El Camino: a beautiful and unecessary movie from Breaking Bad

Difficile dire se fosse l'appuntamento più atteso dell'anno ma certo è che per una gran fetta di appassionati, specie quelli seriali, El Camino era segnato in rosso sul calendario. Dalla mente di Vince Gilligan, quella mente geniale che ha partorito Breaking Bad e Better Call Saul, nasce questo "sfizio", questo tributo ad uno dei personaggi più amati della serie madre come Jesse Pinkman. A distanza di qualche giorno dall'uscita di El Camino ci è più semplice ragionare su quello che quest'operazione ha significato. Prima del suo debutto era tutto un gigantesco hype. Bravissima era stata la produzione a non far trapelare nulla. Fino a poche settimane fa non sapevamo neppure se fosse un sequel o un prequel. Nulla si sapeva su quali sarebbero stati i personaggi della serie madre a partecipare. Nulla si conosceva sulla location. Si sapeva solo e soltanto che il protagonista della serie sarebbe stato Jesse Pinkman e che gli eventi sarebbero partiti più o meno linearmente dalla fine di Breaking Bad. Il riserbo e lo scarsissimo marketing intorno all'evento lo hanno reso ancora più succulento, generando degli ascolti pazzeschi con oltre 7 milioni di visualizzazioni nelle prime 80 ore di messa in onda. Sono tantissime le emozioni che hanno inondato i fan di Breaking Bad. Come già accaduto in Better Call Saul, Gilligan ha saputo dosare le novità e rispettare l'universo Breaking Bad. Tutto al proprio posto con una naturalezza sconcertante. Poche sequenze ma ben girate. Dettagli sempre precisissimi. Personaggi unici ed un protagonista in forma strepitosa. Son passati gli anni ma quella mitologia continua ad essere unica ed inimitabile.

Non tutti però sono rimasti pienamente soddisfatti dell'operazione. Per fortuna l'onestà intellettuale di Gilligan ha chiarito ogni dubbio e tranquillizzato i fan. Pochi giorni fa il creatore della serie ha detto che questo film non era necessario, non doveva esistere e non aveva senso di essere realizzato. La sua produzione è legata all'amore incondizionato verso il personaggio di Jesse e verso il suo interprete Aaron Paul, che secondo Gilligan è ad oggi un dei migliori attori al mondo. Queste parole hanno lasciato pochi dubbi sui motivi dietro la realizzazione della pellicola. Un regalo. Un regalo di natale in anticipo per tutti i fan della serie. Personalmente amavo il modo in cui Breaking Bad si era concluso, ed amavo non sapere che fine avrebbe fatto Jesse dopo la fuga. Vederlo finalmente libero, sfrecciare nella sua "El Camino" sottratta a Todd, bastava. Non sapere dove sarebbe andato lasciava spazio all'immaginazione di ognuno di noi, che avremmo potuto immaginare, ognuno a suo modo, la fine del percorso di Jesse. Acciuffato dalla polizia pochi metri dopo la fuga o al riparo da tutto in un paese lontano, con la barba e i capelli incolti o con il look rasato da ragazzino, nuovamente a cucinare o libero da ogni legame con la sua vecchia vita, risorto o morto ammazzato. Quel finale aperto sembrava perfetto. Inoltre Gilligan era riuscito, pur con pochissime sequenze, a darci l'idea della crudeltà che era piombata su un Jesse in catene e rinchiuso in gabbia. Per nostra fortuna Gilligan ci ha regalato un film che come sempre porta a compimento una storia nel migliore dei modi, costruendola stupendamente e ridando dignità ad un personaggio che resta pur sempre un villain, seppur pentito e consapevole delle atrocità commesse. Un film che ci restituisce un Aaron Paul sublime, che ci coccola con la solita impeccabile fotografia, che ci culla con una sceneggiatura sublime. Un ultimo saluto anche ad un Robert Foster meraviglioso, morto per uno strano scherzo del destino proprio il giorno dell'uscita del film. Un film stupendo che non aveva senso d'esistere ma che per fortuna abbiamo avuto la grazia di ammirare.