Immondizia spaziale, tra soluzioni e problemi

in #ita6 years ago (edited)

Ci sono un economista, un ambientalista, un ingegnere e uno scienziato…

Sembra l’incipit di una barzelletta, e invece è solo l’inizio di una tipica discussione folkloristica a cui è possibile assistere sul suburbano delle 7.32, che ogni mattina porta decine di pendolari verso Milano. È un momento particolare, in cui le persone tirano fuori quella parte di sé che poi resterà sepolta per il resto della giornata, quando ciascuno raggiungerà il proprio posto di lavoro. Ed è così che un banchiere si trasforma in ingegnere, un capotreno in scienziato, un amministratore delegato in ambientalista, e un gelataio in economista. Nascono in questo modo piccole comunità interdisciplinari che, mentre qualcuno russa e altri ascoltano musica, provano a risolvere i problemi del mondo.

Si giunge così a parlare del problema dell’inquinamento e dei rifiuti, e di come questo potrebbe in futuro essere risolto mandando il nostro pattume nello spazio o, meglio ancora, nel sole.
È a questo punto che, con sguardo disinteressato, abbasso il volume delle cuffiette che ho nelle orecchie e inizio ad ascoltare interessato il discorso dell’equipe che mi siede accanto…


Immagine CC0 Creative Commons - Fonte


L’informazione errata

La discussione muove i suoi passi da una notizia riesumata in modo approssimativo da parte dell’ambientalista, secondo il quale, tempo prima, l’astrofisica Margherita Hack avrebbe dichiarato in un’intervista che sarebbe una buona cosa lanciare i nostri rifiuti nello spazio.
Nonostante l’apparente indifferenza, il mio sopracciglio destro non può fare a meno di inarcarsi in modo sospetto. Non è andata proprio così. Quella della Hack fu una risposta, per altro molto misurata, a una domanda posta da un giornalista; non venne detto che sparare spazzatura nello spazio era la soluzione, ma solo che, in effetti, si poteva pensare a qualcosa del genere, ovviamente al netto di tutte le problematiche.
Avviare una discussione del genere partendo da informazioni sbagliate non è poi molto promettente, ma decido comunque di dar credito allo strano gruppo, quanto meno per osservare l’evolversi della questione.


L’ambientalista

La discussione si accende abbastanza in fretta, con l’ambientalista che, indignato, si domanda se dopo aver inquinato il nostro pianeta sia davvero il caso di inquinare anche l’universo, o peggio ancora, la nostra stella. Non possiamo prenderci questa responsabilità, e comunque abbiamo già delle soluzioni che funzionano bene, come intombare i rifiuti radioattivi nelle montagne o seppellirli in zone di subduzione in modo da farli risucchiare nella crosta terrestre.

Eh no caro ambientalista, o si è ambientalisti sempre o non se ne fa nulla. Vuoi convincermi che non dobbiamo inquinare lo spazio, ma ti va bene imboscare l’immondizia qua e là sulla terra? Un po’ come mettere la polvere sotto il tappeto, per intenderci, perché il nostro pianeta non è certo infinito, e la roba che stiamo seminando in giro prima o poi non ci starà più. Allora saremo costretti a buttarla da un’altra parte, che sia la luna, lo spazio aperto, o il sole. Non avremo scelta.
In ogni caso, non prendiamoci in giro. Abbiamo un serio problema sulla Terra, e per quanto mandare spazzatura nello spazio possa non essere moralmente corretto, potrebbe davvero rappresentare una necessità nel prossimo futuro. Ma affermare che noi siamo in grado di inquinare lo spazio significa non avere ben chiaro quanto esso sia sconfinato. Ancora più assurdo e pensare di poter inquinare il Sole, in quanto le temperature elevatissime, il basso (inesistente) tenore d’ossigeno e le elevatissime pressioni riuscirebbero ad incenerire agevolmente qualsiasi cosa.
È vero, esiste una minima probabilità di inquinare un altro corpo celeste, ma si tratta di una probabilità prossima allo zero.
L’argomento ambientalista, quindi, non ha in realtà basi troppo solide e, almeno in linea teorica, la soluzione di spedire qualcosa nel sole potrebbe essere percorribile.


