccola dell'ibrido Buckfast, è un ape dal carattere “vivace”, che al con tempo, mostra grandi doti organizzative, di laboriosità e scarsa attitudine alla sciamatura, per questi motivi la nostra ape spinola è ambita in tutto il mondo.
Se vogliamo ulteriormente collocarla all'interno della nostra penisola, l'ape ligustica spinola, è concentrata lungo le coste del mediterraneo e adriatico, al nord troviamo in prevalenza carnica, buckfast e relativi ibridi, mentre in Sicilia la sottospecie predominante è senza dubbio l'ape nera sicula.
Dalla lettura dei miei precedenti post, saprete ormai che le api vivono in società complesse e non solo dal mio punto di vista molto affascinanti. All'interno della famiglia costituita da centinaia di unità, troviamo una suddivisione in tre categorie ben diverse tra loro, che vanno a ricoprire altrettanti ruoli ben distinti, in oltre non solo ogni categoria prevede un ruolo diverso, ma troviamo cambiamenti anche per quanto riguarda aspetto e dimensioni, questa particolarità all'interno di una società, dove esistono più fenotipi, ossia più tipologie di individui all'interno della stessa specie, è chiamato polimorfismo. L'uomo nel corso della sua esistenza è sempre rimasto affascinato dalla biologia di questi piccoli insetti, cosi piccoli e in grado di realizzare società cosi ben organizzate. Che ne dite quest'oggi di esplorare un po la biologia di questo fantastico insetto?

Fuco

Operaia

Regina

La forma appare piuttosto slanciata rispetto alle sue connazionali e dalla regina color marrone (cuoio) chiaro che la distingue in maniera visibile dalle regine carniche o di altre sottospecie. Le dimensioni cambiano in base alla classe d'appartenenza, le operaie misurano sui 10 mm, i fuchi sono più grandi sia per lunghezza che larghezza e, le regine possono superare i 18 mm. All'interno della colonia troviamo centinaia di migliaia d'individui e, abbiamo la massima espansione della famiglia durante il periodo estivo, dove la famiglia può raggiungere anche le centomila unità, mentre nel periodo invernale invece il numero di api cala fino ad 1/10 rispetto al numero presente in estate. Il comportamento di queste api, appartenenti alla sottospecie mellifera, come detto anche in altri post è paragonabile a quello di un super organismo. La sede dell'alveare viene ricavata in una cavità naturale come una roccia, un tronco, nel terreno o in una parete, qui grazie alla cera d'api (esistono diversi tipi di cera in natura) vengono costruiti i favi, raggruppamenti di cellette esagonali utilizzate per l'allevamento di nuove api o per depositare scorte. Le dimensioni e forme esagonali, di queste cellette è opera di grande ingegneria, oltre a permettere un incastro perfetto con questa disposizione è stato studiato come nel minor spazio, sia possibile disporre il maggior numero di larve/scorte. L'importanza nella costruzione del proprio alveare, deriva in quanto a differenza di vespe, calabroni, api legnaiole, ed altri appartenenti alla categoria degli imenotteri, la loro dimora sarà pluriennale, e non verrà abbandonata al termine della stagione.

Per quanto riguarda la loro nutrizione, le api si nutrono esclusivamente di nettare e polline, o dei prodotti da essi derivati, come: il pane d'api, la pappa reale e il miele. Per elaborare le sostanze, oltre agli enzimi mandibolari, sono provviste di un apparato boccale modificato in ligula predisposta a suggere il nettare, trovate un spiegazione più approfondita dell'apparato boccale in questo post

