SIERRA STORYTELLING: IL PRANZO DI FAMIGLIA

in #ita6 years ago (edited)

Questo racconto è stato scritto e pensato come partecipazione al neverendingcontest di @spi-storychain

S5-P1-I1
Tema: Pranzo in famiglia
Ambientazione: qualsiasi periodo dal 1970 in poi
proposto da @fulviaperillo

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<Rodolfo.>
Sentendosi chiamare, l’uomo si voltò. Riconobbe Xander, in procinto di attraversare la strada, e lo aspettò prima di suonare il campanello.
<Buonasera, Xander. Come va?> I due uomini si strinsero la mano, evidentemente contenti di incontrarsi.
<Tutto bene, grazie. E tu? Grande serata, stasera: non ti stranisce essere ancora da questo lato della porta?>
<Un pochino sì, ma non è male fare l’ospite, per una volta. E poi sono sicuro che Massimo sarà un Padrone di Casa eccellente, non abbiamo da temere.>
<Miria, invece, dici che soffrirà a dover cedere il passo a Eva?>
<Secondo me un po’ sì, ma sono sicuro saprà stare al suo posto,> rispose Rodolfo con uno sguardo eloquente.
Xander ridacchiò del sopracciglio alzato dell’amico, poi cercò il nome di Massimo tra i campanelli dell’elegante palazzo innanzi al quale si trovavano e suonò. Il portone si aprì immediatamente e i due entrarono assieme, attraversando l’ampio androne e dirigendosi verso l’ascensore. Arrivati all’ultimo piano l’unica porta del pianerottolo era ancora chiusa, perciò suonarono nuovamente il campanello. Da fuori i due uomini non erano in grado di percepirlo, ma Rodolfo, che in queste occasioni in genere si trovava già dall’altra parte della porta, ben poteva immaginare il brivido di emozione che quel suono aveva generato nelle donne che si disponevano ad accoglierli.

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L’occasione così particolare, per cui si era voluto organizzare l’incontro in una location diversa dal solito, aveva in effetti in qualche modo agevolato le cinque donne. Come d’abitudine, avevano trascorso la mattinata a preparare il pranzo e la casa e ora aspettavano, assieme a Massimo, l’arrivo degli altri ospiti. Normalmente, però, l’annuale pranzo di famiglia veniva organizzato nella sede della loro associazione, che aveva un unico ingresso che dava direttamente sul parcheggio, e perciò al suono del campanello le donne avevano in genere solo pochi momenti per predisporsi all’accoglienza. In questo caso, invece, il tragitto dei due uomini dall’ingresso del palazzo alla porta dell’attico che li ospitava aveva regalato minuti preziosi, che peraltro le donne avevano utilizzato interamente per realizzare una piccola sorpresa ideata da Eva ed entusiasticamente appoggiata da Massimo, che ne verificava ora la riuscita.
Quando suonò il secondo campanello, ognuno era al proprio posto. Eva stava alla porta, una mano già sulla maniglia e l’altra dietro alla schiena, pronta ad aprire. Come aveva visto fare tante volte a Miria, prima di procedere si scambiò un rapido sguardo con tutte le ragazze, per verificare che fossero pronte. Erano tutte in posa e bellissime, immobili come da ordini del Padrone di Casa, ma Miria si concesse il lusso di rivolgerle un accenno di sorriso di incoraggiamento. Da ultimo, Eva si voltò verso Massimo, che le fece formalmente cenno di aprire. Lei abbassò la maniglia tirando a sé la porta.

Rodolfo e Xander entrarono.

