IL MONDO DELLE API - L' APIS MELLIFERA SICILIANA

in #ita6 years ago (edited)

IL MONDO DELLE API - L' APIS MELLIFERA SICILIANA, RISCHIO DI ESTINZIONE - IL PROGETTO DI REINTRODUZIONE E DI CONSERVAZIONE DELLA SOTTOSPECIE

Continuiamo la serie di articoli di approfondimento su le diverse specie e sottospecie di Apis mellifera che vivono nel nostro pianeta e che si differenziano per caratteri o attitudini morfologiche legate all’area di diffusione geografica.
Nell'ultimo post su questi contenuti, ci siamo occupati dell'Ape Melipone che vive nella fascia dell'Equatore andandola a trovare nel nuovo modo, dall'altra parte dell'Oceano Atlantico. Quest' oggi il viaggio sarà meno lungo, scenderemo giù per il bel Paese fino alla sua punta estrema della Calabria, per poi prendere un traghetto, ed attraversare anche qui il mare, ma sarà il Mare Nostrum.
Approderemmo in terra di Sicilia per conoscere da vicino l'Ape nera siciliana, dove vive, che rischia l'estinzione.
Confesso che non ne conoscevo l'esistenza fino a quando, un giorno, guardando la vetrina di un rinomato tempio della gastronomia e di prodotti gourmet, vedo degli elegantissimi vasetti con su stampigliato Miele di Nespolo - Ape Nera Sicula. L'idea che svolazzasse in giro un' Ape nera, diversa dall' Ape mellifera ligustica, alias Ape italiana, mi ha incuriosito ed eccomi qui a proporvi un altro viaggio.
Il primo ricercatore che individuò la sua presenza nell'isola siciliana fu, nel 1881, il Grassi che pubblicò uno studio senza definirne un nome scientifico. Successivamente con un ulteriore lavoro nel1896, Dalla Torre, ne precisò le caratteristiche morfologiche e genetiche proponendo il binomio Apis siciliana. Va detto però che per un lungo periodo l'Ape nera siciliana fu chiamata con l'epiteto proposto da un altro studioso, Montagano nel 1911, Apis sicula.
Si chiamò così fino a quando, due studiosi italiani, che hanno guadagnato consenso per il loro impegno scientifico in apicoltura, Santi Longo e Aulo Manino, facendo riferimento al Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica hanno proposto al XIII Convegno Nazionale dell'Associazione Italiana per lo Studio degli Artropodi Sociali e Presociali (A.I.S.A.S.P.), 3 maggio 2010, una nuova nomenclatura dell'Ape nera di Sicilia: Ape mellifera siciliana Dalla Torre 1896.

Dal punto di vista comportamentale è molto docile tanto che molti apicoltori, nelle operazioni di smielatura non ricorrono all'uso di maschere e guanti. E' molto produttiva anche a temperature che superano i 40°, inoltre sa difendersi bene dai predatori che per altre specie sono letali. Tra le altre caratteristiche vi è lo sviluppo precoce della covata, tra dicembre e gennaio, e quindi non va in blocco di covata come avviene invece per l'Ape ligustica. Produce molto e consuma poco miele. Avendo nel suo DNA un biotipo genetico africano ha caratteristiche simili alle Api africane: ha la propensione a sciamare e costruisce numerose celle reali; per un periodo di tempo la regina, prima della sciamatura, convive con diverse regine figlie vergini.

La specificità dell' Ape mellifera siciliana dal punto di vista comportamentale, ha trovato nel’ apicoltore siciliano un valido interlocutore che ha saputo sfruttare al meglio tali caratteristiche

