Loro 2: Restano Solo Macerie

in #ita6 years ago

Qualche giorno fa vi avevo parlato del primo film del dittico sorrentiniano dedicato a Silvio Berlusconi.

La suddivisione logica sarebbe dovuta essere dalle indiscrezioni quella di un primo film dedicato a Loro (cortigiani, servi più o meno consapevoli, seguaci di LUI) ed un secondo film dedicato a LUI.

E' stato davvero cosi?

Guardando Loro 2 superficialmente (e con un film di Paolo Sorrentino è peccato mortale) si rischia di rispondere affermativamente a quella domanda quando invece il secondo capitolo, pur vedendo il cavaliere come protagonista assoluto, parla soprattutto a NOI e a LORO intesi come stampa e complici inattesi dei 24 anni di Berlusconismo.

Nonostante le tante critiche al film, con molti a pensare che la pellicola sia assolutoria (che film avran guardato vien da chiedersi) ed altri a sottolineare che essa non abbia aggiunto nulla alla storia berlusconiana, resto fermo sull'idea che il doppio film dedicato a Berlusconi sia un capolavoro, con Loro 2 ad affondare colpo su colpo con eleganza sulla storia politica, personale ed imprenditoriale del cavaliere.

Il film si divide nettamente in 2 con una prima parte dedicata interamente alle (dis)avventure del caimano, perso tra orge, cene eleganti, intercettazioni, guasconerie, problemi coniugali, conversazioni, corruzioni e soubrette da piazzare nelle "bellissime" fiction mediaset. La seconda parte è invece molto più seduta, drammatica, quasi crepuscolare, con Berlusconi che vive un confronto con la moglie (bellissima la lunga scena che vede protagonisti Elena Sofia Ricci e Toni Servillo), un confronto con i suoi fedelissimi (da Mike Buongiorno a Confalonieri passando per Cupa Santanchè), un confronto con Gianni Letta senza però confrontarsi mai con l'unica persona con la quale dovrebbe farlo: se stesso.

A fare da spartiacque nei toni e nei temi a questo film vi è un terremoto, tanto simbolico quanto reale: quello de L'Aquila.

Sorrentino sceglie quell'evento per raccontarci cosa ne sia rimasto del Berlusconismo ovvero solo macerie.

Lo sfondo della città Abbruzzese ci racconta il Berlusconi uomo, politico e imprenditore nella maniera più lucida che potessimo attenderci. Il terremoto è l'occasione per far convivere le varie anime, le varie maschere del cavaliere facendoci capire cosa egli sia stato per noi italiani e soprattutto cosa siamo stati noi italiani per noi.

Parafrasando Ennio Doris (interpretato da Servillo in persona):

Tu sei un venditore Silvio, il miglior venditore d'Italia. Tu vendi sogni.
Essere altruista è la miglior forma di egoismo.

Berlusconi è stato un venditore di sogni. Si è travestito in mille modi diversi, un caimano, un camaleonte che per 24 anni ha illuso tutti che tutto sarebbe stato possibile e alla fine si è trovato ad essere creduto solo da qualche simbolica vecchietta a cui ha regalato una simbolica dentiera.

Berlusconi è una maschera che si annida dentro un'altra maschera e un'altra ancora senza rivelarsi mai come gli dirà la moglie prima di lasciarlo.

Dietro questa maschera vi è un uomo che soffre del complesso di inferiorità come gli dirà un senatore che cercherà di "comprare" per far cadere il governo di centrosinistra (Razzi e Scillipoti nascono in questa fase).

Si dice che i capi di stato di Europa abbiano stilato un decalogo sul come tu ti debba comportare durante gli eventi ufficiali. 
 Niente baci, abbracci, pacche sulle spalle, corna e cucù. 

