SELENYA: L'OMBRA DI KASIHA - La pergamena (by @kork75)

in #ita5 years ago

La pergamena

“Quanto tempo è passato dall’ultima volta che abbiamo brandito insieme le nostre spade?” Chiese Sike.
“La battaglia della Piana… Tante lune fa: eravamo giovani”, rispose Fida. “Già, la Piana… Troppo tempo senza combattere e ci siamo rammolliti. Fida, noi siamo soldati abbiamo bisogno d’azione, il pensare lo lasciamo ad altri, a noi non interessa se la luna cambia colore o resta viola, a noi importa sentirsi vivi: sentire l’ardire della battaglia nelle vene. Cosa ti ricordi di quel giorno? Della battaglia che ci rese immortali.”
“Mi ricordo che quando arrivammo alla Piana, Uka e i suoi uomini erano circondati dai ribelli del Pugno Blu. I nostri si schierarono in ordine di battaglia: in prima linea i cavalieri dell’Eccelso e dietro la cavalleria.”
“Io invece mi ricordo l’attimo prima dell’assalto, ci fu un gran silenzio, ecco rimembro quello. Noi della fanteria eravamo in alto sopra la collina, insieme agli avvoltoi. Te li ricordi gli avvoltoi che volteggiavano alti sulle nostre teste? Io sì! Uomini e rapaci: entrambi sciacalli in attesa di sangue e carne.”
“Ti ricordi il silenzio? Strano, io mi ricordo le urla: le schiere dei ribelli attaccarono gridando… L'urto avvenne nel centro della radura. Uomini e cavalli stramazzarono e si rialzarono, le lance si incrociarono e si spezzarono e noi come animali assetati di sangue seguimmo ciecamente e incoscientemente la spada di Jaka… Di corsa giù a capofitto nella valle…”
Sike sorrise, sussultò gonfiando il petto e con enfasi continuò:
“Quel giorno pensai di morire… Mi affidai al volere del dio Kas, ma poi mi accorsi che un altro essere immortale era lì in mezzo a noi, che ci guidava e spingeva ad andare oltre alla paura e ai nostri limiti: Uka! Darei ancora la mia vita per seguirlo in battaglia e oggi prestare servizio per lui mi rende fiero e orgoglioso.”
“Vero… Mi ricordo che ci capeggiò lui quel giorno”, replicò Fida ricordandosi di come anche lui aveva venerato il vecchio Uka cavaliere del regno di quelle remote lune e di quanto detestasse il nuovo Uka: spietato aguzzino, torturatore e inquisitore di maghi e streghe, servitore dei potenti di turno.


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Immagine CC0 creative commons