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Per le donne all’interno, in quei pochi attimi il tempo era sembrato dilatarsi, mentre per i due ospiti era trascorso appena qualche momento da quando avevano suonato a quando furono accolti in casa di Massimo. Non avrebbero potuto desiderare accoglienza migliore.
Trovando Eva dall’altro lato della porta, Rodolfo le sorrise, poi il suo sguardo andò direttamente a Massimo, un saluto caloroso pronto sulle labbra. Ebbe però un attimo di esitazione quando il suo sguardo abbracciò il resto della stanza e il suo sorriso si allargò ulteriormente. Invece che attendere pazienti dietro a Eva, una accanto all’altra e nella posizione di riposo, le altre donne erano disposte a semicerchio nell’ampio ed elegante soggiorno, su dei piedistalli di altezza diversa e crescente. Ciascuna aveva assunto una posa diversa, ma tutte imitavano delle statue classiche e, grazie anche al poco che erano tenute a indossare, apparivano meravigliose allo sguardo dei due uomini.
Massimo approfittò della distrazione dell’amico per battere tre volte sul pavimento con il bastone che teneva in mano. Al terzo tocco, le donne si animarono e, assumendo all’unisono la posizione di riposo, gambe divaricate, mano dietro alla schiena e sguardo basso, salutarono: <Buongiorno, Signori.> Massimo battè altre due volte e le donne sui piedistalli riassunsero le pose iniziali, mentre Eva chiudeva la porta e si disponeva ad attendere i cappotti degli ospiti.

Fu Rodolfo a rompere il silenzio, rivolgendo nuovamente la propria attenzione al padrone di casa. <Niente male davvero, Massimo, non c’è che dire! E bentrovato, ovviamente.>
<Benvenuti, cari amici. L’idea, in effetti, è stata di Eva, ma mi è sembrata sufficientemente stuzzichevole da rendere omaggio all’occasione.>
<Eccellente idea e ottima resa,> concordò Xander facendo un cenno di saluto alle donne. <Buongiorno, Massimo, grazie per l’ospitalità.>
I due uomini lasciarono sciarpe e cappotti a Eva, che li appese nel guardaroba alle loro spalle. La primavera era iniziata da poco e le temperature erano decisamente più miti, perciò entrambi avevano optato per qualcosa di leggero, vista anche la bellissima giornata. Sotto il cappotto, indossavano entrambi un completo elegante, adatto all’occasione. Rodolfo, che aveva una figura più slanciata, aveva un classico completo nero con cravatta nera sottile. Xander, che prediligeva un look più giovanile, aveva abbinato un pantalone rosso a camicia bianca e giacca e gilet grigi, con cravatta e pochette rosse.
Massimo, il più anziano dei tre e sicuramente quello con il guardaroba più ricercato, indossava il tight, circostanza che Xander non mancò di evidenziare. <Caro mio,> rispose pronto Massimo al bonario rimprovero dell’amico, <ormai di giorno non si sposa più nessuno e non ricordo l’ultima volta che mi hanno invitato a un evento della famiglia reale inglese. Per sfoggiare il tight non mi resta altro che il pranzo di famiglia. E non potrei pensare a occasione più meritevole.>
<Ben detto, vecchio mio,> lo spalleggiò Rodolfo. <
E ora, vediamo cosa ci hai stappato per l’occasione.>

La zona giorno della casa si sviluppava in lunghezza, in una serie di sale che Massimo, architetto, aveva voluto organizzare quasi in open space. L’ampio soggiorno era arredato da una serie di comodi divani e poltrone sufficienti ad accomodare una decina di persone, disposti in modo da circondare un bel tavolo da caffè di cristallo che al momento era apparecchiato per l’aperitivo. La parete opposta all’ingresso era assente, salvo due eleganti colonne ai lati, e tre scalini portavano ad un secondo ambiente, rialzato, dominato da una splendida tavola già elegantemente apparecchiata per cinque e illuminata dal sole che entrava dall’enorme porta-finestra sul lato destro. Oltre il tavolo si apriva un secondo salotto, più intimo, in cui avrebbero trascorso il pomeriggio.
Massimo fece strada verso l’aperitivo e mentre gli altri due uomini si accomodavano battè un’altra volta il bastone sul pavimento. Miria e Cristina si animarono e raggiunsero i tre uomini. Cristina prese la bottiglia di champagne dal secchiello e, su richiesta, la mostró a Rodolfo, prima di aprirla. Miria aveva invece sollevato il vassoio con i flûte e, quando Cristina ne ebbe riempiti tre, inizió a servire gli ospiti, inginocchiandosi a fianco di ciascuno affinché il vassoio fosse alla loro portata. Quando servì il suo Rodolfo, lui le fece una carezza e le strizzò un capezzolo, grosso e turgido nonostante il seno fosse piccolo e tondo. Quando ebbero finito di servirli, le due donne tornarono alle loro postazioni. I tre uomini assaggiarono l’ottimo champagne e iniziarono a chiacchierare tra loro, aspettando di essere tutti presenti per un vero e proprio brindisi.
Luca non si fece attendere ed arrivò poco dopo. Come con gli altri, Eva gli aprì la porta e Massimo gli andò incontro, sfoggiando le splendide donne che adornavano la sala. Il nuovo ospite era in blu scuro, con cravatta e pochette coordinate di un giallo acceso e piccole decorazioni floreali e quando la moglie lo servì lo fece illuminata di gioia. Victor, come al solito, arrivò per ultimo e quasi in ritardo, indossando un completo spezzato con pantaloni scuri e giacca beige. Ammirò molto le signore e, prima di sedersi, tirò Sierra a sé per un bacio sfruttando gli anelli di catena che quest’ultima portava attaccati al collare. Massimo attese che anche l’ultimo arrivato avesse modo di godersi un po’ l’aperitivo, poi invitò tutti a spostarsi in sala da pranzo.

