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RE: Mamma! Son Finite le Scorte!

in #ita6 years ago (edited)

Caro @serialfiller, sai che ti stimo, ci siamo sentiti diverse volte e fra noi c'è una relazione che spero rimanga sempre "sincera". I giudizi su questo post, in alcuni punti, saranno duri, ma a fronte del desiderio di mantenere sempre un alto livello di onestà intellettuale, e l'unico modo nel farlo è di dire sempre ciò che si pensa, piuttosto che indossare una casacca (non tanto ideale quanto di vantaggio).

Questo post da un lato risulta impeccabile, come quasi tutti i tuoi post, dall'altro talmente impeccabile da risultare trasparente. Trasparente perché va ad aggiungersi alla marea di posizioni, articoli, interventi di una comunicazione mediatica ormai (per me, assolutamente sto parlando del mio punto di vista) morta e sepolta.

Ma vediamo, divido gli argomenti in tre: la scorta (protezione dello Stato), Saviano e il post stesso come forma di comunicazione (giornalismo d'opinione).

la scorta
La scorta, come tutti i sistemi di protezione da dare a cittadini in pericolo per la propria vita (o salute), è uno strumento necessario e indiscutibile. Ma non c'entra nulla il valore, la fama, le qualità della persona che dovrà avere la protezione. Se Salvini dovesse essere in pericolo di vita dovrebbe essere protetto. Ricordo le tante donne uccise dai propri ex compagni che avevano già denunciato per stalking ma che lo Stato non è "stato" in grado di proteggere. Quindi se vogliamo fare appelli su questi argomenti, lo si fa seriamente piuttosto che prendere il primo nome famoso, quello sulla bocca di tutti, e diventarne paladino, fino al prossimo post naturalmente, dove di parlerà delle formiche che non trovano più la strada di casa o del cosmo in implosione o del serial killer della nuova serie tv.
Per parlare seriamente di un problema ci si occupa di quel problema, lo si fa diventare parte della nostra vita, se non si fa così facciamo pure giornalismo d'opinione scadente, quello che non leggo più nei giornali, e che nei social tutti possono praticare (democrazia come livellamento in basso).

Saviano ha diritto alla scorta, punto. Non abbiamo bisogno di osannarlo per questo. Possiamo, invece, anche avere dei punti di vista critici del suo modo di fare la lotta alla mafia, senza essere contro di lui naturalmente (contro la sua persona). Se non possiamo vuol dire che abbiamo di fronte un Dio o un Eroe, ma io non sento bisogno né dell'uno e né dell'altro. La critica a Saviano è di essere diventato un simbolo mediatico spuntato della lotta alla mafia. Come dice in un articolo, forse un po' troppo duro ma in gran parte condivisibile, @giuseppemasala [ecco l'articolo].

Il tuo post
Raccontare la politica, la società e la cultura oggi si può fare sostanzialmente in due modi:

  1. imparare la retorica (lo stile) dei giornalisti e degli intellettuali attuali e scimmiottare i loro contenuti (pensando chissà perché di avere opinioni approfondite e originali);
  2. Chiedersi sul senso che si vuole dare alla propria scrittura, e provare strade alternative.

La prima strada è più facile, si entra nel gioco delle parti e si avranno più consensi (lettori e premi, anche se di scarsa qualità - tranne per un paio di campioni).
La seconda strada è più difficile perché non garantisce il successo sociale ma più onesta e appassionante.

Sort:  

@anedo ti stimo anche io e ti stimo soprattutto perchè apprezzo la tua sincerità ed onestà intelluttale.
Esempio di tutto ciò è questo tuo commento che ti stupirai ma condivido quasi totalmente.
Permettimi di chiarire brevemente i 2 punti da te esposti:

1.Non credo di aver mai detto che la scorta va difesa solo per personaggi famosi come Saviano e Ingroia e non per i pesci piccoli nel mare delle minacce, dovunque esse provengano.
Non lo penso, anzi penso l'esatto contrario.
Portare all'attenzione questi 2 casi lo trovo un modo per lanciare un messaggio, sensibilizzare e informare.
Se questo intento dovesse fare breccia allora ne beneficeranno tutti i pesci piccoli.
Il compito di un giornalista, scrittore o intellettuale (che io non sono, non fingo di essere e non pretendo di essere) è anche quello di leggere l'attualità e portare alla luce verità e contraddizioni in modo da spronare le persone che leggono e ascoltano a ragionare.

