UNFORGETTABLE TRIP #2- Il primo vero viaggio di coppia

in Italy2 years ago

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Copertina realizzata sul sito www.canva.com. Foto di proprietà dell'autore

INTRODUZIONE

Cari amici della community,

la scorsa settimana ho avuto l'opportunità di leggere degli interessanti post su uno dei miei temi preferiti, come quello dei viaggi, e di conseguenza mi pregio di partecipare con grande entusiasmo anche al secondo appuntamento chiamato UNFORGETTABLE TRIP, contest ideato dai ragazzi del Team di Italygame per invogliarci a raccontare le nostre avventure in giro per il pianeta.

Se la settimana precedente ho scelto di raccontarvi del primo vero viaggio compiuto in età "adulta", portandovi in treno con la mia versione diciottenne in giro per il nord Europa, oggi voglio soffermarvi sulla prima vera esperienza turistica "coniugale", ovvero il viaggio compiuto insieme a colei che il tempo avrebbe fatto diventare mia moglie nonché la mamma dei nostri figli.

Con la nostra macchina del tempo dobbiamo tornare all'estate del 2008. Il governo Prodi II era appena caduto, in Austria e Svizzera si disputavano i campionati Europei, destinati a finire con la vittoria della Spagna, e il mondo era ancora ignaro degli imminenti cambiamenti che lo aspettavano, come il fallimento della banca Lehman Brothers e l' elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Barack Obama.

In tutto questo trambusto due giovani fidanzatini, che avevano condiviso fino a quel momento qualche esperienza di viaggio soltanto affidandosi alla propria agenzia di riferimento, per trascorrere una settimana all'anno nei villaggi turistici, decidono di compiere il primo vero spostamento di coppia, prenotando una vacanza dall'altra parte del mondo.

P.S. Chiedo scusa in anticipo per la scarsa qualità delle foto, prese da un album stampato all'epoca e ri-fotografate con il mio telefono.

L'IDEA

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Sarmiento 3969, Barrio de Almagro: la "nostra" casa di Buenos Aires. Foto di proprietà dell'autore

La prima domanda che un po' tutti ci fecero fu:

Perché proprio Buenos Aires?

Seguita da considerazioni del tutto infondate del tipo:

Ma siete matti? Andare da quelle parti è pericoloso!

Tralasciando il fatto che a questo tipo di domande si può sempre rispondere con il classico "E perché no?" e alle restanti affermazioni anche peggio, l'idea nacque da una trasmissione televisiva che eravamo soliti guardare durante il week end su uno dei canali Sky. Il nome, se la memoria non mi inganna, era qualcosa del tipo "Caccia al tempo", e funzionava così: i concorrenti venivano trasportati in una città a sorpresa, nella quale risolvere alcuni enigmi legati alla storia e alla cultura locale.

In caso di vittoria, potevano trascorrere sul posto una settimana di vacanza pagata, alloggiando in un lussuoso hotel, ma se perdenti erano obbligati a riprendere l'aereo la sera stessa, per far ritorno a casa. Inutile aggiungere che la tappa svolta proprio nella capitale argentina fu quella che ci affascinò di più. Prenotammo in agenzia un volo Alitalia con scalo a Madrid, affittando poi un grazioso appartamento per due settimane da una signora italiana, che aveva messo un annuncio su Homelidays uno dei siti specializzati precursori di Airbnb.

L'ARRIVO

Il Paese di Diego Maradona e Leo Messi si trova, rispetto al nostro, nell'emisfero opposto del pianeta. La vita scorre nella stessa maniera, ma le stagioni sono invertite e di conseguenza ci trovammo subito di fronte al primo dilemma: partire dal Torino con il cappotto in pieno agosto, o arrivare nell'inverno argentino con abiti estivi? La verità sta sempre nel mezzo, ed optammo per la comodità degli strati: pantaloncini e maglietta, da ricoprire all'arrivo con calzoni lunghi e qualche felpa più pesante.

Con un piccolo extra di 100 pesos (all'epoca corrispondenti a circa 20 euro), la proprietaria dell'appartamento ci fece venire a prendere direttamente in aeroporto dal suo taxista di fiducia. Era un signore sulla sessantina, molto simpatico e alla mano, che cominciò a spiegarci alcune piccole strategie di sopravvivenza, consigli che ogni viaggiatore dovrebbe sempre tenere a mente: mai prendere taxi "privati", cambiare prontamente strada in caso di manifestazioni ed evitare di andare in giro, specialmente nei quartieri più periferici, con gioielli o soldi ben in vista.

In casa ci aspettava il signor Franco, a naso tra i quaranta e i cinquant'anni, che faceva le veci del portinaio. A lui, come da accordi presi con la proprietaria, dovevamo saldare direttamente in Euro la restante parte del costo dell'affitto, ancora non pagata al momento della prenotazione. Sembra strano, ma una volta funzionava così, mentre oggi nessuno ti fa entrare senza aver prima ricevuto tutti i soldi e i documenti.