<Spero, Signori miei, che il menù sia all’altezza delle vostre aspettative. Le signore hanno lavorato come schiave per preparare tutto.> Ridacchiando, gli uomini si accomodarono a tavola e le donne, dopo un ulteriore colpo di bastone di Massimo, abbandonarono i piedistalli e si diressero ciascuna al proprio successivo incarico. Sierra versava il vino, bianco o rosso o prosecco secondo le preferenze di ciascun Signore, e Anna la seguiva con l’acqua, mentre Eva e Cristina andarono in cucina a prendere il crudo di pesce previsto come antipasto. Da ultimo, Miria offrì il cestino del pane. Quando furono tutti serviti e le donne ebbero preso il loro posto a fianco al tavolo, in posizione di riposo, era finalmente giunto il momento di celebrare e l’onore di proporre il brindisi ricadde su Massimo, in quanto padrone di casa.

<Carissimi, è con grande gioia che vi do il benvenuto nella mia casa e ringrazio Rodolfo per aver acconsentito a vedermi gli onori di Padrone di Casa per questa lieta occasione. Grazie a Rodolfo e grazie a voi tutti per i cinque anni assieme che oggi festeggiamo. Cinque anni di organizzazione, eventi, feste, seminari e buona compagnia. Cinque anni di successi. Nel nostro ambiente credo sia raro che alcuni progetti durino a lungo e, spesso, non sono necessariamente i progetti di maggior valore a farlo. Ma noi, credo, stiamo costruendo qualcosa di duraturo e che deve renderci tutti orgogliosi.
Ciascuno di noi ha avuto un proprio percorso e una propria storia. Ciascuno di noi vive i propri rapporti personali in maniera diversa. Ma ci unisce una comunità di intenti e un’amicizia particolare e, a parer mio, di grande valore. Nessuno di noi è unito da legami di sangue, ma anche per la poca fortuna che ho avuto nei miei effettivi rapporti familiari voglio che sappiate che al di là del nome che diamo a questi incontri io vi considero veramente la mia famiglia. Una famiglia che ho scelto e che amo e con la quale spero di trascorrere ancora molti anni di porcate assieme.>

Il discorso di Massimo fu accolto con entusiasmo dagli altri uomini, che si affrettarono a confermare il sentimento espresso.

