Discovery Scienza Presenta: Come gli esseri viventi comunicano lo stress

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Discovery-it Scienza


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15/10/2018 | a cura della redazione Scienze di @Discovery-it

Come gli esseri viventi comunicano lo stress


Lo stress è una condizione dell'organismo che scaturisce come risposta indotta da uno stimolo. Tale stimolo può essere sia interno o esterno. Le risposte dell'essere vivente possono attivare reazioni da parte del sistema endocrino di quello nervoso e di quello immunitario, determinando reazioni che possono comportare modifiche sia a livello esterno dell'intero organismo, sia a livello psichico.
Sebbene la ratio di questi aggiustamenti sia il tentativo dell'organismo di ristabilire un equilibrio, non sempre la risposta allo stress rimane nell'ambito della fisiologia dell'adattamento; quando lo stress è troppo acuto e/o troppo prolungato, si può passare da uno stato di adattamento ad una serie di patologie vere e proprie, molto diffuse oggigiorno, che possono essere invalidanti o diventare addirittura fatali.



Sindrome da spopolamento degli alveari

E si, anche le Api nel loro piccolo si stressano! Del resto come non potrebbe essere altrimenti visto che hanno sulle loro spalle l'impollinazione del 70 % di piante e vegetali che danno da vivere a noi umani.
Ma, non è solo per questo che si stressano le nostre Api, vi sono altre cause quali: l'inquinamento delle campagne con l'impiego di pesticidi oppure, insetti quali vespe e calabroni che le aspettano davanti il predellino dell'arnia per predarle e nutrirsene, per non parlare di parassiti corporei come l'acaro Varroa destructor, un un acaro esterno che attacca le api inserendosi subdolamente fin dentro le celle, per nutrirsi della covata ed istallandosi sul corpo dell'ape adulta per tutto il ciclo di vita. E poi non ultimo, l'Ape mellifera si deve difendere dall'appetito di uccelli insettivori quali rondini, rondoni, balestrucci,etc [1] [4].
Come possiamo capire,è pressoche impossibile non stressarsi per i pericoli che corre durante la sua esistenza quotidiana la nostra Ape mellifera.
Portiamo quest'oggi uno dei fenomeni che rendono maggiormente inquieta il mondo dell'apicoltura, ovvero la Sindrome da spopolamento degli alveari(SSA).
Caso di morte repentina di tutto l'alveare, se ne cominciò ad avere notizia nell'autunno del 2006 su segnalazione di un apicoltore dellaPennsylvania (USA).
Nel 2007 furono segnalati molti casi a danno di apicoltori che praticavano il nomadismo e che dichiaravano di aver subito perdite intorno al 70% degli alveari. In questo anno la moria di api interessate a questo fenomeno fu riscontrata anche in Canada, in Europa compresa Italia, Grecia, Germania, Spagna, Portogallo Polonia, Svizzera e Francia [4] [5].
Oggi la Sindrome da spopolamento degli alveari, dopo attenti studi sull'argomentoè ben chiaro come si manifesta:

  • Rapida perdita della maggior parte delle api operaie.
  • Presenza di una covata abbondante.
  • Presenza della regina.
  • Abbondanza di scorte di cibo (sia miele sia polline).
  • Le scorte non sono immediatamente rubate da altre api e l’attacco da parte di altri insetti è notevolmente ritardato.
  • Notevole mancanza di api operaie morte sia al di fuori che all’interno dell’arnia[6].

In una situazione di normalità, le api non abbandonano l'alveare che contiene una covata abbondante che per così dire va svezzata. Per non parlare del fatto che questo fenomeno avviene con l'Ape regina presente.
Scoprire quali fossero le cause scatenanti della SSA dal 2006 è stata la preoccupazione principale di scienziati e ricercatori che hanno avviato diverse indagini le quali hanno portato ad individuare alcune cause: contaminazione chimica della cera e del nutrimento delle api, avvelenamento da pesticidi (inclusi i famosi neonicotinoidi), possibile mancanza di diversità genetica nelle colonie, infezioni dovute a patogeni o parassiti, come l’acaro Varroa Destructor, il Nosema ceranae e il Nosema Apis.
Ma gli scienziati non escludono altre cause responsabili della SSA che riguardano anche come alcuni apicoltori praticano l'allevamento delle Api: come il nomadismo degli alveari per impollinazione oppure, lo spostamento di alveari in luoghi dove può essere scarso ed inadeguato il loro nutrimento.
Tali fattori, ci dicono gli scienziati, sono alla base dello stress delle Api e che le portano all'indebolimento del loro sistema immunitario ed all'aumento di malattie che determinano la loro moria [3] [5].
Secondo alcuni dati pubblicati sul fenomeno SSA, c'è un progressivo miglioramento registrato negli ultimi anni grazie all'informazione e strumenti di difesa messi in pratica dagli apicoltori come ad esempio l'installazione all'interno dell'arnia di sensori che misurano i parametri vitali della colonia e che permettono di individuare malattie e patologie favorendo un intervento tempestivo degli apicoltori. Ma, nonostante i riscontrati miglioramenti che hanno portato ad una notevole diminuzione della SSA, ancora il fenomeno non è stato del tutto debellato, e quindi non bisogna abbassare la guardia.

