Un percorso stupendo ed irripetibile - 2° parte

in #ita6 years ago (edited)


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Continuo il discorso dello scorso martedì, incominciando a passare sui primi ricordi diretti che ho di mio fratello, e di quello con cui lui è venuto in contatto, e sicuramente una persona che ha avuto una grande influenza nella sua vita, in maniera approfondita e purtroppo spesso negativa, è stato nostro padre.
Fin dall'inizio dei miei ricordi, che risalgo all'età di 5 anni circa, rammento situazioni molto conflittuali che si perdono davvero nella notte dei tempi, con mio fratello poco più che adolescente che si scagliava contro mio padre, il quale aveva anche dei modi di fare e degli atteggiamenti nei confronti di mia madre a dir poco dittatoriali, ogni tanto avrebbe alzato le mani anche in maniera pesante verso di lei, se non si fosse sempre messo di mezzo mio fratello: era in poche parole il classico padre/padrone, su tantissime cose.
Ci sono tanti aspetti in cui si manifestava questo astio immotivato da parte di mio padre verso il suo figlio maggiore, principalmente responsabile di non convididere ed approvare le sue scelte e le sue decisioni, ma era palesemente in torto marcio, come nel caso del suo approccio nei confronti dei cani da caccia.

Il "problema caccia"

La caccia è sempre stata un problema nella nostra famiglia, nel senso che era semplicemente adorata da mio padre, e dico era non perché lui sia morto, ma a 90 anni suonati da alcuni anni non riesce più ad andare a caccia.
Mio padre era un cacciatore, della peggiore specie, di quella razza che o facevi quello che diceva e voleva lui, oppure eri finito, e mio fratello, un po' per spirito di contrapposizione, e parecchio perché il comportamento di mio padre faceva schifo e pena sotto tanti punti di vista, era esattamente il suo opposto.
Mio padre voleva che noi seguissimo le sue traccie, che diventassimo a nostra volta cacciatori come lui, proprio proprio come lui, dei suoi cloni precisi, ma bisognava essere delle persone senza cuore, soprattutto nei confronti dei cani, perché furono un grandissimo problema.

A parte le discussioni filosofiche a favore o contro la caccia, io personalmente ho una posizione neutrale, anche se non ucciderò mai un solo animale, ma, se fatta con le dovute maniere, e molto deliminata, la caccia ha anche qualche piccolo lato positivo, come nel caso di sovraffollamento di una determinata specie animale, tipo i cinghiali in alcune zone d'Italia.
Qual era il triste discorso che si nasconde dietro la parola cani?? Che mio padre andava a caccia con un cane, logicamente di razza o comunque specifico da caccia.

Setter, pointer, bracco, spinone, incrociato levriero, incroci vari, tutto è passato dal gabbiotto dove veniva tenuto il suo cane, ne avrà avuti una ventina almeno, e sapete perché ne ha avuti così tanti?? Perché non andavano bene.
I primi tempi, quando ne portava a casa uno, era tutto amore, era perfetto, andava benissimo, un vero campione, poi, piano piano, iniziavano a sorgere i primi problemi, e sbagliava quello, e non faceva quell'altro, e misteriosamente il cane lo regalava o lo vendeva a qualcuno.
Mio fratello conosceva molto bene mio padre, e questi discorsi non lo convincevano affatto, ed un brutto giorno lo affrontò, quando per l'ennesima volta il gabbiotto del cane era vuoto, e venne fuori l'atroce verità: a parte qualche rarissimo caso, di cani di razza pura che erano costati parecchio (ma a volte non bastava neanche quello), mio padre, quando il cane per qualsiasi motivo, come un riporto della preda uccisa non perfetto, oppure il mancato ascolto di un suo fischio di richiamo, si era reso colpevole di un vero affronto alla sua persona, imbracciava il fucile e gli sparava, lasciandolo morto in mezzo ad un campo o ad un bosco.

Scoppiò un finimondo, mio padre sosteneva che lui con i suoi cani faceva quello che gli pareva, e poteva anche ucciderli (fatto non proprio infrequente tra i cacciatori), mio fratello che ribatteva che era una bestia 100 volte peggio di loro, perché i cani non li doveva ammazzare, se non andavano bene, perché lui era un cattivo padrone, li doveva regalare, non ucciderli, perché noi ci affezionavamo a loro, era inevitabile questo fatto, che si finisse per volergli bene.