<E, ovviamente,> aggiunse Massimo alzando il calice in direzione delle donne, <un ringraziamento speciale alla nostre signore, che si supportano, sopportano e servono in maniera straordinaria.> Le cinque, chiamate in causa, sorrisero chi più chi meno maliziosamente e fecero un piccolo inchino di ringraziamento. <Se il nostro buon Rodolfo, in qualità di Capofamiglia, vuole aggiungere qualcosa…>
<Non credo si possa aggiungere altro, caro Massimo. Hai riassunto egregiamente il pensiero di noi tutti. Tutto ciò che rimane è brindare. Al nostro quinto pranzo di famiglia, cento di questi giorni!>
<Al quinto pranzo di famiglia!> gli fecero eco gli altri, alzando i calici.
<Direi che anche le Signore possono festeggiare con noi,> aggiunse Victor. <Sierra.>
<Sì, my Lord.> L’interpellata si avvicinò e, inginocchiatasi accanto a lui, lasciò che le versasse del prosecco tra le labbra. Lo stesso fecero gli altri con le rispettive compagne, eccetto Luca e Anna, alla quale non era concesso consumare alcolici, ma che bevve un po’ dell’acqua del marito.

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Da lì in poi, il pranzo proseguì come di consueto. Tutti i partecipanti erano ormai veterani di quel tipo di incontri e, com’era logico, le donne servirono con cura ed efficienza e nessuno degli uomini ebbe comportamenti eccessivi o inappropriati nei loro confronti. Per quello ci sarebbe stata occasione successivamente: col tempo avevano imparato a separare il momento del pasto da quello dell’erotismo e, a meno che non si rendessero necessarie punizioni immediate per infrazioni particolarmente gravi, le donne durante il sevizio rimanevano a completa disposizione della vista e del tocco degli uomini, ma questi ultimi si limitavano a pochi innucui vezzeggiamenti.
Erano cinque anni che questo particolare gruppo organizzava cene (o più raramente pranzi) cosiddette di Alto Protocollo, in cui i Dominanti venivano serviti dalle sottomesse che volontariamente si prestavano al gioco. I partecipanti venivano sempre preventivamente selezionati, tra chi partecipava a tutti gli altri eventi BDSM della loro associazione, ma di tanto in tanto qualche piccolo intoppo c’era, sia da parte dei Dominanti che da parte delle sottomesse che non capivano o non volevano capire le basilari regole da seguire. Alcune categorie e alcuni rapporti si prestavano meglio di altri, d’altra parte. Anna e Xander erano gli unici con un rapporto Daddy/little girl che gli altri fossero riusciti a sopportare per un’intera serata: un role play di quel tipo, d’altra parte, si sposava poco e male con un protocollo di qualsiasi natura e i Signori disinteressati a quel tipo di dinamica rimanevano in genere basiti davanti a donne adulte che frignavano come bimbette.
Ad un certo punto, avevano provato ad aprire anche alle Dominanti e ai sottomessi. Le prime si amalgamavano generalmente bene all’interno del gruppo e alle altre donne non dispiaceva servire una Signora, ma con i sottomessi avevano avuto esperienze meno felici e, in ogni caso, a nessuno dei Signori piaceva particolarmente farsi servire da altri uomini. Rodolfo e Miria, peraltro, avevano recentemente aiutato un gruppo di Signore ad organizzare una loro serata sul tema che, a quanto pare, stava iniziando a riscuotere un discreto successo.

Una volta l’anno, peraltro, in corrispondenza dell’anniversario della prima cena organizzata, erano di nuovo solo e sempre loro, le cinque coppie originarie. O, meglio, i nove partecipanti originari più Anna, che a 22 anni era la più giovane del gruppo e stava con Xander, di 38, da poco meno di due anni. Era il loro annuale pranzo di famiglia e, come aveva sottolineato Massimo, erano veramente una famiglia, unita da legami di affetto che si erano ormai dimostrati duraturi e assai più profondi di un effimero sfizio erotico ma anche di alcuni veri e propri rapporti di sangue. Certamente contribuiva il fatto che tre delle cinque coppie vivessero il proprio rapporto a tutto tondo e fossero delle coppie nel senso comune del termine. Luca e Cristina, rispettivamente di 32 e 36 anni, erano sposati da quattro e avevano trovato la loro dimensione in un rapporto stile anni ‘50. Sierra e Victor, di 31 e 37 anni, erano fidanzati e rifuggivano le classiche etichette BDSM, vivendo il loro quotidiano senza alcuna sovrastruttura kinky, ma non rifiutavano mai una sana proposta erotica e Sierra in particolare, da brava giurista, era un’amante di regole e protocolli. Miria e Rodolfo, invece, di 27 e 40 anni, non si consideravano assolutamente una coppia ordinaria, ma avevano da sei anni un rapporto esclusivamente di Master e slave e, in teoria, avrebbero anche potuto intrecciare un più classico rapporto di coppia con terze persone. In pratica, Miria si dichiarava del tutto disinteressata alle relazioni romantiche, intrecciando piuttosto sporadici flirt da dominante con altri partner, e Rodolfo aveva da tempo immemore una relazione a distanza con una donna che gli altri avevano incontrato sì e no un paio di volte.

