Come diventare un musicista di successo (CDUMDS). Capitolo 4 - A lezione con Franco pt.2

in #ita6 years ago (edited)

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Immagine CC0 creative commons

Vi faccio un po’ di chiarezza. Non tanto perché ognuno di voi da domani vorrà suonare il sassofono e sapere come si fa, ma per capire di che stiamo parlando, e di che cosa mi stavano vendendo alla modica cifra di 80.000 lire al mese.

Le note, il pentagramma, il nome, abbiamo visto già tutto per quanto riguarda la tastiera. Le cose restano più o meno così.
La musica però, come la vita, è fatta a scale. C’è chi scende e c’è chi sale.
Una scala musicale è una convenzione che si usa per descrivere una successione di otto suoni, di cui il primo uguale all’ultimo, ma con ottava diversa (da qui il nome ottava, l’avevamo accennato QUI)

Le scale ci sono di mille mila tipi, la più semplice è DO, perché guardandola sul pianoforte, è fatta di tutti tasti bianchi (il motivo non è quello, ma tendiamo a semplificare il più possibile).
Una scala che parte da una nota bassa verso una alta si chiama ascendente, una scala discendente sarà l’inversa.
Ma, tolta questa definizione basilare e semplicistica, ci si può sbizzarrire nello studiare un’enorme varietà di scale, definite tutte con delle regole sulla base di intervalli o salti.
Ve ne cito solo una, poi sono disponibile per lezioni private per chi volesse approfondire.

La scala maggiore, come regola fondamentale, ha i salti delle note che devono essere di:

tono – tono – semitono – tono – tono – tono – semitono.

Trasportato sulle note, partendo da Do, è

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immagine dell'autore

Ecco spiegato perché la scala di DO maggiore è la più semplice, perché gli intervalli dettati ricadono su tutte note intere, non alterate e sequenziali. I famosi tasti bianchi.

Già la scala Minore, sempre di DO, non è più così semplice, perchè essendo di salti differenti, è soggetta anche a differenti interpretazioni.
Così si ha la scala minore armonica, quella melodica, quella napoletana, quella naturale, e altre ancora.

Per i curiosi, ribadendo l’estraneità al trattato di teoria musicale, ma giusto un’infarinatura per comprendere i guai in cui ero finito, rimando ai link di approfondimento alla fine del paragrafo.


In tutto questo mal di testa di teoria musicale, che io avevo ben chiara, non capivo come si introducesse il concetto di sax in Mib. Non lo capii immediatamente, ma intanto lo spiego a voi, così ci portiamo avanti.

Immaginate un tubo, con una serie di buchi.
Se soffiate dentro il tubo, non succede nulla, l’aria fuoriesce indifferentemente da ogni pertugio che trova.

Ora prendete invece una carta della caramella, tendetela al massimo, portatela davanti la bocca, e soffiateci sopra, tenendo ben chiuse le labbra. Otterrete un suono, simile a quello di una trombetta di carnevale, avete presente?

L’aria, tenendo le labbra unite, fuoriesce da uno spazio piccolo. La potenza con cui esce è inversamente proporzionale all’apertura delle labbra, la fessura di uscita.
La spinta dell’aria, in questa dinamica, è maggiore di quella che si otterrebbe tenendo tutta la bocca aperta.

L’aria espulsa con questa potenza, incontrando una superficie sottile come la carta di una caramella, tenuta alla sua massima tensione, tende a spostarla, ma essendo tesa, l’unico movimento possibile è oscillatorio alto/basso molto veloce.
Si produce, pertanto, quella che si definisce vibrazione, e l’effetto che percepiamo è l’emissione di un suono.

Fin qui tutto chiaro? E’ un giochino da bambini, dai.

Il concetto alla base del sax più o meno è lo stesso.
La carta della caramella tesa, la parte che vibra e che effettivamente suona, è emulata da una asticella di legno sottilissima, che si chiama ancia.
Per permettere all’ancia di vibrare, non si può certo tenere fra le mani come una carta di caramella. Viene perciò ancorata a una parte “ergonomica”, che permette di portarla alla bocca, e prende il nome di bocchino.
Si, si chiama così, non c’è bisogno di aprire una discussione al riguardo.

