Milàn l'è semper Milàn (seconda parte) - Milan is always Milan (part two)

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Milano, l'Arco della Pace, foto di proprietà dell'autore

TUTTA (O QUASI) LA CITTA' IN DIECI ORE - PARTE II

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Conclusa l'esperienza di Stranger Things in circa mezz'ora, senza acquistare nulla allo shop per i prezzi davvero proibitivi (un semplice braccialetto richiedeva, ad esempio, un esborso di ben ventiquattro euro), richiediamo un ulteriore sforzo alle batterie dei nostri telefoni, provate dall'uso costante di Google Maps, per portarci verso il Castello Sforzesco, costruzione eretta dagli Sforza nel quindicesimo secolo e oggi diventata una delle attrazioni turistiche della città.

Anche in questo caso scegliamo esclusivamente la passeggiata gratuita tra i giardini del castello, dato che l'ora di pranzo è sempre più vicina e i luoghi da raggiungere nell'itinerario studiato il giorno prima ancora molti. Proprio davanti all'ingresso, ad una decina di metri dalla fontana, un artista di strada inizia ad esibirsi, cantando componimenti originali amplificati a tutto volume e ballando come morso da una tarantola, almeno fin quando un'elegante signora, che intuiamo ricoprire qualche carica importante, lo redarguisce, invitandolo a smettere e a cambiare location.

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Il Castello Sforzesco. Sulla sinistra è visibile la postazione dell'artista di strada, invitato a far cessare quanto prima la propria esibizione. Foto di proprietà dell'autore

La passeggiata interna al Castello è sempre molto suggestiva, anche se naturalmente il pezzo forte rimane la visita alle varie stanze e pertanto decidiamo di non soffermarci troppo, cogliendo tuttavia l'opportunità offerta dalla struttura di utilizzare gratuitamente i bagni. Nel piccolo piazzale adiacente, indaffaratissimi camerieri preparano, dribblando i turisti, tavoli, bicchieri e quant'altro, per una cena verosimilmente da tenere la sera stessa.

E' proprio ora di pranzo e puntando l'ingresso ovest della struttura, usciamo direttamente sul Parco Sempione, il polmone verde della città realizzato sul finire del diciannovesimo secolo e che oggi può vantare un'estensione di quasi quarantasette ettari. Per la prima volta ci accorgiamo delle zanzare, specialmente quando riusciamo ad accaparrarci una panchina all'ombra (merce preziosa e rara all'ora di pranzo), e anche il simil Autan, portato più per scrupolo che per altro, ha dovuto abbandonare il comodo posto in fondo allo zaino per prestare servizio.

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Parco Sempione, lucchetti vicino ad un ponte. Foto di proprietà dell'autore

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Parco Sempione, uno scoiattolo a caccia di cibo tra gli alberi. Foto di proprietà dell'autore

La questione pranzo viene liquidata piuttosto in fretta, dato che il camminare tutta la mattina ci ha messo decisamente appetito e i nostri panini, compresi gli snack portati da complemento al pasto, non riescono a sopravvivere a lungo al fresco venticello del parco. Davanti a noi spunta uno scoiattolo, probabilmente a caccia di cibo o in attesa di raccogliere i nostri avanzi, che tuttavia non riesce a fidarsi a sufficienza per avvicinarsi.

Ci spostiamo di qualche centinaio di metri all'interno del parco, che è davvero immenso, facendo attenzione alle biciclette e ai monopattini, capaci di sfrecciare spesso senza troppo preoccuparsi di chi sta intorno. I bambini si dedicano ai classici giochi, come scivoli, castelli e altalene, mentre noi ne approfittiamo per prenderci mezz'oretta supplementare di riposo.

