AMATE FOTOGRAFIE
Ci sono foto che mi hanno sempre parlato di loro. Un dialogo muto, tra uno sguardo fissato in un'immagine in bianco e nero e il mio invece fisso sui tratti, le espressioni, i vestiti, i gesti di quelle persone catturate in un'antica macchina fotografica da un misterioso fotografo. Il passato fermato in una foto. Il loro passato, il mio.
Ho sempre pensato che avrei voluto conoscerli, vivere in quegli anni circondata da una famiglia numerosa e chiassosa, allegra, piena di vita e di personaggi mitologici. Ognuno di loro ha vissuto una vita straordinaria, ognuno di loro è un personaggio speciale.
La prima che mi viene in mente è una foto in una cornice antica, di legno. In un angolo del salotto, appesa accanto a una credenza. Ci passo avanti ogni giorno. È il ritratto di una donna bellissima ed elegante, con i capelli acconciati secondo la moda del tempo, il trucco curato. Un primissimo piano che lascia intuire la figura slanciata e sinuosa, vestita con classe in chissà quale giorno degli anni '40. È mia nonna. Ne ho un vago ricordo, ma tutti ne parlano come di un personaggio mitico, nel bene e nel male. Alla moda e sfrontata, la foto nella cornice accanto dice molto di più di lei: in un cortile contadino, avanti a una casupola di mattoni e sul suolo sterrato, c'è lei con tre donne con indosso abiti consumati dall'uso ma puliti, in testa un fazzoletto a coprire i capelli. Lei no. Lei ha un pantalone chiaro a palazzo, tronchetti di pelle, una blusa elegantissima, i capelli in perfetto ordine e in mano una pistola giocattolo, che punta strizzando l'occhio contro il fratellino in calzoncini e maglietta. Siamo in una campagna in provincia di Napoli nell'immediato dopoguerra, e mi sembra di un anticonformismo assoluto. Avrei voluto conoscerla allora, prima del matrimonio, prima dei tanti, tantissimi figli, prima dei segreti e della vita che ti spinge a fare scelte difficili. Prima che quel sentimento strano e tumultuoso, contraddittorio e dalle molteplici sfaccettature che è l’amore entrasse come una valanga nella sua vita. Sarebbe stato diverso, ma io sarei stata un'altra persona.
Quel che sono è stato in parte plasmato anche da questa ricostruzione mentale di quello che era la mia famiglia.
Ricordo che da bambina ero circonda da tutte queste persone, familiari e amati ma non perfettamente messi a fuoco. Sarà uno zio o un cugino? Fratello di mamma o di papà? E quei bambini, amichetti o cuginetti? Domande che in realtà non mi ponevo davvero, vivevo la normalità della mia famiglia grandissima con semplicità.
Solo crescendo ho iniziato a incasellare in un albero genealogico costruito pezzo su pezzo, nome dopo nome, fotografia su fotografia tutti i volti che ho incontrato.
Una famiglia intricata. Otto fratelli, 6 uomini e due donne. Svariati cugini di ogni grado, innumerevoli prozii, zii acquisiti e amici di famiglia.
Io nel mezzo. E quando sono iniziate i problemi, i litigi, le discussioni a cui assistevo di nascosto, ho iniziato a capire.
Il ruolo di mia nonna, quello di mio nonno mai conosciuto e nominato ancora meno ma discendente di un'antica e nobile famiglia del regno delle due Sicilie.
Cavaliere dei Duchi di Sant'Angelo. Ecco spiegate queste parole, scolpite in caratteri argentati nella cappella dove riposa il nonno con i suoi antenati. Sapevo leggerle ma non capirne l'importanza. Quando l'ho scoperto, tutto ha avuto un senso. La grande villa giallo pastello in cui vivevano la nonna e alcuni zii. La cappella privata, dove la nonna faceva dire la messa per il quartiere, di domenica. L’eleganza, la fierezza, la sicurezza nel fare e dire che aveva sempre contraddistinto tutti loro.
Una storia di famiglia antica, che comincia da lontano e si intreccia con la Storia. Io ho vissuto solo una piccola parte di quel tempo, di quegli anni e di quelle persone.
Li ho osservati, cercando di capire. Poi la frenesia della quotidianità, la storia personale che mi trovo a vivere, la quotidianità fa perdere il focus su quelle vicende e persone.
Poi accadono cose che, silenziosamente, fanno ritornare tutto a galla.
hai saputo descrivere un'immagine con una profondità simile ad una fotografia antica. Bravissima. Ti consiglio una splendida lettura che mi fece sognare nonostante sia un saggio "La camera chiara" Roland Barthes
Grazie!! Anche per il consiglio, graditissimo :)
...se non ricordo male in quel saggio parte proprio da una riflessione di una foto di famiglia dell'autore per descrivere un concetto comune a tutte le fotografie
Che bella storia...