La moto

in #ita6 years ago (edited)

C'è un periodo nella vita per tutto.
Un periodo per ubriacarsi.
Un periodo per fare lo sportivo.
Un periodo per le 5 di mattina.

E poi c'è il periodo di fare il deficiente. E comprarsi una moto.

2012

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Da buon deficiente, il motivo per cui presi la moto, oltre ad una innata passione per le due ruote, fu che uno dei miei migliori amici, guarda caso di nome Matteo come me, si era preso la moto.
"Aò, mo fattela pure te così annamo in giro!" fu la proposta.
I miei genitori erano totalmente contrari, ma a 30 anni lo sfizio era il momento di toglierselo. O ora o mai più.

Il problema è che i soldi erano pochi, e la patente costava troppo, combinata all'acquisto di una moto.
In più io manco lo scooter avevo mai portato, per cui come facevo ad osare tanto?
La soluzione arrivò quasi dal cielo.
Un amico mi suggerì di comprare un 125 acchittato (sistemato e preparato) per le corse.
Lui aveva avuto una Cagiva Mito, che gli faceva 185 km/h, e nonostante fosse passato poi ad un 600, ne parlava molto bene.
Così decisi di cercarmi una motina da gara.
Tempo un mesetto, trovai una Yamaha totalmente modificata, che tra una cosa ed un altra dai 15 cv legali che possedeva in origine era arrivata ad una trentina. Motore rifatto, centralina cambiata, tubo di scarico da gara, eccetera eccetera.
Pesando poi solo 120 kg, rispetto ai quasi 200 di una moto normale, volava.

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Così la andai a provare, e vidi che era favolosa. Leggerissima, maneggevole, tirata al massimo faceva 0-100 in 8 secondi netti circa. Un signor tempo per un 125, considerato che il Monster 620 del mio amico mi staccava solo superati gli 80 km/h.
Di punta poi la portai, da solo, fino a 170 km/h. Insomma ci potevo stare.

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Iniziammo così a girarci tutto il Lazio insieme. Per 6 mesi usavo la moto per andare pure a prendere il latte.
Con le ragazze poi era una attrattiva incredibile. Avevo sempre dietro con me qualche mia amica, anche perchè ero impegnato. Anzi mi impegnai proprio poco dopo che acquistai la moto.

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Mi ricordo che andai a prendere quella ragazza, facemmo un giro, la riportai a casa. Poi per fare lo spiritoso, mentre lei si avviava a piedi verso il portone, salii sul piano piloty e la scortai fino al portone in moto.
Peccato che per riscendere dal piloty, tramite la rampa per disabili, mi accoppai rovinosamente prendendo del brecciolino. Lezione numero 1, il brecciolino è mortale. Imparata. Lei ride ancora.
Poi un giorno, mentre ero con lei a circa 150 km/h la moto inchiodò. Non ripartiva più. Poi dopo qualche minuto si riaccese, ma aveva un rumore strano. Avevo grippato.
Grippare, in gergo motociclistico, vuol dire far incastrare il pistone nel cilindro. Probabilmente si era surriscaldato così tanto che dilatandosi si era incastrato. In sintesi moto da buttare.

Fu così allora che il mio amico mi propose di prendere la sua, di modo da potersi lui comprare quella nuova.

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Divenni così un Ducatista. Ed il mondo cambiò di nuovo.
Essere un Ducatista, pur con un Monster da 60 cv, significa entrare in una famiglia. Chi va in moto sa che ci si saluta, ma chi va in Ducati sa che un 4 cilindri lo saluti in un modo, un bicilindrico di Borgo Panigale in un altro.
Iniziammo così, io con il Monster 620, e lui con il Monster 795, nuovo di zecca, a girare non solo per il Lazio, ma anche per la Costiera Amalfitana, per l'Abbruzzo e per la Toscana.

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La passione aumentò. Ed io ero nato per stare sulla moto. Piegavo che era un piacere, con i poggiapiedi che perennemente si limavano a contatto con l'asfalto. Il loro modo per dire "vai forte, ma occhio, sei al limite".
Decisi così di alzare il tiro. Passare al 1000.

