Westworld, Asimov e P.K. Dick: quando il futuro è già qui

in #ita6 years ago (edited)

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foto da https://pixabay.com/it/robot-donna-faccia-grido-triste-3010309/

Dove è il limite della mente umana?
Il cervello è un insieme di sinapsi replicabili o c'è di più?
Siamo esseri biologici, o anche divini?
Siamo macchine biologiche e quindi semplici progetti della natura?

Queste tematiche sono state affrontate spesso negli anni passati, ed oggi tornano in auge con la serie tv Westworld, ormai alla seconda stagione.
La serie di cui parlerò oggi, come spunto per una riflessione, è una sintesi tra i romanzi di Philip Dick (autore di vari libri tra cui "La svastica sul sole" e "Gli Androidi sognano le pecore elettriche?) e quelli di Asimov (la raccolta di racconti sui robot, il ciclo delle fondazioni e via dicendo).

Entrambi gli scrittori riuscirono tramite le loro opere a scatenare una serie di domande esistenziali nei loro lettori.

La prima domanda è "qual'è la differenza tra uomo e robot"?

Per rispondere a questa domanda, o provarci perlomeno, è necessario presuppone una totale conoscenza del cervello umano e delle sue sinapsi, tale da replicare gli stessi procedimenti neuronali all'interno di un cervello robotico.
Una volta fatto ciò, la questione sarebbe quella di comprendere se una programmazione di un umano su un robot è tale da presupporre una capacità decisionale dello stesso pari a quella del suo creatore.

E qui le strade si moltiplicano. Innanzitutto perchè un essere umano a differenza di un robot viene creato, ma in maniera totalmente differente. Subisce stimoli non immediati, ma crescenti, fin dal concepimento.

A livello poi di apprendimento, se è vero che ogni umano ha una sua indole, è anche vero che viene "programmato" tramite l'educazione dei genitori e della società, intesa come agglomerato di persone. Un robot invece si troverebbe programmato in un attimo, e non avrebbe sviluppato riflessi e reazioni a tutto ciò.

Ma se invece il robot venisse progettato e creato come un feto? Le domande di Dick e Asimov fondamentalmente si disinteressano del lato creazionistico in senso stretto, e puntano dritte sulla questione principale: un robot ipersviluppato può provare emozioni, intese come reazione spontanea e non risposta programmata?

Alcuni scienziati sostengono che il corpo umano sia solo una macchina biologica, frutto di milioni di anni di tentativi, gli stessi che gli ingegneri robotici stanno facendo da anni per aumentare le capacità dei loro androidi.

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foto da https://pixabay.com/it/robot-cyborg-futuristico-androide-3310191/

I computer sono sempre più indipendenti e capaci di funzioni autonome, seppur ancora dettate da righe di programmazione. Ma non sono "programmazione" anche le leggi, gli insegnamenti, i dogmi e l'etica, ormai poca, che ci è stata insegnata?
Allo stato attuale non è possibile dire dove evolverà la scienza robotica, né se sarà un giorno, come in Westworld, non rinvenire alcuna differenza tra robot e umani.

Scintilla divina?

Ultimamente in molti stanno cercando di combinare le risposte e le teorie della fisica quantistica per sostenere che il concetto di immortalità e di anima possa fondersi con il concetto di fisica quantistica.
L'anima, considerata come energia, potrebbe essere infatti riconducibile ad una serie di teorie quantistiche che con qualche piccola forzatura ed adattamento potrebbero essere considerate la prova della nostra immortalità.
Fosse così, la differenza tra noi e i robot sarebbe evidente. Per quanto simili, per quanto capaci entrambi di pensare, avremmo una natura diversa e non replicabile in maniera artificiale.

Considerazioni personali

Ma non credo questo sia il punto. Ad oggi ritengo complicato ravvisare nella stessa razza umana una forma di umanità.
Quando un presidente di una nazione decide di uccidere milioni di persone, dove è la comunanza umana tra me e lui?
Quando un medico dice ad un paziente che morirà con freddezza e noncuranza, trattandolo da oggetto, dove è l'umanità in lui?
Ci insegnano spesso che bisogna avere distacco, imparzialità, professionalità nelle cose. Ma ogni dettame di questo tipo è un passo verso una depersonalizzazione tipica dei robot, e possibile solo in certi casi.
Asimov a differenza di Dick si fermò ad inventare un mondo parallelo spettacolare ed affascinante, mentre il secondo rimase ossessionato da questa differenza tra uomo e robot, al punto di sentenziare la possibilità più incredibile: che non saranno i robot a diventare umani, ma gli umani a diventare robot.
Tale previsione è stata in larga parte soddisfatta. Gli uomini, una buona parte, è diventata una massa di persone senza sogni, ingranaggi di un sistema in cui vengono incastrati ed in cui si comportano come automi, come meri esecutori.
E Dick era preoccupato dei robot in quanto creati dagli uomini, e quindi creati già imperfetti. Un tentativo di ricreare la vita tramite un falso eclatante.
Già nel 2017 un androide è stato capace di ingannare il famoso Test di Turing,
Probabilmente arriverà un giorno in cui i robot saranno indistinguibili da noi.
Un giorno in cui un uomo avrà pezzi meccanici, braccia bioniche e organi artificiali, e un robot avrà un cervello sviluppato come quello umano.
Ma il problema appunto non sarà capire dove arriveranno le intelligenze artificiali, ma se riusciremo a tenerci la nostra umanità.

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Citi westworld e philip k.dick vuoi farmi venire un infarto?
Bellissimo articolo e domande a cui servirebbero risposte lunghe decine di pagine o addirittura libri.
Interroghiamoci ma con la consapevolezza che le intelligenze artificiali, in tutte le loro forme, saranno sempre piu presenti nel nostro futuro e la fantascienza sarà molto piu scienza e molto meno fantasia.
Grazie per lo spunto.

:-D grazie a te per aver letto :-)

Spunti davvero molto interessanti, quelli che proponi in questo tuo peculiare post, e l'idea che un robot diventi sempre più umano non è più mera fantascienza, anzi, sembra ormai di prossima realizzazione, e non so fino a che punto ci si possa stimare di questo fatto

A me pare che non ci sia eccessivo rischio che i robot assomiglino agli umani, semmai vedo un concreto rischio del contrario. Stiamo già con il naso spiccicato davanti ad un display per buona parte della giornata...

La vedi come dick allora...

non saranno i robot a diventare umani, ma gli umani a diventare robot

Esatto, è questo il punto. Tra l'altro credo che chi ha soldi e potere in mano non desideri l'esistenza di esseri più o meno perfetti (che potrebbero, chissà, un giorno governare e magari farlo pure bene), desiderano superare l'imperfezione dei propri corpi putrescenti e perpetuarsi per poter continuare ad usare in eterno soldi e potere.

Ne conosco qualcuno....

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