ASSO E RE DI PICCHE - CONTEST (parte 2)

_{Siamo giunti alla seconda parte della mia storia.
Per chi si fosse perso la prima parte consiglio vivamente di leggersela,
nel caso in cui volesse partecipare al contest.
Riprendiamo così da dove avevamo lasciato.}

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Mai fidarsi del poker. Le carte sono state per me la rovina.
3 mesi fa è iniziato il mio calvario. ASSO e RE di PICCHE.

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Non potevo perdere. Erano usciti donna e jack di fiori e un 10 di quadri e due 4, uno di fiori e l'altro di cuori. Me lo ricordo come se fossero ora su questo tavolo di questo motel sperduto nel deserto.
Non potevo perdere con una scala. Non avevo niente da puntare però; così Jason mi disse: "Se perdi mi dovrai un favore figliolo, nient'altro!".
In quel momento la mia vita prese una brutta piega. Soprattutto quando mostrai le carte al mio avversario e lui fece lo stesso. Diciamo che la sua coppia di quattro in mano sommata alle altre presenti sul tavolo si dimostrò come una pugnalata al cuore. Come una fucilata, forse!!!
Chi è Jason? Il Boss. L'ideatore e la mente di tutto.
Questo è il favore che gli devo: partecipare al colpo. La rapina alla Bank of Nevada.
Adesso era in fondo alla sala. Là. A controllare che tutto fosse apposto. Le armi, la prenotazione per l'hotel del Nerd, le strade da prendere all'andata ed al ritorno.
Provavo quasi una certa stima per la mente diabolica con la quale quell'uomo era riuscito a raggirarmi. O forse ero io che mi ero fatto raggirare come fossi una preda.

La sigaretta è finita. Cerco un posto dove spegnerla, ma il portacenere è ormai pieno.

"Sono le 02:00. Andiamo! " dice Jason.

La chiamata alle armi. Non so se sono più felice adesso che è arrivato il momento di agire o prima quando ero tormentato dall'ansia ed i pensieri.
Saliamo in macchina.
Io mi siedo dietro. Ovviamente l' Italiano alla guida ed il ciccione del Gordo davanti. Altrimenti sarebbe stato impossibile entrarci tutti. Ovviamente per la via di fuga il problema sarebbe stato risolto. Kris sarebbe scappato per conto suo. Un minimo di complicazione nello svolgersi del piano era necessario che fosse lasciato anche a lui.

Ci aspettano alcuni minuti di viaggio in macchina prima di arrivare al primo check point alle porte di Las Vegas, dove scaricheremo il Nerd, il quale poi proseguirà in taxi fino all'hotel per non destare sospetti.
Jason in macchina ci ripete passo passo quello che faremo una volta arrivati all'interno della banca, come ci dovremo muovere e con quale modalità fuggiremo.
Le sue parole ripetute nello stesso modo per la milionesima volta risuonano nella mia mente come un ronzio. Jason è una mosca, che in quel momento mi da molto fastidio. Una mosca alla quale però dovo un favore. Mi sarei dovuto opporre a lui ed alla sua idea molto tempo fa, ma forse non sarebbe stata una buona idea. Forse se mi fossi opposto, oggi non sarei qui: sarei orizzontale, sotto terra, dentro una bara.
Sicuramente!
Facciamolo e basta!

Eccoci alla prima sosta. Il Nerd scende e con il suo solito sorriso a stronzetto ci saluta augurandoci buona fortuna. Come se la fortuna riguardasse solo noi. Come se lui non rischiasse niente. Meno di noi che ci esponiamo in prima linea.

Quasi come fosse una trincea in un campo di battaglia.
Più che in un campo di battaglia io mi sento un combattente che viene portato nell'arena dove potrebbe morire o forse vivere.

Attraversiamo le vie di Las Vegas. Ad ogni stop guardo dal finestrino la città ed i pedoni che camminano lungo la strada. Se sapessero cosa stiamo per fare, chissà cosa penserebbero. Chissà cosa farebbero.

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Ad uno stop un bambino che sta camminando sul marciapiede per mano a sua madre mi nota e mi saluta con la mano. Gli rivolgo un saluto con le dita ed un leggero sorriso.
Penso che quello potrebbe essere l'ultimo momento felice della mia vita.
Forse questi sono gli ultimi momenti della mia vita.
O mio Dio!
In che guaio mi sono cacciato. Per delle maledette carte. ASSO E RE DI PICCHE.
Troppo tardi mi ero reso conto di come due carte "forti" come quelle che stringevo in mano quella sera, fossero niente in confronto a quei due "insignificanti" quattro che invece Jason aveva nella sua.
Ormai ero lì. Ormai era così. Un treno senza ritorno. Oppure da lì tutto poteva ripartire un nuovo futuro. Meglio non sperare nell'improbabile.
E' proprio bello come Jason comunque riconoscesse in me la gratitudine di essere rimasto fedele alla promessa che gli avevo fatto. Per questo mi ha comunque promesso la mia parte di bottino, una volta che sarà nelle nostre mani. Di lui mi fido. Come lui si fida di me!

Una frenata brusca mi distoglie dai miei ricordi.
Siamo arrivati. Alcuni isolati più avanti la Bank of Nevada.
Un brivido mi attraversa la schiena.

_{Molti di voi saranno delusi nel non vedere la fine di questa storia.
Personalmente penso e spero che la curiosità vi spinga domani a leggere l'ultima terza parte , in cui saranno riportata la conclusione e le regole per partecipare al contest.
L'apputnamento è quindi per domani.
Un saluto da moncia90}