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L'Arco della Pace, realizzato alla fine di Corso Sempione per celebrare il collegamento tra Milano e Parigi, foto di proprietà dell'autore

Ci aspetta una camminata di circa tre chilometri per i navigli e la voglia di ricorrere ad un buon caffé inizia a farsi sentire. Lo troviamo in un chioschetto veso l'uscita che porta all'Arco della Pace, presso il quale il proprietario e un altro signore stanno discutendo della finale di Europa League, andata in scena la sera prima. Sembra decisamente il posto per me, e mi inserisco nelle chiacchiere tra i due, che scopro essere milanisti, mentre il discorso si allarga ai cento milioni chiesti a suo tempo da Cairo per un pippone come Belotti, alla fraggilità di Dybala, a Mourinho, per il quale ci accomuna una scarsa simpatia, Leao e i "bidoni" della "mia" povera Juventus, Di Maria e Pogba.

Mia moglie viene a tirarmi per il braccio dopo una decina di minuti, ricordandomi l'appuntamento con i Navigli, e salutata la compagnia, con la giusta dose di caffeina in corpo, scansando con classe i presunti regalatori di cartoline o braccialetti disseminati per il percorso, arriviamo prima al Naviglio Grande, dove in uno spazio ampio e poco trafficato provo per la prima volta nella mia vita una bicicletta elettrica del bike sharing. Alla prima pedalata stavo quasi per schiantarmi, vanno velocissime!

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Una vista dei Navigli da uno dei ponti che collegano le due rive, foto di proprietà dell'autore

Meglio proseguire a piedi, ed eccoci al Naviglio Piccolo. Sebbene i vari bar, vinerie e locali tutti comincino ad accogliere i primi clienti, offrendo loro riparo dal sole con mega ombrelloni, comprendiamo che l'esperienza migliore della zona si raggiunge probabilmente di sera, quando i milanesi escono dagli uffici e si dedicano alla socialità con amici e colleghi.

Per vivere Milano fino in fondo, forse, l'aperitivo o la passeggiata dopo cena ai Navigli sono un qualcosa di obbligatorio, ma purtroppo il treno di riento delle otto, con i relativi passeggeri, non sarebbe stato troppo d'accordo nel rimandare la sua corsa per permettere a noi questa ulteriore esperienza e pur a malincuore li abbandoniamo per completare il giro della città in zona Paolo Sarpi.

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Centro culturale cinese, in zona Paolo Sarpi, foto di proprietà dell'autore

Via Paolo Sarpi è lunga un chilometro e, a parte qualche attreversamento perpendicolare di altre arterie cittadine, completamente pedonale. Su entrambi i lati sono presenti decine di attività gestite da proprietari cinesi, tanto che il quartiere è ormai a tutti gli effetti noto ed indicato persino sulle mappe come Chinatown.

L'atmosfera è davvero caratteristica perché sono molti i turisti incuriositi dalle insegne e dai prodotti esposti dietro alle vetrine, o che si fermano per consumare qualcosa lungo ai bar o le altre attività di ristorazione della zona, tra frenetici carico e scarico merci che sembrano non interrompersi mai.

In alcuni punti della passeggiata i profumi sono davvero allettanti e ci facciamo tentare da una piccola botteguccia di cibo cinese take-away, che a giudicare dalla coda deve godere di ottima reputazione. I ravioloni giganti, ripieni di carne di maiale sono l'ultimo ricordo di Milano, prima di cominciare la camminata verso la stazione centrale e il treno che ci avrebbe riportato a casa.

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Ravioli giganti ripieni di carne, acquistati in via Paolo Sarpi. Foto di proprietà dell'autore

Qualche tempo fa la zona finì sulle cronache dei giornali per lo scontro tra gli imprenditori di etnia cinese e la polizia locale, ma l'atmosfera in Via Paolo Sarpi e nelle altre vie della più grande Chinatown europea appare tutt'altro che tesa: residenti, turisti e commercianti convivono in un'atmosfera di grande mondanità e armonia, come testimoniano i prezzi delle case della zona, triplicati rispetto a vent'anni fa.

Oggi per un turista trovarsi la sera in "Paolo Sarpi" significa stare al centro di una delle zone più frquentate dalla movida e non più semplicemente in una via di grossisti o artigiani. I proprietari delle attività, così come le insegne dei negozi o i cartelloni affissi sulle vetrine, parlano perfettamente cinese, ma anche italiano e inglese, chiaro segnale di apertura alla multiculturalità.