Il cane aveva bisogno di uscire, di muoversi, di mangiare, di essere pulito nel recinto dove era custodito, e tutto questo lo facevamo noi perché lui lavorava parecchie ore fuori di casa, a volte partiva la mattina presto e tornava a casa la sera tardi, per cui era logico che fossimo noi, io, mio fratello, mia mamma, a volte mia nonna, che ci prendessimo cura di lui.
E lui era sempre a rompere con tutte le sue fissazioni, e il cane non vede giocare, altrimenti non sta a sentire i suoi richiami, e il cane deve mangiare poco, altrimenti non corre bene, e il cane non deve ricevere troppe carezze, altrimenti è troppo buono, e tutta una serie di altre mostruose cazzate, secondo i suoi rigidi dettati.

Quante volte ho portato a spasso il suo cane, dico il suo perché, a parte un caso, ne aveva sempre uno solo per volta (finché non lo ammazza e ne prendeva un altro), e vi posso garantire che erano dei cani adorabili, perché stavano a sentire, se gli dicevi di fermarsi si bloccavano all'istante, non hanno mai dato fastidio a nessuno, il cane da caccia non è aggressivo come quello da difesa, era un vero piacere fargli fare quattro passi, se anche una volta non ti riportava perfettamente un uccello ucciso, oppure rispondeva in ritardo ad un tuo richiamo, dove cazzo era il problema??
Nella testaccia malata e bacata di mio padre, che interpretava quell'atteggiamento del cane come un atto di lesa maestà, ed era sufficiente, se la giornata era storta, per fargli scattare l'adrenalina di premere il grilletto e sopprimerlo, essendo in suo potere il diritto di vita e di vita dell'animale in questione.

Fine dello scempio

Un bel giorno, finalmente, tutto questo finì, mio fratello aveva avvertito più volte che non se ne poteva più, di tutto questo ammazzamento di cani, e ci fu un cane in particolare, l'ultimo che ebbe mio padre finché fu in vita mio fratello, al quale ci eravamo veramente affezionati, perché era di una bontà e dolcezza unica.


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Il suo nome era Tom, era un incrocio con un levriero, più piccolo di stazza, ma veloce come il lampo, negli ultimi tempi lo facevamo uscire dal recinto insieme, io e mio fratello, e loro due facevano le gare di velocità con partenza da fermo, ma seppur mio fratello fosse molto prestante, in quanto superava abbondantemente i 30 km/h di velocità di punta con uno scatto bruciante, questo cane volava rasoterra, in quanto ad occhio andava ben oltre i 50 all'ora, lo vedevo venirmi incontro con il muso tutto affusolato, era una goduria ammirarlo per come lanciava le sue piccole leve in perfetta armonia.

Era un lunedì mattina, avevo 17 anni e dal terrazzo di casa lanciai un fischio all'indirizzo di Tom, che usciva subito dalla cuccia per farmi la festa. Niente, forse non avrà sentito, altro fischio, ancora niente, e guardando meglio, vedo la porticina leggermente aperta.
Rientro in casa e chiedo a mia madre se il babbo fosse andato a caccia quella mattina, e lei mi rispose con uno strano tono che era andato a lavorare. Conoscevo quel tono, era un segnale che qualcosa non andava, e insistendo seppi la cruda verità, ieri sera era tornato a casa senza il cane, e dopo cena si era lamentato che non aveva risposto ai suoi richiami, che lo aveva stancato, che non era buono di fare nulla, e che l'aveva ammazzato.

Era un macello, sarebbe stato un vero disastro perché sapevo quale poteva essere la reazione potenziale di mio fratello, gliel'aveva giurata a mio padre, che se fosse successo qualcosa a quel cane, l'avrebbe pagata cara.
Non andai a scuola, il primo "contatto" andava monitorato ed assolutamente bloccato, mia madre e mia nonna non andarono a fare le pulizie perché mio padre sarebbe ritornato a casa per pranzo, e mio fratello pure, dovevamo esserci tutti, anzi, in assenza della sua ex-moglie, impegnata fuori casa, avevamo bisogno di un rinforzo, e chiamammo il nostro vicino, che conosceva la nostra storia e che si prestò volentieri come forza di contrasto tra i due ipotetici contendenti.