MaxPixel.freegreatpicture.com-Reed-Mouthpiece-Saxophone-Sax-Musician-Band-Music-1479740.jpgImmagine CC0 creative commons

Con questo sistema, l’aria passa con una pressione molto forte in una fessura molto piccola, l’ancia vibra, e il suono della sua vibrazione viene amplificato dal cono del sax, come fa un grammofono.
Per costruzione, per come è fatto, per come è concepito, soffiando dentro un sax contralto senza toccare niente, a vuoto, si ottiene un Do#, che sulla tastiera è un Mi.

Se ancora fin qui è chiaro, andate avanti. Altrimenti rileggete e sottolineate.

Trasferiamoci in America, prima che arrivasse Colombo, e chiacchieriamo con gli Indiani.
Se durante la nostra conversazione qualcosa dovesse andare storto, questi ci rincorreranno a cavallo ululando come lupi, ma ponendo la mano davanti la bocca a creare un ululato alternato. Avete presente? Immagino di si.

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immagine CC0 creative commons
La nota emessa dall’ululato dell’Indiano è sempre la stessa, quello che fanno le loro corde vocali non cambia, ma cambia la quantità d’aria che fanno uscire mettendo la mano davanti la bocca. E perciò, sempre per un discorso di vibrazioni e potenza sonora, la nota percepita è diversa solo grazie alla regolazione della quantità d’aria emessa.

Ecco spiegato beceramente il funzionamento del sax.
L’aria che soffiamo è sempre la stessa, la sua potenza incide solo sul volume di uscita.
Le note invece, vengono prodotte aprendo e chiudendo dei tappi in corrispondenza dei fori nel corpo dello strumento. Più fori chiusi permetteranno un passaggio di aria maggiore, e quindi una nota più grave, più fori aperti daranno note più acute.
I tasti si chiamano “chiavi” e non tasti, e le note volendo fare un paragone con la tastiera, possiamo dire che siano sequenziali, semplificando all'estremo.
Mano sinistra sulla parte superiore dello strumento, mano destra sulla parte inferiore. Tutte le dita appoggiate sulle chiavi, si ottiene un Do grave.
Tolgo il mignolo della mano destra, apro perciò la rispettiva chiave, ottengo un Re
Tolgo anche l'anulare della mano destra ottengo un Mi
e via discorrendo.
Con molte, moltissime eccezioni, che non stiamo qui a spiegare, non fanno parte di questa opera.

Ma visto che ci si sono messi ad inventarlo, non potevano farlo in Do? E invece è in Mib, perché?

La risposta più probabile è “perché il Papa non è Re”.
Oppure perchè il merlo non fa mè.

(esiste anche il sax in Do, costruito appunto a quello scopo, ma la configurazione più pratica per peso, forma, dimensioni, e qualità del suono, è il sax contralto in Mib)


Approfondimenti e curiosità per chi si sentisse stuzzicato nell'appetito.


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Hai riportato una discussione, quella fatta con me. E cmq devo capire ancora perchè il Do# corrisponde al Mi.

Ma visto che ci si sono messi ad inventarlo, non potevano farlo in Do? E invece è in Mib, perché?

La risposta più probabile è “perché il Papa non è Re”.
Oppure perchè il merlo non fa mè.

(esiste anche il sax in Do, costruito appunto a quello scopo, ma la configurazione più pratica per peso, forma, dimensioni, e qualità del suono, è il sax contralto in Mib)

Brillante come sempre! Sembra che tu ti sia appassionato a questo nuovo giocattolo... sembra che alla fine non ti sia andata così male, mè?

sembra. Ma da quando qualcosa è esattamente come sembra?

Con te tutto è un terno al lotto! XD

dai, speriamo che escano i numeri allora! ;)

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