Quante volte avete sentito pronunciare la frase:

Mi piacerebbe essere un moscerino per osservare la sua reazione quando tutto ciò accadrà...

in riferimento alla curiosità di scoprire in che modo una persona scomoda possa reagire ad un evento inaspettato, in grado di metterlo in difficoltà? Succedeva pesso nell'ambiente in cui lavoravo prima, discutendo a riguardo del "capo" tra colleghi, quando ci si sforzava ad imitare le sue espressioni di fronte ai dati di bilancio o altri problemi quotidiani.

La storia è, secondo molti, in qualche modo ciclica e destinata a ripetersi, e sebbene in questo argomento io non mi ritrovi coinvolto in prima persona, avrei tanto voluto vedere la faccia di Alexander Ceferin, quando il comitato esecutivo dell'UEFA è stato costretto a deliberare sulla sospensione dei procedimenti disciplinari a carico di Juventus, Real Madrid e Barcellona.

E poi, nel caso in cui le mie ipotetiche ali non si fossero stancate troppo e la mia pancia fosse ancora in grado di sostenere altre risate, da moscerino mi sarebbe piaciuto volare nelle sedi di quei club che, per rientrare nelle grazie del novello Nerone, hanno accettato non solo di umiliarsi pubblicamente con una lettera di scuse, ma anche sanzioni economiche che credo a questo punto verranno mantenute, poiché frutto di accordi stipulati a parte.

Sia ben inteso, la guerra sulla vicenda Super League è ancora ben distante dall'essere conclusa, ma questo stop ha un sapore per il momento amaro per lo sloveno a capo dell'UEFA e per tutti quelli che in Italia si auguravano l'estromissione della Juventus (a partire dai professionalissimi giornalisti de "Il Mattino") dall'Europa e dal campionato, simile a quello provato da Napoleone dopo la battaglia di Waterloo.

Sulla vicenda Super League dovrà pronunciarsi ancora la Corte di Giustizia Europea, ma intanto per la prossima stagione i bianconeri e le due squadre spagnole vedranno salvo il loro posto, peraltro guadganato sul campo. Quel campo meritocratico tanto caro a tutti i denigratori della Super League, tranne quando si intraveda all'orizzonte la possibilità di vantaggi personali.

I ribaltoni in questo mondo sono all'ordine del giorno e purtroppo non è infrequente vedere trionfare, in una disputa, non tanto la parte che detiene la ragione, ma quella in grado di far "pesare" di più le proprie motivazioni. Non mi stupirei di vedere la Corte Europea deliberare in favore dell'UEFA, ma a rigore di logica l'abuso di posizione dominante di quest'ultima è sotto gli occhi di tutti.

Pensateci un attimo: in base a quale diritto un organismo privato come quello che ha sede a Nyon potrebbe impedire a dei club di dissociarsi da esso per fondare una propria competizione? E in che modo, qualora questi "ribelli" stessero solo studiando una personale organizzazione parallela, potrebbe deoverli escludere da altre competizioni, nazionali o internazionali?

Già, perchè quello che forse non tutti sanno è che l'UEFA non è in alcun modo un'emanazione dell'Unione Europea, ma una semplice società, fondata a metà degli anni '50 da tre federazioni calcistiche nazionali (belga, francese e italiana), alla quale con il tempo hanno aderito tutte le altre realtà. Il libero mercato e il diritto alla concorrenza sono principi cardine dell'Unione Europea e appare ad oggi difficile comprendere come un tribunale possa impedire ad un'altra società, quella istituita dalle dodici fondatrici per la Super League, di avanzare un progetto alternativo.

Piuttosto sarà interessante scoprire che cosa accadrà nel caso in cui l'Europa dovesse concedere il via libera definitivo al nuovo torneo: le società dal capo chino rientreranno nuovamente nel dorato recinto garantito dai soldi della JP Morgan, compiendo un'ulteriore giravolta, o continueranno a dare ascolto ai propri tifosi, come dicono di aver fatto adesso?

Di certo, tra le varie parti in causa, qualcuno riceverà una doccia talmente gelata che non basteranno mille accappatoi per asciugarsi. Comunque vada, il calcio è destinato a cambiare per sempre, ma del resto esiste intorno a voi qualcosa che non sia stato stravolto in maniera radicale nell'ultimo periodo?

Photo by Новикова Юлия, CC BY-SA 3.0 GFDL, via Wikimedia Commons

Forse non poteva esistere un momento migliore di questo per un ritorno di José Mourinho in Italia, e con ogni probabilità nessuna delle piazze tricolori sarebbe risultata più adatta di Roma alla voglia di riscatto dello special one. L'allenatore portoghese, che aveva lasciato la Serie A dopo aver portato l'Inter sul tetto d'Europa, torna nel campionato che forse più di ogni altro lo ha reso celebre e che ha risentito solo in minima parte del suo ridimensionamento.

Se in Inghilterra tutti lo considerano ormai come un allenatore sul viale del tramonto, per via dei fallimenti rimediati nelle società che ha allenato nelle ultime stagioni, da noi non sono in pochi ad aver ancora negli occhi e nelle orecchie la sua spavalderia, le battute pungenti in conferenza stampa e la capacità di provocare i "nemici" attraverso sottili giochi psicologici. Dall'altra parte della Manica parlano di uno José molto meno baldanzoso, ma sono sicuro che l'aria italiana restituirà agli onori delle cronache il personaggio a cui eravamo abituati.

Del resto troverà un ambiente quanto mai ideale per provare a vincere fin da subito o comunque riportare la squadra nelle prime quattro posizioni: i campioni d'Italia dell'Inter sembrano aver perso il vantaggio creato in questa stagione dopo il traumatico addio di Antonio Conte e la Juventus è alle prese con la terza rivoluzione tecnica in tre anni.

Milan, Napoli, Lazio a Atalanta appaiono ad oggi sullo stesso livello dei giallorossi, ma queste squadre sono destinate probabilmente a terminare dietro nella griglia di partenza del prossimo campionato, se i colpi studiati dal tecnico portoghese, in sinergia con i Friedkin e Tiago Pinto, subiranno un'accelerata nelle prossime ore.

Sembra prossimo infatti l'approdo nella capitale di Granit Xhaka, poliedrico centrocampista svizzero, in forza all'Arsenal nelle ultime stagioni, ma è in fase avanzata anche la trattativa che dovrebbe portare il centravanti del Torino, Andrea Belotti, proprio alla corte di Mourinho, uno dei suoi più grandi estimatori.

Insomma un Roma che beneficierà dell'ottimo lavoro svolto da Fonseca con i giovani, ma che aggiungerà l'entusiasmo e le motivazioni del suo connazionale. Qualcuno rievoca una situazione simile a quella dell'approdo in giallorosso di Fabio Capello, nel 1999: Don Fabio ci mise due anni per riportare la squadra in cima alla Serie A, dopo averla ereditata da un altro tecnico sopra le righe come Zeman, chissà che questa volta non succeda la stessa cosa.

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Photo by geralt (Pixabay), CC0

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• L'UEFA impone alla Nazionale dell'Ucraina di cambiare maglia: su di essa apparivano riferimenti politici alla Crimea.
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