Prima arrivò mio padre, e dopo una ventina di minuti fu il turno di mio fratello, che sceso dal pulmino mi salutò, io gli feci un cenno con la mano, mi guardò in faccia e mi aveva già squadrato, mi chiese cosa c'era, vidi avvicinarsi il nostro vicino di casa, ed io già con gli occhi gonfi gli feci un cenno con la testa in direzione del recinto del cane, non avevamo bisogno di grossi convenevoli, lui si girò e fece due più due, si diresse lentamente verso di noi, ma come arrivano a pochi passi da entrambi, come una furia scattò verso le scale dell'appartamento di sopra, dove beatamente mio padre stava mangiando, e non riuscimmo a fermarlo.

Gli urlai di fermarsi ma iniziammo ad inseguirlo, e chiamai a gran voce mia madre, che nel frattempo era già sul pianerottolo di casa del nostro appartamento insieme a mia nonna, e riuscirono a bloccarlo almeno finché non arrivammo dopo pochi secondi anche io e l'altro signore.

Urla, minaccie, insulti, bestemmie, maledizioni, volò di tutto per una decina di minuti, erano due furie, due bestie che volevano cavarsi gli occhi, ci mettemmo letteralmente nel mezzo, quattro persone stipate con la loro massa fisica ad impedire il contatto reale tra i due, con risultati non proprio esaltanti perché ricevemmo diversi colpi e qualche botta se la scambiarono ugualmente, ma per fortuna erano ancora tempi in cui la gente era abituata a darsi una mano, e le urla impazzite di tutti quanti richiamarono altri due vicini di quella specie di borgo in cui vivevamo, e la visione di una delle persone, che era un avvocato, contribuì fortemente a placare i bollenti spiriti, ma mio fratello giurò di fronte a testimoni che se avesse visto arrivare a casa un altro cane avrebbe ammazzato mio padre, che era ora di finirla una volta per tutte con queste uccisioni, e così fu, per gli altri quattro anni in cui visse finché non si tolse la vita, come la maggioranza di voi già sapranno.

La caccia fu solo uno dei motivi di profondo contrasto tra mio fratello e mio padre, non si sopportarono mai e mio padre fece davvero poco per farsi voler bene da mio fratello, che sentiva fortissimamente la mancanza di un padre che fosse degno di essere chiamato con quel nome. Ogni tanto ritornerò su questi discorsi, dell'odio che scorreva nelle vene di mio padre per mio fratello, perché è stato uno dei più profondi e dolorosi accadimenti che hanno drasticamente segnato la vita del mio caro fratellone, ma purtroppo non è stato il solo ed unico tra i tanti guai che hanno passato nella sua troppo breve vita.

Vi lascio con un abbraccio simbolico, dandovi l'appuntamento al prossimo martedì, Buona Giornata a Tutti, cari Steemians.

Sort:  

Sono senza parole.
Davvero.
Guardo alla persona dolce e sensibile che traspare dai tuoi post e penso: come avrà fatto a sopravvivere crescendo in un clima simile?

Ciao, cara @piumadoro, non ho voluto rispondere ieri sera subito a questo tuo breve ma significativo commento perché volevo farlo quando avrei avuto del tempo da dedicarci con calma, ed eccomi qua.
Hai centrato l'obiettivo, io fino alla morte di mio fratello ero esattamente quello che hai descritto tu, una persona dolce e sensibile, spesso pesante e un po' volgare nella dialettica, ma i miei sentimenti sono sinceri, e crescere nella mia famiglia non è stato poi così difficile, ci sono altre situazioni molto ma molto più pesanti di quella che ho realmente vissuto io.
Certo, non è stata proprio la famiglia del Mulino Bianco, tutta perfettina ed a modo, ed ho avuto giornate veramente nere e tristi, ma è la vita, ed ho cercato di fare del mio meglio, soprattutto nei confronti di mio fratello che aveva realmente bisogno di affetto e di rapporti umani con persone affidabili.
Grazie del commento e del passaggio, lo apprezzo infinitamente

Mad questo racconto spacca il cuore a metà.
E ovviamente capisco tuo fratello, perché io non avrei mai sopportato una cosa del genere.
Gli animali in generale li adoro e già sono contraria alla caccia figuriamoci il discorso dei cani, oddio.