Fonti:

  1. General Stress Responses in the Honey Bee
  2. Behavioral responses of honey bees Apis melliferato natural and synthetic xenobiotics in food
  3. Metabolic Stress Resilience Are Positively Associated
  4. Dalla parte delle api
  5. Psychophysical Laws and the Superorganism
  6. SSA

a cura di @phage93



PTSD o Disturbo Post-Traumatico da Stress

Sebbene il Disturbo Post-traumatico da Stress abbia acquisito una sua dignità diagnostica solo nel 1980, con l’inclusione nel DSM-III o Manuale dei Disturbi Mentali, già molto tempo prima erano stato descritti e constatati i terribili effetti psicologici e fisici connessi al trauma. Nella letteratura antica sono diversi i poemi in cui vengono menzionati soldati “traumatizzati” dalla guerra (es. Iliade), nel ‘700 un medico austriaco definisce con il termine di “nostalgia” un insieme di sintomi come depressione, problemi di sonno, ansia, mancanza di casa, manifestati dai soldati. Nel IX secolo, il riscontro del disturbo si intensificò, in particolare in conseguenza a diverse guerre (come la guerra di Crimea e la guerra di secessione americana),seppur la reale comprensione di quei sintomi tanto invalidanti era ancora lontana, tanto da venire attribuiti a cause fisiche come la traumatologia del midollo spinale. Nel ‘900 con le guerre mondiali si fecero spazio termini come “Combat stress”, “neurasthenia”, “shell-shock”, e gradualmente il disturbo assunse un’importanza tale da essere inserito, nel 1948, in uno dei primi manuali diagnostici relativi alla Salute (ICD o International Classification of Diseases) con il nome di “Acute situational maladjustment”; nel 1958 venne pubblicato uno studio sulle vittime del nazismo, che mostrava un forte cambiamento di personalità provocato dallo stress estremo dell’esperienza traumatizzante (“Enduring Personality change after Catastrophic experiences”).
Fu poi con la Guerra del Vietnam che si ebbe una forte crescita di interesse e un incremento della ricerca sugli effetti dei gravi traumi, fino ad arrivare finalmente nel 1980, quando venne coniato il nome Post-Traumatic Stress Disorder a cui veniva attribuita un’effettiva entità diagnostica, con una precisa descrizione dei sintomi, all’interno del DSM-III [1].
Arrivando ai giorni d’oggi e ai correnti criteri diagnostici presenti sul DSM-5 ossia il più recente Manuale dei Disturbi Mentali, pubblicato nel 2013, il PTSD o Post Traumatic Stress Disorder è considerato un disturbo mentale abbastanza comune che può verificarsi in qualsiasi età, in seguito a forti eventi traumatici. I principali sintomi riconosciuti appartengono a più grandi aree sintomatologiche: quella del re-experiencing ossia il rivivere il trauma attraverso flashback, incubi ecc, quella dell’evitamento di tutto ciò che può, anche solo lontanamente, rimandare all’esperienza traumatizzante vissuta, quella dell’hyperarousal ossia un’ipervigilanza generale dell’individuo ad ogni situazione percepita come potenzialmente pericolosa, con eccessive reazioni fisiche quali tachicardia, sudorazione, comportamenti aggressivi, insonnia e incubi notturni, infine l’area della cognizione e dell’umore con gravi sintomi depressivi o appiattimento emotivo. Il DSM-5 identifica tra i triggers del disturbo non solo la diretta esposizione a traumi come abusi fisici e sessuali, combattimenti, incidenti, disastri naturali ecc., ma anche aver assistito come testimone a tali eventi, o esser venuto a conoscenza di un grosso trauma subito da una persona cara [2], [3].
Per quanto riguarda il trattamento di questo disturbo, la psicoterapia rimane la prima scelta, in particolare quella di tipo cognitivo-comportamentale; è consigliabile inoltre affiancare una terapia farmacologica con antidepressivi e ansiolitici [4].
Il PTSD attualmente sta subendo un nuovo incremento dell’incidenza e dell’interesse della ricerca, in seguito al grande flusso migratorio a cui stiamo assistendo; il trauma migratorio si sta infatti rivelando un fortissimo trigger del disturbo e una grossa sfida nell’ambito della salute mentale.

