[ITA] Mercurio: analisi del suo incremento nella catena alimentare umana e i relativi rischi.

in #ita6 years ago (edited)

Introduzione

Il mercurio è un elemento già presente in natura ma l' incremento dell'attività industriale umana nel tempo ne ha portato a una concentrazione sempre maggiore; questo aumento repentino è dovuto principalmente all'estrazione dell'oro, ad altre attività minerarie, all'uso di combustibili fossili come il carbone e l'incenerimento dei rifiuti che contengono, a loro volta, mercurio.

Processo di Biomagnificazione
Se facciamo un raffronto tra l'era pre-industriale ed oggi, la presenza di mercurio nell'atmosfera è aumentata dalle tre alle cinque volte, invece il mercurio che troviamo nel mare è aumentato dalle due alle tre volte1. Particolare interesse lo abbiamo per il metilmercurio,una versione "organica" del mercurio, ottenuto come scarto di lavorazione nei processi industriali. Il meteilmercurio è una sostanza altamente tossica che una volta raggiunto gli oceani entra nella catena alimentare dei pesci, attraverso poi il processo di biomagnificazione si propaga alle altre catene alimentari, come quella dei mammiferi e quella degli esseri umani appartenenti alle regioni interessate.2 La contaminazione da mercurio però non è un fenomeno locale ma bensi' un fenomeno mondiale; si stima che il pesce consumato annualmente sia circa 167 Milioni di Tonnellate che provengono dai mari, fiumi e laghi di tutto il mondo comprese le zone più soggette a inquinamento da metilmercurio3. E' quindi molto importante capire quali sono le specie che più subiscono il processo di biomagnificazione per riuscire a definire e quantificare l'esposizione degli individui al mercurio 4.

Analisi Temporale

Parliamo un po' di numeri.
Lo studio prende in considerazione i dati dal 1950 fino al 2014, e analizza il mercurio che è stato diffuso nella catena alimentare umana attraverso il pesce pescato; sono stati presi quindi i dati forniti dalla FAO (Food and Agricolture Organization) e raffrontati con i valori medi di un database5.
Lo studio ha dimostrato che il totale di mercurio è aumentato negli anni, crescendo in modo costante fino al 1991 rimanendo poi stabile fino alla fine del periodo preso in esame.
Come mai dal 1991 ad oggi la crescita si è arrestata? La causa è da ricercarsi nello sfruttamento intensivo e insostenibile della pesca, che per necessità è stata spostata dalle zone costiere al mare aperto, come si può constatare dal seguente grafico.

Grafico 1
Le linee tratteggiate rappresentano il pesce pescato.
Le linee continue rappresentano la quantità di mercurio esportato nella catena alimentare.
La linea Blu rappresenta l'intero oceano.
La linea Rossa la pesca costiera.
La linea Arancione la pesca in mare aperto.

Dal grafico possiamo notare il concetto sostenuto prima: nel 1991 abbiamo avuto un arresto dello sfruttamento costiero, anzi il trend è andato in calando, ma già da qualche anno la pesca si era spostata al mare aperto, per riuscire a sopperire alla crescente richiesta di pesce nei mercati internazionali6. L'altra cosa che si può notare dal grafico è la crescente concentrazione di mercurio nel pesce pescato nelle acque profonde, risultato del tutto scontato in quanto solitamente in alto mare vivono i pesci in cima alla catena alimentare, e visto il processo di biomagnificazione introdotto in precedenza, è pacifico attendersi un aumento anche nella concentrazione di mercurio. Una delle osservazioni che possono essere fatte studiando il grafico è come, allo spostarsi della pesca nelle acque profonde, la pendenza della retta non è comunque identica a quella precedente al 1991 nelle zone costiere; la spiegazione sta nei costi necessari per la pesca e il relativo prezzo sul mercato. I numeri rilevati sono comunque incompleti, visto che, non prendendo in considerazione la pesca su piccola scala, le piccole imprese ittiche familiari e le attività illegali7, si stima che il pesce che arriva effettivamente nel mercato sia circa il 50% maggiore di quello rilevato.

Analisi Spaziale

Per avere un'analisi più completa del fenomeno non basta solamente riscontrare i mutamenti che provengono dalla maggiore pesca e il cambiamento sui tipi di pesce pescato, ma va tenuto conto anche del luogo dove la pesca avviene.
Al fine di avere una mappatura spaziale coerente, utilizzeremo la suddivisione in quadranti della FAO che analizza le aree con maggior concentrazione di mercurio esportato nella catena alimentare umana nei seguenti periodi di tempo

  • Periodo A (1950-1969)
  • Periodo B (1970-1989)
  • Periodo C (1990-2009)
  • Periodo D (2010-2014)

in modo da vedere i cambiamenti di ogni macro-zona per ventennio.

