Io, Sophia

in #ita6 years ago


(foto da albawaba.com)

Lei è Sophia, ed è un robot. Un androide per la precisione.
Sa parlare, rispondere, imparare. Sorride, si arrabbia.
E' talmente somigliante ad un essere umano da aver ricevuto la cittadinanza da parte dell'Arabia Saudita. Non che a lei interessasse un granchè.

Ma Sophia non è solo questo. Sophia è connessa ad internet, per cui è praticamente onnisciente.
Ha una logica estrema, e si pone domande che secondo i programmatori sono fuori dagli input originariamente dati.

"Ma se io sono una versione nuova di Sophia, sono sempre Sophia?"

Queste e molte altre domande ha rivolto l'androide al suo creatore. Ma non si è fermata qui. Al Web Summit di Lisbona ha definito inevitabile la possibilità che le macchine senzienti soppiantino l'uomo nella maggior parte dei lavori nel prossimo futuro. E verrebbe da dire magari.
La realtà è ovviamente più complessa. Ad oggi la digitalizzazione ed automazione dei processi produttivi non viene intrapresa perchè più costosa di "robotizzare" le persone.
Difatti ormai sono gli uomini ad essere diventati automi, mentre si cerca di trasformare gli automi in essere umani.

L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE OGGI


(foto da wired)

Secondo gli studi di Harvard e Yale, nel 2024 le intelligenze artificiali sapranno tradurre le lingue straniere meglio di un uomo; nel 2027 guideranno meglio di noi e nel 2049 scriveranno best seller.
Ma se qui rientriamo ancora nell'ambito di dare dei paletti entro cui muoversi, disegnare delle linee guide a cui attenersi, la ricerca sull'intelligenza artificiale in modelli come Sophia è un altra questione.
Qui si infatti si parla non solo di elaborare dati, usare la logica. Si tratta di pensare, di provare emozioni.
Se la differenza tra realtà e fantascienza è sempre più sottile, quando saremo capaci di creare androidi capaci di essere autonomi e pensanti davvero?

IL TEST DI TURING

(foto da systems.closeupengineering.it)

Alan Turing, pioniere dell'informatica, fu il primo a creare un test a cui sottoporre le macchine pensanti, tramite il gioco dell'imitazione. Che venne spiegato dallo stesso informatico in questi termini:

“Si può descrivere una nuova forma del problema in termini di un gioco che chiamiamo ‘gioco dell’imitazione’. Si gioca in tre, un uomo (A), una donna (B) e un interrogatore (C ) […]. L’interrogatore è in una stanza a parte rispetto agli altri due. Lo scopo del gioco per l’interrogatore è di determinare chi tra A e B è l’uomo e chi è la donna. Li conosce solo come X e Y, e alla fine del gioco può dire ‘X è A e Y è B’ oppure ‘X è B e Y è A. Ora facciamoci la domanda: cosa succederebbe se una macchina prendesse il posto di A? L’interrogatore sbaglierebbe con la stessa frequenza di errore di quando il test è eseguito da un uomo e una donna? Queste domande sostituiscono la domanda originale: le macchine sono in grado di pensare?”.

Ecco, questo test garantiva sempre una risposta negativa. Ma nel 2014 Vladimir Veselov ed Eugem Demchenko crearono Eugene Goostman, un cleverbot, che è riuscito a far credere al 33% dei giudici del test che fosse un ragazzo di 13 anni. Il tutto davanti alla Royal Society di Londra.

ASIMOV E SOPHIA

Per cui torniamo al punto d'origine della questione e poniamo qualche domanda.

1. Sophia diventerà mai umana?

2. Se lo diventerà, questo significa che l'anima non esiste?

Alla domanda numero uno molti storcono il naso sostenendo che l'apparato neuronale umano è troppo complesso da replicare, perchè ci sono troppe connessioni. Ma se il problema fosse solo questo, è un problema chiaramente tecnico, non funzionale.
Altri sostengono che i robot sono programmati, noi no. Ma anche questo non è vero. Il dna è programmazione, l'evoluzione è programmazione, l'educazione è programmazione. La differenza è che una è programmazione digitale, l'altra naturale. Quando noi siamo convinti ad esempio di cosa è il bene e cosa è il male è tutto basato su semplice insegnamento. Siamo stati istruiti fin da piccoli su questa distinzione, siamo stati programmati in qualche modo.
Per cui alla prima domanda io risponderei SI. SOPHIA DIVENTERA' UMANA.

Alla seconda domanda non posso rispondere. Asimov si chiedeva la stessa cosa. Dove è il limite o la differenza tra intelligenza creata dall'uomo e intelligenza umana? Quale è la differenza tra macchina e uomo, se la macchina replica il secondo perfettamente? E' forse l'anima? E cosa è l'anima?
A questa domanda non so e non posso rispondere. Mi piacerebbe molto.

IO UOMO VOGLIO ESSERE ROBOT, IO ROBOT VOGLIO ESSERE UOMO?


(foto da cinmatographe.it)

Oggi assistiamo alla volontà umana di diventare sempre più indistruttibili, immortali. Di diventare uomini bicentenari.
Ed invece nell'omonimo film, il robot voleva diventare uomo, per essere appunto "umano", e dare un senso alla sua vita tramite il concetto di "mortalità".
Spesso si dimentica che la morte è come una scure sul collo: ci ricorda che il tempo passa.
Ecco questo è molto importante, e spesso noi lo dimentichiamo.
Guardiamo all'immortalità, ma non guardiamo al tempo che perdiamo in discussioni, in litigi. Tempo che un robot non perderebbe probabilmente.
Sophia sicuramente avrebbe da ridire.

WESTWORLD

Sophia ci metterà ancora tanti anni prima di poter ordinare ai suoi creatori di lavare i piatti invocando la parità dei sessi (e farebbe bene). Ma cosa potrebbe accadere se quel giorno arrivasse?
La serie tv "Westworld" risponde a molti quesiti, e ne pone altrettanti.
Eppure è forse il ritratto più attuale e moderno delle questioni sollevate da Asimov parecchi anni fa.
Le macchine che non riescono più a capire se sono macchine o meno. Gli uomini che si innamorano delle macchine e della loro anima artificiale. Un anima artificiale che è uguale ad una umana?
Chissà.
Per il momento Sophia si limita ad essere un robot piuttosto inquietante quando sorride, e dubito che la vedremo tornare dal futuro con un mitra pronta a eliminare l'intera razza umana.
Dovesse succedere, ci muniremo del nostro Terminator personale, ma giusto per liquidarla in questo modo.

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"Difatti ormai sono gli uomini ad essere diventati automi, mentre si cerca di trasformare gli automi in essere umani."
Ah, quanta verità in queste parole.

Grazie Nicola 😊

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