Per gli altri quattro amici, invece, la questione era un po’ più complicata. Eva e Massimo, di 29 e 47 anni, giocavano assieme da tre anni, anche loro come Master e slave, con l’entusiastica compiacenza di Adam, neomarito ma da ben prima compagno di Eva. Adam era certamente un libertino e adorava, ricambiato, la moglie ma era anche totalmente disinteressato ai giochi perversi che tanto intrigavano Eva. Erano stati fortunati a incontrare Massimo, più anziano, più esperto e divorziato, con cui entrambi andavano molto d’accordo e che si era rivelato un compagno di giochi ideale per Eva, avendo entrambi gusti assai affini. Quando poteva, comunque, anche Adam partecipava alle cene e agli eventi organizzati dal gruppo di amici, ma era in realtà un membro periferico del gruppo principale e quindi era stato tutto sommato un bene che fosse in quel momento impegnato in un viaggio di lavoro in Marocco. Xander, invece, era l’unico del gruppo a partecipare alle attività comuni all’insaputa della legittima moglie, che ovviamente nulla sapeva anche di Anna e delle altre donne che l’avevano preceduta. Il sospetto che anche la moglie avesse il suo personale giro a intrattenerla era forte, ma la verità era che, nonostante lei è Xander condividessero un affetto profondo e un forte rispetto reciproco, lei era sostanzialmente disinteressata all’eros in generale e i suoi rapporti col marito erano più che altro una questione di formalità. Non avendo, però, alcuna intenzione di separarsi, avevano raggiunto un accordo per cui lui era libero di cercare soddisfazione altrove, ma lei non voleva saperne nulla. Questi dettagli Xander li aveva condivisi solo con Massimo e Rodolfo e gli era capitato, una volta, di parlarne con Sierra. Gli altri, essendogli comunque affezionati, lo accettavano senza fargli troppe domande e senza fargli pesare il suo silenzi. Dopotutto, ogni famiglia ha i suoi segreti e anche la loro, a quanto pareva non faceva eccezione.

Come in ogni famiglia, negli anni c’erano ovviamente stati screzi, gelosie, discussioni e lo sporadico allontanamento. La crisi peggiore risaliva a tre anni prima, quando la precedente compagna di Xander aveva tentato di fare la furba con Rodolfo, alle spalle del proprio partner e di Miria. Dire che quest’ultima non aveva reagito bene sarebbe un eufemismo e, ovviamente, quando i sotterfugi erano venuti a galla Xander non c’aveva messo molto a interrompere qualsivoglia rapporto con la ninfetta infedele, che aveva, tra l’altro, smesso di essere la benvenuta agli eventi organizzati dal gruppo. Anche Victor non si era fatto mancare qualche lavata di capo, essendo una testa calda a cui piaceva certamente allungare le mani ma che aveva scarsissima pazienza per quelli che considerava parassiti del BDSM, giovanotti senza alcuna cultura o rispetto per l’ambiente, che cercavano solo una facile scopata e pensavano che ogni seno o culo del locale fosse a loro disposizione senza nemmeno offrire nulla in cambio.
Ma nessuno screzio era durato più dell’affetto che legava il gruppo di amici, anzi questa grande e perversa famiglia. E soprattutto al pranzo di famiglia tutto era superato e dimenticato e l’unico pensiero che animava ciascuno di loro era godersi il più possibile la giornata, le donne tanto quanto gli uomini considerato che anche loro ricoprivano il ruolo che prediligevano e traevano enorme godimento nel servire e servire al meglio.

