Juventus-Fiorentina è una di quelle partite da cerchiare in rosso sul calendario, per la rivalità che oppone le due squadre e i rispettivi tifosi. A dire il vero la Juventus è un po' "nemica" (sportivamente parlando) di quasi tutte le altre partecipanti al torneo di Serie A, sorte che il destino spesso riserva a chi vince con maggiore frequenza: da Roma a Napoli, da Crotone a Genova, passando per Benevento e Firenze, tutti sognano di fare lo sgambetto alla Vecchia Signora, in modo da poter salvare la propria stagione anche in caso di risultati deludenti.

Siamo retrocessi, è vero... Ma abbiamo vinto il derby!

si sente spesso dire, ad esempio, ai tifosi del Torino FC, la seconda squadra della città. O almeno si sentiva, dato che negli ultimi venticinque anni hanno vinto una sola partita contro la Juventus, ma questo è indice di come battere i nove volte campioni d'Italia sia spesso sufficiente per sentirsi appagati.

A volte queste rivalità trovano le loro fondamenta all'interno di antefatti storici, altre sono semplicemente dettate dall'invidia del più forte, o alimentate da motivi di campanilismo territoriali, ma i tifosi di alcune squadre sono più disposti a perdonare i loro presidenti per le campagne acquisti errate o per la folle cacciata di allenatori e giocatori se nello stesso anno la squadra è risucita a ben figurare contro la Juventus.

Alla luce di quanto detto qui sopra, sai già che contro alcuni rivali proprio non puoi perdere; non tanto per gli zero punti aggiunti alla classifica, ma soprattutto per non essere costretto a sentire le loro insopportabili "urla" di giubilo protrarsi per mesi e mesi. Capisco che quando le soddisfazioni sono limitate e la tua squadra non ha mai nemmeno la più minuscola possibilità di vincere qualche trofeo ci si debba accontentare di quel che passa il convento, tuttavia è più forte di me: festeggiamenti per strada, paragonabili a quelli di chi vince la Champions League, per aver portato a casa una partita su venti, proprio non riesco a concepirli.

Elucubrazioni filosofiche in salsa calcistica a parte, c'è da dire che la giornata per la mia squadra non è partita nel migliore dei modi: il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), ha ribaltato, nel terzo grado di giudizio, le due sentenze precedenti sulla vicenda Juventus-Napoli, decretando che la sfida venga rigiocata.

I partenopei non si erano presentati a Torino, sostenendo l'impossibilità di partire per la trasferta a causa di un impedimento giunto dalle ASL campane in seguito ad alcune positività al test Covid-19 nella squadra, ed erano stati, come da regolamento, puniti con uno 0-3 a tavolino; a quanto pare però, i primi due giudici dovevano aver avuto le traveggole sentenziando che il Napoli, poiché privo di un paio di giocatori importanti, abbia fatto di tutto per non partire e per non giocare la partita, nonostante il protocollo, firmato anche dal presidente De Laurentiis, sostenga che la positività di alcuni calciatori al Covid, non rappresenti un impedimento per giocare la partita, dopo aver accertato lo stato di salute del resto del gruppo.

Pazienza, giocheremo e cercheremo di vincere sul campo, come sempre deve essere (anche se in Italia alcuni scudetti sono stati assegnati a chi è arrivato terzo...), ma questa sentenza, specialmente quando i punti nella seconda parte della stagione diventeranno ancora più pesanti, rischia di bloccare il campionato definitivamente: anche solo con un calciatore contagiato dal Covid si potrà infatti richiedere alle aziende sanitarie locali di intervenire, per bloccare le partite. Viva l'Italia, unico Paese d'Europa nel quale questo è accaduto.

Lo stadio desolatamente vuoto accoglie ormai come da abitudine le due squadre. Il presidente federale Gravina ha accennato ad una riapertura parziale, per accogliere di nuovo almeno mille spettatori negli impianti italiani, a partire da gennaio. Speriamo che questo possa realmente accadere e che presto si possa tornare ad una sorta di normalità, anche perché il calcio senza pubbblico è fondamentalmente un altro sport.

