Marquez fai?

in #ita6 years ago
L'importante non è vincere, ma partecipare.

La celebre frase con cui ho voluto aprire questo post è legata indelebilmente al barone De Coubertin ed in generale ai principi fondanti di ogni sport e di ogni sportivo che si rispetti.

Ma al barone è accreditata anche un'altra frase storica che più si confà alla vicenda che mi propongo di raccontare:

 Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla. 

Ed è proprio la paura ad essere finita al centro dell'attenzione in questi giorni. Nel caso specifico la paura non è stata cercata per poi poterla dominare ma la paura è stata indotta da uno sportivo ad un altro, da un corridore ad un altro da un campione ad un altro. La fatica, degli altri, resa vana. Le difficoltà superate grazie a furbizie e scorrettezze.

La gara

Dopo il gran premio di Argentina di Moto GP di domenica 8 aprile 2018 abbiamo assistito ad un tourbillon di polemiche e scontri come non si vedevano da tempo nel mondo delle 2 ruote. A finire sotto la lente di ingrandimento la diatriba e lo scontro, letterale in pista e verbale fuori, fra i 2 più grandi campioni del panorama motociclistico degli ultimi decenni. Sto parlando ovviamente dell'incidente occorso fra Marc Marquez e Valentino Rossi a 6 giri dal termini di una gara folle e imprevedibile.

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Ed è proprio la parola "incidente" che merita di essere approfondita. Per la Treccani incidente è  un Avvenimento inatteso che interrompe il corso regolare di un’azione; per lo più, avvenimento non lieto, disgrazia .

Ecco. Può considerarsi inatteso l'incidente occorso a Rossi? Inatteso non è forse sinonimo di non voluto, non cercato? E se cosi fosse siamo sicuri che Marc Marquez non volesse effettuare quella manovra cosi scriteriata? E qualora non fosse sua intenzione essere cosi pericoloso, siamo sicuri che il pilota spagnolo abbia fatto di tutto per non interrompere il corso regolare di quella specifica azione?

Chi ha assistito alla gara avrà notato come le scorrettezze del campione del mondo in carica siano iniziate ancor prima che la gara avesse inizio. A pochi istanti dal via, infatti, lo spagnolo si è reso protagonista di una manovra tanto inusuale quanto antisportiva. Invadere letteralmente la pista mentre gli altri erano posizionati e pronti a partire, al solo fine di evitare di restare immobile sull'asfalto è manovra antisportiva, non saprei come altro definirla.

Prendendo sempre in prestito dalla Treccani si definisce antisportivo colui il quale  si rende Contrario allo spirito sportivo e a una leale e corretta pratica dello sport.

Agonismo o Antisportività?

E cosa c'è di più antisportivo che tuffarsi moto in mano a centro pista per evitare una disfatta? Nello sport, in qualsiasi sport esistono delle regole condivise a cui tutti devono sottostare. Chi non lo fa viene punito con una punizione eguale al danno arrecato agli altri contendenti. Un fallo di mano volontario merita un cartellino giallo, un tackle dritto sulle ginocchia da ultimo uomo merita un cartellino rosso, un invasione di campo con pistola in mano merita la radiazione (oltre che una possibile e auspicabile azione penale).

L'azione di Marquez meritava immediata punizione. Cosi non è stato o almeno vi è stata una punizione probabilmente troppo leggera nella fattinspecie che ha permesso allo spagnolo di rientrare da subito in gara e nel vivo dell'azione, dando il là ad una serie di infrazioni quasi grottesche.

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Il pilota della Honda nella sua inesorabile cavalcata ha infatti steso più volte i suoi avversari, in una corsa che sembrava più una death race che un campionato di MotoGp. Un Marquez versione Donkey Kong sull'autostrada lunare in Mario Kart. Una corsa ad eliminazione che ha visto il pilota spagnolo stendere avversari salvo poi voltarsi e chiedere scusa ogni volta, in una scena che sembrava presa da un mashup fra i film dei fratelli Cohen e i fratelli Vanzina.

Nonostante il susseguirsi di ripetute violazioni del regolamento Marquez è riuscito a cavarsela solo con un drive - through che gli ha permesso di rientrare in 19esima posizione ma in costante crescita rispetto agli avversari, consentendogli una rapida risalita fino al settimo post dietro al campionissimo di Tavullia. 