“Quel ragazzino è tuo figlio? Non mi ricordo che ne avessi uno. A dire il vero non mi ricordo nemmeno se hai una famiglia… Oltre ovviamente a noi vecchie spade del regno; mentre ora mi dici che sei qua per tuo zio, giusto?" Disse Sike osservando il maghetto che li guardava in cagnesco sbuffando annoiato in coda dinanzi al portone del tempio.
"No, è mio… Nipote. Hai detto che ora sei al soldo di Uka, non capisco, spiegati meglio?” Esortò Fida per distogliere l'attenzione di Sike dal fanciullo.
Sike raccontò che con l'insediamento del nuovo governo gli anziani cavalieri avevano ottenuto tutti chi più chi meno degli incarichi di prestigio: Jaka era stato eletto nuovo Eccelso, Naka Governatore di Ka divenuta la nuova capitale di Kasiha, in quanto città natale del nuovo reggente; mentre Uka spinto dalle raccomandazioni di Kama, fu nominato Guardiano del Regno e a lui invece l'incarico più rognoso, Bargello di Si, il capoluogo divino.
"La nomina di Jaka a Eccelso ha sorpreso tutti: anche se ha fatto piacere a molti di noi cavalieri, non lo nego. Il problema adesso si chiama Uka Guardiano del Regno, è sempre stato di idee diciamo… Conservatrici. Fratello mi duole dirtelo, ma sono convinto che se sei rimasto fuori dalla nostra cerchia e non hai avuto una poltrona…" Disse Sike mettendogli una mano sulla spalla.
"Parla chiaro, c’è lui dietro il mio trasferimento?" Domandò Fida stizzito.
Sike si voltò verso il ragazzino e disse:
"Sapeva che se fossi riuscito a rintracciare Pasi e a portarti da lui, avrei trovato anche il ragazzo. Quindi ti ho fatto convocare io qui: mi dispiace, lo devo consegnare a Uka con le buone o con le cattive, dipende da te. Questi sono i miei ordini, dopo di che potrai vedere tuo zio: promesso."
“Quindi mio zio è qui al tempio? No, no, questa è solo un’imboscata… Maledetti!”
Mentre pronunciava quelle parole quattro guardie del regno tenevano Fida sotto tiro di balestra.
Fida con un balzo passò rapido dalla scalinata in mezzo alla folla di fedeli: quello scatto colse di sorpresa le guardie e lo stesso Sike. Corse, sgomitò e creò scompiglio tra i presenti. Raggiunse il ragazzino e gli urlò:
“Scappa, mettiti in salvo: vai da Bice e aspettami lì… Hai Capito?”
Il maghetto fece appena in tempo a fare un cenno d’assenso che tre guardie furono già su di loro. Fida si mise davanti al fanciullo, sfoderò la spada e disse:
“Se questo vento non ci molestasse, sarebbe una bellezza batterci sotto un cielo così grigio come questa giornata nata male… Carogne, coraggio fatevi avanti! Vediamo di dare un senso a questa mattinata.”
Il guerriero respinse abilmente il primo assalto poi parò rapidamente il secondo e rispose con un’azione d’attacco, fulminea, irruente e accanita. Non ci fu un terzo assalto: le guardie caddero a terra distese in un lago di sangue, tra arti smembrati e interiora. Fida si voltò cercando il ragazzo e lo vide con la coda dell’occhio correre giù per le scale del tempio insieme agli altri fedeli, scossi e impauriti per quella inaspettata violenza.
“Bene almeno lui è in salvo… Io sono spacciato. Quanti saranno? Almeno venti”, pensò fissando negli occhi i primi due uomini di un folto gruppo di guardie reali, miste alle lance dei guardiani del tempio.
“Fermi!” Gridò Sike osservando i soldati in affanno, titubanti e timorosi dinanzi a un Fida che lama in pugno conservava tutta la sua freddezza. Il Bargello sguainò la spada e con violenza si lanciò contro di lui. I ferri scintillarono e riecheggiarono per la rapidità di colpi messi a segno dalla destrezza dei due cavalieri, rumori che stonavano nel silenzio mistico di quel luogo. Poi un grido di dolore si levò da Sike; Fida gli aveva scalfito il dito mignolo della mano destra e l’uomo perse la spada, ansimò leggermente, e contrariato per quella sconfitta fece un cenno ai balestrieri di avanzare. Fida fu nuovamente sotto tiro e circondato da uomini armati.


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Il Sommo sacerdote entrò nella Sala dello Specchio, lì trovò ad attenderlo il nuovo Priore, una decina di zunika e il Bargello che lo salutò con un cenno del capo. Sike si avvicinò al Sommo sacerdote, si inchinò e spese parole di condoglianza per il vecchio Pasi e per il maestro Gastka. Poi si rivolse al Priore e si scusò per la brutalità con cui i suoi uomini avevano reso inerte Fida e infine domandò: “È in grado di stare in piedi?”
“Questa mattina dormiva ancora, ormai sono due giorni. Ora è sotto l’effetto di un potente antidolorifico”, rispose in tono pacato il Priore.
“Ha la pellaccia dura e inoltre è un lurido figlio di…” Rispose Sike trattenendosi a fatica dal concludere la frase.
Il Gran Zunika non ribatté tali affermazioni, ma fissò contrariato il Bargello, scosse la testa e si diresse all’altare del dio Kas; lì benedì le salme dell’amico Pasi e del maestro Gastka disposte ai piedi dell’ara, e mestamente si ritirò in preghiera. Al termine delle sue orazioni il Gran Zunika si alzò e cercò gli occhi del Bargello che adirato si avvicinò al Sommo sacerdote; gli passò davanti, si inginocchiò al sacro altare e sotto lo sguardo dei presenti, recitò rapido la preghiera della transizione.
Poi Sike si alzò e incurante della sacralità del luogo sbraitò:
“Sommo sacerdote, Fida l’avete messo sottochiave nella stanza della torre. Ci sono cinque guardiani del tempio davanti alla sua porta, quando sarei bastato io a prenderlo a calci. Appena si riprenderà e renderà omaggio al cadavere dello zio, me lo dovete consegnare.”
“Fida ora appartiene al tempio. Bargello Sike potete andare. Portare i miei omaggi al Governatore e al suo padrone Kama e ovviamente all’uomo che vi ha mandato qui: Uka il nuovo Guardiano del Regno”, rispose secco il Gran Zunika.
“Io non ho padroni. Fida appartiene a chi? È un assassino che ha ucciso brutalmente tre guardie reali. Chissà quante altre vite avrebbe passato per la spada se non ci pensavo io”, vociò Sike mostrando il moncherino di mignolo destro.
“Ora è sotto l’ala protettrice del dio Kas, il suo corpo e la sua anima sono del tempio. Sarà la giustizia divina a giudicarlo non quella degli uomini”, intervenne il Priore.
“Non la vedo così: la giustizia appartiene a noi cavalieri del regno. Tornerò, Le dico subito che il generale Uka sarà contrariato. Sommi sacerdoti, arrivederci”, Sike uscì dalla Sala dello Specchio trattenendo a fatica la sua collera.