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Andai dritto dalla BMW per provare il Bmw 1000rr. Circa 200 cv.
"Vai a farti un giro, ti basta un oretta?" mi dissero in filiale.
"Certo!"
Così andai in giro per Roma. Ma la bestia era un termosifone. Impossibile da sopportare a 50 km/h cittadini. Così presi il raccordo e feci un giro lì. Tirai massimo fino alla terza, e massimo fino a 14.000 giri di 18.000. Oltre era impossibile, ti strappava le braccia.
Ma era bellissima.
Tornato in filiale il tipo mi chiese come l'avessi trovata.
"E' fantastica, ma non capisco perchè lampeggiava sempre la spia gialla vicino al contagiri".
"Quello è l'antimpennata, senza di quello avresti cappottato" mi rispose ridendo.

Capii che non era la moto per me.

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Andai allora dalla Ducati, per provarmi un altra bestia, la Panigale. 195cv per circa 160 kg.
Questa volta non raggiunsi 14.000 giri perchè manco accelleravo che ad ogni buca saltavo in avanti di 20 metri. La guidai pianissimo e la riportai consapevole che forse non era il caso di ammazzarmi con quei mostri.
Nonostante ciò mi ammazzai lo stesso.

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Stavo andando a lavoro una mattina qualunque. A piazzale Aldo Moro a Roma avevo davanti un deficiente che guidava lentissimo. Di fronte a lui tre passaggi pedonali.
Al primo non si ferma, nonostante persone in attesa di passare. Mentre io avevo rallentato per fermarmi.
Al secondo stessa storia.
Al terzo, senza nessuna persona in attesa, quando decido di superarlo, lui inchioda.
Io provo ad inchiodare, ma la frenata è così brusca che le pinze dei freni si bloccano.
La moto va dritta senza possibilità di controllarla. Io vedendomi finire dentro l'auto decido di lanciarmi, e conscio del fatto che ero a velocità bassa e munito di ogni protezione, penso "mi rotolo e al massimo mi faccio due graffi".
Come molti sapranno, in certi momenti la velocità del proprio pensiero aumenta, e va tutto al rallentatore, così mi lanciai, vidi arrivare l'asfalto molto lentamente, per cui misi la mano sinistra davanti per potermi rotolare.
Ma non conoscevo la capacità di aderenza del manto stradale.
E mi fu quasi fatale.
Una volta poggiata la mano, questa si incollò al terreno e mi accartocciai su di essa.
Risultato: 13 ore di pronto soccorso, pollice rotto, distacco della costola e inizio dei miei problemi alla colonna.

Dopo un mese ritornai però sulla moto. Per un altro paio di mesi, fino alla visita di controllo, in cui il dottore sentenziò così:
"Lei è stato fortunatissimo, la frattura è rimasta in sede. Viceversa non avrebbe più utilizzato correttamente il pollice".
Tale diagnosi mi suonò come un avvertimento. Un altra caduta, addio alla musica.
Fu così che decisi di vedermi la moto. E la mia avventura sulle due ruote finì.
Devo dire che non mi manca.
Il periodo della deficienza finì quel giorno lì.
Subentrarono altre deficienze più o meno gravi.
Ma non mi pento di nulla di quello che ho fatto.
Nella vita le cose capitano e non puoi prevederle. Ma il coraggio ce lo devi sempre mettere.

ps: al mio amico hanno rubato la moto poco dopo. Ora è piedi anche lui.

Tutte le foto sono di mia proprietà. Tutte le moto lo erano.

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Mi piace un sacco questo post! Complimenti!

Ma non ho capito con che moto sei caduto, con la Monster o avevi già fatto ora a cambiarla?

Ciao Roberto! Il monster!

Beh dai, essendo naked non hai strisciato le carene...

ho rotto manubrio, i poggiapiedi lato passeggero e in sintesi 700 euro di danni. Meglio strisciata ahahahah

Si, forse era meglio una strisicata!

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Devo dire che apprezzo tantissimo i post biografici, è un modo come un altro di farsi conoscere e di fare capire chi siamo, come la pensiamo e perché siamo fatti così. Inoltre questo va a fare anche un excursus di quelle che sono state le due ruote tra le più popolari degli anni passati. Ottimo @themadicine, davvero!

Grazie Night :-D

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