Un po' stanchi, ma rapiti dalla bellezza di una città che sembra davvero non dormire mai, compiamo l'ultimo strappo verso la stazione, che dalla sua grandezza, i tapis roulant per raggiungere i treni e i corridoi da percorrere, ricorda quasi un aeroporto, mentre il gigantesco atrio fa venire in mente, con le dovute proporzioni, un po' la Grande Stazione Centrale di New York.

Alla fine l'app di fitness installata sul telefono segna oltre trentamila passi, per quasi venti chilometri percorsi in tutta la giornata. Sul treno nella nostra carrozza, file di destra, sgocciola acqua del condizionatore dal tetto, cosa che rende opportuno cedere il mio posto ad uno dei bimbi e a proseguire il viaggio in piedi, per evitare che arrivi a casa fradicio. Poco male, riguardo le foto della giornata, e il tempo passa comunque in fretta, come le dieci ore vissute in una delle città più belle del mondo.

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Scultura di ago e filo giganti in Piazzale Cadorna, creata da Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen. Foto di proprietà dell'autore

Statemi bene, alla prossima!

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Milan, the Arch of Peace, photo by the author

THE ENTIRE (OR ALMOST) CITY IN 10 HOURS - PART II

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After the Stranger Things experience is over in about half an hour, without buying anything at the shop due to the prohibitive prices (a simple bracelet, for example, costing a good twenty-four euros), we ask for a further effort from our phones' batteries, strained by the constant use of Google Maps, to take us to the Sforza Castle, a building erected by the Sforza family in the 15th century and today one of the city's tourist attractions.

Again, we opt exclusively for the free walk through the castle gardens, as lunchtime is approaching and there are still many places to reach in the itinerary studied the day before. Right in front of the entrance, about ten metres from the fountain, a street performer starts to perform, singing original songs amplified at full volume and dancing as if bitten by a tarantula, at least until an elegant lady, whom we guess to hold some important position, reprimands him, inviting him to stop and change location.

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The Sforza Castle. On the left is visible the position of the street performer, who is invited to stop his performance as soon as possible. Photo by the author

The walk inside the castle is always very evocative, although of course the highlight remains the visit to the various rooms, so we decide not to linger too long, taking however the opportunity offered by the structure to use the bathrooms free of charge. In the small adjoining square, busy waiters prepare, dribbling tourists, tables, glasses and whatever else, for a dinner that is likely to be held that evening.

It is now lunchtime, and heading for the west entrance of the building, we step out directly onto the Simplon Park, the city's green lung, built at the end of the 19th century and which today boasts an extension of almost forty-seven hectares. For the first time we become aware of mosquitoes, especially when we manage to grab a bench in the shade (a precious and rare commodity at lunchtime), and even the Autan-like device, brought more out of scruple than anything else, has had to abandon its comfortable place at the bottom of the rucksack to serve its purpose.

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Sempione Park, padlocks near a bridge. Photo by the author

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Sempione Park, a squirrel hunting for food in the trees. Photo by the author

The matter of lunch is settled rather quickly, as walking all morning has definitely worked up an appetite and our sandwiches, including the snacks brought to complement the meal, cannot survive the cool breeze of the park for long. A squirrel pops up in front of us, probably on the hunt for food or waiting to pick up our leftovers, but not trusting enough to approach us.

We move a few hundred metres into the park, which is truly immense, paying attention to the bicycles and scooters, which often whizz by without much concern for those around them. The children devote themselves to classic games such as slides, castles and swings, while we take the opportunity to take an extra half hour to rest.

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The Arch of Peace, built at the end of Corso Sempione to celebrate the connection between Milan and Paris. Photo by the author

We have a walk of about three kilometres through the Navigli and the urge to resort to a good coffee begins to make itself felt. We find it in a little kiosk by the exit leading to the Arco della Pace, where the owner and another gentleman are discussing the Europa League final that was staged the night before. It definitely looks like the place for me, and I join in the chatter between the two, who I discover are Milan fans, as the conversation widens to the hundred million asked by Cairo for a pimp like Belotti, the frailty of Dybala, Mourinho, for whom we share a common dislike, Leao and the "duds" of "my" poor Juventus, Di Maria and Pogba.

