[FUORI CONCORSO] Una storia italiana - Il Premio "San Vincenzo" (PREMIO 10 STEEM)steemCreated with Sketch.

in Italy8 months ago (edited)

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Con questo post partecipo, fuori concorso e con intento unicamente promozionale, alla sedicesima edizione del contest "Una storia italiana", promosso all'interno della rivista DIGITALY.

Per partecipare basta inventare una storia ispirata all'immagine di copertina. E' possibile prendere parte al contest scrivendo in qualsiasi lingua e dando al racconto l'interpretazione preferita, che sia essa, comica, romantica, drammatica, fantasy o altro, rispettando sempre i canoni base per la pubblicazione sulla piattaforma.

C'è tempo per partecipare fino a domenica, ore 18.00 italiane, il premio per il vincitore, scelto dal Team di @italygame, è di 10 Steem.

Il Premio "San Vincenzo"

Alla scuola media statale di Bevagna, come ogni anno il mese di aprile significava per tutti gli studenti soprattutto una cosa: concorso interclasse di arte e scienze. Ogni alunno dell'istituto era invitato a prendere parte ad una tradizione che andava avanti ormai da mezzo secolo e che era arrivata col tempo ad attirare persino l'interesse delle testate giornalistiche locali.

I vincitori del concorso venivano premiati con una targa ricordo, direttamente dal sindaco della piccola cittadina umbra, il 6 giugno, giorno della festa del patrono San Vincenzo. I lavori vincenti venivano poi custoditi in un'apposita sala del Museo civico, in modo da entrare a far parte a tutti gli effetti della storia di Bevagna.

Veder scritto il proprio nome in maniera indelebile e poter esporre la propria opera al Museo civico era da sempre il sogno di molti ragazzini di Bevagna, che già dai primi anni di scuola elementare cominciavano ad immaginare come poter comporre il proprio lavoro per partecipare un giorno al prestigioso concorso.

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La Colonna di San Rocco a Bevagna, Diego Baglieri, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Diverse scuole del circondario avevano provato a convincere l'istituto ad ammettere anche i lavori dei propri alunni, ma a parte il concorso del 2039, quando in occasione dei festeggiamenti per i novecento anni di fondazione del capoluogo era stata invitata a partecipare, per ordine della Regione Umbria, anche la scuola media Arunte Volumnio di Perugia, i bevanati avevano sempre preferito mantenere l'esclusività del loro concorso, anche rinunciando ad importanti sovvenzioni.

Tuttavia, gli ultimi due concorsi avevano fatto registrare un'imprevista inversione di tendenza e un netto calo di partecipazione. La fama del preside Caramella, trasferito proprio da Perugia cinque anni prima, non era delle migliori e tra i ragazzi circolava voce che l'uomo fosse giunto a Bevagna proprio con lo scopo di distruggere la credibilità del "Premio San Vincenzo".

Dal momento del suo arrivo in poi, erano stati riconosciuti come vincitori lavori a dir poco dozzinali e universalmente giudicati come non all'altezza di altri, per i quali si poteva notare un impegno e una qualità decisamente maggiore. Molti sostenevano che il preside "vendesse" alle famiglie più ricche il proprio voto e in alcuni casi anche che i professori meno ligi al dovere, quelli venuti ad insegnare da fuori, lo seguissero in quella pratica poco edificante più che volentieri.

Luca, un ragazzino della classe terza, era tra quelli che ancora teneva molto al concorso. Suo padre aveva partecipato e vinto all'edizione tenuta trent'anni prima e il fratello maggiore Lorenzo, con il progetto della partita di basket giocata da mini-robot, era giunto secondo, superato da una banale rappresentazione di un astronauta su Marte (foto di copertina).

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Immagine di pressfoto su Freepik

Quell'anno correva voce che Luciana Ricciarelli, la figlia dodicenne di un consigliere regionale, avrebbe bissato il successo dell'anno scorso, quando si era portata a casa il Premio San Vincenzo presentando un liquido, capace, nelle intenzioni, di riparare all'istante qualsiasi tipo di crepa nel vetro, ma che all'atto pratico sembrava funzionare ben poco.

Il ragazzo aveva imparato a comprendere come di solito le voci sui possibili vincitori del Premio San Vincenzo si rivelassero piuttosto attendibili e, sfiduciato come molti altri suoi compagni d'istituto, aveva scelto di non applicarsi più di tanto quell'anno nella realizzazione del progetto, anche perché convinto di aver trovato, senza sforzo, l'idea vincente.