Fonti:

  1. History of PTSD
  2. American Psychiatric Association
  3. DSM-5 criteri diagnostici
  4. PTSD-treatment

a cura di @Rosemery



Mindfulness ed il Cortisolo

Negli ultimi anni termini come Mindfulness hanno risuonato in radio, televisione, internet, siti di spam e nuove applicazioni. Che cosa sono e perché si parla poco di cortisolo invece?
Con Mindfulness si intende quel senso di vivere in prima persona ogni istante, un'evoluzione del Carpe Diem [2] che assume connotati non solo motivazionali, ma anche di consapevolezza. Forse è proprio quest’ultimo termine quello che meglio si associa al concetto di Mindfulness, che trae origini dal Buddhismo senza portarne la componente religiosa. [1] [3] Nel vivere quotidiano, iperaffacendati, nell’essere degli “yes, man”, nell’avere un pensiero martellante in testa dei compiti da fare, ad ogni ora del giorno, la meditazione trova il bersaglio. Un riferimento importante alla vita frenetica è presente già nella letteratura latina, con Seneca, Virgilio ed Ovidio; l’opposizione otium, inteso come vivere una vita scevra dalle preoccupazioni e dedicandosi all’interiorità, e negotium, ossia il lavoro degli “affaccendati” che non riescono a trovare una dimensione individuale, è sicuramente attuale in una società veloce più che mai nei cambiamenti. [4]
Cosa c’entra il cortisolo in tutto questo? Innanzitutto bisogna capire la definizione di stress, una “risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso (Selye, 1976)”.
L’uomo produce delle risposte, a partire dalle cellule fino a sistemi di organizzazione più complessi quali tessuti ed apparati, fino ad arrivare alla totalità dell’essere in risposta a degli stimoli, per mantenere una condizione di omeostasi. In seguito a fattori di stress, i cosiddetti stressors, [5] l’organismo reagisce con risposte che possono essere fisiologiche o patologiche; una delle prime reazioni a queste “turbolenze” è la secrezione di cortisolo, un ormone steroideo, sotto impulso dell’ACTH, prodotto dall’adenoipofisi, allo scopo di fronteggiare stimoli stressogeni attraverso attivazioni di meccanismi fisiologici fondamentali in certe situazioni come l'aumento della glicemia, della pressione arteriosa e della gittata cardiaca [6]. È questo il motivo per cui, in persone stressate, si evidenziano livelli di cortisolo alterati (così come si parla di serotonina in riferimento all’ormone del benessere). L’organismo è nato per rispondere agli stimoli, sia affrontandoli che scappando da essi: tuttavia non tutto lo stress è “negativo”. L’endocrinologo Hans Selye, considerato il padre dello stress biologico, ha descritto l’eustress, letteralmente stress buono, dal prefisso greco eu-. Questo è considerato quello stress che ci porta ad avere paura di fallire, ma ci sprona a dare il meglio di noi stessi per superare l’ostacolo: basti pensare a figure come i piloti di aerei o meccanici di F1, che convivono con uno stato di tensione che migliora la performance, anziché peggiorarla.
Cercare di affrontare al meglio la nostra vita, con tutti gli ostacoli che ci pone davanti può essere considerato un “obbligo morale”, ma non dobbiamo dimenticarci di vivere il presente con la consapevolezza di apprezzare quello che stiamo facendo, leggere @discovery-it.

Fonti:

  1. Mindfulness
  2. Carpe Diem
  3. Mindfulness
  4. Otium & Negotium
  5. Stressor
  6. Asse ipotalamo-ipofisi-surrene -HPA-

