Modelli di democrazia della produzione

in #microeconomia7 years ago (edited)

La relazione od organizzazione a democrazia della produzione, viene menzionata marginalmente da Marx ed Engels perché per loro rappresenta la fine della storia, ossia un momento dove non esiste più uno sfruttante ed uno sfruttato. In genere si trovano considerazioni sovra-strutturali, come l’auto estinzione dello stato, assenza di moneta, classi, etc.



Immagine di dominio pubblico

Trattandosi di una organizzazione assai distante nel tempo rispetto ai due autori, essi si sono occupati principalmente della descrizione del rapporto corrente, ossia quello impiegante-impiegato.

Varie tipologie di democrazia della produzione

  • censitaria: la popolazione viene consultata ogni tot anni su questioni produttive. L’ISTAT fa già una cosa del genere, ogni 10 anni, ma per altro.
  • campionaria: lo stato intervista più di 1000 persone con tecnica di stratificazione, ogni tot, su questioni produttive. Oggi viene fatto per lo più per capire i consensi politici. I sondaggi costano meno dei censimenti perché si coinvolgono meno persone e l’analisi costa meno ore-uomo. Si paga con un errore statistico misurato e misurabile.
  • digitale: tramite un sistema di accesso digitale univoco, tipo lo SPID, un cittadino può votare, proporre, idee produttive. Se non moderato dal punto successivo o tramite l’estrazione di un sotto gruppo della popolazione (un campione) si rischia di avere infinite proposte e voti diluiti in infinite proposte.
  • sistema misto: digital-campionaria. Gli utenti selezionati vengono invitati a partecipare ad una piattaforma che aiuta a costruire il consenso tramite un algoritmo genetico.

Di recente ho anche fornito rapporti post-democratici.

Si ma come si passa dal modello attuale ad uno di questi?

Qui si entra nell’argomento teoria politica e strategie rivoluzionarie. In un altro articolo avevo citato, in una frase, le condizioni di questo passaggio. Conosco qualcosa solo della teoria marx-ista, che in genere parla, però, del passaggio dal rapporto impiegante-impiegato a quello lavoratore-lavoratore. I volti più noti in questo settore avevano il nome Lenin e Trotsky. I restanti non li cito, per ora, perché fanno parte di sotto-correnti che trovo inquietanti. Lenin nell’opera Che fare? offre diversi spunti. Purtroppo nella storia di diversi gruppi di attivismo ho notato mancanze ricorrenti, se paragonate con gli spunti dello stratega russo, che citerò parzialmente:

Da che cosa cominciare?
[...] le basi di un’organizzazione combattiva in un momento rivoluzionario non possono essere poste da un giornale, né da una serie di fogli popolari, né da una montagna di manifestini. È necessario procedere alla creazione di forti organizzazioni politiche locali. E se non le abbiamo, è perché abbiamo lavorato soprattutto fra gli operai colti, mentre le masse hanno quasi esclusivamente condotto la lotta economica. [...] Se non si educano delle forti organizzazioni politiche locali, che cosa sarà un giornale per tutta la Russia, anche se perfettamente organizzato? Un roveto ardente, che brucia senza consumarsi, ma che non infiamma nessuno! [...] Ma al popolo è molto più facile raccogliersi e organizzarsi intorno ad un’attività più concreta! Quest’attività può e deve essere la creazione su vasta scala di giornali locali, la preparazione delle forze operaie per le dimostrazioni, il lavoro costante delle organizzazioni locali fra i disoccupati (diffondere instancabilmente fra di loro fogli volanti, convocarli in assemblee, incitarli a resistere al governo, ecc.). Bisogna cominciare in provincia un lavoro politico vivo [..]. Non è coi giornali che si può giungere all’unificazione del lavoro locale su scala nazionale!”

Queste parole le ha scritte oltre 100 anni fa, ma si può notate, con sorpresa o meno, come mai gruppi recenti come Occupy Wall street, il progetto Venus, il Movimento Zeitgeist ed altri hanno avuto esiti lontani dai loro obiettivi. Essenzialmente non avevano organizzazioni politiche locali, soprattutto negli ultimi due casi, a causa di un rifiuto della politica. Non davano luogo a manifestazioni, a causa dell’attività prevalentemente su internet, che qualcuno chiama slacktivism.
Il Movimento 5 Stelle ha applicato, magari senza conoscerle, varie strategie presenti nel testo di Lenin, basta ad esempio ripensare alla loro presenza nella protesta NO TAV. Vale lo stesso per il Partito Comunista Italiano del secolo scorso, che sicuramente ha avuto dei dirigenti che conoscevano la figura russa.
Per quanto riguarda il volantinaggio, si può dire che oggi per lo più quell’attività non piace, ed esistono strategie molto più efficaci ed efficienti tramite i social media. La pubblicità (o divulgazione di prodotti e servizi), nei decenni, è passata dalla carta (tramite vari formati) ad internet.

Una informazione su una rivoluzione

Nel caso russo si parla di un tasso di 5,333 rivoluzionari ogni 100mila abitanti. Si, non si tratta di un numero che ci si aspetta. Non si tratta di un numero che si trova nei testi scolastici. Ma questo argomento richiede almeno un articolo a parte.

Menzioni

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Risorse

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Conosci come funziona il sistema che remunera i dipendenti in Bitshares?
In altre parole: quando il datore di lavoro diventasse un algoritmo chi è lo sfruttato e chi lo sfruttante?

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