BORNEO: la culla della ARTE FIGURATIVA
Da alcune settimane si è interrotto l'ottimo progetto di @discovery-it: una sorta di rubrica a cadenza settimanale sulla quale veniva esposte sempre nuove tematiche, atte ad informare e spingere i lettori a creare contenuti originali e di buon livello. Non sappiamo se tale progetto ripartirà (me lo auguro!), ma è un dato di fatto che per lo meno a me è servito molto nel creare post di buona qualità, ad informarmi e leggere su internet.
Il tema di uno dei primi numeri fu incentrato sulle Pitture Rupestri ed in me, quando si parla di Arte, Storia e Scienza, scatta una scintilla, che su Steemit corrisponde in creare un post. Così mi documentai e leggendo anche articoli in lingua straniera ed in lingua italiana, composi questo articolo: Il pensiero simbolico di 130.000 anni fa.
Probabilmente uno dei miei migliori post degli ultimi tempi.
Ultimamente poi ho continuato a documentarmi ed informarmi sul tema pitture rupestri e siccome la Scienza non si ferma mai, sono "incappato" in una serie di articoli altrettanto interessanti: ognuno di questi descriveva una scoperta insolita, che oggi con questo mio post voglio raccontarvi.
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Borneo: casa delle più antiche pitture rupestri
Nel post introdotto precedentemente raccontai come l'Homo di Neanderthal, considerato fino a poco tempo fa privo di un pensiero simbolico, avesse lasciato una testimonianza concreta della sua capacità raffigurative e nel dare ad un oggetto un valore simbolico. Le pitture rupestri, risalenti a 65.000 anni fa e ritrovate a La Pasiega, in Spagna, testimoniano proprio questo fatto. Tutto sommato comunque si tratta di alcuni simboli come linee e punti distribuiti su una parete. Se considerassimo invece il concetto di arte figurativa (persone, animali...) dobbiamo spostarci più avanti nella linea temporale: le più famose infatti sono le pitture scoperte a Chauvet, nella Francia meridionale (intorno a 37.000 anni fa).
Nel corso degli anni molte altre pitture rupestri si sono scoperte in varie arie del mondo: identificare e riconoscerne la datazione è un processo che richiede approfonditi studi e lungo tempo. Inoltre determinate aree, in seguito al modificarsi dell'ambiente e dell'ecosistema sono con il tempo divenute zone difficilmente raggiungibili: è questo il caso del Mangkalihat, regione indonesiana, in cui di fronte ai ricercatori si è mostrato uno spettacolo unico.
(Lascio qui di seguito il link nel caso in cui si volessero vedere le immagine, che non ho potuto inserire direttamente nel post a causa del copyright vigente su di esse LINK)
Le pitture rupestri scoperte riproducono un'arte molto più evoluta e complessa di quanto non fosse già testimoniato in Francia: la presenza di piccole imbarcazioni, un susseguirsi di figure geometriche, impronte di mano, animali (molto probabilmente bovini) ed ovviamente figure umane. Come già detto però la datazione di tali reperti non è stata facile.
Un gruppo di scienziati della Griffith University di Brisbane, capitanati da Maxime Aubert, si è recata in questa regione orientale del Borneo ed analizzando attraverso l'uso della tecnica di datazione uranio-torio le piccole concrezioni calcaree che si sono formate sopra i disegni, hanno dichiarato che le più vecchie risalgano a 40.000 anni fa. Si parla quindi di oltre 3 millenni antecedenti a quelle di Chauvet.
Le figure risultano essere molteplici e come è logico aspettarsi non tutte hanno la stessa datazione: tra i vari ritrovamenti si nota come le varie tipologie di raffigurazioni abbiano ognuna una periodicità diversa tra loro, con discrepanze tra loro anche di migliaia di anni. Questo fatto porterebbe a pensare che tale luogo fosse il rifugio di popolazioni nomadi, capaci di lasciare la loro "impronta di passaggio" attraverso i loro graffiti e poi spostarsi. Ogni volta che un piccolo gruppo di umani si fosse recata in quel luogo, avrebbe lasciato il proprio segno, quasi a voler lasciare il segno del proprio passaggio ed avrebbe ammirato quelle già presenti.
Le raffigurazioni di figure umane sono le più recenti (20.000 anni): esse coincidono con vari cambiamenti apportati sui disegni, dato che è stato notato un cambiamento dei materiali, le tinteggiature e lo stile che li riproduce. Dimostrazione che rafforza ancora di più quanto scritto sopra.
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Gli scienziati tra le loro varie conclusioni hanno ipotizzato che durante i lunghi periodi che separano le varie pitture questo luogo sia rimasto disabitato e durante quello stesso arco temporale le popolazioni si siano mosse in giro per i vari continenti. Si notano infatti somiglianze tra le pitture trovate nel Borneo ed in Europa alcuni millenni dopo. Inoltre variando lo stile ed i soggetti sembrerebbe proprio che si siano succedute proprie diverse tipologie di ominidi in questi luoghi.
Abbiamo ancora tanto da scoprire: l'uomo del III millennio guarda oggi molto al futuro, allo spazio, ma probabilmente dovrebbe iniziare a conoscere proprio se stesso, il proprio passato ed il pianeta sul quale vive, prima di avventurarsi oltre. Conoscere se stessi per capire l'altro.
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Saggie considerazioni quelle che hai esposto, caro @moncia90, in quanto, come hai evidenziato scrupolosamente tu, dovremmo incominciare a svelare i nostri segreti, prima di andare a cercare di scovarne altri in giro per l'universo
Dovremmo conoscere noi stessi, il nostro Pianeta prima di tentare di avventurarsi lontano, in luoghi inesplorati ed a noi, giustamente, sconosciuti!
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