Racconto molto toccante e bello come tu sai fare ❤️

Non è stata assolutamente una bella situazione, perché era praticamente impossibile non affezionarsi ai cani, che per natura sono attaccatissimi all'uomo, per cui ogni volta che c'era una mancanza erano drammi, perché poi, conoscendo il soggetto, era sempre per futili motivi, e questo era un'ulteriore aggravante ad un fatto già tremendo di per se stesso.
Grazie del passaggio e del commento, cara @g-e-m-i-n-i

Ciao Mad! Avevo paura a leggere il tuo post... è da ieri che ci giro intorno. Oggi mi sono fatta coraggio perchè ammiro molto la tua capacità di essere diretto e crudo, senza indorare la pillola. E devo dirti che mi si è fermata in gola... ho pianto, per i cani e per voi soprattutto perchè se mi fossi trovata nella vostra situazione credo che sarei sparita per sempre. O perlomeno lo penso oggi, ma a quell'età non so se ce l'avrei fatta... avrei sicuramente pianto tanto e sofferto molto come sento forte la tua di sofferenza che ha creato sicuramente una grande frattura nel tuo cuore sommata alla perdita dolorosissima di anni dopo... Le cicatrici rimangono e, a volte, ancora si fanno sentire, ma stai facendo un grande lavoro su di te e questo è il grande risvolto positivo. Un abbraccio grande

Ehhh, carissima Isa, questo scempio venne compiuto nell'intervallo di tempo che andò dai miei 5 anni fino ai 17, e fu devastante a livello emotivo, perché l'angoscia che provavo ogni volta che partiva per la battuta di caccia in compagnia del cane si associava al terrore in ipotetica ed ogni tanto reale ritorno in solitudine, un incubo ad occhi aperti, e mio fratello ebbe il fegato di fronteggiarlo adeguatamente, e ti assicuro che mio padre non era assolutamente una persona facile da affrontare.
Grazie del tuo prezioso ed apprezzatissimo intervento, è un piacere ed onore ritrovare i tuoi commenti

Aho... chettepossino che storia... !!
Mi sono detto ”Leggo ‘sto racconto di mad e poi dormo”.
Col cavolo! E mo chi ce riesce?!
Famme riaprì el libro, va...
Mi hai colpito. Buonanotte. 😘

La prima puntata di questa mini-serie è stata quasi di difficile realizzazione, facevo fatica a far scorrere le dita sulla tastiera del pc, ma adesso è solo questione di organizzare al meglio le idee, le tappe sono già fissate, come i concetti cardine dei pensieri, delle sensazioni e dei fatti che ho voglia di condividere con voi, meraviglioso e stimato pubblico di Steemit.
Non volevo sconvolgere il tuo meritato riposo, e sinceramente non so se il post di questa sera sarà il più forte, dal punto di vista emotivo ed emozionale, di queste piccole tappe di avvicinamento ad una data particolare, non saranno tantissime, ho sfrutturato un lavoro che penso non sarà pesantissimo da seguire, spero di farlo al meglio, gli stimoli mentali non mancano certamente.
Grazie del tuo particolarissimo commento, un abbraccio virtuale, caro Marco

Apprendo solo adesso caro Marco e non si dirti quanto mi dispiaccia. Non ci sono parole giuste in questi casi, ma soltanto abbracci simbolici che spero possano alleviare un pò di dolore. Post molto intenso e crudo, soprattutto per una come me che adora gli animali e odia la caccia. Un altro abbraccio.

Vedi, cara @bariski, mio padre considerava i cani alla stregua di cose, utilizzabili in funzione del suo passatempo preferito, la caccia appunto, e se una cosa non funzionava più bene e non era più "utile" per l'uso a cui era destinata, la si gettava via, con un colpo di fucile, ed avanti con una nuova cosa, cioè un nuovo cane, senza emozione alcuna.
Quante volte ho versato fiumi di lacrime per un cane che non tornava più a casa, soprattutto da quando ho capito il suo macabro giochino che utilizzava per disfarsi di quello che prima era un eccellente animale, poi improvvisamente, a suo insindacabile giudizio, diventava nulla di più di un imgombrante fardello da disfarsi al più presto.
Mostrare sentimenti e piangere un cane da caccia morto era a suo giudizio un grossolano errore, i cani andravano trattati da cani, e crescere nella sua testa significava diventare uomini e non versare lacrime per animali come i cani da caccia, anaffettività allo stato puro.
Da quando ho avuto la certezza che ammazzasse i suoi cani per futili ed ingiustificatissimi motivi non sono più andato a fargli compagnia nelle sue battute di caccia, è disumano quello che fanno certi cacciatori come lui, ma non è il solo, credetemi

pensavo fossero cose da film...quei racconti che...mi ha detto tizio che è successo...
e dici che non è nemmeno il più emotivamente forte...