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Archivio privato.
Immagine pubblicata con il consenso del soggetto rappresentato.

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Le regole del Protocollo erano tutto sommato semplici. Le sottomesse servivano e i Signori si facevano servire in tutto e ogni loro desiderio era da intendersi come un’ordine. Le donne si radunavano qualche ora prima del pranzo o della cena prefissati, in modo da poter preparare il cibo e la tavola al meglio. Ad ogni infrazione o errore conseguiva la punizione più adatta alla responsabile e dopo il dessert la compagnia si trasferiva nella zona adiacente alla sala da pranzo, fornita di ogni attrezzo utile a dare sfogo alle comuni perversioni. Il Padrone di Casa, ruolo che in genere spettava a Rodolfo quando l’evento era organizzato presso la sede sociale, essendone il fondatore e Presidente, aveva il compito di assicurarsi che ogni cosa si svolgesse secondo il regolamento e che i limiti delle sottomesse non venissero violati. Aveva inoltre l’ultima parola rispetto ad ogni infrazione e punizione. La sua compagna, che sin dal principio era stata Miria e che assieme a lui aveva stilato il primo regolamento di questi incontri, aveva il ruolo di Prima Schiava, essendo responsabile della gestione e divisione dei compiti tra tutte le altre, oltre che dell’istruzione delle novizie, compito in cui da anni ormai Sierra ed Eva l’affiancavano spesso e volentieri.
Ai Signori era richiesto l’abito scuro, per rispettare l’eleganza cui il servizio aspirava. Le sottomesse, invece, erano libere di scegliere l’abbigliamento a loro più congeniale, purché ogni indumento fosse nero, portassero i tacchi, non indossassero alcun orpello oltre all’eventuale segno del loro rapporto col Signore (e, nel caso di Eva, la fede che la legava ad Adam), fossero truccate ma mai in maniera eccessiva e in alcun momento coprissero il seno e i genitali alla vista dei Signori.

In questo caso specifico, vista l’occasione speciale e la particolare location, Padrone di Casa era per la prima volta Massimo ed Eva Prima Schiava. Miria e Sierra erano andate a casa di Massimo sin dalla sera prima, per aiutare Eva con i preparativi, mentre Cristina, cui non era concesso di passare la notte lontana da casa, e Anna, che aveva un rigido coprifuoco serale, avevano raggiunto le amiche di prima mattina. Si erano adoperate per ore per preparare un lauto banchetto a base di pesce di prima qualità, che complimentasse i vini selezionati dal Padrone di Casa. Un’ora prima dell’arrivo degli ospiti, le vongole veraci attendevano in un angolo di complimentare gli spaghetti di Gragnano, che sarebbero stati buttati all’ultimo, il dentice rosolava in forno su un letto di patate e pomodorini e le cipolle, che pur avrebbero complimentato adeguatamente il piatto, erano state considerate dalle donne, che non le avrebbero mangiate, una tortura eccessiva anche per i loro standard. Le cinque si dedicarono quindi, a turno, alla preparazione di se stesse e delle sale dedicate all’accoglienza, oltre alla presentazione del crudo di pesce, lasciata a Sierra e Cristina, le più esperte con i coltelli. Come di consueto, erano pronte appena pochi attimi prima dell’ispezione del Padrone di Casa, che doveva assicurarsi che tutte di fossero preparate in conformità al dress code richiesto. Anna era stata l’ultima ad affiancarsi alle altre, essendosi messa il rossetto attimi prima che Massimo le richiamasse all’ordine.