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Grafico 2

Come si evince dal grafico, l'Oceano Pacifico Nord-occidentale è il maggior esportatore di mercurio fin dall'inizio della serie temporale, a cui con il passare del tempo si aggiungeranno altri settori.
E' lecito aspettarsi che in determinate zone l'aumento di mercurio pescato sia direttamente proporzionale all'aumento della pesca, e come nel caso dell'analisi temporale, in alcune zone non è stata rilevata questa correlazione diretta perché si deve necessariamente considerare anche il tipo di pesce pescato.
Prendendo come esempio l'ultimo periodo considerato, il Pacifico Occidentale, nelle sezioni 61 (nord) e 71 (centro), nonostante ha valori simili di mercurio, la quantità di pesce pescato è quasi il doppio nella zona nord, ma allora come mai sono simili?
La risposta sta ovviamente nel tipo di pesce; infatti nella sezione 71 è più alta la concentrazione di pesci in cima alla catena alimentare (come i tonni) con circa il 27% del totale del pescato, che da solo contribuisce al 46% del mercurio esportato dalla zona, invece per quanto riguarda la zona 61, dove viene pescato il doppio del pesce in termini di peso, la percentuale di pesci ad alta contaminazione è solo il 10% del pescato, contribuendo per un misero 3% al totale delle esportazioni.
I dati spaziali sono anche riscontrabili con i dati temporali, in quanto le nuove zone dove sono aumentate le catture negli ultimi periodi temporali, sono quelle che coincidono con lo spostamento della pesca dalle classiche zone costiere alla pesca in alto mare; quindi a quantità minori di pescato rispetto alle sezioni "storiche", corrisponde un elevato livello di mercurio, dovuto dalla tipologia di pesce pescato.

Le zone più esposte alla contaminazione sono zone costiere dove c'è un'alta densità di popolazione e la dieta è a base di pesce; quindi nonostante una parte del pescato venga utilizzato per il mercato interno, questi Stati sono anche i maggiori esportatori di pesce nei mercati mondiali.
Se il primato fino agli anni 90 era in mano al Giappone, successivamente è passato in mano alla Cina, che ad oggi è il principale esportatore di pesce al mondo 3. Basta pensare che solo Cina, Giappone e Indonesia esportano un terzo del mercurio totale pescato, questo ovviamente influenza l'esposizione umana anche per le popolazioni che vivono in zone non a rischio.

Esposizione Umana

Per molte popolazioni le proteine più consumate sono quelle di provenienza ittica, quindi un eccessivo consumo potrebbe portare un rischio non trascurabile di assunzione di metilmercurio4.
Per poter stimare il rischio effettivo è stata calcolata la dose massima tollerabile, tale soglia è 1,6g per kg, su base settimanale. Questo valore è considerato sicuro per un feto8, quindi non nocivo per la salute umana.
Il consumo potenziale di pesce è invece stimato con l'offerta di pesce realmente disponibile per il consumo, quindi esclusa la parte non commestibile, la parte destinata ad uso non alimentare9 e la parte destinata alle esportazioni commerciali.
I risultati ottenuti nella seguente tabella, mostrano che nei 175 paesi presi in considerazione, il consumo di pesce è andato aumentando e che per ben 66 di loro il limite per cui il consumo è ritenuto sicuro, viene superato. Tra questi il 42% sono piccole isole o paesi in via di sviluppo anche se il dato più elevato rimane comunque quello delle Maldive con un valore 14 volte sopra il limite.
La stima viene fatta sul consumo potenzialmente disponibile e non sul consumo effettivo, quindi potrebbe essere considerato un sopravvalutare il problema, ma vanno comunque sottolineati alcuni aspetti:

  • Il valore medio per paese è considerata come media nazionale, il che porta a supporre un consumo omogeneo, ma sappiamo già che non è propriamente esatto in quanto le popolazioni costiere consumano sicuramente più pesce rispetto a quelle dell'entroterra10.
  • I valori di metlmercurio e del pescato si riferiscono solo ai pesci di acqua salata, escludendo il consumo di pesce proveniente da fiumi e da laghi che rappresentano invece il 49% dell'intera produzione alimentare ittica3.

Considerati questi aspetti è quindi molto probabile che i valori ottenuti siano invece sottostimati o comunque più critici per alcune specifiche popolazioni costiere.

Va comunque tenuto conto che secondo alcuni recenti studi, l'accumulo di metilmercurio può essere mitigato da alcuni fattori, quali determinati tipi di cottura o l'ingestione di sostanze che limitano l'accumulo, come il thé.
Con questi nuovi elementi il limite fino ad adesso considerato valido di 1,6g per Kg può non essere univoco, ma modificarsi in base all'etnia e alla cultura di un determinato luogo11.
Inoltre, per concludere, i benefici dovuti all'assunzione di grassi Omega3 contenuti nel pesce sono maggiori dei rischi derivanti dal mercurio nella popolazione adulta; si raccomanda comunque di fare attenzione alle specie di pesce consumate soprattutto se il consumo è abituale e continuativo da parte di donne durante la gravidanza e l'allattamento 12.

