Un tentativo disperato di trasportare Lenin in ambito ecologico

in #ambiente6 years ago (edited)

Si trovano varie fonti sul quante caratteristiche dell’economia di vari paesi non funzionano come la maggior parte delle persone vorrebbero, inclusi economisti di varie parrocchie, soprattutto in Occidente. Queste condizioni generano sicuramente del malcontento, ma questo, ad esempio in Italia, non ha abbastanza quantità da trasformarsi nella qualità di maggior mobilitazioni, quali proteste, scioperi, occupazioni e via dicendo. Ho appena citato una delle condizioni dette oggettive che Lenin descrive come necessaria per una situazione rivoluzionaria. La sfida di questo articolo sta nel mio tentativo di trasportare varie mie comprensioni dei concetti espressi da Lenin in ambito ecologico.


Vladimir_Lenin_statue.JPG
Una delle purtroppo innumerevoli statue di Lenin. Immagine di dominio pubblico

Nei classici della letteratura marxista, che si occupa per lo più di economia-politica, si trovano diversi capi saldi, che nascono più che altro da un certo modo di fare logica, ossia la logica del moto, più nota come dialettica materiale, che ha le sue leggi come la logica matematica.
In uno dei tanti libri scritti da Lenin, egli parla di tre condizioni oggettive e una condizione soggettiva per la rivoluzione.

1 – Le classi dominanti non riescono più a conservare il loro potere senza modificarne la forma; una crisi negli «strati superiori», una crisi nel sistema politico della classe dominante, che apre una fessura nella quale si incuneano il malcontento e l’indignazione delle classi oppresse. Per lo scoppio della rivoluzione non basta ordinariamente che «gli strati inferiori non vogliano più» continuare a vivere come prima, ma occorre anche che «gli strati superiori non possano più» vivere come per il passato.
2 – Un aggravamento, maggiore del solito, dell’oppressione e della miseria delle classi oppresse [i lavoratori, NdR].
3 – In forza delle cause suddette, un rilevante aumento dell’attività delle masse, le quali in un periodo «pacifico» si lasciano depredare tranquillamente, ma in periodi burrascosi sono spinte, sia da tutto l’insieme della crisi, che dagli stessi «strati superiori», ad un’azione storica indipendente.
Da Il fallimento della II Internazionale (cap. II) di Vladimir Ilich Lenin, 1915

Successivamente la condizione soggettiva: la presenza di una certa leadership (capigruppo), un livello sufficiente di coscienza politica ed una organizzazione [di massa, NdR] da parte della classe lavoratrice.
Questa condizione serve a capire perché, pur in presenza delle prime tre, non si verifica una rivoluzione. Il 1968 italiano (francese, etc.) rappresenta proprio un caso da manuale.

Collegamento teorico [Opzionale]

Ogni tanto si possono sentire delle accuse che il marxismo vede l’uomo come vittima della storia. In altre parole l’uomo non ha margine d’azione nei meccanismi storici. Con i concetti sopra riportati, si può osservare come certe accuse non partono dalla consapevolezza che la letteratura marxista non esclude l’importanza dell’azione individuale, sottolineata appunto dalla condizione soggettiva.
Questa concezione, errata, può anche venire fuori dal velo estremista che certe persone percepiscono nell’ambiente. L’opposto di questa concezione si trova nelle cospirazioni o nel super-omismo caro sia ad alcuni liberali che fascisti che seguaci di Nietzsche: pochi uomini come artefici della storia.

Un altro collegamento teorico [Opzionale]

A causa dei decenni d’esperienza socialista, sotto varie salse, varie persone si sono spesso domandate se certe condizioni rientrano in una situazione rivoluzionaria o no. Questo approccio viene in genere etichettato come marxismo accademico, che pesa maggiormente l’astrazione all’azione. In genere da certi gruppi viene più visto come un peso che come un’aggiunta.

Il tentativo di proiezione ecologica

Indubbiamente farò un po’ di interpretazione, così come avviene nel marxismo accademico citato precedentemente.
Il primo punto cita il malcontento delle classe antagoniste. Una spaccatura negli strati superiori e il desiderio di rottura degli strati inferiori.
Le classi dominanti di oggi, da quel che osservo, solo considerando il tema ambientale-energetico hanno varie ricette, spesso in conflitto fra di loro:

  • Si trovano conservatori favorevoli al nucleare ma anche quelli che, addirittura, negano i cambiamenti climatici e amano gli idrocarburi.
  • Si trovano liberali che rifiutano completamente il nucleare a favore di un dubbio 100% Vento-Idro-Solare così come quelli a favore del nucleare.
  • Dei keynesiani sottolineano l’importanza dell’efficienza energetica ma rifiutano il nucleare.

Sulla base delle precedenti considerazioni, considero presente la prima proiezione ecologica. Volendo si possono aggiungere altre osservazioni. Perché, ad esempio, il tema energetico rappresenta uno spicchio della questione ambientale.

Il secondo punto non credo che si verifica particolarmente in Occidente. Al massimo qui si ha qualche danno in più a causa dei fenomeni climatici estremi. In altre parti del mondo hanno già verificato decine e decine di morti a causa delle ondate di calore eccezionali o carenze d’acqua particolarmente gravi come nel Sud Africa. In Italia l’estate scorsa abbiamo avuto qualche problemino in più a livello idrico.

Penso lo stesso del terzo punto: in America al massimo, come attività di massa, hanno organizzato la marcia per la scienza. Per il resto qui vive l’individualismo più o meno organizzato. Ossia l’acquisto consapevole o la presunta efficienza degli altruisti efficienti.

Da quest’ultimo punto vedo anche l’assenza della condizione soggettiva. Il partito dei verdi, ad esempio in Italia ma vale anche per la Norvegia, non risulta di massa. Non hanno un capogruppo particolarmente seguito. In Italia ad esempio il climatologo Luca Mercalli ha un certo seguito, ma dietro di sè non ha un gruppo politico di massa organizzato con un programma di rottura col capitalismo. Ricordo nuovamente che il socialismo presenta una economia pianificata a controllo operaio (o dei lavoratori) a differenza dell’economia di mercato a controllo degli impieganti del modo di produzione capitalistico. L’impatto ambientale della società industriale dipende anche da come si organizza la produzione.

Conclusioni ed avvertenze

Quest’analisi va vista come il frutto delle comprensioni personali. Non va confusa con il concetto di ecosocialismo, perché parte da osservazioni sullo stalinismo e sul maoismo, letteralmente ostili, soprattutto il primo, al socialismo originario di Lenin e Trotsky.
A causa di quanto ho scritto reputo molto distante una rivoluzione in senso ecologico, che dal mio punto di vista vedo strettamente dipendente da una a carattere politico. Vedo distante, ma meno, anche una rivoluzione dell’ultimo tipo. Ma vorrei ricordare che certe previsioni sfuggono dalla capacità dell’intelletto umano. Persino Lenin aveva sostenuto che non avrebbe visto la rivoluzione durante la sua vita, nello stesso anno in cui avrebbe avuto luogo! Il motivo di questa possibile incapacità umana lo si può scoprire in una delle leggi della logica del moto.

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