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Lo stesso giorno che il Bargello lasciò il tempio, il Gran Zunika e il Priore si recarono in segreto al piccolo borgo marinaro di Ak. La biblioteca di Ak custodiva la più grande raccolta di testi in lingua Kasiha: un catalogo di oltre settecentomila titoli con l’unico scopo di raccogliere tutto il sapere del mondo di Selenya. Un voluminoso tomo fu posizionato al centro di un tavolo rotondo. I due religiosi cercarono tra quelle pagine risposte in merito al funesto viaggio dei due prescelti attraverso lo specchio magico e invocarono vanamente l’intercessione del dio Kas per risolvere l’enigma della pergamena e della misteriosa scritta.
Passata l’ennesima notte insonne, immersi nella lettura e nella preghiera, il Priore si alzò dalla seggiola, aprì le tende, spalancò la finestra e fece entrare i raggi del sole, per poi rivolgersi al Gran Zunika:
“Quando hanno tirato a bordo i corpi dei nostri viaggiatori spaziotempo, i pescatori giurarono di non averli depredati… Almeno così riferì il Bargello… Sommo, nella bisaccia di Pasi c’era solo la boccetta d’inchiostro… Possibile?!”
“A quanto pare… Se il Grande Mare ce li ha riportati al tempio con solo quella ampolla magica, è perché questo è il volere di Kas… Tocca a noi decifrare il significato di queste parole”, rispose il Sommo sacerdote senza alzare la testa dal papiro.
“Che facciamo con i due cadaveri?” Domandò il Priore.
“Daremo a loro mesta sepoltura. Il corpo del maestro crematelo e portate le ceneri di nascosto al tempio di Ka. Per Pasi sentiremo la volontà di suo nipote. Si è ripreso bene e in fretta dalle percosse delle guardie reali; ha ragione il Bargello: quel ragazzo ha la pelle dura”, sorrise il Gran Zunika.
“Siete sicuro che il Bargello non riferirà all’Eccelso del fratello? La famiglia lo crede già sepolto da un pezzo. O peggio ne farà parola al Generale Uka o al Generale Kama.”
“Abbiamo comprato il silenzio di Sike o sbaglio? Quell’uomo è quanto di più viscido ci possa essere a Kasiha, sicuramente tornerà è ci ricatterà, è un avido senza scrupoli.”
“Si l’abbiamo pagato, ma per dimenticarsi di Pasi e Gatska, non mollerà la presa su Fida, soprattutto ora che sul guerriero c’è un taglia per diserzione… Per quanto tempo resterà nascosto nella torre?”
“Su Fida ho avuto delle premonizioni… Non so ancora il perché, ma deve restare con noi. Se lo cercano è sicuro che il Bargello non ha parlato: probabilmente sta tramando qualcosa. Comunque, hai ragione a non fidarti di lui, mettigli alle costole una spia del tempio, va tenuto sotto controllo”, replicò il Gran Zunika sbattendo un pugno sul tavolo.
“Sama, andrà lei. Nell’eventualità quella ragazza saprà come agire. Ovviamente con discrezione e sempre in nome di nostro signore dio Kas”, rispose il Priore inforcando gli occhiali e risedendosi al tavolo.
“Ho bisogno di prendere un po’ d’aria fresca, faccio due passi. Quando torno vai a riposare i tuoi stanchi occhi: hai bisogno di dormire”, e così dicendo il Sommo sacerdote uscì dalla biblioteca e lasciò il Priore a consultare per la millesima volta la pergamena su cui i due, seguendo le indicazioni di un antico testo, avevano versato l’inchiostro magico.


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Selenya: Le sei Ombre della Luna


Le Sei ombre della Luna - immagine di @armandosodano

La Luna Grigia di Rak-Thul
di @mirkon86

La Luna Dorata di Porpuraria
di @coccodema

La Luna Rossa di Tlicalhua
di @gianluccio

La Luna Bianca di Alfhild
di @acquarius30

La Luna Blu di Kasiha
@kork75

La Luna Arancio di Svadhisthana
@imcesca



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