Un Gianni Letta preoccupato e demotivato avverte il cavaliere sulla deriva che abbia preso, sulla macchietta che sia diventato agli occhi di tutto il mondo. Un pagliaccio che ha bisogno di essere fermato e ingabbiato dentro semplici regole che vi aspettereste di leggere all'ingresso di un asilo e non verso un capo di Stato. In queste parole noi italiani dovremmo leggere vergogna e invece leggiamo nel volto del presidente la sana voglia di evadere da quegli ambienti e preferire il compleanno della sconosciuta Noemi Letizia a Casoria.

Immagini prive di copyright

La figlia di un negoziante di profumi le dirà Veronica Lario cercando di fargli capire che ormai Silvio sia completamente perso, completamente malato e non gliene freghi nulla dell'Italia, degli italiani o della moglie stessa.

E noi italiani, noi spettatori come dovremmo reagire di fronte a tutto ciò?

Cosa dovremmo pensare di un premier che preferisce essere idolatrato a Casoria piuttosto che assolvere ai suoi doveri di guida e faro del paese in eventi internazionali con le potenze mondiali? Cosa dice di noi tutto questo?

Ci dovrebbe far vergognare, semplicemente vergognare, ne più ne meno di quanto si sarebbe dovuto vergognare il cavaliere. E invece, come LUI, anche noi lasciamo scorrere, abbiamo preferito parlare di calcio, di gossip, di vacanze e chiudere un occhio su tali nefandezze.

Il dialogo tra Veronica Lario e Silvio Berlusconi è di accecante bellezza e disarmante chiarezza.

Per 10 minuti la Lario è la voce del popolo cosciente mentre LUI rappresenta la voce del popolo colluso, incosciente, dormiente e complice.

E' un botta e risposta da antologia che solo apparentemente non sembra avere vincitori, solo apparentemente non vuole emettere giudizi.

Ma è davvero cosi?

Ancora una volta il maestro Sorrentino ci mette di fronte a noi stessi e sembra dirci:

a chi volete credere?

Da che parte volete schierarvi?

Cosa vi indigna di più, cosa dovrebbe indignarvi di più?

Il dialogo fra i 2 sembra essere una summa di un dialogo ideale che si itera da anni e che vede gli antiberlusconiani (che termine triste per definire persone razionali e di buon senso) opporsi ai berlusconiani (termine azzeccato visto che si tratta di fan o complici o amici per interesse).

In pochi minuti Veronica denuda Silvio, che da abile venditore quale è ribalta la prospettiva sulla moglie, mettendogli di fronte la cruda verità.

Avevi in mano questo paese, potevi fare qualcosa di buono. Non ci sei riuscito.

Dici a tutti di avere iniziato con 30 milioni di lire versati da tuo padre e invece erano 113 miliardi. Da dove provenivano quei soldi? Chi ha finanziato tutto questo? Come hai costruito il tuo impero?
Mi avvalgo della facoltà di non rispondere 

a bassa voce Berlusconi.

Cos'altro avrebbe dovuto dire Sorrentino?

Quale accusa può essere più feroce di questa?

Immagine priva di diritti di copyright

Il regista napoletano ci porta sul luogo del delitto e ci mostra un cavaliere sulla difensiva anche in casa, anche davanti ad una moglie che lo sta lasciando. Quell'impero è nato grazie a soldi sporchi, soldi della mafia (?).

Sarà sempre Veronica a ridimensionare le imprese dell'ottavo nano. Le sue televisioni private sono diventate il più grande impero mediatico di Europa. Vero.

Ma come?

A suon di veline, pubblicità, mercificando la donna, ammanettando la cultura, distruggendo la moralità, piazzando escort e ragazzine nelle fiction.

E la sua carriera politica?

Avviata e salvata da Craxi e soprattutto da una sinistra che non c'è mai stata (che mazzata che Sorrentino con 2 parole infligge alla pseudo sinistra antiberlusconiana di questi anni che in realtà stata la complice silenziosa del presidente).

Soldi sporchi in una vita sporca.