Ciascuna, per l’occasione, aveva optato per gli indumenti preferiti per questo tipo di eventi, quella che nelle loro menti era sostanzialmente la divisa ufficiale dell’Alto Protocollo, che le rispecchiava come persone e come sottomesse. Eva indossava un reggicalze di pizzo abbinato a calze velate, tacchi neri e un trucco delicato. Alla mano sinistra portava la fede di Adam e, poco più sotto, al polso, il bracciale di Massimo, che non toglieva mai. Cristina indossava una tuta aderente di pizzo che la copriva dalle caviglie al collo, lasciando scoperti solo i seni e i genitali, come da regolamento, oltre a spalle e braccia. Il simbolo che la legava al marito era, ovviamente, la fede. Sierra, che puntava a mimetizzare la pancetta, essendo assai più golosa della maggior parte delle compagne, indossava un corsetto che la copriva sino al sottoseno, abbinato a un ampio reggicalze decorato ed al collare di pelle, cui Victor aveva aggiunto, per diletto, alcuni anelli di una pesante catena. Il suo rossetto era, come d’abitudine, rosso scuro. Anna, la bimba del gruppo, aveva le codine, la autoreggenti ed una gonnellina minimale ma molto vezzosa indossata alta sulla vita in modo da non coprire assolutamente nulla. Indossava, inoltre, un rossetto fucsia fuori regolamento ma che tutti gli altri le avaveno concesso come unico vezzo tollerabile. In compenso, su richiesta di Xander, indossava anche il plug ingioiellato che era stato il suo regalo per il loro primo anniversario. Miria era completamente nuda, eccettuati i tacchi neri e il collare in metallo che portava saldato al collo in ogni momento della giornata.

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Quando anche l’ottimo dolce di Cristina aveva deliziato i palati dei Signori e il caffè era stato servito, tutti erano pronti a trasferirsi nel secondo salotto, dove per l’occasione erano state montate le strutture normalmente presenti nel dungeon dell’associazione: gabbia, cavallo, croce di S. Andrea, struttura per le sospensioni, un lettino ginecologico, manette, cavigliere, fruste e cane. Oltre ad un paio di angoli sistemati come alcove, con materassi, cuscini, coperte e, da un lato, un’altalena. Nelle occasioni aperte ad altre coppie e altri partecipanti, il momento del gioco veniva gestito da ciascun Signore secondo i propri desideri e ciascuno era libero di scambiarsi donne o consigli, assistere alle attività degli altri, accordarsi per far interagire le sottomesse tra di loro o giocare per conto proprio. Al pranzo di famiglia, invece, i cinque amici avevano ormai una tradizione prestabilita.
Ciascuno dei Signori indossava, per l’occasione, un anello di ferro simbolo del proprio sodalizio, con inciso all’interno il nome della propria compagna (sì, Xander aveva dovuto procurarsi un secondo anello a seguito della débâcle con Silvia e dopo aver trovato Anna). In altre circostanze, quando la famiglia si trovava per passare assieme una serata di svago, capitava che gli anelli se li giocassero a carte, un’idea che Sierra aveva tratto da un blog che seguiva qualche anno prima e che era subito piaciuta a tutti. Ma in questo caso già sufficiente tempo era stato dedicato alla convivialità e si voleva passare quanto prima al gioco. Gli anelli furono perciò infilati in un recipiente predisposto per l’occasione e poi ciascuno ne estrasse nuovamente uno, nell’ordine in cui erano arrivati al pranzo. Massimo estrasse Anna, Rodolfo Sierra, Xander estrasse Cristina, Luca Eva e a Victor, con sua somma soddisfazione, rimase Miria, che tra tutte era la più masochista e meglio disposta a soddisfare la sua vena più sadica. Fu così che si aprirono i giochi.

Massimo sapeva che Anna aveva una tolleranza minima per il dolore, ma essendo tra tutte la più flessibile e, circostanza che nessun Signore avrebbe mai avuto il coraggio di confessare alla propria partner, la più dotata nella fellatio, la condusse di buon grado verso una delle alcove, rinunciando volentieri a giochi più perversi per una sana cavalcata. Dopotutto non tutti gli uomini della sua età avevano spesso l’occasione di intrattenersi con giovani donne appena ventenni senza doverle corteggiare alla noia e con la complicità sia della propria compagna che del partner della ragazza in questione.