Solito copione, tentativo di sorpasso, "sportellata", Rossi a terra, Marquez in sella si volta chiede scusa e continua la sua corsa.

Tutto il resto è storia.

Marquez retrocesso e penalizzato di 30 secondi. Rossi ai box. 

Chi restituirà questi punti a Valentino? Chi gli restituirà il mondiale 2015?

Marquez prova a scusarsi. L'intero box della Yamaha lo respinge e via con il secondo round davanti ai microfoni.

Ed è li che secondo me avviene il fatto più rilevante.

Il processo e la sentenza

Il campione di Tavullia avrebbe potuto stemperare i toni, avrebbe potuto accettare le scuse o viceversa avrebbe potuto vittimizzarsi o scagliarsi violentemente contro l'avversario.

La scelta di VR46 è stata invece quella di emanare quella che suona come una sentenza, voluta o meno.

Non mi sento protetto dalla direzione gara perché Márquez fa quello che vuole onestamente, dovrebbe stare lontano da me e nemmeno guardarmi in faccia. È pericoloso, ho paura di stare in pista con lui. Il nostro non è uno sport di contatto, lui ha colpito tra la gamba e la moto per farmi cadere. Ho paura di correre con lui, distrugge il nostro sport.

In 4 righe Rossi ha gettato un'ombra pressochè indelebile sulla carriera di Marquez. Potrai vincere mondiali, potrai effettuare i sorpassi più belli e battere ogni record ma quando il campione dei campioni alla veneranda età di 39 anni proferisce quelle parole sei sportivamente, nel senso più vero del termine, arrivato al capolinea.

E ci sei arrivato non solo a causa di questa gara ma a causa di un comportamento simile che hai perpretrato negli anni. In un sol colpo Rossi ha moralmente riscattato quel mondiale 2015, perso proprio in seguito ad un contattato simile tra il pesarese e lo spagnolo. Allora in molti difesero Marquez ed in molti parlarono di "cose che succedono in una gara". Ebbene, Marquez ha dimostrato che tali cose succedono..spesso e non solo in una gara.

Il pilota della Honda ha dimostrato di non aver rispetto per gli avversari e dunque di non avere rispetto per lo sport. Ha superato quel sottile limite che esiste fra l'agonismo sano e necessario e la scorrettezza che sconfina nell'antisportività. Gli incidenti che lo coinvolgono non sono accidentali, o almeno non sempre ma sono frutto di una foga agonistica incurante degli avversari.

Mi reputo uno sportivo e sono della scuola di pensiero che la sportività non sia non infierire su un avversario in difficoltà ma sia continuare a giocare e correre al massimo anche quando l'avversario risulta in difficoltà. Lungi da me voler quindi fare la morale a chi è aggressivo e competitivo in pista o in un campo da calcio o in qualsiasi area dedicata alla pratica sportiva. La competitività, l'agonismo, la lotta sportiva sono fondamentali per poter superare i limiti, divertirsi e amare lo sport che si pratica.

Quello che mal sopporto è vedere l'agonismo mutarsi in scorrettezza.

Marquez, purtroppo, ha dimostrato a più riprese di non essere in grado, sempre, di discernere le 2 cose.

Le parole di Valentino suonano come una scomunica, saranno permanenti, resteranno nel cuore e nella mente di tifosi, addetti ai lavori e anche dei suoi avversari. Rossi ha dimostrato di essere un vero sportivo nei suoi 22 anni di carriera, conditi da 9 titoli iridati. In molti equiparano alcune manovre al limite del pesarese a quelle di Marquez. Dissento. Basta ripercorrere questi 22 anni per scoprire che mai una vittoria è stata "macchiata" e marchiata da gesti antisportivi. Qualche scontro al limite c'è stato, ma non credo ci siano mai stati casi di reiterata scriteriatezza nelle scelte fatte in pista.

14 anni e 3 titoli mondiali separano Marquez da Rossi. Presumibile che lo spagnolo possa polverizzare in pista i record del pesarese. Molto meno probabile che egli possa restare mito e leggenda nell'immaginario collettivo come lo è e lo sarà Valentino. Da leggenda vivente e attiva quale è ha scelto 4 righe per distruggere l'avversario. Un modo molto più elegante rispetto alle manovre senza senso inscenate dal ragazzo di Cervera. La classe non è acqua e i 2 ne han da vendere ma solo uno si è dimostrato un campione a 360°.