Dopo averci illustrato brevemente la casa, camera da letto, salottino con tavolo da pranzo e piccolo cucinotto attiguo, chiesi di poter usufruire del bagno, dato che gli Euro erano nascosti nella cintura porta-soldi comprata poco prima della partenza. Quando tornai con i bigliettoni in mano per pagare l'affitto, mi guardò con un'espressione a metà tra il divertito e l'incredulo: credo abbia immaginato che li tenessi nei posti peggiori.

ALMAGRO

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Avenida Corrientes (sinistra), foto di proprietà dell'autore

Dopo aver congedato il nostro anfitrione riuscimmo a farci una doccia veloce, per levarci da dosso il sudore del viaggio. Nel frattempo arrivarono le chiamate delle nostre rispettive mamme sul telefono fisso della casa. Prima di partire, avevamo comprato loro una scheda prepagata per le chiamate internazionali: dall'Italia si chiamava un centralino e dopo si componeva il numero dell'abbonato dell'altra parte del mondo, in modo da poter compiere telefonate intercontinentali a prezzi decisamente più competitivi.

Finiti i minuti a disposizione la scheda di disattivava, ma si fecero bastare l'ora a testa ricevuta per tutti i quindici giorni. Non esistevano ancora Whatsapp, Telegram o le app di messaggistica che oggi renderebbero il problema della distanza facilmente superabile, né tanto meno una connessione Internet nell'appartamento.

Non avendo ancora mangiato ed essendosi fatta una certa, ci fermammo ad ordinare una pizza della casa nel primo locale trovato aperto della zona, posto sull'Avenida Corrientes, una delle principali arterie cittadine che si estende per ben 69 quadre. Per molti ingredienti arrivammo da soli a comprendere la traduzione, ma ci bloccammo di fronte alla aceitunas, che il simpatico ragazzo che preparava gli impasti ci mostrò sorridendo: olive.

Venimmo scambiati per brasiliani, cosa che si sarebbe ripetuta più volte durante tutta la vacanza (il turismo brasiliano era di gran lunga maggioritario), ma quando specificavamo di essere italiani incontravamo solo grandi sorrisi, pacche sulle spalle ed in qualche caso persino abbracci. Del resto, oltre metà della popolazione argentina ha qualche legame di discendenza con il nostro Paese.

Camminammo ancora un po', per giungere fino al centro, ma dopo una breve visita alle zone pedonali e qualche spettacolo di tango improvvisato, decidemmo di tornare e di rimandare l'esplorazione della città al giorno dopo.

Continua...

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L'Argentina è un paese rimastomi nell'anima, che amo particolarmente. Voi eravate andati come turisti, mentre io per vedere i parenti di mia madre. Avevo vissuto a casa loro per due periodi che non scorderò mai, quando il fratello di mia nonna era ancora vivo. Ma ero partita che già parlavo la lingua sin dalla prima volta, anche se per forza di cose non al livello avanzato di oggi. E la seconda volta ero partita sbattendomene in pieno dei disordini che si stavano verificando. Ma me ne infischiavo pur di tornarci. Per la questione dell'affinità con gli italiani e le origini degli argentini, ti dirò che esserne orgogliosi è lo standard in America latina, ma alcuni dei miei parenti e in particolar modo la più giovane delle mie cugine ne aveva invece vergogna. A tal punto da non voler considerare nemmeno suo parente un cugino che abbiamo in comune perchè nato in Italia. Diceva che l'Italia è l'ultimo paese al mondo in cui avrebbe messo piede. Aveva forse preso dalla madre, la prima moglie di mio cugino, una spagnola che rinnegava di netto le proprie origini, non volendo vedere la Spagna nemmeno in TV, pure essendoci nata.

Noi ricordiamo ancora oggi quel viaggio con grande nostalgia, come uno dei più belli della nostra vita. Che peccato per tua cugina, non ci si dovrebbe mai vergognare delle proprie origini...

Posso ipotizzare un'idea che si fosse fatta della cultura italiana (anche se non ne sono del tutto sicura) dai racconti del nonno e/o del cugino forse più vecchio di suo padre, ma appunto non è detto perchè a differenza di voi, l'ambiente che avevo trovato a Buenos Aires (i miei parenti sono proprio di lì) era molto nazionalista e campanilista. In Argentina come in Brasile vige lo "ius soli", a differenza dell'Italia dove vige lo "ius sanguinis", il che impatta, volenti o nolenti. In TV una volta, mentre guardavo con i miei parenti, avevo ascoltato insultare pesantemente e pubblicamente un ebreo, segno dell'"apprezzamento in loco" dell'altrui etnia. Avendo una bisnonna (in comune con me) dalla condotta di un'ebrea ultraortodossa (tratto spiccatamente caratteristico della famiglia di mia madre, date le probabili origini), mia cugina cresciuta in un ambiente eccessivamente liberale (anzi, oserei dire pure libertino), posso supporre che non gradiva affatto. Anche se questo non è motivo sufficiente per allontanare o addiritura rifiutare membri della famiglia.

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