a cura di @bafi



Cos'è lo stress

Si sente spesso pronunciare la parola STRESS e la si associa spesso ad un significato negativo, che genera disturbi e arreca danno al soggetto sottoposto appunto a questa patologia, ma cos’è realmente lo stress?
La parola stress ha molteplici significati in diversi ambiti in cui viene utilizzata, ad esempio in ingegneria dei materiali la parola stress è associata alla sollecitazione cui un oggetto è sottoposto in un dato intervallo temporale, ciò permette di classificare i materiali in base a precise peculiarità: durezza, rigidezza, elasticità, fragilità, resilienza ecc…
Ma non voglio annoiarvi con un post sulle proprietà dei materiali, piuttosto analizzeremo insieme il significato della parola stress nell’ambito medico e cosa succede quando un organismo vivente è sottoposto a stress.
In generale lo stress è definito come la risposta che un organismo restituisce ad una certa sollecitazione, essa può essere prolungata o intermittente per cui si possono distinguere: stress cronico e stress acuto. In generale comunque la condizione di stress si compone di diverse fasi:
La prima fase è anche detta di allarme in quanto l’organismo avverte che le sollecitazioni esterne o interne sono maggiori e quindi l’organismo deve predisporsi ad investire più energie per rispondere bene a tali sollecitazioni (es. esubero di doveri, passaggio repentino da un ambiente caldo ad uno freddo, dipendenze da droghe o alcol).
La seconda fase anche detta di resistenza nella quale l’organismo si adatta alla sollecitazione ed entra in un regime di tolleranza.
La terza fase di esaurimento nella quale l’organismo non possiede la giusta quantità di risorse per far fronte alle sollecitazioni e dunque genera disturbi di varia natura sull’organismo.
Le condizioni per cui un dato soggetto possa ritenersi sottoposto a stress sia psicologico che fisico sono molteplici: eventi positivi o negativi che possono verificarsi durante il percorso di vita, depressione causata da esperienze negative, ansia, panico, problemi di salute, malattie degenerative ecc.. Una delle sindromi generate da stress è la cosiddetta sindrome da burnout, una sindrome che si riscontra per lo più in soggetti sottoposti a stress lavorativo continuo (spesso accade a persone che svolgono mestieri che richiedono di interagire con più persone) che sostengono ritmi spesso deleteri per l’organismo e che si manifestano con aspetti psicologici come improvviso distacco emotivo trasmettendo così apatia, registrando un calo di prestazioni sia nella sfera lavorativa che privata, alienazione, stanchezza fisica e mentale, mentre dal punto di vista fisico si manifesta e viene spesso associata a problemi cardiovascolari registrati nei soggetti che ne soffrono. Appare dunque evidente che prevenire tali disturbi risulta difficile e le strade da seguire sono due: ridurre i fattori che generano stress oppure rendere il proprio organismo più forte e tollerante a specifici tipi di stress, seguendo un programma anti-stress e sostenendo terapie psicofisiche specifiche che tendono a rilassare l’organismo e insegnano al soggetto come gestire lo stress praticando attività fisica e il rilassamento dell’organismo.
Come detto in introduzione l’associazione alla parola stress ad un significato negativo viene spesso spontanea ed ho elencato i casi e i disturbi che esso genera, tuttavia esistono condizioni e modalità per cui lo stress può essere associato ad un significato positivo (es. si pensi allo stress cui vengono sottoposti i muscoli durante l’attività sportiva o in palestra), tutto dipende da quali sono i fattori scatenanti e le modalità con cui il nostro corpo risponde a tali sollecitazioni, il tutto deve essere necessariamente proteso al perseguimento di benessere fisico e mentale conducendo uno stile di vita armonico e possibilmente senza eccessi, concetto difficile ma non impossibile da realizzare.

Fonti:

  1. Sindrome da Burnout
  2. Rimedi per ridurre lo stress
  3. Principali disturbi causati da stress

A cura di @paololuffy91


L'argomento di questa settimana vi ha stimolato?

Aspettiamo i vostri commenti a questo post e i link ai vostri articoli di approfondimento su questo argomento!
Vi aspettiamo la prossima settimana per un nuovo numero di

Discovery-it Scienza

Tutte le vignette sono opera di @sbarandelli.

Redazione: @Phage93, @paololuffy91, @RoseMery, @bafi, @sbarandelli, @Sgravaleonte, @cooltivar, @ilnegro



Immagine di proprietà del team di steemspeak che si ringrazia per la partecipazione
Sort:  