Sierra era entusiasta del Signore che la sorte le aveva destinato. Victor non aveva alcuna pazienza per le corde, mentre Rodolfo era uno dei rigger di maggiore esperienza e capacità del Paese e lei non solo adorava farsi legare ma aveva anche un debole per il bel Signore. Con tutta l’umiltà di cui era capace, chiese quindi a Rodolfo di poter essere legata e lui di buon grado acconsentì, dirigendosi con lei verso la struttura per le sospensioni, accanto alla quale giacevano le sue corde, portate per l’occasione da Miria già la sera precedente. Sierra era meno allenata di Miria, ma Rodolfo non si risparmiò e Sierra ne trasse tutto il godimento che sperava ma anche una buona dose di sofferenza, che restituì grande soddisfazione a Rodolfo.

Cristina, al pari di Anna, non aveva un rapporto di particolare amore per il dolore, ma la sua più grande gioia era servire perciò si sottomise volentieri alla passione di Xander per la cera. Si accomodarono al lettino ginecologico, già ricoperto di nuova pellicola, e, spostati gli appoggi per le gambe, accesero le candele del candelabro posizionato al suo fianco. Cristina si tolse la tuta in pizzo, che si sarebbe certamente rovinata, e si dipose nuda sul lettino. Xander attese che la cera delle candele si fosse sciolta a sufficienza, poi iniziò a colarla sul corpo della donna, giocando con la velocità e la distanza in modo da stimolarle sensazioni diverse e sempre nuove e disegnandole sul corpo un ghirigoro di colori.

Luca approfittò della compiacenza di Eva per accomodarla sul cavallo, che aveva forma triangolare creata specificamente per una tortura graduale, poichè più a lungo il soggetto vi rimaneva seduto sopra a cavalcioni, più la gravità premeva la punta contro i genitali. Per allentare la pressione, Luca legò i polsi di Eva alle polsiere appese al di sopra del cavallo, così che potesse usare le catene che le collegavano al soffitto per sollevarsi di tanto in tanto trovando un momentaneo per quanto effimero sollievo. Una volta che Eva fu in posizione Luca si dedicò al suo tipo di tortura preferita, che tanto divertiva anche Anna: il solletico.

Victor e Miria andarono alla croce di S. Andrea dove Victor, assicurati polsi e caviglie di Miria ai fermi della croce, iniziò a riscaldarle il fondoschiena a suon di sculacciate, che per le dimensioni della propria mano e del braccio erano già più di quanto alcune delle altre donne avrebbero potuto sopportare. Quando il culo di Miria fu ben arrossato e caldo, Victor passò al cane, per cui non aveva una particolare passione ma il cui morso Miria apprezzava particolarmente. Smise solo quando Miria aveva ormai iniziato da alcuni minuti a contorcersi e lacrimare, mentre svariati segni rosso fuoco e paralleli le adornavano le natiche e le cosce. Ovviamente, poiché nemmeno l’ombra di una safeword aveva sfiorato le labbra di Miria, Victor, che ormai la conosceva bene, sapeva che le lacrime erano per lei un ottimo segno, poiché amava sinceramente la sofferenza. Da ultimo prese la frusta, che lui amava, e le riempì la schiena di piccole ma precise stilettate, non troppo profonde, così che Rodolfo non sarebbe stato costretto a sopportarne a lungo la guarigione, ma abbastanza intese da bruciare per qualche ora.

Circa un’ora dopo, quando ognuno dei Signori era stato adeguatamente soddisfatto, a ciascuna sottomessa fu concesso di tornare al proprio partner, per eventualmente continuare a soddisfarlo come più gradiva. Coloro che ritenevano che la propria compagna non avesse sofferto a sufficienza, sotto la mano dell’amico che l’aveva avuto a disposizione, proseguì con i giochi, sfruttando il fornito arsenale del dungeon. Gli altri si ritirarono nelle alcove, per concedere alle proprie donne l’onore di dare sfogo all’eccitazione sessuale accumulata nell’ora precedente. Massimo ed Eva andarono in cucina per un pezzo di torta ed erano lì quando sentirono suonare il telefono di Eva, lasciato sul tavolo in modalità vibrazione. Era Adam, il che poteva significare che anche lui fosse in languida compagnia. Col permesso di Massimo, Eva rispose al telefono e si limitò ad ascoltare seduta sul tavolo, mentre lui si dilettava nel praticarle dell’eccellente sesso orale.



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Mae West

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