inventandosi una tecnica di allevamento, analoga a quella descritta nel precedente post sulle Api Melipone, che utilizza arnie orizzontali. Con la differenza, che nelle zone equatoriali le arnie erano costituite da tronchi di albero svuotati all’interno e racchiuse con pietre circolari o legno ai due lati, qui il materiale utilizzato per costruirle è un arbusto infestante, la Ferula communis, volgarmente conosciuta come finocchiaccio, una erbacea perenne che cresce bene nelle zone aride, incolte, nelle aree a pascolo e al di sotto della fascia montana. Il fusto della pianta, una volta essiccato è molto resistente e leggero e viene impiegato per costruire oggetti di artigianato domestico. Gli apicoltori di siciliani, utilizzano, ma ora sarebbe meglio dire utilizzavano e più avanti spiegheremo il perché, il fusto di Ferula in quanto è molto lavorabile ed una volta realizzata l'arnia la mantiene ad una temperatura costante.
Le arnie orizzontali in questione, chiamate in dialetto cascia o fasceddu, pressoché identiche in tutti gli apiari dell’isola, venivano realizzate, ricavando dal fusto di Ferula essiccato, un’asta di circa 22 cm a sezione quadrata di 3 cm per lato. I fusti venivano poi forati all’estremità ed assemblati facendovi passare delle corde, realizzate con piccoli rami sottili e flessibili, ricavati da piante locali quali Agnocasto, Salicone, Ginestra o Olivo. Una volta assemblati i fusti di Ferola, venivano realizzate delle arnie rettangolari lunghe 86 cm ed alte e larghe 25 cm. Ai due lati venivano collocati due coperchi, detti tumpagni, dello stesso materiale, rimovibili. Una piccola apertura su uno dei due lati dei tumpagni, detta uccaloru, permetteva l’accesso dell’Ape all’interno attraverso un foro praticato al centro. Le rifiniture interne, venivano lasciate alle Api che rivestivano le pareti con la cirubicia, la propoli. All'interno le Api costruiscono i favi a partire dalla sommità, detti brische, quando le celle sono state riempite di miele ed opercolate dalle api con la cera, l'apicoltore le taglia dalla sommità e realizza l'appoggio per un nuovo favo fissando due pezzetti di rami di Disa, una pianta perenne cespugliosa, detti “bussi” e due pezzettini di canne verdi, piegate ad arco ed incastrate a croce, detti "brocchi". A sigillare le eventuali fessure del fasceddu, veniva applicato, esternamente, lo sterco di vacca per impedire che i fusti si tarlassero e contribuire a stabilizzare la temperatura interna dell’arnia. In ultimo, sulla cascia, veniva apposto,un marchio a fuoco, con le iniziali dell’apicoltore.
Un apiario tradizionale siciliano era costituito da serie sovrapposte di fasceddi di ferula collocati su un piano rialzato di alto 30 cm e dello spessore di circa un metro. Ne poteva contenere anche un numero di 120. Poteva essere racchiuso all'interno di una muratura aperta frontalmente con tetto a falde.

Apiario tradizionale siciliano costituito da fasceddi sovrapposti


Fin qui abbiamo raccontato l’apicoltura tradizionale dell’Ape nera siciliana con l’allevamento inarnie orizzontali in fusi di Ferula. Ma essendo queste tecniche molto laboriose, ed economicamente non sostenibili, a partire dagli anni ’70 si è fatta strada, tra gli apicoltori, l’idea di modernizzare le tecniche di allevamento per rendere più economicamente vantaggioso il lavoro.

Sono state sostituite quindi le arnie tradizionali con le cosiddette arnie razionali a favo e melario mobili e con la periodica sostituzione di api regine di razze diverse. Dal continente, sono stati importati sciami e regine che incrociandosi con le api autoctone ne hanno compromesso l'integrità genetica. Va detto in ultimo, che la comparsa dell'acaro parassita Varroa destructor ha accelerato la moria di Api nere siciliane in quanto le arnie in ferula orizzontali non permettevano un adeguato contrasto al parassita.

Se si deve una rinascita dell'Ape siciliana, dopo un periodo che ha fatto temere l'estinzione, lo si deve agli studi e ricerche dell'entomologo, Prof.Pietro Genduso ed alla passione che trasmise all'allora studente Carlo Amodeo, ora affermato allevatore di api nere siciliane e punto di riferimento per azioni che Regione Sicilia, CRA – API di Bologna, Slow Food, Università degli studi di Catania e Palermo, L'Istituto zooprofilattico della Sicilia ed altri Enti stanno mettendo in campo per la “reintroduzione" e conservazione della sottospecie a rischio di estinzione Apis mellifera siciliana (Dalla Torre)”. Questo dopo il ritrovamento a Carini in provincia di Palermo, degli ultimi bugni, contenenti sciami geneticamente puri di Ape mellifera siciliana, Carlo Amodeo decise di conservarli in isolamento portandoli sulle isole di Vulcano, Filucudi, Alicudi e Ustica, al fine di farle riprodurre in purezza. Ciò era necessario per evitare che l'ape regina, nella fase della sciamatura, nel suo volo di fecondazione accompagnata da qualche migliaio di api operaie, in prossimità del nuovo nido, si accoppiasse con fuchi di diversa specie.

Il progetto della Regione Sicilia ed altri Enti, ha come obiettivo:

1. la reintroduzione della sottospecie A. m. siciliana sull’isola principale (prevalentemente province AG, PA, TP); 2. la conservazione della sottospecie A. m. siciliana (ricerca di nuove linee genetiche e introduzione nelle isole di conservazione); 3. il miglioramento e valorizzazione (caratterizzazione A. m. siciliana, caratterizzazione mieli); 4. l'associazionismo (formazione associazione apicoltori Ape Nera con relativi statuti, disciplinari e attività); 5. il trasferimento tecnologico - metodologico (scambio competenze analitiche e corsi di formazione per operatori della filiera); 6. la divulgazione dei risultati.