My wife comes to pull me by the arm after about ten minutes, reminding me of my appointment with the Navigli, and having greeted the company, with the right amount of caffeine in my body, classily avoiding the supposed gift-givers of postcards or bracelets scattered along the route, we first arrive at the Naviglio Grande, where in a wide and sparsely trafficked space I try for the first time in my life an electric bicycle of the bike sharing. At the first pedal stroke I almost crashed, they go so fast!

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A view of the Navigli from one of the bridges connecting the two banks, photo by the author

Better to continue on foot, and here we are at the Naviglio Piccolo. Although the various bars, wine bars and various venues begin to welcome the first customers, offering them shelter from the sun with mega umbrellas, we realise that the best experience in the area is probably reached in the evening, when the Milanese come out of their offices and devote themselves to socialising with friends and colleagues.

To experience Milan to the full, perhaps, the aperitif or the after-dinner stroll at the Navigli is something obligatory, but unfortunately the eight o'clock return train, with its passengers, would not have been too agreeable to postponing its run to allow us this further experience, and although reluctantly we abandon them to complete our tour of the city in the Paolo Sarpi area.

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Chinese cultural centre in the Paolo Sarpi area, photo by the author

Via Paolo Sarpi is one kilometre long and, apart from a few perpendicular crossings of other city arteries, completely pedestrianised. On both sides are dozens of businesses run by Chinese owners, so much so that the neighbourhood is now for all intents and purposes known and even indicated on maps as Chinatown.

The atmosphere is really characteristic because there are many tourists curious about the signs and products displayed along the shop windows, or who stop to have something to eat at the bars or other restaurants in the area, amidst frenetic loading and unloading of goods that never seem to stop.

At some points along the promenade the smells are really tempting and we are tempted by a small Chinese food shop take-away, which judging by the queue must enjoy a very good reputation. The giant ravioloni, stuffed with pork, are the last memory of Milan, before we start the walk to the central station and the train that would take us home.

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Giant ravioli stuffed with meat, bought on Via Paolo Sarpi. Photo by the author

Some time ago, the area hit the headlines for the clash between ethnic Chinese entrepreneurs and the local police, but the atmosphere in Via Paolo Sarpi and the other streets of Europe's largest Chinatown appears anything but tense: residents, tourists and traders coexist in an atmosphere of great worldliness and harmony, as witnessed by the prices of houses in the area, which have tripled compared to twenty years ago.

Today, for a tourist, being in 'Paolo Sarpi in the evening means being in the centre of one of the most frequented areas by the movida and no longer simply in a street of wholesalers or artisans. The owners of the businesses, as well as the shop signs or the posters on the shop windows, speak perfect Chinese, but also Italian and English, a clear sign of openness to multiculturalism.

A little tired, but enraptured by the beauty of a marvellous city, which really does seem never to sleep, we make the last detour to the station, which from its size, the treadmills to get to the trains and the corridors to walk along, is almost reminiscent of an airport, while the gigantic atrium brings to mind, with due proportions, a little bit of the Grand Central Station in New York.

In the end, the fitness app installed on the phone marks over thirty thousand steps, for almost twenty kilometres walked in the whole day. On the train in our carriage, right-hand rows, water from the air conditioner drips from the roof, which prompts me to give way to one of the children and continue standing, to prevent him from getting home soaked. No matter, I look at the photos of the day, and time passes quickly anyway, like the ten hours spent in one of the most beautiful cities in the world.

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Giant needle and thread sculpture in Piazzale Cadorna, created by Claes Oldenburg and Coosje van Bruggen. Photo by the author

Stay safe, see you next time!