Un qualcosa lo spagnolo l'ha sicuramente guadagnata con le ultime prestazioni. Non mi meraviglierei infatti se di qui a qualche anno quando assisteremo a delle scelte discutibili in pista rinunceremo ad esclamare "Ma che fai?" e sentenzieremo, con la memoria a questi anni, "Marquez Fai?"


Sort:  

Sono pienamente d'accordo con te.
Purtroppo, però, nel tuo racconto manca un terzo protagonista.
Quella dorna che gestisce il campionato ma solo dal punto di vista economico.
La dorna ha dato il via libera a marquez e lui ne ha approfittato bellamente.
Poi i rosiconi, gli anti questo o anti quello avranno la loro da dire (onestamente non mi interessano gli hater) ma i fatti parlano da soli.
Aggiungo che sei stato fin troppo gentile

PS in motoGP la penalità si chiama ride-through

Grazie della delucidazione.
Sul terzo incomodo ho preferito soprassedere ma quel che dici purtroppo è più che vero.

Da poco esperto ma amante dei motori dico solo che un campione si dimostra tale anche in questi casi.
A parte la buffonata della partenza ma reputo da pilota immaturo il suo gesto , eppure stiamo parlando di un campione del mondo e da campione del mondo sapeva benissimo che due o tre curve dopo sarebbe stato davanti a Rossi , la sua é pura arroganza a questo punto tanto vale farlo gareggiare da solo visto che in pista si comporta come se ci fosse solo lui.
Lo sport per me é molto lontano da questi gesti , vincere e lottare ma nel rispetto degli altri.

Daccordissimo.
Una serie di gesti di pura arroganza, nulla da aggiungere.

Nello sport non si ricordano giocatori, piloti o atleti solo per le loro prestazioni sul campo: sportività, classe e carisma sono caratteristiche imprescindibili per diventare un mito.
I numeri sono importanti, ma ognuno ha sempre e comunque dentro di sè la sua persona che dovrebbe venir prima di ogni altra cosa. Vittorie e titoli non sono niente senza quelle qualità che ho scritto sopra: senza di esse sarai sempre un atleta e non un uomo.
Porto un esempio nel basket: LeBron James oggi, nel 2018, si sta dimostrando il giocatore più forte di sempre, ma molti giornalisti, cronisti o tifosi tendono a non riconoscerlo come tale soprattutto a causa di una scelta controversa che nel 2010 lo ha portato ai Miami Heat; a pesare ancora maggiormente furono alcune interviste rilasciate da Jordan, suo rivale nella "corsa al miglior giocatore di sempre".
Certe scelte, considerazioni, azioni o dichiarazioni possono trasformati nell'idolo mondiale o nel bersaglio numero 1 di critiche: è quello che oggi LBJ sta scontando e che Marquez sta (giustamente) pagando sulla sua pelle, anche perché si è messo "contro" Valentino....mica cotiche!!!

Sono daccordo con te però separerei fortemente la situazione LBJ da quella Marquez.
Nella prima LBJ ha scelto di "abbandonare" la sua franchigia, la sua casa perchè consapevole che li sarebbe potuto diventare il più forte perdente della storia dello sport. Ha fatto una scelta molto combattuta, molto difficile e che ha pagato dividendi. Inoltre ha scritto una delle storie più belle dello sport contemporaneo tornando ai cavs e portandoli al titolo e a 3 finali consecutive.
Marquez invece ha sfiorato il penale, o meglio ha obiettivamente utilizzato metodi scorretti e aldifuori del regolamento. In un mondo normale lui non si sarebbe messo contro Valentino ma contro tutto il circus, proprio perchè la sua è una condotta antisportiva a mio avviso e non semplicemente discutibile.

Giusta la distinzione.
Ho posto LBJ su questo piano solo per dimostrare che anche se uno è il più forte di sempre deve sempre fare i conti con ciò che trova fuori dal campo o dalla pista. Marquez è un talento smisurato, ma quello che ha fatto lo condanna ad uno status di "delinquente".

Articolo selezionato nel PostIT numero 53 https://steemit.com/postit/@steempostitalia/postit-n-53
Grazie a tutti

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