A distanza di alcuni anni dall'avvio di questo processo di salvaguardia dall'estinzione e reintroduzione e conservazione dell' Apis mellifera siciliana, vari indicatori ci confermano che è stato un grande successo e ha suscitato forti aspettative ed interesse in diversi settori. Molti apicoltori si sono interessati per allevare l'Ape nera siciliana ed oggi, il Presidio slow food, conta otto allevatori a Palermo, Trapani e Messina. Per non parlare della continua richiesta di miele di Ape nera specialmente per il mercato estero e l'incremento degli addetti alla filiera apistica. Ma questo promettente lavoro, che vede impegnati studiosi di diverse discipline, amministratori pubblici, istituti di ricerca universitari, enti di valorizzazione e salvaguardia nonché in prima linea gli apicoltori, non può abbassare la guardia perché ancora la possibilità che l'Ape nera siciliana, possa estinguersi, non è del tutto scongiurata.

Salutamu.


Fonti:


Tutte i disegni/immagini sono di mia proprietà, fatta eccezione per questa

Sort:  

Complimenti davvero per la dedizione al lavoro che sfocia in una fantastica passione. Beato te

Grazie tanto per le belle parole @demiro86!

che post meraviglioso! anche se non sono un esperto di apicoltura apprezzo la qualità delle informazioni e la passione dedicata. p.s. nella mia zona (pianura pontina) abbiamo dell'ottimo miele di eucalipto ;)

Gran miele quello di eucalipto, è nei miei piani come fioritura!
Ti ringrazio molto @armandosodano!

Fantastico! Lo attendevo con curiosità questo tuo articolo, alcune cose le conoscevo già ma altre ovviamente no.

Sai che con la Ferula, detta Ferla, in realtà si faceva di tutto? Mio nonno, pastore, costruiva degli sgabelli e dei tavolinetti bassi, ad esempio. Non sapevo si usasse anche nell'apicoltura, ma in qualche modo non mi stupisce.

Ho conosciuto un apicoltore che si occupa, per l'appunto, delle api nere; è affascinante vedere le foto che a volte condivide, perché effettivamente l'ape è molto scura. Questo ragazzo sembra molto orgoglioso del suo lavoro e della sua selezione di api, ha avuto anche un discreto successo nell'ultimo anno e ora vende miele in modo sistematico.

Insomma, ha saputo recuperare qualcosa di tipicamente siculo con intelligenza ma anche competenze in materia. Ed è vero, spesso non si protegge quando visita le sue apine, ma non sempre gli va bene xD

Ripeto anche qui: attenti che le sicule - che siano donne o api - sono cornute (non nel senso di "cornificate dai mariti" ma in quello di "focose e testarde"): non le fate mai arrabbiare!

Grazie @nawamy contento che alla fine ti sia piaciuto.
E' giustissimo che sia orgoglioso delle sue "api nere", lavorare sulla selezione e portare avanti la specie locale è molto importante, sarebbe interessante conoscerlo!
Terrò a mente il "focose e testarde"!!!

Ma che bel progetto stai mettendo in piedi. Complimenti!
Un saluto, nicola

Complimenti @phage93 per il tuo costante contributo alla causa scientifica, con post veramente interesanti ed elaborati. Il tuo account sta diventando un vero e proprio almanacco di informazioni in merito.
Bravo!

Grazie per il complimento @moncia90, sperò torna utile a qualche giovane apicoltore in futuro!

Ho divorato il tuo post! Interessante e molto carino nella presentazione!
Queste ape sicule sono davvero forti, speriamo resistano all'estinzione. Un grosso applauso a chi ci crede, dall'alto al basso, agli apicoltori. Il futuro è nelle loro mani.

attenti che le sicule - che siano donne o api - sono cornute (non nel senso di "cornificate dai mariti" ma in quello di "focose e testarde"): non le fate mai arrabbiare!

Esattamente @nawamy esattamente!

:) in settimana si smiela!!!!

Fffhhhh, che cottura, ero convinto di aver anche commentato il tuo post odierno, caro @phage93, invece mentre riprendevo per l'ennesima volta la scrittura del mio post mi sono ricordato di non aver scritto nulla, invornito che non sono altro.
Davvero bello ed interessante il tuo viaggio nel mondo delle api, stai dimostrando una competenza e padronanza dei vari concetti molto alta, come ci siamo detti qualche tempo fa, forse il tuo limite maggiore è potenzialmente il fatto di essere quasi monotematico, ma riesci sempre a tenere desta l'attenzione del lettore, e non è poco

ci lavorerò per la storia del monotematico!

Ti faccio i complimenti per la dedizione e la passione che ci metti.....bravo

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