Spostiamoci adesso alla descrizione delle categorie, sicuramente al primo posto troviamo le operaie, che da sole costituiscono la quasi totalità della colonia, le operaie sono femmine sterili e quindi incapaci di riprodursi, passeranno tutta la loro vita a servire la colonia. La vita di un'ape operaia è mediamente dai trenta ai cinquanta giorni, iniziando a contare dallo sfarfallamento. Le operaie che vengono alla luce in autunno invece, e destinate a mantenere il glomere in inverno, hanno un'aspettativa di vita che può arrivare fino ai tre mesi, questo perché la scarsità di fioriture, e la diminuzione del lavoro all'interno dell'alveare ne garantiscono la longevità. All'interno della società delle api, i compiti delle operaie variano in base all'anzianità e alle necessità della stagione. Troviamo le api più giovani all'interno dell'alveare per svolgere lavori meno rischiosi, in una fase successiva passeranno a nutrire le larve e poi una volta sviluppate le ghiandole ceraiole, inizieranno la costruzione delle cellette per la deposizione delle uova e scorte. Durante la seconda metà della sua vita, l'ape operaia passa all'esterno, in un primo momento a difesa dell'alveare e infine come bottinatrice, ovvero alla ricerca dei fiori e all'approvvigionamento di scorte come polline e nettare. Durante la fase di bottinaggio, la raccolta del polline avviene per mezzo del cestello, concavità situate nella parte inferiore delle zampe posteriori. Per questo motivo molto spesso notiamo delle palline colorate sulle zampe delle api. Per quanto riguarda il nettare invece viene accumulato nel ingluvie, sacca situata nella prima parte dell'apparato digerente. Nella fase finale della vita, l'operaia torna all'alveare per dedicarsi a ruoli meno faticosi e pericolosi, come il riscaldamento della covata e la ventilazione dell'alveare. Motivo per la quale le api operaie lavorano all'esterno nella fase finale della loro vita è il rischio di incorrere in incidenti o imprevisti che è ovviamente più alto fuori dall'alveare, e se le operaie lavorassero fuori già nelle prime fasi di vita la colonia correrebbe un maggior rischio. Di grande studio è il caso della danza delle api, ovvero un ape che scopre un campo fiorito, o un'altra fonte di cibo, riesce a comunicarlo al resto dell'alveare con grande precisione, questo appunto grazie alla particolare danza, durante la quale l'ape disegna una forma simile a un 8, lo fa facendo oscillare l'addome e grazie all'intensità della danza, ai cerchi descritti e ad altri movimenti in relazione al posizionamento del sole alla fonte di cibo. In questo modo comunica alle altre operaie l'esatta posizione del luogo da segnalare.
Tutti per esperienza diretta o meno sappiamo che le api sono in grado di pungere, questo grazie all'apparato ovopositore, che non essendosi sviluppato come nella regina, muta in pungiglione, il quale è collegato ad alcune ghiandole velenifere. Il pungiglione soprannominato anche dardo negli insetti di genere femminile, serve alle api per difesa all'alveare in quanto un'ampia gamma di predatori insidiano il miele o le api stesse. Il punto debole di questo meccanismo di difesa è il pungiglione stesso, infatti, se visto da vicino noteremo essere munito di due lancette ricurve e, quando l'ape punge un vertebrato e affonda il pungiglione in tessuti molli non riesce più a estrarlo, di conseguenza è costretta a lasciare il pungiglione conficcato nelle carni della vittima, questo comporterà ad un'eviscerazione dell'ape che vede il suo complesso intestinale direttamente collegato all'apparato velenifero. Il veleno delle api non è pericoloso per l'uomo a meno che non sia in grandi quantità, o che il soggetto punto non sia allergico.

Non conosco molto bene la situazione maschile nella vita degli insetti oltre al fatto che spesso non ce n'è proprio il bisogno..
C'è da dire però che per quanto riguarda i mammiferi al momento, la sfera maschile gode di una certa “rispettabilità”, o meglio lo scopo resta quello riproduttivo, ma in molte specie è il maschio a cacciare e a difendere il nucleo familiare. Beh non è questo il caso di oggi, i fuchi che sono la parte maschile, hanno uno scopo puramente riproduttivo all'interno del ciclo di vita della famiglia, in quanto non svolgendo nessuna attività all'interno dell'alveare, la loro vita è confinata alla mansione riproduttiva all'intero dei “corridoi di fecondazione”.
La loro ligula non essendo sviluppata, non garantisce la possibilità di nutrirsi direttamente, ma li obbliga ad essere imboccati dalle operaie, che nel momento in cui non vedono più la necessita di alimentarli, smettono di farlo.
Sprovvisti di pungiglione, non possono trovare utilità neanche nella difesa dell'alveare, “vengono deposti” prevalentemente in concomitanza del periodo primaverile ed estivo, ovvero durante il momento delle fecondazioni/sciamature. Durante il volo nuziale il fuco cercherà di accoppiarsi con una regina all'interno dei corridoi di fecondazione, ma chi riesce avrà vita breve, in quanto lascerà il suo apparato riproduttore all'interno della reggina, e questo ne comporterà la morte del fuco poco dopo. Nel caso in cui i fuchi non riescano nella loro impresa di fecondazione, la loro sorte non sarà di certo migliore, le api operaie infatti come precedentemente detto, smetteranno di alimentarlo confinandolo all'esterno dell'arnia.