Lo stress quotidianamente ci affligge tutti, per un motivo o per un altro. Ci si stressa per il lavoro, ma anche per la mancanza di lavoro, per un esame universitario, per eventi personali, per gli amori che vanno e vengono, per questioni familiari irrisolte, anche semplicemente perché siamo sempre in corsa verso una meta sconosciuta. Corriamo, già dalla prima mattina, quando tra una doccia rapida e una colazione volante, schizziamo come fulmini a lavoro o all'università. Corriamo, a volte, anche quando potremmo rilassarci e camminare, lo facciamo per abitudine e lentamente scaviamo la fossa per auto-seppellirci. Dovremmo lavorare un po' sulla consapevolezza e trovare meccanismi in grado di rompere queste cattive abitudini. Io ho scoperto che tornare a piedi dall'ufficio a casa può essere una piccola avventura, se ogni volta provo una strada diversa e gioco "a perdermi": un giorno ho scovato un giardino nascosto, un altro una piazza con una fontana e una scultura moderna e indecifrabile; ancora, un angolino con una casa ricoperta di verde e un balcone decorato con gingilli portafortuna di ogni tipo. A volte, porto con me un libro e, se trovo un angolo che mi ispiri una sensazione di pace e tranquillità, mi fermo una mezz'oretta a leggere, senza fretta, senza ansia. Io, un libro, il mondo intorno a me che si muove ma che non mi tocca con la sua velocità, qualche gatto che passa per prendere una carezza o due, qualche bimbo che gioca nelle vicinanze. Io e la mia oasi interiore di pace. E lo stress si esaurisce nel momento in cui comincio a leggere. Respiro, a volte leggo ad alta voce, per spegnere i pensieri stressanti che cercano di fare capolino dietro le parole. Ascolto la mia voce, scandisco le parole, sorrido e respiro, lascio andare via lo stress per quella mezz'ora. E serve! E lo so che potrei sembrare pazza, ma chissene, i gatti tanto non mi giudicano e si avvicinano lo stesso per farsi fare due coccole :D

Credo proprio che la tua terapia valga molto di più di qualsiasi seduta psichiatrica @nawamy. Dovremmo farla un po tutti.

Finalmente avete abbandonato l'impaginazione di prima, i miei occhi vi ringraziano! :D

Ci sono degli spunti interessanti, se ho tempo questa settimana scrivo qualcosa anche io sull'argomento! Al prossimo appuntamento

Grazie @cryptoitaly, le critiche costruttive vengo sempre prese in esame, e quella mossa sull'impaginazione lo era!
Aspettiamo con ansia un tuo contributo allora!!!

Complimenti @sbarandelli le vignette sono veramente molto significative e azzecate! Quella di introduzione è emblematica!

Lo stress delle api ha davvero dello sconvolgente

Per questo motivo è molto importante che noi apicoltori non le stressiamo ulteriormente, i loro equilibri sono già compromessi quotidianamente dall'uomo con le sue attività.

Non mi intendo di api e al dire il vero generalmente mi tengo a distanza, ma tutti questi fattori di stress sono effettivamente difficili da gestire e mi domando in questo caso, voi apicoltori come curate e calmate le vostre piccole apine in difficoltà,una volta individuata la causa?

P.S. decisamente meglio l'impaginazione dei post, più facile da leggere e meno stancante! complimenti a tutti!

Ciao @michelacinque!
Dipende dai vari casi, se parliamo di inquinamento e quindi uso di pesticidi e diserbanti l'unico rimedio è spostare le famiglie in un 'altra zona meno contaminata.
Se parliamo di casi di stress che sfocia in aggressività, dovuta a fattori climatici, o ambientali, solitamente si usa cambiare la regina, o non aprire la cassa per lunghi periodi.

Ciao @phage93! Molto interessante!
Altra domanda sento spesso parlare di adoperare il fumo per calmarle, ma in che senso si vole calmarle con il fumo? A me sembra un trattamento barbaro e rischioso... Per non parlare di chi usa acqua e zucchero credo sia molto dannoso in natura mica esiste un fenomeno del genere?

no no invece è molto utile!
Il fumo non fa assolutamente nulla alle api, quando l'ape sente il fumo istintivamente va a mangiare il miele per fare scorte e non pensa a pungerti! Idem l'acqua, d'estate soprattutto raffredda i muscoli delle ali e disincentiva l'ape a volare verso di noi!
In entrambe i casi l'ape no subisce danni ansi!

Non lo avrei mai detto! Grazie per i chiarimenti!

Come fatto la scorsa settimana non potrò astenermi nel dare il mio contributo. Probabilmente verso il fine settimana.

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Grazie @Moncia90 apprezziamo molto i tuoi ottimi contributi!

Che lavoro completo e poderoso che avete realizzato, complimenti davvero, potevate farci 4/5 post ugualmente efficaci, quello che avete realizzato è un mini-book espressamente dedicato a questa sorta di malattia che affligge, in diversa maniera, tantissime persone e animali, dire che siete stati bravi è semplicemente riduttivo

Grazie @mad-runner ci fa molto piacere che hai apprezzato il nostro lavoro!!

Molto interessante! Complimenti.

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Grazie @pawpawpaw!
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