Non so se sarà il più forte in assoluto, ognuno di noi possiedere una propria sensibilità, ma certamente non mancheranno i colpi di scena ed i beffardi scherzetti di un destino beffardo e troppo spesso maligno, non abbiamo avuto tanta pace, e lui ne ha pagato le conseguenze peggiori in assoluto.
Grazie del gradito commento e passaggio, caro @ciuoto

Thanks for sharing, I am amazed with your post

Purtroppo ho dovuto conoscere in prima persona quello che per alcuni cacciatori rappresentano gli animali, degli strumenti utili a un fine preciso o un problema da eliminare senza tanti rimordimenti.
Da piccole io e le mie sorelle trovammo dei gattini e decidemmo di portarli a casa. Nessuno si prese la briga di sterilizzarli e ben presto ne avevamo una decina. Dovuto ai fatti che ti racconterò in seguito, i miei genitori non erano in grado di gestire la situazione e dovette intervenire mio zio, il fratello maggiore di mia madre. Il cacciatore. Nella sua ottica i gatti erano utili solo in campagna per mantenere lontani i topi, ma i nostri ormai non più, erano stupidi perché cresciuti in casa e abituati a chiedere il cibo invece di procurarselo cacciando. Ce li portò via per sacrificarli in modo disumano, incurante dei nostri pianti e suppliche.
Per lui quelle sbagliate eravamo noi, anzi, anche fonte di un certo senso di vergogna per lui, perché il resto, la maggior parte della gente in quell’ambiente la pensava come lui su questo.
Lui stava facendo quello che bisogna fare, coerente con i principi dell’epoca e del contesto in cui era cresciuto ed era stato educato.
Non fraintendermi, non voglio assolutamente giustificare questi atti, ma purtroppo non c’erano le condizioni che potessero farlo agire diversamente.
Tra le righe leggo un forte sentimento di rancore verso tuo padre, che sicuramente stava soffrendo perché non aveva i figli che avrebbe voluto anche se nella sua natura di uomo forte non poteva permettersi di dimostrarlo apertamente. L’autorità dittatoriale era l’unica arma che conosceva per ristabilire quello che per lui era l’ordine, in un intento di evitarvi future sofferenze che ai suoi occhi apparivano come scontate se non si sapeva reprimere le proprie emozioni. Era un modo di pensare socialmente accettato e che contribuiva ad alimentare e rafforzare il suo punto di vista. Come mio zio, stava facendo quello che secondo lui era la cosa migliore da fare da buon padre di famiglia. Ripeto, non voglio assolutamente giustificarlo, ma oltre al vostro di dolore percepisco anche quello di tuo padre. Percepisco un amore verso i suoi figli che non era corrisposto nel modo che lui avrebbe voluto e che non era capace di trasmettere se non sotto l’apparenza di odio.
Un abbraccio caro @mad-runner

Punto di vista veramente originale quello che hai fornito, cara @maruskina, penso che il complimento migliore che possa farti è quello che mi hai stupito e sorpreso, dando una chiave di lettura unica e particolarissima, frutto di una sensibilità e personalità uniche, grande davvero, felice di leggerti...

Per quanto capisca perfettamente qusnto da te affermato, nei comportamenti di tuo zio e mio padre c'è una vena di eccesso, non puoi metterti al di sopra del bene e del male e fare il bello e il cattivo tempo, uccidendo gli animali, sia sotto forma di cacciagione e soprattutto come forma di animali domestici come gatti e cani da caccia, comprendo il carattere forte di entrambi ma l'ostinarsi nelle proprie posizioni nonostante tutto e tutti non è giustificabile completamente.

Ciao cara, passo a un altro commento

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