Berlusconi è annientato e ribalta tutto sulla incoerenza della moglie che nonostante tutto è rimasta, ha vissuto quella vita, ha beneficiato di quel lusso e se ne andrà col malloppo in mano.

Sorrentino ci pone davanti al falso dilemma di questi anni in cui abbiamo taciuto su un premier ricattabile e inadeguato per puntare il focus su una moglie che se ne è andata via con milioni di sussidio o su un mito costruito sulla genialità del grande imprenditore.

Un imprenditore che ha beneficiato di aiuti ovunque, stretto alleanze con chiunque ma lo ha fatto meglio di chiunque.

Sorrentino ci impartisce una lezione autentica, ci mette al cospetto della nostra ingenuità e della nostra stratificata collusione come popolo.

Non ci siamo mai ribellati a tutto cio ma lo abbiamo abbracciato


Berlusconi ne viene fuori non solo annientato come figura politica ma come uomo.

Un uomo patetico e triste come le dirà la giovane Stella mentre rifiuta la sua corte, un uomo patetico e triste mentre giocherella da solo con il suo Vulcano dopo aver silurato un compagno fidato e fedele come Mike Bongiorno.

Un uomo triste, solo, patetico come solo un venditore può essere. 

I venditori sono gli uomini più soli del mondo perchè parlano sempre e non ascoltano mai.

Gli dirà Ennio Doris in apertura.

Una vita come spettacolo ma forse non uno spettacolo di vita come abbiamo potuto credere in questi anni.

Berlusconi non è altro un uomo ricco che ha costruito la sua fortuna grazie a favori che ne hanno compromesso etica e moralità.

Un uomo che si autoconvince di essere galante e irresistibile e di non aver mai pagato una donna per fare l'amore, salvo dispensare assegni ad olgettine e distribuire parti nei suoi film ad attrici improvvisate in cambio di favori sessuali.

Un uomo che davanti alle telecamere dispensa barzellette e promesse, salvo essere solo un pagliaccio di corte alla sua stessa corte, nel suo stesso reame.

Un uomo che sa perdonare ma che viene abbandonato da chiunque non abbia più un tornaconto a cui aggrapparsi.

Un uomo solo, triste, patetico che ha distrutto l'Italia, l'ha devastata spacciandosi da eroe, da risolutore, da genio.

Confalonieri chiederà:

 Ma te che cosa ti aspettavi? Di poter essere l'uomo più ricco del paese, fare il premier e che anche tutti ti amassero alla follia? 

La risposta di un bambino megalomane non poteva che essere questa:

 Sì, io mi aspettavo proprio questo. 

Nel frattempo l'Italia bruciava, credeva, sperava, amava, idolatrava quest'uomo.

Non si trovava in giro un singolo uomo disposto a confessare di avere votato Forza Italia che pure puntualmente dominava le elezioni.

Noi italiani avevamo un senso di colpa nel votarlo ma continuavamo a farlo.

E se l'Italia crollava noi eravamo li a guidare le ruspe.

Non poteva che concludersi con le macerie questo doppio film, le macerie di una L'Aquila distrutta mentre qualcuno organizzava cene eleganti ed altri compari brindavano per i soldi che sarebbero riusciti a guadagnare dalla ricostruzione.

Loro 2 è uno dei film meno Sorrentiniani nello stile visivo ma uno dei più identificabili dal punto di vista della narrazione e del significato.

Ed il finale è un Paolo Sorrentino style in piena regola.

Nessun dialogo, nessun monologo, nessuna musica.

Solo immagini.

Le immagini di un Italia distrutta, crollata su se stessa mentre LORO , i vigili del fuoco, i volontari, gli uomini della protezione civile dall'alto dei LORO stipendi da fame e della LORO umiltà provavano a salvare vite, provavano a mettere riparo agli sfaceli di una catastrofe preannunciata ed evitabile.

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