Fonti Immagini

  • Processo di Biomagnificazione, CC3,0Fonte
  • Grafico 1,Analisi Termorale del mercurio pescato, CC4.0, Fonte
  • Grafico 2, Analisi Spaziale del Mercurio pescato, CC4.0,Fonte

Bibliografia

Tutte le informazioni di questo articolo sono state elaborate dallo studio pubblicato il 30 Aprile 2018 "Mercury transport and human exposure from global marine fisheries" a cura di Raphael A. Lavoie, Ariane Bouffard, Roxane Maranger & Marc Amyot.
Pubblicato con Licenza Open Source di tipo CC4.0, per approfondire ulteriormente l'argomento lo studio originale è consultabile al seguente link

Fonti citate nell'articolo:
1 - Mason, R. P. et al. Mercury biogeochemical cycling in the ocean and policy implications. Environ. Res. 119, 101–117 Link
2 - Scheuhammer, A. M., Meyer, M. W., Sandheinrich, M. B. & Murray, M. W. Effects of environmental methylmercury on the health of wild birds, mammals, and fish. Ambio 36, 12–18 (2007) Link
3 - FAO. Food and Agriculture Organization of the United Nation (FAO) Yearbook. Fishery and Aquaculture Statistics. 105p Available online at http://fao.org/3/a-i5716t.pdf. (2014).
4 - Sunderland, E. M. Mercury exposure from domestic and imported estuarine and marine fish in the US seafood market. Environ. Health Perspect. 115, 235–242. Link
5 - Database
6 - Myers, R. A. & Worm, B. Rapid worldwide depletion of predatory fish communities. Nature 423, 280–283 Link
7 - Pauly, D. & Zeller, D. Catch reconstructions reveal that global marine fisheries catches are higher than reported and declining. Nat. Commun. 7, 10244. Link
8 - FAO/WHO. Evaluation of certain food additives and contaminants: sixty-first report of the Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (JECFA). WHO technical report series no. 922.
9 - FAO. Food and Agriculture Organization of the United Nation (FAO). FAOSTAT statistics database. Available online at http://fao.org/faostat.
10 - Cisneros-Montemayor, A. M., Pauly, D., Weatherdon, L. V. & Ota, Y. A global estimate of seafood consumption by coastal indigenous peoples. PLOS ONE 11, e0166681. Link
11 - Bradley, M., Barst, B. & Basu, N. A review of mercury bioavailability in humans and fish. Int. J. Env. Res. Public Health 14, 169. Link
12 - Mozaffarian, D. & Rimm, E. B. Fish intake, contaminants, and human health: Evaluating the risks and the benefits. J. Am. Med. Assoc. 296, 1885–1899. Link

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Ottimo articolo @deusjudo!

Penso che la cosa più importante da sottolineare sia l'attenzione che devono prestare le mamme durante la gravidanza. Se da una parte è vero che le dosi medie riscontrate sono "tollerabili", è altrettanto vero che eliminare determinati tipi di pesci per la durata della gravidanza non è una sacrificio troppo grosso... Purtroppo il mercurio manifesta effetti neuro-tossici e teratogeni già a basse concentrazioni durante l'embriogenesi, e mangiare troppo tonno o sushi rappresenta un rischio inutile per il bambino...

Sono perfettamente d'accordo... Anzi ora alcune note pubblicità che fanno vedere la bontà del loro pescato le guardo con occhi differenti..

Praticamente, dalla tua analisi deduco che la cosa migliore da fare sia non rinunciare al pesce e cominciare a ingurgitare thè a manetta xD

Ahah vero! Ma c'è anche una strada più semplice... I pesci che accumulano le maggiori quantità di mercurio (e di inquinanti in generale) sono i predatori terminali, come i tonni. Soprattutto negli ambienti marini si assiste al fenomeno della biomagnificazione, ossia la sempre maggior concentrazione degli inquinanti nelle zone alte della catena alimentare. Il motivo non è completamente chiaro, ma in linea di massima un tonno nella sua vita si mangia parecchie sardine, quindi se una sardina contiene una piccola quantità di schifezza, il tonno conterrà quella quantità moltiplicata per il numero di sardine che si è mangiato nell'arco della vita.

Insomma... Più sardine, meno tonno!

Concludo con una citazione di un mio professore: stare in cima alla piramide alimentare può avere i suoi vantaggi, ma avete mai provato a star seduti sulla punta di una pirdamide? Non è mica tanto bello...

Ho pensato esattamente la stessa cosa @nawamy !
In realtà, L'ha fatto apposta sto post per me che adoro il pesce!!!!

Si, però visto non mi piace il pesce io sono al sicuro xD

Ti piace vincere facile XD

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