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Ho letto entrambi gli episodi e rispondo solo qui per entrambi per mere ragioni di comodità. Milano è stata per anni la città dei miei disbrighi burocratici di vario genere, ma soprattutto per la presenza dei consolati vari, specie quello brasiliano, che avevo frequentato parecchio in occasione del matrimonio e susseguente visto. Fino a qualche decina di anni fa era presente anche la banca più importante del paese (BB), una banca ibrida (privata a forte partecipazione pubblica, mentre quella federale tout court mi pare non abbia alcun punto di riferimento all'estero). Avendoci il conto e allora come allora non contemplato l'internet banking, quando avevo bisogno di depositare o prelevare, dovevo rivolgermi alla filiale ospitata dal consolato. Purtroppo non potevo permettermi tutti i bei giri che avete fatto fatto voi perchè già dovevo pagare un paio di pernottamenti alla volta (soprattutto in un hotel della zona Duomo, che mi permettesse di raggiungere facilmente a piedi il consolato). Ero però riuscita a visitare più volte le zone centrali (gallerie commerciali varie, dove tra l'altro avevo potuto acquisire materiale linguistico importante, come una bella grammatica con esercizi di spagnolo della Hoepli che sto a tutt'ora utilizzando per la mia alunna e utilizzata in passato con un altro studente, poi emigrato in Portogallo). Poi il Duomo, piazza San Babila e corso Venezia. Peccato essermi persa Brera e il Parco Sempione, mi sarebbe piaciuto visitarli. Brera mi ricorda poi il liceo artistico frequentato da un'amica. Avrebbe voluto proseguire per l'omonima facoltà di Belle Arti, ma costava troppo (ai suoi tempi, le chiedevano 13K euro all'anno, mi pare e purtroppo un intoppo burocratico in cui era rimasta invischiata sua sorella le aveva fatto andar via gli unici denari che aveva per pagarsela, che rabbia, sia pure da parte mia anzichè sua!).

Ciao carissima, grazie per aver letto entrambi gli episodi! Milano dista nemmeno un'ora di treno da Vercelli, che da casa nostra è a venti minuti d'auto e così è nata l'idea di questa gita.
Ci eravamo stati l'ultima volta una decina di anni fa, l'ho trovata davvero in gran forma, bellissima e con così tanti turisti da sembrare di essere a Venezia o Firenze!
Comprendo che avendo dovuto pagare un pernottamento tu non abbia potuto fare troppe altre cose, non so com'era quando sei andata tu, ma oggi dormire a Milano è carissimo, anche un buco di stanza 20 km fuori città sei sulle tre cifre abbondanti... Poi se viaggi in cinque come noi nulla meno di 200 euro, e a quel punto conviene andare e tornare 4 giorni di fila dato che i biglietti li abbiamo pagati una cinquantina di euro andata e ritorno.

Santo cielo, se dovessi ricordare i prezzi di una decina di anni fa, anche 8 anni fa, con qualche sforzo (sono trascorsi circa 8 anni dall'ultima volta che la mia coppia era stata a Milano) e dipendendo da dove andavamo, mi pare tra i 150 e i 330 per il pernottamento con colazione inclusa per una doppia in zona Duomo (gli appuntamenti nei consolati sono usi iniziare al mattino presto, per cui dovevamo assicurarci di raggiungere il nostro in pochi minuti a piedi). Considerato poi che mi guardavo bene dall'infiliarmi in qualsiasi hotel a una stella, dove si sarebbe pagato sicuramente molto meno, ma i servizi sono quelli che sono (diciamo che allora come allora, per come "la buttava", mi potevo ancora permettere certe spese in euro).

Le grandi città vanno vissute con calma e a pieni polmoni

Magari, ma ci vogliono tempo e soldi. Sul primo, ancora ancora ci si può aggiustare, ma se vuoi dormire a Milano in 5 persone, anzi a 20 Km dal centro, tipo Rho o Paderno Dugnano, fai prima a venderti un rene 😉

Beh...in 5 è complicato....

Quando andiamo in altri posti a volte abbiamo degli inconvenienti, mi riferisco più specificamente a quello che dici sull'aria condizionata, ma ehi, puoi divertirti, condividi e questi piccoli dettagli, anche i prezzi che non sono piccoli, sono parte di tutto questo, alla fine La cosa migliore è ricordare tutto ciò che è stato vissuto

Verissimo, la parte importante non è la destinazione finale, ma quello che succede per raggiungerla!

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