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L’ingegnere

Prende quindi la parola l’ingegnere, e subito dimostra come la sua mente più razionale sia invece pronta ad accettare una simile soluzione. Ci sono altri importanti problemi però. Anche se potrebbe valerne la pena, non possiamo rischiare di lanciare questi carichi nello spazio, perché se sbagliassimo i calcoli è probabile che questi tornino sulla Terra, inquinando ancora di più.

Mi scusi ingegnere, siamo in grado di lanciare sonde su Marte, di fare complicati rendez-vous in orbita bassa tra stazioni orbitanti e capsule provenienti dalla terra, e perfino di far atterrare razzi su piattaforme galleggianti. Mi vuole dire che potremmo far male i conti e ciccare miseramente un bersaglio gigantesco e immobile come il sole? Oppure che sbagliando una radice non saremmo in grado di spedire via un carico verso lo spazio aperto? Come disse un vecchio saggio… Ma mi faccia il piacere!
Le sfide ingegneristiche da affrontare sarebbero ben altre. Non è un segreto che la nostra scienza non sia infallibile, e ancora oggi capita talvolta di perdere dei razzi per esplosioni prima o durante il lancio. Un’esplosione a razzo carico potrebbe, nel caso dei rifiuti, essere molto pericolosa e avrebbe il potenziale di spargere inquinanti anche in una porzione considerevole del pianeta. Questo è tanto più pericoloso quanto più pericoloso è il tipo di rifiuto caricato.
Questo rappresenta forse il limite più grande per questa impresa, e finché non saremo in grado di assicurare una probabilità di successo dei lanci prossima al 100% non sarà possibile rischiare.


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L’economista

Appurato il problema di centrare il Sole, la palla passa all’economista, che fa subito notare come lanciare carichi nello spazio sia estremamente costoso.

L’obbiezione, questa volta, è legittima e sensata. Spedire materiale nello spazio è probabilmente una delle attività più costose che l’uomo sostenga. La terra è letteralmente invasa da immondizia, e sarebbero necessari numerosi lanci per iniziare a vedere i primi effetti. Non molti sarebbero disposti a sostenere questa spesa.
Tutto vero. Ma non dimentichiamoci che lo stoccaggio dei rifiuti è comunque molto dispendioso e, per di più, in molti casi è un’attività che richiede di essere finanziata per secoli, perché si sa: un barile di uranio impoverito è per sempre. A questo dobbiamo inoltre sommare le onerose spese mediche che dobbiamo sostenere per curare i problemi di salute in qualche modo collegati ai rifiuti.
Molto probabilmente le spese per spedire l’immondizia nello spazio sarebbero comunque superiori, è innegabile, ma staremmo comunque pagando un prezzo elevato per avere un mondo più sano. E credo che questo sarebbe accettabile per moltissime persone.
Più complicato, invece, il discorso riguardante lo spreco di risorse, che sul nostro pianeta non sono illimitate. Quella del riciclo, oltre che una buona pratica, è spesso anche una necessità, come nel caso delle terre rare fondamentali per tutti i nostri componenti elettronici; non possiamo quindi permetterci di perdere queste risorse. Questo, però, sarebbe un problema risolvibile attraverso delle corrette politiche di riciclaggio e di selezione della “spazzatura spaziale”.


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Lo scienziato

L’ultima parola spetta, infine, allo scienziato che, ascoltati attentamente gli altri membri del team sentenzia che la soluzione “razzo” è difficilmente realizzabile, e che sarebbe più opportuna studiare una soluzione basata sull’impiego di cannoni di Gauss o cannoni di magnetici.