Ultima ma non di certo per importanza la regina. Riconoscibile per le sue dimensioni in certi casi molto maggiori rispetto a quelle delle operaie, possiede un addome rigonfio è allungato ( dove risiede la spermateca ), unica femmina fertile della colonia,l' alveare deve contare sulla forza di una sola reggina. Un aspetto importante da notare, è sicuramente quello del feromone emesso, e del suo potere di aggregazione sul resto della famiglia. Molto spesso viene riportata la regina a comando dell'alveare, ma come ultimamente dimostrato, non è la regina a dettare ordini al resto della famiglia, ma bensì le operaie, che alimentando ed organizzando quella che è la disposizione interna delle cellette, predispongono la regina per deporre uova feconde o meno. In oltre le operaie, la nutrono, la difendono e coveranno per lei le future nasciture. La regina ha un aspettativa di vita più lunga delle operaie che può arrivare anche fino a quattro, cinque anni di vita. Durante il volo nuziale viene fecondata da uno o più fuchi(non è ancora certo se la regina effettui questo volo soltanto una volta), a quel punto immagazzinerà lo sperma del maschio all'interno della sua spermateca,riuscendo a mantenerlo vitale per tutta la durata della sua vita. Per questo motivo una regina ha bisogno di accoppiarsi in un solo momento nel corso della sua vita. Nel corso della sua vita arrivare a deporre dalle mille alle duemila uova in un giorno, nei periodi di maggiore fertilità, nel protrarsi della sua vita il numero andrà calando fino alle cinquanta unità al giorno.
Le larve vengono alimentate dalle ancelle (operaie addette), che provvederanno al loro nutrimento. Tale nutrimento consisterà nei primi tre giorni in pappa reale, e per il restanti fino allo sfarfallamento, da miele e polline. Nel caso di assenza di regina all'interno della famiglia, le operaie provvederanno ad alimentare una di queste larve esclusivamente a pappa reale. Tale alimentazione garantirà alla larva una metamorfosi in regina, con la particolare caratteristica nello sviluppo dell'apparato riproduttore altrimenti atrofizzato. La regina vede la sua metamorfosi all'interno di celle progettate appositamente di dimensioni maggiori, e disposte nel telaino in base alla necessità della famiglia, ovvero nel caso in cui la nuova regina sia in sostituzione di quella vecchia, troveremo le celle reali predisposte ai lati del telaino, mentre caso in cui la famiglia fosse rimasta orfana, troveremo collocata la cella reale nel centro del telaino. Per quanto riguarda questi ultimi dati non sono stati dimostrati scientificamente, ma l'esperienza decennale di svariati apicoltori nel campo, ha portato all'evidenza di tale caratteristica durante convegni nazionali ed internazionali. Al momento della nascita, la regina si troverà a dover affrontare una prima grande difficoltà, l'uccisione della sua rivale. Le api operaie previdenti, e consapevoli che la loro sopravvivenza è strettamente legata alla salute della nuova regina, non possono di certo allevarne solo una, con il rischio che non sia perfetta o peggio ancora che non nasca proprio. Per questo motivo molto spesso, dopo lo sfarfallamento la regina si vede costretta a combattere con la rivale anch'essa appena nata. Lo scontro prevede l'utilizzo del pungiglione, che verrà utilizzato dalla regina soltanto in questa occasione per tutto il resto della sua vita. La seconda difficoltà sarà appunto il fatidico volo nuziale, che tra uccelli, calabroni ed altri predatori rischia di diventare un viaggio di nozze non troppo piacevole per la nostra amata. Di rientro dal volo, la nuova regina è pronta per prendere il suo ruolo, nel mentre la vecchia si prepara per la sciamatura. Ebbene si, la nuova regina resterà a capo della famiglia, mentre la vecchia fonderà una colonia nuova, portandosi via con se circa 1/3 delle api presenti nell'alveare, insieme alle scorte necessarie per fondare una nuova colonia. Saranno in questo caso le esploratrici ad avere l'arduo compito di trovare un luogo dove fondare la nuova dimora. Il momento della sciamatura, deve durare il minor tempo possibile onde evitare da esporre l'intera famiglia a rischi esterni. Per questo motivo molto spesso assistiamo allo spettacolo di trovare sciami d'api nei posti più impensabili, anche in pieno centro città, ogni fessura o ramo può essere papabile per la fondazione di una nuova colonia.

Fonti:
APIS MELLIFERA LIGUSTICA, SOTTOSPECIE AUTOCTONA DELL’ITALIA PENINSULARE
L' ape. Forme e funzioni
Progetto_Miglioramento_Territoriale_Ligustica
Apicoltura all'abbazia di Buckfast. Le memorie del padre dell'apicoltura moderna


Tutte le foto sono di mia proprietà


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Immagine di mia proprietà, realizzata da @pab.ink un ringraziamento speciale al team di @DaVinci.art


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Povero fuco...povera stella! Ogni volta che un maschietto si sente bistrattato, beh, dovrebbe pensare a quel povero fuco che accoppiandosi una volta sola nella vita perde tutto l'apparato e che se non riesce ad accoppiarsi viene lasciato a morire di fame...che destino crudele! Facciamo una raccolta firme per nutrire i fuchi verginelli!

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ma perche mi devi rompere le palle. Ma guarda tu che tipo che sei

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