  1. Dissento parzialmente. Sul secondo punto concordo che quella debba e possa essere la strada migliore .
    Detto ciò non credo che provare a fare proprio lo stile di intellettuali e giornalisti attuali sia un errore.
    Il problema di questi signori oggi non è certo la capacità e lo stile di raccontare le cose ma il metodo e soprattutto la continua politicizzazione dei loro articoli. Politicizzazione non è una parola brutta in se ma se essa determina uno scollamento dalla realtà pur di attaccare gli avversari o difendere i propri alleati allora il giornalismo diventa quello che leggiamo ahinoi tutti i giorni sui giornali.
    La Repubblica ad esempio che ospita Saviano sulle sue pagine da anni lo ha difeso giustamente a spada tratta, facendone una personale battaglia. La stessa repubblica non ha dedicato una riga di inchiostro al caso Ingroia.
    Questa discrepanza da cosa è dovuta se non dall'esigenza di adattare la realtà alla propria narrazione?
    Un giornalista per me deve raccontare la realtà a modo suo, col suo stile ma deve farlo mettendo al primo posto autonomia di pensiero, indipendenza e investigazione concreta e scrupolosa di ciò che si va a raccontare.
    Aggiungi che noi qui siamo solo dei giovani blogger che a tempo perso provano a raccontare qualcosa, non siamo giornalisti professionisti.
    Chissà come approcceremmo il tutto se avessimo una redazione da gestire e giornalisti da dirigere per la nostra linea editoriale.

Ok su alcuni punti in cui ti difendi su cose che non ho mai pensato: non ho mai pensato che tu fossi favorevole alla difesa soltanto dei personaggi famosi (ma proprio scegliere di parlare di questi e in un certo modo lo vedo come spunto di riflessione, non di accusa); non ho mai pensato che tu sia arrogante (cioè che pensi di essere già un opinionista affermato), ma io credo che tutti possono affrontare questi argomenti, anche i giornalisti in erba o semplici cittadini/persone che esprimono un'opinione, ma appunto devono affrontarli, il problema non è la scrittura (retorica) ma il senso della scrittura. Quindi per me il problema non è la capacità di saper scrivere ma di conoscere il senso del proprio fare (scrittura).

Un giornalista per me deve raccontare la realtà a modo suo, col suo stile ma deve farlo mettendo al primo posto autonomia di pensiero, indipendenza e investigazione concreta e scrupolosa di ciò che si va a raccontare.

Per me l'autonomia di pensiero passa dalla capacità di ripensare il senso del proprio scrivere (se parliamo di scrittura), del proprio fare (se pensiamo in generale). Se non si fa questo passaggio si accettano le regole della comunicazione più "formale" (ufficiale) e non si ha affatto autonomia e indipendenza. Si cerca la pagnotta, quindi: cosa devo scrivere o in che modo devo scrivere per avere più consenso? Non ti ricorda una questione etica già sollevata per la politica: il politico prima di parlare si chiede cosa deve dire e come deve dirlo per avere più consensi (voti). Noi diciamo che sbaglia... e poi facciamo allo stesso modo?

Aggiungi che noi qui siamo solo dei giovani blogger che a tempo perso provano a raccontare qualcosa, non siamo giornalisti professionisti.

Hanno più possibilità i giovani blogger che i giornalisti professionisti di essere autonomi e indipendenti, perché i giornalisti professionisti hanno qualcosa da perdere (la rendita di posizione che si sono conquistati), i giovani blogger non hanno nulla da perdere se smettessero di pensare alla favola di riuscire a conquistare la stessa posizione dei professionisti utilizzando gli stessi argomenti e lo stesso stile dei professionisti affermati.

Allora in nome dei principi etici bisogna rinunciare alla pagnotta? Io dico di no... ma questo è un altro discorso.

@anedo se ti dicessi che ogni mio post viene scritto senza stare li a pensare se potrebbe piacere o meno, tu mi crederesti?
Certo, provo a scrivere di cose che suscitano in me un ragionamento, un'emozione, una voglia di comunicare e farlo tramite queste pagine ma se volessi provare a "piacere" a tutti i costi risulterei falso.
Un conto è cercare di essere educato, rispettoso nel contenuto altro è cercare di essere "paraculi" per avere consenso.
Concordo con te sul fatto che proprio noi giovani blogger abbiamo mani e mente libere.
Detto ciò la pagnotta secondo me va guadagnata cercando di trasmettere qualcosa e non inseguendo qualcosa, la moda o lo stile del momento.
Sarò ingenuo forse ma è quel che penso.

Ci crederei... alla tua domanda... ma sono meccanismi culturali (e psicologici)... Paolo Nori, uno scrittore italiano che fa un corso di scrittura creativa a Bologna la prima cosa che consiglia è di disimparare quello che abbiamo imparato a scuola (l'approccio scolastico)... dello scrivere bello e corretto... oltre la scuola... dico io... è quello che impariamo come lettori di giornali... dai professionisti che poi applichiamo in modo apparentemente istintivo, è un modo per sentirci più sicuri... è lo stesso motivo per cui nello stile cosiddetto aziendalese si infarciscono le frasi di parole difficili e pseudo importanti, perché si pensa che è così che si fa per avere autorevolezza... e ti assicuro lo fanno in modo quasi istintivo... semplicemente perché li rassicura... spesso vanno a vedere i siti delle aziende concorrenti... per copiarne lo stile... ripeto è un fatto culturale... va al di là delle giustificazioni personali...

ne riparleremo...

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