Ai genitori, che preoccupati per la sua inattività nonostante l'avvicinarsi del concorso, provavano a spronarlo, rispondeva sempre di non preoccuparsi: la sua opera non solo avrebbe presenziato regolarmente anche in quell'edizione, ma sarebbe finita di certo sui giornali e direttamente al Museo, qualunque fosse stata la votazione dei professori dell'Istituto.

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Immagine di upklyak su Freepik

E così, il 30 di aprile, giorno ultimo per la presentazione delle opere, Luca arrivò a scuola con una grande teca di vetro, appoggiata su una base di legno. All'interno non era apparentemente contenuto nulla. Come da prassi, fece registrare regolarmente il proprio lavoro ad uno dei professori membri della giuria, consegnando la scheda di presentazione:

Titolo dell'opera: Come sarà il Premio San Vincenzo tra cinquant'anni?

Descrizione: Il vuoto assoluto, protagonista di quest'opera, sostituirà i lavori degli studenti della scuola media di Bevagna, nel caso in cui si continui a registrare una perdita di fiducia nel concorso. Spero che gli organizzatori riescano ad invertire la tendenza e, dopo aver riflettuto seriamente sui motivi, a sostituire con l'entusiasmo di una volta l'assenza di voglia di partecipare, vista nelle ultime edizioni e rinchiusa in questa teca.

Fine

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2039 e insegnanti che somigliano a quelli diversi dalla Barbieri e pochi altri del liceo scientifico del trio più nerd dell'istituto (Natalina, Manola e Olga), hahaha! Non immaginavo che il mio nuovo e-book sarebbe diventato contagioso, anche se non siamo ancora alle soglie del quarto millennio, hahaha! Dai, scherzo (umorismo irrefrenabile), ho apprezzato davvero! Entrambi amiamo particolarmente gli ambienti scolastici, senza dubbio.

Nessuna intenzione di plagio, te l'assicuro, del resto non abbiamo inventato nulla, quello degli insegnanti/presidi corrotti e/o poco affidabili è un grande classico di letteratura e cinema 😄

No assoltamente, non mi è passato per la testa il plagio, per nulla, solo il contagio puro e semplice😄😄😄😄
Guarda, lollate a parte, di insegnanti poco affidabili ne so qualcosa: alle magistrali, alla bulletta della classe veniva permessa qualunque condotta (in quanto alle medie ricordo che per la condotta quantomeno bocciavano pure) perchè figlia di un industriale. La storia di Olga prende infatti spunto da fatti reali. C'erano due gemelle nella mia classe, bullizzate da quella lì perchè in sovrappeso, ma mica gli insegnanti si scomodavano.

Lo so amica mia, scherzavo 🤗. Sugli insegnanti devo dire che ai miei tempi ne ho conosciuti di ottimi, veri maestri di vita, ma anche di pessimi. Oggi purtroppo vedo quelli dei miei figli e mi spiace dire che se ne salvano pochissimi

Nel caso delle magistrali dei miei tempi sto comunque in dubbio non dico che gli insegnanti che lasciavano correre temessero di perdere il posto (il padre della monella di turno non era il proprietario di Coca-Cola e non finanziava lui la scuola), ma che non avessero la benchè minima idea di come muoversi.

Ho letto la storia, ti concentri sul senso della competizione e dell'arte, mi piace come si dipana, non mancano le persone che generalmente attribuiscono a tutto quel significato negativo, le persone che si lasciano influenzare e ovviamente quelle che non permettetelo Non lasciate che nulla li fermi, molto simile alla vita reale, ho guardato l'immagine e ho pensato di affrontarla in modo umoristico, penserò a come scrivere il post, ma se dovessi valutare questo post di alla tua darei 10, mi sembra che abbia un'ottima scrittura e una buonissima fantasia.

Grazie carissimo sei molto gentile, purtroppo spesso capita che il tornaconto personale venga messo davanti a tutto, molti oggi ragionano così, nelle cose piccole, come quelli che parcheggiano in doppia fila, magari perché devono essere comodi a comprare le sigarette e a te tocca aspettare per passare, così come nelle grandi, dove girano parecchi soldi.

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