La Juve parte convinta della propria superiorità e della debolezza di un avversario, capace fin qui, da quando ha riportato sulla propria panchina Cesare Prandelli, di raccogliere solo tre punti (tre pareggi) in sei partite, ma per uno svarione di Bonucci, salito troppo alto a difendere, subisce il goal del vantaggio ospite dopo soli tre minuti, grazie ad un contropiede di Vlahovic. Il VAR conferma la bontà della rete, dato che questa volta, a differenza di quello che capita agli attaccanti bianconeri, la punta della scarpa, il naso, o il colletto della maglietta sono magicamente dietro l'ultimo difensore.

Va bene, c'è tempo: non abbattiamoci!

Ma evidentemente a Cuadrado non devono aver consegnato il mio messaggio, poiché in un azione d'attacco, poco dopo il quarto d'ora, abbatte con un'entrataccia Castrovilli. L'arbitro La Penna prima sventola il giallo, che dopo il richiamo del VAR diventa correttamente rosso.
Bravi i colleghi davanti al monitor, il fallo del colombiano era meritevole della sanzione più severa; un po' meno bravi quelli che hanno giudicato in maniera totalmente differente lo stesso tipo di fallo commesso, ad esempio, da De Roon, in Juventus-Atalanta, giocata la settimana prima.

La squadra, sotto di un goal e ora pure in inferiorità numerica, sembra più volte sul punto di capitolare nuovamente, ma riesce a chiudere il primo tempo con un solo goal di svantaggio, rimandando alla ripresa le speranze di rimonta. Mi viene alla mente uno Juventus-Parma, giocata nel giorno della Befana del 2011: anche lì una Juve sperimentale stava cercando di rilanciarsi per la lotta scudetto, ma si scontrò contro alcuni avvenimenti che le fecero abbandonare tutti i sogni di gloria, come l'infortunio di Quagliarella e l'espulsione di Felipe Melo. In quell'occasione finì 1-4 e la Juve terminò settima in campionato... Meglio cambiare pensieri.

La Juve entra in campo con un altro piglio nel secondo tempo, trascinata da Ronaldo che prova a caricarsi sulle spalle anche i compagni. Borja Valero viene ammonito dopo due minuti, e al quinto, falcia Bentancur meritando agli occhi di tutti il secondo cartellino giallo... Tutti, tranne l'arbitro, che lo grazia. Come successo contro l'Atalanta con Romero, sostituito da Gasperini prima che potesse commettere altri falli, Prandelli si accorge del regalo ricevuto dal suo calciatore e lo sostituisce immediatamente.

Poco prima del quarto d'ora, Ronaldo viene steso in area, ma La Penna non vede, e il VAR nemmeno. In TV mostrano il replay del fallo evidente. La Juve ci prova, ma con sempre meno energie e convinzione, e ad un quarto d'ora dalla fine, su un cross proveniente da sinistra, i nostri buttano dentro la propria porta quella palla che non riescono a far entrare in quella avversaria. Zero a due e sogni di gloria infranti, se non fosse che un minuto dopo il portiere della Fiorentina, Dragowski perde malamente un pallone, sul quale si avventa Bernardeschi, steso da quest'ultimo con una gomitata: altro fallo evidente, con probabile cartellino rosso per l'estremo difensore viola, che nessuno vede.

Al VAR hanno già girato su Netflix, per assistere all'ultima puntata della loro serie preferita e chiedere l'intervento di La Penna appare francamente più utopico che la mia elezione a Presidente della Repubblica. Bonucci completa la sua serata disastrosa regalando palla a Ribery, che serve l'ex Martin Caceres per il goal dello 0-3. Notte fonda.

A parti invertite avremmo assistito a settimane di processi mediatici e titoli di giornali per sottolineare la solita arroganza della Juventus, eterna favorita dagli arbitri, che vince solo grazie al proprio potere politico, ma dalle nostre parti si è abituati a riconoscere, nelle sconfitte, i meriti degli avversari e i demeriti propri, che sono tanti. L'arbitraggio è stato di sicuro pessimo, come quello di Doveri in Juventus-Atalanta, o quello di Fourneau in Crotone-Juventus, ma nessuno può assicurarci che la Fiorentina non avrebbe vinto lo stesso.

Questo è lo sport: a volte va bene, a volte va male. Quanto sarebbe bello che lo imparassero tutti.

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