È a questo punto che, con molta meno discrezione di quanto fatto in precedenza, rialzo il volume della musica, immergendomi nei miei pensieri.
La soluzione in sé non è totalmente folle, ma è anche vero che con queste tecnologie siamo solo agli inizi, e abbiamo molte meno conoscenze e dati rispetto al lancio di razzi. Non siamo quindi minimamente sicuri di come potrebbero andare le cose e, tutto sommato, incontreremmo molte delle problematiche di cui abbiamo già discusso proprio relativamente all’uso di razzi.


Immagine CC BY-SA 3.0 da Wikipedia - Fonte
Esempio di cannone magnetico (o a rotaia).


Conclusioni, il pendolare assonnato

Provando a riassumere tutta la questione, c’è chi sostiene che in futuro sarà necessario lanciare la nostra spazzatura nello spazio, per evitare di finirne sommersi.
Questa ipotesi ha numerosi pro, e altrettanti contro, ma quello che è certo è che allo stato attuale delle nostre conoscenze e della nostra tecnologia è una strada difficilmente percorribile. L’unico sistema di lancio attualmente valido, infatti, è quello di caricare gli stessi razzi che utilizziamo per l’esplorazione spaziale con la nostra immondizia, per spedirli verso il sole o verso lo spazio profondo. Non siamo però in grado di assicurare percentuali di successo dei lanci vicine al 100% e questo rappresenta un problema non aggirabile, in quanto l’esplosione in quota di un razzo carico di inquinanti potrebbe contaminare vaste aree del pianeta. Questo rappresenta, ad oggi, il nostro più grande limite a riguardo.
Allo stesso tempo, però, è necessario riconoscere che quello dei rifiuti è un problema serio e difficilmente risolvibile in loco: possiamo continuare a nascondere e interrare spazzatura di vario genere, ma la terra non è infinita, e prima o poi dovremo trovare una soluzione valida. Sarebbe quanto meno doveroso iniziare a prendere seriamente in considerazione il problema e le sue possibili soluzioni, valutando anche l’ipotesi di spedire alcune classi di rifiuti nello spazio e nel sole.
Le remore morali degli ambientalisti, per quanto legittime e condivisibili, devono essere pesate con quella che è la realtà che stiamo vivendo: un mondo sempre più soffocato dalla spazzatura, che non siamo in grado di ripulire. Per tanti motivi diversi, la soluzione di spedire immondizia nell’universo può non essere la migliora, ma è forse quella più “avanzata” al momento, e varrebbe la pena lavorarci sopra finché non sia possibile identificare una soluzione migliore.


Riflessione sui ruoli

Nel nostro paese siamo famosi, tra le altre cose, per essere un po’ tuttologi, e spesso ci prendiamo il diritto di esprimere certezze su argomenti che non conosciamo a fondo. Non c’è nulla di male nell’imbastire una discussione come quella avvenuta sul treno, e anzi, lo scambio di idee e opinioni è probabilmente alla base di qualsiasi forma di cultura. Il problema, però, nasce nel momento in cui si pretende di far passare le proprie convinzioni per verità certe, come troppo spesso ci hanno abituato politici o altre controverse figure nel nostro tempo.
Ciascuno di noi dovrebbe imparare a riconoscere i limiti delle proprie conoscenze, e a fidarsi, per quanto riguarda le materie a lui più lontane, di chi invece parla con cognizione di causa.
Questo è il vero modo per progredire.


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Immagine CC0 Creative Commons, si ringrazia @mrazura per il logo ITASTEM.
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Bibliografia


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Assisto ogni giorno a svariate conversazioni sui generis molto simili a quelle che hai sentito tu, e mi viene da sorridere sentendo quanto i sostenitori dell'una o dell'altra tesi siano convintamente convinti di quanto affermano, certi di avere la soluzione a problemi che fior di luminari non hanno ancora pensato come risolvere. Per questo, mi è molto piaciuta l'impostazione del tuo articolo, che ha però sollevato ed analizzato un problema davvero preoccupante. Chissà che il sole non diventi davvero il nostro prossimo inceneritore.

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