"Il sogno di Marianna"

in #ita6 years ago (edited)

Con questo racconto partecipo a Theneverending Contest n.6. Tema : figli. Ambientazione Barcellona.

Marianna e Giorgio si erano sposati non proprio giovanissimi.
Lei aveva quarantaquattro anni e lui tre di più.
La loro conoscenza risaliva a un anno prima, un incontro casuale al ristorante cinese, lei con le sue amiche, lui con un regista piuttosto famoso e due musicisti anch’essi noti.
A Roma capitava di fare certi incontri, magari non al cinese, però.
Quando il regista di cui sopra era entrato nel locale, tutti gli avventori si erano girati a guardarlo, tanto più che pochi mesi prima era uscito un suo film di grande successo, “Mistero al Pantheon”, con cui aveva vinto un premio importante e che riscuoteva il consenso di critica e pubblico.
Marianna non era particolarmente interessata, ma la sua amica Laura non aveva sentito ragioni. Doveva a tutti i costi chiedere l’autografo e così aveva fatto.
I musicisti (un famoso pianista e un autore di colonne sonore) parevano piuttosto seccati, mentre il quarto uomo (che era poi Giorgio) era stato fin dal principio molto gentile e sorridente, tanto che alla fine della serata si erano scambiati i numeri di telefono.
Qualche sera dopo Giorgio aveva telefonato a Marianna e l’aveva invitata a cena. Il resto era stato molto naturale. Nel giro di un mese convivevano, un anno dopo erano marito e moglie.
In realtà Giorgio aveva avuto un’altra esperienza matrimoniale, naufragata miseramente dieci anni prima, quando aveva dimenticato la moglie a un autogrill, accorgendosi di questa piccola distrazione solo due ore dopo. Naturalmente, insieme alla moglie, aveva dimenticato anche il marsupio col cellulare, risultando quindi irrintracciabile.
La consorte non l’aveva presa bene, anche perché sembrava che questa fosse solo l’ennesima di una lunghissima serie di comportamenti sbadati e indifferenti.
Bisogna dire che Giorgio era un creativo, di mestiere faceva lo sceneggiatore (pur con alterne fortune) ed era perennemente concentrato sul suo mondo di fantasia, con davvero scarso interesse per la realtà quotidiana.
Ma con Marianna gli si risvegliò un amore sincero.
Lei, benchè grande di età, era romantica come una ragazzina.
Aveva un lavoro ben remunerato e odiato, in un ministero, ma riteneva che la sua vera carriera sarebbe stata quella della cantante lirica, solo che i suoi genitori l’avevano obbligata a studiare giurisprudenza.
Le sue fantasie perenni fino a quel momento erano state : cambiare lavoro e incontrare un grande amore. Anzi, se il principe azzurro l’avesse anche portata via dal lavoro, sarebbe stato meglio.
Un fidanzamento lungo e finito nel nulla l’aveva invece catapultata, diversi anni prima, nel difficile mondo delle single in cerca d’autore e per lei era stato davvero difficile accettare la solitudine e una serie di delusioni sentimentali.
L’incontro con Giorgio sembrava aver risolto almeno una parte del problema. Una sola, perché lui non era così benestante da potersi permettere di mantenerla.
Era stata comunque una grande gioia, seppure un po’ tardiva, quella di indossare l’abito bianco col velo.
Naturalmente, nei sogni di Marianna, c’erano anche dei figli, ma, dopo due anni di tentativi, dovette prendere atto che la gravidanza non arrivava e lei aveva già quarantasei anni.
Si sottopose ad accertamenti ed emerse un grado di fertilità piuttosto basso, ma comunque, con una stimolazione ormonale e una fecondazione assistita, disse il ginecologo, c’erano buone probabilità di poter raggiungere lo scopo.
La doccia fredda giunse quando arrivarono i risultati dello spermiogramma di Giorgio : oligospermia grave, pochi spermatozoi e poco mobili. In effetti lui non aveva avuto figli neppure dal primo matrimonio, ma né lui né la moglie si erano mai chiesti il perché.
In verità, lui non se lo sarebbe chiesto neppure adesso, dato che l’idea di un bambino con risvegli notturni, pappe e pannolini, non gli sorrideva per niente.
Il ginecologo fu lapidario: la gravidanza era impossibile. Unica strada la fecondazione eterologa, ovvero con lo sperma di un donatore, cosa però non permessa in Italia.
Marianna non si scoraggiò. Nell’arco di una settimana, aveva preso appuntamento a Barcellona, per effettuare lì le procedure di fecondazione assistita eterologa.
A Giorgio non chiese niente. Dava per scontato che fosse d’accordo: d’altra parte il difetto era suo, bisognava rimediare, punto e basta.
In men che non si dica si erano ritrovati sull’aereo e poi all’aeroporto della città spagnola e subito dopo in clinica per gli accertamenti e, sperava Marianna, una rapida procedura che consentisse loro di diventare genitori.
Va bene, il bambino non avrebbe avuto i geni di Giorgio, ma ciò non era rilevante, l’importante era l’amore che avrebbe ricevuto.
La clinica spagnola era bellissima e luminosa, dava proprio l’impressione di un centro di vita, un luogo dove i sogni si avveravano e le donne come Marianna, che tanto avevano sofferto e sperato, realizzavano finalmente il loro desiderio più grande.
Questo pensava la donna, immersa in una sorta di limbo personale.
Il marito era lì con lei, ma la protagonista era una sola.
Marianna già immaginava il bambino. O la bambina. Aveva pronti i nomi, Giulio per un maschio e Caterina per una femmina. O magari sarebbero stati gemelli. Allora avrebbe dovuto pensare ad altri nomi.
Già li vedeva, magari due femminucce, nel passeggino e poi alle elementari e ragazze, belle ragazze, sicuro…
Il soliloquio di Marianna continuava incessante durante il soggiorno a Barcellona. Giorgio aveva voluto visitare la città, ma a lei non interessava. Neppure la Sagrada Familia le aveva suscitato alcuna emozione, tanto era immersa nei suoi pensieri subentranti.
Ma la mattina in cui avrebbero dovuto firmare i fogli per il consenso, mentre facevano colazione in albergo, avvenne qualcosa.
Giorgio parlò : “Marianna- disse- ti devo parlare”.
Lei gli si rivolse bruscamente : “Sì, ma veloce, perché dobbiamo andare in clinica ed è già piuttosto tardi”
“Noi non andremo in clinica. O almeno io non verrò. Non ho nessuna intenzione di accettare questa procedura, non mi importa neppure molto di diventare padre. Se fosse avvenuto naturalmente, avrei potuto accettarlo, ma così… No, mi sento assolutamente incapace di sostenere il tuo piano”
“Il MIO piano? – reagì Marianna – anche tu volevi…”.
Ma, mentre pronunciava queste parole, si rese conto che in realtà il marito non si era mai espresso, lei lo aveva travolto e sommerso con la sua esigenza ossessiva, non l’aveva fatto parlare.
“Marianna – continuò lui – Non me la sento. Avere (forse) un figlio che non ha il mio patrimonio genetico è già difficile, ma, se penso alla mia età, e anche alla tua, lo escludo proprio. Ci troveremmo anziani a gestire un adolescente, sembreremmo i nonni.
Non solo : io ho letto un po’ di pubblicazioni scientifiche in questo periodo. La probabilità che questa follia riesca (“il bimbo in braccio”, come dicono i medici) è piuttosto bassa e io non voglio che ti sottoponga a procedure pesanti e rischiose.
Voglio solo stare con te, Marianna. Se anche tu lo vuoi, naturalmente.
Se ci siamo incontrati a quest’età, secondo me c’è un perché e non ha senso forzare il destino o cercare di farlo. Dunque : se vuoi continuare, dovrai farlo da sola. Io ti offro il mio amore, se ti basta, tanto amore”.
Marianna era livida per la sorpresa e per lo sconforto.
Poi scoppiò a piangere, un pianto dirotto che vide lei, una donna alta e matura, diventare bambina e abbandonarsi disperata tra le braccia del marito.
Tornarono a Roma la sera stessa.

Epilogo : Marianna e Giorgio hanno rinunciato ad avere figli propri, ma si sono presi cura dei nipoti di lei, figli della sorella, come zii amorosi.
Il loro matrimonio, dopo la scelta di Barcellona, ha ritrovato un equilibrio diverso, molto più stabile e saldo.
Giorgio è ancora più innamorato della moglie e la coccola teneramente perché non debba più rimpiangere niente.
Marianna è serena : ha capito che essere madre non era il suo destino e forse il suo, più che un vero desiderio, era la voglia di “normalizzarsi” del tutto.
Ora, però, sa anche che normale non vuol dire uguale agli altri.
E che l’amore che la lega al marito la rende fortunata e speciale ed è così che deve essere.

FINE

CCO Creative commons
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Ad un certo punto, temevo la situazione volgesse al peggio, ma ero sicura che, essendo tu l’autrice, tutto si sarebbe risolto per il meglio. Hai sempre grande cura dei tuoi personaggi 😊

A volte nelle disgrazie e nelle difficoltà esce la vera forza di un rapporto. Molto bello questo racconto.

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